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sabato 28 febbraio 2015

Fine della crisi? Via la Germania dall’Ue, e addio alla Nato


A mio modo di vedere, una valuta internazionale non è più necessaria. All’indomani della II Guerra Mondiale quando tutte le altre grandi nazioni industriali avevano economie distrutte e strutture industriali distrutte: solo il dollaro aveva valore e quindi poteva diventare la moneta mondiale. Oggi chiaramente ci sono molte zone sviluppate del mondo con valute legittime e quindi è possibile condurre scambi tra nazioni tramite le loro proprie valute. Avete l’euro, avete il rublo, avete la valuta cinese, avete la giapponese, la canadese, l’australiana, ognuna già ora con un grande volume di attività economica sulla faccia del pianeta che non esisteva nel 1945. E quindi una valuta di riserva non è veramente più necessaria. Una valuta di riserva connessa a una nazione assicura a quella nazione un potere, le dà l’egemonia finanziaria sopra altre nazioni.

venerdì 27 febbraio 2015

La resa, inspiegabile ma rimediabile, del più forte sindacato d'Europa

di Giorgio Cremaschi
Il 28 febbraio a Milano ci sarà la prima manifestazione sindacale contro il Jobs Act dal varo dei decreti attuativi, fatta apposta nella città ove si sperimenta quella schiavitù a tempo determinato che è il lavoro gratis per Expo. 

Nello stesso giorno a Roma scenderà in piazza il popolo antifascista e antirazzista per contestare il lepenismo in salsa leghista e Casapound. Una settimana fa a Torino decine di migliaia di persone hanno sfidato un tempo inclemente per ribadire il proprio sostegno al movimento No Tav. 

In tutti questi appuntamenti la Cgil era ed è assente, a parte la sua piccola corrente di opposizione interna. È un dato costante di tanti momenti di lotta di questi mesi: la Cgil non vi partecipa. 

Dopo lo sciopero generale del 12 dicembre, che aveva suscitato una mobilitazione persino inaspettata nel mondo del lavoro, il gruppo dirigente del principale sindacato italiano è ripiombato nella passività neghittosa che ne aveva caratterizzato tutti i comportamenti precedenti. Così il mondo del lavoro italiano continua a precipitare di gradino in gradino, in una caduta che sembra inarrestabile e che ci ha fatto diventare il paese portato ad esempio nella distruzione dei diritti. 

giovedì 26 febbraio 2015

La Nuova TV ripercorre la Vertenza VIBAC





Lavoro a minuti e nero di gruppo, così si licenzia il precariato

di Alessandro Robecchi

La nuova disciplina del lavoro (job) varata pochi giorni fa dal governo (government) e ottusamente osteggiata dai sindacati (trade unions), rappresenta per i lavoratori italiani una grande occasione di riscatto, crescita e progresso (anal intruder). Ce lo confermano, tra l'altro, i festeggiamenti di numerosi lavoratori precari sottopagati, italiani fin qui ignobilmente sfruttati che finalmente vedono una luce in fondo al tunnel, gente come Sergio Marchionne, Angelino Alfano, Maurizio Lupi, e Giorgio Squinzi, titolare di un'associazione che li riunisce da anni.
Naturalmente ci vorrà qualche tempo perché la grande riforma si affermi nel Paese, un periodo di assestamento necessario a migliaia di imprenditori per accorgersi che un lavoratore venticinquenne affamato e disposto a tutto è preferibile a un lavoratore cinquantenne cresciuto dando un certo valore alla parola "diritti" (rights).

mercoledì 25 febbraio 2015

Il Jobs Act e i lavoratori “carne da macello”

Il traguardo del Jobs Act è finalmente raggiunto: l’introduzione dei demansionamenti unilaterali chiude il cerchio della liquefazione del lavoro. Ma c’è una raggelante novità: l’attacco ai pilastri della sicurezza del lavoro contenuto nel nuovo art. 2103 c.c. segna la strada verso la “macellazione” dei lavoratori e l’abrogazione di fatto del valore fondante della Repubblica: l’art. 1 della Costituzione. 

di Domenico Tambasco

Trasportava ogni giorno, per i grigi corridoi della banca, un carrello carico di oggetti di cancelleria. E lo faceva piangendo sommessamente, porgendo le penne, i quaderni, le gomme, i fogli richiesti da quelli che erano stati i suoi colleghi, almeno fino a quando la banca non aveva deciso, per “ragioni di riorganizzazione interna”, di sottrarlo ai compiti di impiegato addetto alla gestione dei flussi contabili e di assegnarlo alle nuove mansioni di riordino e consegna dei materiali e degli strumenti di lavoro, quasi un “cartolaio ambulante”.



