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sabato 5 marzo 2016

J. Stiglitz: "come una moneta minaccia il futuro dell'Europa"

di Jacques Sapir
(RussEurope)


C’è una notizia che ha fatto agitare gli economisti: Lord Mervyn King, ex Governatore della Banca d’Inghilterra (dal 2003 al 2013) sta per pubblicare un libro [1] nel quale fa a pezzi l’euro. Il giornale britannico The Telegraph il 27 febbraio ha pubblicato un estratto del libro [2] [che abbiamo tradotto in Italiano, NdT].

Oltre a questo, il 31 maggio uscirà un nuovo libro del Premio Nobel Joseph Stiglitz, interamente dedicato ai rischi che l’euro ha causato all’economia dell’Unione Europea [3]. 




Entrambi i libri sono molto significativi, il primo essendo scritto da un importante professionista dell’economia applicata, l’altro da uno dei maggiori teorici viventi. La combinazione dei due sembra piuttosto interessante.


La pubblicazione di questi due libri si presenta come un sintomo dell’attuale situazione di crisi.

Sappiamo tutti della grave situazione in cui versa l’Italia a causa dell’ammontare dei crediti deteriorati nel suo sistema bancario. Sappiamo tutti che il sistema bancario tedesco è a rischio e che la storia dell’orrore in Grecia sta proseguendo.
In effetti, dopo l’inizio della crisi tra l’eurozona e il governo greco, nel primo semestre del 2015, il linguaggio si è fatto più franco e libero. È evidente che qui c’è una dimensione politica, ovvero la questione della sovranità, alla quale ho dedicato un mio recente libro [4], e c’è una dimensione economica, che viene trattata da King e da Stiglitz.
Mervyn King e l’Euro
Ovviamente ci sono punti sui quali possiamo essere in disaccordo con King. Il suo pensiero risiede fermamente nel “Nuovo Consensus Macroeconomico”, o “Nuovo Consensus Monetario” [5], che altrove è stato criticato [6]. Questo consensus è quello che sta ispirando l’azione di molte Banche Centrali. Esso porta a quelle politiche che sono spesso definite “neo-keynesiane”, ma che sarebbe più corretto chiamare “neo-wickselliane” [7] in quanto si basano sulla distinzione tra un tasso d’interesse equilibrato e il tasso che viene praticato dalla Banca Centrale. In particolare, uno può non pensare, come fa King, che il tasso d’interesse sia l’arma definitiva per contrastare le pressioni inflazionistiche in un’economia. Ma quando scrive che l’Unione Monetaria (cioè l’eurozona) si scontra col problema dell’esistenza di tassi d’inflazione diversi tra paesi diversi, ha indubbiamente ragione. Ho sviluppato lo stesso argomento nel mio libro “Faut-il sortir de l’Euro” che è stato pubblicato nel 2012 [8]. L’Unione Monetaria implica il fatto che viene implementata la stessa politica monetaria in tutti i paesi dell’eurozona, il che significa che per alcuni paesi essa sarà troppo restrittiva, mentre per altri sarà troppo accomodante. King scrive anche: “Invece di convergere, tramite tassi d’interesse reale diversi, verso lo stesso livello d’inflazione, le divergenze di alcuni paesi sono state esacerbate dal tasso d’interesse nominale unico.” In realtà il problema riguarda semplicemente la competitività, e pone qualsiasi paese il cui tasso d’inflazione sia strutturalmente superiore a quello del paese dominante nell’Unione (cioè la Germania) di fronte alla seguente alternativa: o perdere rapidamente la propria competitività verso l’esterno (il che porta a un forte squilibrio nella bilancia commerciale con la Germania) o imporre una politica di austerità che lo getta in recessione.

Un altro punto sul quale Marvyn King ha indubbiamente ragione è quello in cui scrive che la Germania ha dimenticato la propria Storia, e in particolare l’accordo che fu fatto con gli altri paesi per cancellare i suoi debiti dopo la Seconda Guerra Mondiale. Un terzo punto di accordo è quello sull’analisi che King fa della logica politica che ha portato alla creazione dell’euro. Nota molto opportunamente la contraddizione tra lo spirito democratico che avrebbe dovuto regnare nell’Unione Europa e il carattere tecnocratico delle decisioni che vengono prese. Scrive così: “Detto senza peli sulla lingua, l’unione monetaria ha creato un conflitto tra un’élite centralista da una parte e le forze democratiche a livello nazionale dall’altra. Ciò è estremamente pericoloso. Nel 2015 i presidenti di Commissione Europea, Euro Summit, Eurogruppo, Banca Centrale Europea e Parlamento Europeo (l’esistenza di cinque presidenti diversi è la testimonianza del livello di burocrazia delle élite) hanno pubblicato un resoconto in favore dell’unione fiscale, nella quale ‘le decisioni devono essere prese collettivamente’, dove si sosteneva implicitamente l’idea di un unico ministero delle finanze per l’intera eurozona.
Questo atteggiamento di strisciante trasferimento della sovranità verso un centro non eletto è profondamente sbagliato e ovviamente destinato a scontrarsi con la resistenza dell’opinione pubblica.” Quando nota che la sovranità finisce per essere sacrificata in questo processo ha nuovamente ragione. Questo argomento è in perfetto accordo con quello che ho evocato in “Souveraineté, Démocratie, Laïcité”. King prevede, correttamente, la ribellione democratica dei popoli del sud dell’Europa dai quali le istituzioni dell’Unione Europea e dell’eurozona stanno cercando di strappare quanta più ricchezza possibile a vantaggio della Germania e dei suoi paesi satelliti. King predice dunque una crisi tanto economica quanto politica, nel caso in cui i paesi membri dell’eurozona vogliano continuare, in modo folle e suicida, a stare nel sentiero della moneta unica.

L’Avvertimento di Joe Stiglitz

La diagnosi è esattamente la stessa che troverete anche nel libro di Joseph Stiglitz, che sarà pubblicato a fine maggio. Stiglitz è perfettamente consapevole dell’enorme costo politico che la creazione dell’euro nella sua forma attuale ha causato. Anch’egli annuncia una crisi che sarà tanto politica quanto economica, a meno che i paesi dell’eurozona non decidano di dissolvere l’euro in modo ordinato, o di fare in modo che la moneta unica diventi solamente una moneta comune. Confesso di avere dei dubbi su quest’ultima soluzione. Non che non sia intellettualmente attraente. Ma la complessità dei meccanismi che dovrebbero implementarla la rende più che improbabile. È l’altra soluzione, quella di una dissoluzione concertata dell’euro, che si dovrebbe logicamente imporre.

Ma le resistenze sono molto forti, specialmente tra le élite francesi, che persistono nel non voler vedere la realtà, e che continuano a fare discorsi insensati sui “rischi” ai quali una dissoluzione dell’euro ci esporrebbe. In realtà è proprio il mantenimento dell’euro che espone l’Europa a rischi immensi, sia dal punto di vista economico che da quello politico. È ciò che abbiamo scritto finora su questo blog [9]. Si può pensare che l’Unione Europa non sopravviverà all’euro nella sua forma attuale, e che la battaglia per “salvare” l’euro finirà per portarsi via quelle stesse forze che sarebbero necessarie per rimettere in sesto l’Unione Europea. Da questo punto di vista dobbiamo considerare i leader attuali e passati, così come le loro ufficiali opposizioni, in Francia, in Germania e in molti altri paesi dell’Unione Europea, come i peggiori nemici dell’Europa, non nel senso istituzionale, ma nel senso della comunità di popoli che dovrebbe essere mantenuta unita da un obiettivo di pace, prosperità e democrazia.