di Vincenzo Cirigliano
Il presidente dello Stato Plurinazionale della Bolivia, Evo Morales, indigeno e già leader del movimento sindacale dei cocalero boliviani fa sentire forte la sua voce sugli avvenimenti che recentemente stanno scuotendo l’intera America Latina, relativamente al Golpe Istituzionale in atto in Brasile per sovvertire il Governo guidato da Dilma Rousseff e le manovre collaterali per evitare il ritorno sulla scena politica dell’ex Presidente Lula Da Silva.
Morales denuncia in particolare come sia la destra latino americana che quella nordamericana stanno impegnando le loro influenze affinchè mai più un Operaio sia più Presidente di un Paese del Sud America. Un’attenzione particolare viene rivolta a quei paesi come Brasile e Venezuela dove più volte leader provenienti dal mondo sindacale ed operaio sono riusciti nella scalata presidenziale, vedi i casi di Lula e Maduro.
Il Presidente boliviano chiaramente è un convinto sostenitore di questi Governi amici e in ogni occasione non ha fatto mai mancare la sua solidarietà ai leader di Brasile e Venezuela, più volte sottolineando quanto anche i lavoratori e gli indigeni boliviani più volte hanno manifestato la loro vicinanza scendendo in piazza per difendere la democrazia e il popolo Brasiliano.
Lo stesso presidente ha sottolineato come le forze reazionarie non utilizzino più i colpi di Stato per rovesciare i governi legittimamente eletti sottolineando che “ci sono altri metodi delle democrazie occidentali che hanno le stesse finalità, abbattere i governi democratici”.
E' interessante notare come tre Presidenti di tre grossi paesi Sud Americani che hanno fatto o stanno facendo la storia del Sud America vengono dal mondo Sindacale, con un'istruzione plasmata più che nelle scuole, direttamente nella vita di tutti i giorni, vivendo a stretto contatto con il popolo e le problematiche di vita comuni della gente. A loro potremmo tranquillamente affiancare il Presidente dell'Uruguay José Mujica. Se si dà uno sguardo a ciò che invece avviene nelle Primarie che si stanno svolgendo negli Stati Uniti , le differenze saltano agli occhi in maniera evidente, e, non si può non notare la diversa estrazione sociale di chi negli States si propone alla guida del Paese. Non si può non notare, altresì, chi si muove all'ombra dei candidati statunitensi, interessi di nicchie di popolazione ben definite, e chi invece si muove dietro ai tre Presidenti sudamericani. I tre presidenti Sudamericani sono molto amati dal popolo, e questa la dice lunga, sul modo in cui il popolo li vede e vive il loro mandato di Governo, ma soprattutto la dice lunga sulla strada in salita che questi tre presidenti sudamericani si trovano ad affrontare per arginare i tentativi di influenza egemonica dei poteri finanziari Statunitensi che, in queste terre, sono costanti ed insistenti. Certamente un valore aggiunto ai loro meriti. Una risposta se vogliamo anche a quelle persone che, in Europa, fanno coincidere il ruolo politico ad un livello d'istruzione obbligatoriamente Universitario. Fanno sorridere le gare tra Gruppi Parlamentari in Italia per stabilire chi ha più laureati tra le proprie file. Quante volte chiunque di noi si è imbattuto in Laureati completamente incompetenti nel loro settore di Laurea o di fronte a persone senza istruzione Accademica capaci di costruire imperi finanziari o distinguersi nei più svariati settori. Forse anche per questo ci si trova spesso in Europa ad avere a che fare con politici indottrinati negli atenei Universitari tenuti a pane e neoliberismo e reclutati, alla fine degli studi, il più delle volte, in quelle Fondazioni che tanta influenza hanno ad esempio in Italia a livello politico nella gestione del Potere. Bisogna forse ripensare oggi il ruolo politico e della Rappresentanza, sganciandolo da questi rigidi meccanismi e riportandolo ad un ruolo e ad un metodo più legato al merito ed al dialogo costruito stando a stretto contatto con la gente ed al loro vivere quotidiano. Forse, se lo avessimo fatto in passato, avremmo evitato di ritrovarci con Istituzioni costruite capillarmente attorno ad interessi ben definiti che non sono certamente gli interessi dei cittadini,....l'Unione Europea insegna.
Il Presidente boliviano chiaramente è un convinto sostenitore di questi Governi amici e in ogni occasione non ha fatto mai mancare la sua solidarietà ai leader di Brasile e Venezuela, più volte sottolineando quanto anche i lavoratori e gli indigeni boliviani più volte hanno manifestato la loro vicinanza scendendo in piazza per difendere la democrazia e il popolo Brasiliano.
Lo stesso presidente ha sottolineato come le forze reazionarie non utilizzino più i colpi di Stato per rovesciare i governi legittimamente eletti sottolineando che “ci sono altri metodi delle democrazie occidentali che hanno le stesse finalità, abbattere i governi democratici”.
E' interessante notare come tre Presidenti di tre grossi paesi Sud Americani che hanno fatto o stanno facendo la storia del Sud America vengono dal mondo Sindacale, con un'istruzione plasmata più che nelle scuole, direttamente nella vita di tutti i giorni, vivendo a stretto contatto con il popolo e le problematiche di vita comuni della gente. A loro potremmo tranquillamente affiancare il Presidente dell'Uruguay José Mujica. Se si dà uno sguardo a ciò che invece avviene nelle Primarie che si stanno svolgendo negli Stati Uniti , le differenze saltano agli occhi in maniera evidente, e, non si può non notare la diversa estrazione sociale di chi negli States si propone alla guida del Paese. Non si può non notare, altresì, chi si muove all'ombra dei candidati statunitensi, interessi di nicchie di popolazione ben definite, e chi invece si muove dietro ai tre Presidenti sudamericani. I tre presidenti Sudamericani sono molto amati dal popolo, e questa la dice lunga, sul modo in cui il popolo li vede e vive il loro mandato di Governo, ma soprattutto la dice lunga sulla strada in salita che questi tre presidenti sudamericani si trovano ad affrontare per arginare i tentativi di influenza egemonica dei poteri finanziari Statunitensi che, in queste terre, sono costanti ed insistenti. Certamente un valore aggiunto ai loro meriti. Una risposta se vogliamo anche a quelle persone che, in Europa, fanno coincidere il ruolo politico ad un livello d'istruzione obbligatoriamente Universitario. Fanno sorridere le gare tra Gruppi Parlamentari in Italia per stabilire chi ha più laureati tra le proprie file. Quante volte chiunque di noi si è imbattuto in Laureati completamente incompetenti nel loro settore di Laurea o di fronte a persone senza istruzione Accademica capaci di costruire imperi finanziari o distinguersi nei più svariati settori. Forse anche per questo ci si trova spesso in Europa ad avere a che fare con politici indottrinati negli atenei Universitari tenuti a pane e neoliberismo e reclutati, alla fine degli studi, il più delle volte, in quelle Fondazioni che tanta influenza hanno ad esempio in Italia a livello politico nella gestione del Potere. Bisogna forse ripensare oggi il ruolo politico e della Rappresentanza, sganciandolo da questi rigidi meccanismi e riportandolo ad un ruolo e ad un metodo più legato al merito ed al dialogo costruito stando a stretto contatto con la gente ed al loro vivere quotidiano. Forse, se lo avessimo fatto in passato, avremmo evitato di ritrovarci con Istituzioni costruite capillarmente attorno ad interessi ben definiti che non sono certamente gli interessi dei cittadini,....l'Unione Europea insegna.