Ormai svuotato da mesi di umiliazione personale e professionale, impossibilitato a ricollocarsi sul mercato per la progressiva perdita della propria qualificazione, aveva deciso di ottenere giustizia invocando i principi dell’art. 13 dello Statuto dei Lavoratori[1]: nessuno può essere adibito a mansioni lavorative inferiori rispetto a quelle di assunzione, né può vedersi diminuita la retribuzione; ogni patto o accordo contrario è nullo, anche se sottoscritto con il consenso dello stesso lavoratore. 

lunedì 23 febbraio 2015

Dossier Petrolio in Val d'Agri: "Presa Diretta di Rai 3 " fa chiarezza

MA LE TASSE SONO DOVUTE DAVVERO?

DI PAOLO MALEDDU

Non si tratta di una provocazione: solo semplice constatazione di una verità sconcertante.
Anche persone di cultura superiore che hanno piena consapevolezza dei poteri dominanti dietro le illusioni democratiche, hanno difficoltà ad accettare una verità troppo destabilizzante per poter essere assimilata senza comprensibili resistenze.
Le tasse non sono dovute perché la moneta attualmente in uso sull’intero pianeta è una fiat money.
Per fiat money si intende una moneta a corso forzoso, non garantita da riserva aurea, creata per convenzione, dal nulla, all’istante (fiat …) per misurare, contabilizzare e manifestare in un simbolo (cartaceo, di plastica, elettronico …) il valore di beni e servizi.

domenica 22 febbraio 2015

Catastrofe " ITALIA "


di Leopoldo Nascia

La continuità nelle politiche di austerità è stata più forte dei cambi a palazzo Chigi. Dalla cacciata di Berlusconi tutti gli indicatori economici hanno segnato un arretramento. Nonostante gli ottanta euro in busta paga che fanno vincere le elezioni europee ma non aggiungono nulla alla domanda dell'economia.

***

Sette anni di crisi e tre anni e mezzo di scossoni politici, col susseguirsi dei governi Monti, Letta e Renzi, non hanno tirato fuori l'Italia dalla depressione.
Le politiche di austerità imposte dall'Unione europea sono rimaste la stella polare della nostra politica economica, una continuità più forte dei cambi a Palazzo Chigi. Nel grafico [in fondo pagina] presentiamo un confronto tra i risultati economici dei tre ultimi governi, che mostrano un Prodotto interno lordo in continua discesa: se mettiamo a 100 il Pil alle dimissioni di Berlusconi, nel novembre 2011, ora siamo a 96 e la ripresa c'è solo nei rosei dati di previsione per il 2015, come c'era nelle altrettanto rosee - e sbagliate - previsioni di tutti gli ultimi tre anni.
La situazione politica dei tre ultimi governi è stata da un lato estremamente diversa - per Monti la burrascosa fine del ventennio berlusconiano, per Letta il convulso compromesso dopo le elezioni che non hanno prodotto una maggioranza, per Renzi la promessa di un "nuovo" che rottamava il passato. Ma d'altro lato l'orizzonte politico è rimasto lo stesso: sempre governi di "grande coalizione" tra centrodestra e centrosinistra, e sempre l'austerità all'ordine del giorno.

VIBAC " UNITI SI VINCE " ( Video )


di Vincenzo Cirigliano

Questo Post vuol essere un tributo ai lavoratori della Vibac, che con enorme sacrificio hanno sostenuto una vertenza estremamente difficile, mantenendo vivo, con tenacia e convinzione, un Presidio che per due mesi, due lunghi e particolarmente freddi mesi, ha permesso di raggiungere quegli obiettivi che alla fine si sono dimostrati determinanti per la soluzione della Vertenza. In un post successivo, quando l'accordo avrà raggiunto l'imprimatur del Ministero del Lavoro, entrerò in alcune considerazioni specifiche su tutte le vicende proprie di questa vertenza. 




sabato 21 febbraio 2015

Mi vergogno di essere Europeo

di Giorgio Cremaschi

La doppia morale è sempre stata una costante delle classi dirigenti europee. Almeno da quando i governi e le rivoluzioni liberali alla fine del 1700 proclamarono i diritti umani, escludendo però da essi gli schiavi d'oltremare e gran parte del mondo del lavoro.

Questa Europa dalla doppia morale collassò esattamente cento anni fa con la prima guerra mondiale. Dopo venti anni di massacri il continente che uscì dalla sconfitta del fascismo sembrò proprio voler cambiare strada. La competizione tra est comunista ed ovest democratico liberale fu anche sulla realizzazione dell'eguaglianza sociale e sulla estensione dei diritti. Si sviluppò così lo stato sociale, quella che tuttora a me pare la più grande conquista collettiva della storia dell'umanità.

martedì 17 febbraio 2015

Cari cittadini che votate PD

di Pancho Pardi

Cari cittadini che votate PD,
in questi giorni il partito in cui avete riposto le vostre speranze di un futuro migliore ha imposto nella discussione alla Camera sulla revisione costituzionale tempi ristretti come per un decreto legge: la Carta costituzionale trattata alla pari di un provvedimento di necessità e urgenza da liquidare alla svelta.
A questa obiezione i dirigenti del PD replicano in due modi. Sostengono in primo luogo: sono anni che se ne discute e ormai è l'ora di concludere. In realtà ha discusso solo, e male, il Parlamento, ma nel paese il tema è ignoto alla maggior parte dei cittadini, che non sono stati chiamati a ragionarne nemmeno dai loro stessi partiti. Voi stessi non siete mai stati convocati dal PD in assemblee cittadine; l'argomento è tabù per voi e appannaggio solo dei parlamentari. Se voi aveste voluto rovesciare le priorità e chiedere al PD di occuparsi prima di tutto della crisi economica e della mancanza di lavoro non avreste mai avuto la sede pubblica per farlo.

lunedì 16 febbraio 2015

Varoufakis:" Funzionari Italiani non parlano per paura della Germania”

Varoufakis,ministro delle finanze greco:”Alti funzionari italiani mi hanno detto che sono dalla nostra parte,ma hanno paura di parlare perchè visto che anche l’Italia è verso la bancarotta (come la Grecia) ,temono ritorsioni da parte dei tedeschi”.

Ecco di seguito uno stralcio della corposa intervista shock del programma italiano “Presa diretta” a Yanis Varoufakis ,andata in onda domenica 8 febbraio su Rai 3 alle 21.45,ripresa dal Corriere della Sera:

Dossier su incongruenze Arpab a cura della CGIL Basilicata


POTENZA - Sarebbero bastati pochi mesi per far ripiombare l’Arpab in quel clima di oscurantismo che l’Agenzia regionale con la mission più sensibile avrebbe dovuto lasciarsi definitavamente alle spalle.
Sistematico ricorso a consulenze esterne, affidamenti e convenzioni dalla discutibile opportunità, presunti collaboratori che fanno le veci del direttore generale senza averne titolo, avvisi pubblici che vìolano i contratti collettivi nazionali e, per chiudere in bellezza, impegni di spesa assunti in assenza di un bilancio. E’ un vero e proprio dossier quello presentato ieri mattina dalla Cgil contro il dg Aldo Schiassi. «Non chiediamo la testa di nessuno, perché non spetta a noi prendere decisioni. Ma nostro compito è denunciare le anomalie della gestione emerse in questi mesi», dice il segretario regionale Alessandro Genovesi in una conferenza stampa convocata ad hoc, insieme alla segretaria della Funzione pubblica, Roberta Laurino.

La crisi greca, la recessione italiana e le contraddizioni dell’Eurozona

La crisi greca è la più eclatante manifestazione del fatto che l’Unione monetaria europea non può che generare impoverimento crescente delle aree deboli. La spirale perversa nella quale è precipitata l’economia ellenica è molto simile a quella che caratterizza la nostra economia. In questo scenario, e contrariamente alla posizione assunta dal governo Renzi, dovrebbe essere interesse anche nostro sostenere il programma di revisione dell’architettura istituzionale europea che Syriza propone.

di Guglielmo Forges Davanzati
“Il libero scambio porta inevitabilmente alla concentrazione spaziale della produzione industriale – un processo di polarizzazione che inibisce la crescita di queste attività in alcune aree e le concentra in altre” (N.Kaldor, The foundation of free trade theory, 1980).

I numerosissimi commenti sulla situazione greca si sono, nella gran parte dei casi, concentrati sul problema della ristrutturazione del debito e sulla tenuta dell’Unione Monetaria Europea. Non vi è dubbio che si tratta di problemi di massima rilevanza, così come non vi è dubbio che la soluzione della crisi greca ha natura innanzitutto politica. Non dovrebbe però passare in secondo piano un altro dato che attiene al fatto che ciò che è accaduto all’economia greca – per quanto attiene alla sua struttura produttiva – è molto simile a ciò che è accaduto (e sta accadendo) agli altri Paesi periferici del continente, Italia inclusa.

domenica 15 febbraio 2015

“JOBS ACT”, MICELI (FILCTEM-CGIL): “SCANDALOSO CHE I DECRETI ATTUATIVI LI STIANO SCRIVENDO CONSULENTI DELLE GRANDI IMPRESE”


Comunicato stampa


“E' scandaloso che i decreti attuativi del jobs act li stiano scrivendo consulenti di grandi imprese, come Maresca”: a dirlo è Emilio Miceli, segretario generale della Filctem-Cgil. “E' scandaloso - prosegue -  che stiano studiando forme di demansionamento unilaterale da parte delle imprese, senza confrontarsi con il sindacato”.
“L'obiettivo, a questo punto, non è solo quello di attaccare il sindacato in radice ma di pianificare – sottolinea il segretario -  la sottomissione di ciascun lavoratore alla esclusiva volontà delle imprese”. “Ovviamente – conclude il leader sindacale - quando Renzi dichiarava di preferire un sindacato che contratta in azienda, mentiva”.


Roma, 11 febbraio 2015

Riforme, Zagrebelsky: “Siamo quasi al punto zero della democrazia”




Il costituzionalista è intervenuto nel dibattito "Meno democrazia?" organizzato dalle associazioni "Libertà e giustizia" e "I popolari" a Torino: "Bisogna interrogarsi sulle cause e su chi ha determinato le condizioni in cui ciò si è verificato"





“Un degrado, quasi il punto zero della democrazia”. Il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky ha commentato così la discussione delle riforme in Parlamento e le polemiche sulla decisione del presidente del Consiglio di andare avanti nonostante le polemiche dell’opposizione. “Bisogna interrogarsi”, ha detto il presidente emerito della Corte Costituzionale, “sulle cause e su chi ha determinato le condizioni in cui ciò si è verificato”. Dubbi simili a quelli espressi dal costituzionalista Alessandro Pace che, in un’intervista al Fatto Quotidiano, ha detto che “le Camere si trovano sotto ricatto”.

sabato 14 febbraio 2015

Reddito minimo universale: la via maestra per uscire dalla crisi

di Domenico Tambasco.

Forse il problema non è uscire dal lavoro così com'e configurato nell'economia capitalistica, ma costruire una nuova economia basata sul valor d'uso e non su quello di scambio. E facendo rientrare nel lavoro socialmente riconosciuto come tale anche le attività finalizzate alla produzione di "beni" anziché di "merci", che oggi vengono relegati al "tempo libero". MicroMega, 11 febbraio 2014
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venerdì 13 febbraio 2015

Syriza indica la strada per un ancor più grande M5S

“Abbiamo vinto perché ci siamo per prima cosa occupati dei bisogni del popolo”. Mentre le misure anticrisi imposte dalla Troika distruggevano il Paese, il partito di Tsipras ha innovato le pratiche e sostenuto l'auto-organizzazione dal basso dei cittadini: ambulatori e scuole popolari, mense del mutuo soccorso, mercati senza intermediari, cooperative socio-lavorative. Entrando in rapporto e contaminandosi con i movimenti, anche i più radicali. Una “gamba sociale” che ha portato il consenso popolare decisivo per la vittoria elettorale. 

di Matteo Pucciarelli e Giacomo Russo Spena



ATENE - Fuori dall’ambulatorio, sotto a un albero di mandarini, Liana tiene in mano il foglietto con su scritto il nuovo appuntamento: se ne riparla fra un mese. Ha 52 anni e ha perso due denti. Fa fatica a masticare. «Fosse capitato cinque anni fa, quando avevo un lavoro, l’avrei presa con filosofia. Bastava pagare un dentista. Adesso è un dramma», racconta. Un dramma sì, ma almeno c’è questo spazio a Evripidou, quartiere popolare di Atene, tirato su da una decina di volontari. «Gente di Syriza, lo sappiamo tutti — dice Liana — anche se non hanno mai amato mettere le bandierine. La politica non può essere carità, ma in certi momenti non è un peccato essere anche carità».

mercoledì 11 febbraio 2015

Via libera ai licenziamenti di massa

"Nel decreto legislativo del contratto a tutele crescenti è stata da poco inserita la norma sui licenziamenti collettivi, anche se nel "Jobs Act" si è sempre e solo parlato di licenziamenti individuali. Si tratta quindi, per i nuovi assunti, di una sorta di furto con destrezza di un altro fondamentale diritto dei lavoratori. Cosa accade con questa norma? Finora, il reintegro sul posto di lavoro spettava sia a chi veniva sbrigativamente licenziato in forma orale, sia a chi era licenziato in forma scritta ma senza trattativa coi sindacati.


martedì 10 febbraio 2015

Purtroppo solo il tracollo rende possibile il vero cambiamento

di Charles Hugh Smith.

Quando muore l'illusione che lo status quo sia in grado di soddisfare tutte le sue promesse per tutti, lo status quo inizia a precipitare definitivamente verso il tracollo reale.

Tra le molte lezioni che possiamo imparare dall'arduo cammino della Grecia verso il rifiuto di un debito da schiavi, la più importante è forse la più ovvia: nessun vero cambiamento è possibile prima del momento in cui lo status quo non può più mantenere le sue promesse, ossia quando di fatto implode.

Il crollo dello status quo ha due caratteristiche distinte: il processo è molto variabile, il processo colpisce le classi sociali in modi diversi.

Il processo di collasso non è né improvviso né fluido. Le cose non smettono di funzionare necessariamente durante la notte; piuttosto, il declino verso l'effettivo tracollo funziona proprio come gli stati di energia in fisica: i sistemi decadono e poi scendono a un livello di energia più basso, dove rimangono stabili finché un ulteriore decadimento determina il successivo calo a un livello ancora più basso.

A un passo dal precipizio















Pandora TV - Il Punto di Giulietto Chiesa 

L'Europa sul filo del rasoio. Hollande e Merkel a Kiev e Mosca: la spaccatura con gli USA. E quella interna all'Europa: Regno Unito e paesi baltici tagliati fuori dalla trattativa. L'Alta rappresentante Federica Mogherini in piccionaia. Prossima fermata Minsk l'11 febbraio.


domenica 8 febbraio 2015

Caso VIBAC insegna: Prinzi "Concentrarsi sull’area industriale di Viggiano facendola diventare una sorta di Zona Franca Urbana "

di Vittorio Prinzi

La vicenda della fornitura gratuita di gas naturale da destinare al Comune di Viggiano e ai Comuni della Val d’Agri interessati dalle attività estrattive (Grumento Nova, Marsico Nuovo, Marsico Vetere, Moliterno, Montemurro, Paterno, Sarconi, Spinoso, Tramutola), giunta finalmente ad un passo dalla conclusione, si intreccia perfettamente con la proposta dell’assessore Berlinguer “per una fiscalità differenziata sui prodotti energetici in Basilicata” che va ben al di là della semplice (sia pure rilevante per i costi energetici che si abbattono sulle famiglie) fornitura di gas ai comuni valligiani. Colgo l’occasione per ricordare ad un altro assessore, Liberali, l’impegno assunto verso la fine dello scorso anno perché entro il mese di marzo 2015 tutti i problemi di infrastrutture e servizi dell’area industriale di Viggiano siano definitivamente risolti, tra i quali c’è anche il completamento della rete del gas per gli stabilimenti esistenti e per quelli che, auspichiamo, possano insediarsi.

La Grecia si salva solo se esce dall'Euro

Syriza parla in parte di liberare la Grecia dal giogo della Troika ma ha un insieme di proposte che sono reciprocamente incoerenti. Potrebbero servire a “uscire dall’angolo” e a ridistribuire un po’ i redditi, ma ciò di cui c’è bisogno è un imponente rilancio di redditi nazionali che può venire solamente da un imponente aumento della spesa. Il settore non governativo non fornirà le ingenti risorse di spesa per modificare la situazione. Non ci può essere una situazione a favore della crescita se queste regole fiscali della Ue sono riaffermate in ogni modo. La crisi finanziaria globale ha provato che l’impatto degli effetti ciclici sugli equilibri fiscali (cioè la perdita di entrate fiscali dovute alla perdita di occupazione e produzione) erano sufficienti a far violare la soglia del 3%. Queste violazioni hanno portato all’imposizione dell’austerità fiscale. Inoltre, la maggior parte dei paesi dell’Eurozona non saranno capaci di conseguire i necessari importi dei loro deficit fiscali (per favorire la crescita) nella situazione attuale che impedisce alla Bce – il monopolista di emissione dell’euro – di attuare tali deficit.

sabato 7 febbraio 2015

Expo: prove di precarietà

di Giorgio Cremaschi

Per quale ragione in una Expo appaltata alle grandi multinazionali del cibo, nella quale affari edilizi, speculazione e corruzione hanno prosperato e che viene ancora presentata come un possibile volano per l’economia del paese, perché in un evento ove tutto è misurato in termini di profitti a breve o differiti, gli unici gratis devono essere i lavoratori?

Con un accordo del luglio 2013, un mese che dovrebbe essere abolito dal calendario sindacale visti i disastri che in esso si son concepiti, l’ente EXPO, le imprese e tutte le istituzioni hanno concordato con CGIL CISL UIL che gran parte di coloro che faranno funzionare la Fiera lo faranno gratuitamente. Per l’esattezza circa 800 persone lavoreranno con contratti a termine, di apprendistato, da stagista, che garantiranno un lauta retribuzione dai 400 ai 500 euro mensili. Siccome i contratti e la stessa legge Fornero sul mercato del lavoro avrebbero previsto condizioni più favorevoli per i lavoratori, si è applicato quel principio della deroga normativa, contro il quale la Cgil si è era spesso pronunciata.

venerdì 6 febbraio 2015

Il vento del cambiamento arriva da Atene

di Emiliano Brancaccio

La vittoria di Syriza in Grecia ha suscitato diffuse speranze di cambiamento della politica economica europea. Ma l'ultimatum lanciato ieri dalla BCE al governo greco chiarisce che una tangibile svolta negli indirizzi europei è a dir poco improbabile. La verità è che il governo di Alexis Tsipras sarà prima o poi costretto a scegliere: o l'agonia di un'austerità appena un po' mitigata oppure la difficile impresa di un'uscita dall'euro, con un effetto domino su tutta l'Unione.



In una intervista rilasciata a Micromega il 13 gennaio scorso, sostenevo che la Commissione europea e la BCE avrebbero al massimo offerto al nuovo governo greco "un'austerità appena un po' mitigata, un piatto avvelenato che condannerebbe Syriza alla stessa agonia che ha ridotto ai minimi termini il Pasok di Papandreou". L'intervistatore obiettava però che un governo guidato dalla sinistra greca potrebbe minacciare di ripudiare il debito per convincere le istituzioni europee ad abbandonare la logica perniciosa dell'austerity. Io replicavo che anche un parziale ripudio unilaterale del debito "indurrebbe la BCE a bloccare le erogazioni e determinerebbe una nuova crisi di liquidità".

mercoledì 4 febbraio 2015

ANTICORRUZIONE, TUTTA L'IPOCRISIA DEL PD: GIA' SBUGIARDANO MATTARELLA


Il ‪#‎M5S‬ chiede di calendarizzare urgentemente il disegno di legge sull'anticorruzione e il PD vota NO!
Cittadino Carlo Martelli: " Gentile Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l'aula del Senato stamane, ha bocciato ancora una volta (http://goo.gl/9U4FFi ) la richiesta del M5S di portare in aula dalla settimana prossima il Disegno di Legge Parlamentare sull'Anticorruzione. Potrà vedere in questo video che i partiti PD e Forza Italia non ne vogliono proprio sapere. Dato che dal suo discorso al Parlamento, riunito ieri in assemblea congiunta, era emerso dalle sue stesse parole che la lotta alla corruzione è una priorità assoluta di questo paese, cosa che naturalmente noi del M5S condividiamo e ne facciamo nostra bandiera (vedi‪#‎nottedellonestà‬ http://goo.gl/8OlGKM ), speriamo ora possa inviare un messaggio alle Camere sollecitandole affinché si lavori finalmente per il vero interesse del paese, e non soltanto per le banche e per le lobby che guidano questo Governo.
Cordiali saluti, un cittadino Italiano ".
Fate sapere in giro cos'è accaduto qui dentro!
Nel video che segue l’intervento di Andrea Cioffi

La Grecia può uscire dall'euro?

di Emiliano Brancaccio e Gennaro Zezza, da Il Mattino, 3 febbraio 2015

Non si può dire che tra il 2010 e il 2014 la Grecia non abbia “fatto i compiti” assegnati dalla Troika. La pressione fiscale è cresciuta di cinque punti percentuali rispetto al Pil, la spesa pubblica è diminuita di un quarto e i salari monetari sono caduti di venti punti percentuali. La Commissione europea ha sempre sostenuto che queste politiche non avrebbero depresso l’economia e avrebbero rilanciato la competitività. Ma le sue previsioni sull’andamento del Pil greco sono state ripetutamente smentite: in Grecia il crollo della produzione ha fatto registrare un divario rispetto alle stime di Bruxelles che talvolta ha oltrepassato l’imbarazzante cifra di sette punti di Pil.

Anche sul versante della competitività, nonostante l’abbattimento dei salari e dei costi, i risultati sono stati diversi dalle attese: il saldo verso l’estero è migliorato, ma molto più per il tonfo del reddito e delle importazioni che per una ripresa dell’export. Né si può dire che le politiche indicate dalla Troika abbiano stabilizzato i bilanci: il deficit pubblico è stato faticosamente ridotto ma la caduta della produzione ha implicato un’esplosione del rapporto tra debito pubblico e Pil di trenta punti percentuali.

martedì 3 febbraio 2015

La responsabilità del Debito Pubblico non è dei cittadini

di Guido Viale

Ma la Grecia pagherà il suo debito? Ed è vero che se non paga, a rimetterci saremo anche noi contribuenti italiani che abbiamo concorso al "salvataggio" della Grecia con 40 miliardi? No. È vero solo che lo Stato italiano, attraverso BCE e Fondo salva-stati, ha prestato alla Grecia 40 miliardi, aumentando di altrettanto il suo indebitamento. Ma quei soldi non ritorneranno mai indietro, sia che la Grecia si impegni a onorare il suo debito, sia che dichiari di non volerlo fare. Ovvero, sono iscritti nel bilancio dei due paesi come debiti e crediti che non verranno mai pagati né riscossi, ma che peseranno molto sulle loro politiche economiche.
In realtà, nessuno Stato ha mai restituito i propri debiti. Per lo più, sono stati "riassorbiti": o con l'inflazione o con la crescita del PIL. Entrambe le cose riducono nel tempo il rapporto debito/PIL: perché il numeratore è espresso in valori costanti mentre il denominatore aumenta con l'inflazione, con la crescita, o con entrambe. Oppure sono stati ridotti, quei debiti, con condoni odefault (insolvenze), più frequenti di quanto si dica. Ciononostante i governi dell'Unione europea si sono impegnati, con ilFiscal compact, in un'impresa impossibile: restituire i loro debiti fino a riportarli, in vent'anni, al 60 per cento dei rispettivi PIL.
Comunque sia la Grecia non ha e non avrà mai il denaro per ripagare quel prestito, nemmeno se riuscisse a crescere a ritmi cinesi. Cosa improbabile, dato che da quando la Troika si è presa cura della sua economia il PIL della Grecia è evaporato, il suo debito è esploso, occupazione e produzione sono crollati.
In realtà quei denari prestati dall'Italia, come da tutti gli altri Stati, attraverso il Fondo salva-stati, dalla BCE e dal FMI, il popolo greco non li ha mai visti. E non li ha visti nemmeno il Governo greco.

lunedì 2 febbraio 2015

La trattativa

Banca Etruria, la riforma delle popolari e i patrimoni delle élite fiorentine

Un tempo solo pochi rampolli della Firenze bene ricevevano in regalo un conto e un carnet di assegni di Banca del Vecchio che l'istituto partecipato dalla famiglia Boschi potrebbe vendere per fare cassa e rimettersi in carreggiata
di Camilla Conti ilfattoquotidiano.it
Prima ancora degli investimenti della famiglia Boschi, la Popolare dell’Etruria, nei giorni scorsi al centro di un terremoto  borsistico e quindi mediatico, custodisce un vero e proprio gioiellino: la Banca Federico Del Vecchio, le cui radici affondano 125 anni fa in Romagna, a Lugo e successivamente a Bologna dove i tre fratelli Giuseppe, Isaac e Alessandro del Vecchio vengono destinati dal Papa Benedetto XIV “… per servirsi di essi in tutto ciò che Le potrà occorrere in detta città…”. La famiglia passa gli Appennini e si sposta a Firenze dove nel gennaio del 1889 costituisce la ditta Bancaria Federigo del Vecchio, una banca individuale, che nei primi anni investe prevalentemente sul mercato di Borsa.

domenica 1 febbraio 2015

" Matteo e Silvio? Mercanti...presto il Popolo si ribellerà "

Un Ministro della Prima Repubblica fa uno spaccato singolare della situazione politica attuale.

Intervista a Rino Formica. L'ex ministro socialista: "Grave crisi politica"


Se fosse per lui la seconda Repubblica si sarebbe chiusa da un pezzo. Non che abbia nostalgia della prima, di cui è stato uno dei protagonisti. Semplicemente vorrebbe un sistema politico democratico, in cui i partiti rappresentassero gli elettori e in cui i «nominati» non varcassero la soglia del Palazzo. Rino Formica, 87 anni, socialista e più volte ministro, boccia il patto del Nazareno, «smaschera» Renzi e Berlusconi e non rinuncia alla speranza che siano i cittadini a rimettere le cose per il verso giusto.

Onorevole Formica, Sergio Mattarella ha la strada spianata per il Quirinale. Tuttavia anche gli altri candidati al Colle vengono tutti dalla Prima Repubblica. Una rivincita?

Sergio Mattarella, un passo indietro nel futuro

da Senzasoste.it

L'elezione di Sergio Mattarella a dodicesimo Presidente della Repubblica italiana si è svolta ancora secondo riti cerimoniali piuttosto consolidati.
Prima di tutto si tratta di una figura tutta interna ad una carriera nelle istituzioni della prima repubblica. Come, nella seconda repubblica, era già accaduto per Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano. Oltretutto siamo di fronte ad un presidente di chiara matrice democristiana, già ministro dei governi Goria, De Mita e Andreotti. Come dire, a quelle altezze il berlusconismo, figuriamoci la Lega o il Movimento 5 Stelle per non parlare della sinistra post-muro, altro non sono che fenomeni che si agitano confusamente sulla lontana superficie. Fenomeni che hanno certamente cambiato i partiti in cartelli elettorali, o i quadri politici in figure incerte tra il management di voti e il procacciamento di affari, ma che non hanno, almeno fino ad oggi, modificato sostanza e codici di riproduzione del ceto politico e amministrativofatto di grand commis di stato. Del resto se l'infrastruttura di ministeri importanti è ancora in mano a dirigenti della prima repubblica, o comunque con evidente taglio formativo di quel periodo, non c'è affatto da stupirsi di vedere un presidente Dc.