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mercoledì 26 giugno 2019

Le Linguiadi

di Marco Travaglio 

Ma le avete viste le facce dei cosiddetti vincitori delle Olimpiadi nella foto di gruppo? E le fauci già spalancate dei Malagò, Montezemolo, Carraro, Pescante e Sala? Fauci già sperimentate sugli stadi di Italia 90 (spese lievitate dell’85%, ultima rata dicembre 2015), le Olimpiadi invernali di Torino 2006 (3,1 miliardi di debito, il 225% delle entrate, cattedrali nel deserto e trampolini nella neve), i Mondiali di nuoto 2009 (700 milioni di euro per il palazzo di Calatrava con le vele a pinna a Tor Vergata, mai finito; piscine sequestrate e/o di dimensioni sballate; scheletri in cemento armato abbandonati ai tossici e alle sterpaglie), l’Expo di Milano 2015 (retate di tangentisti e ’ndranghetisti, 1,5 miliardi di buco, mega-aree abbandonate).



Magari ci sbagliamo e gli stessi personaggi, che hanno sempre fallito, al seguito di Giorgetti e Zaia si trasformeranno in tanti Quintino Sella e faranno tutto per bene, per tempo e al risparmio.


domenica 23 giugno 2019

L’Euro potrebbe diventare la nostra Peste

di Vincenzo Cirigliano

L’Euro rischia di diventare per l'Italia più pericoloso della peste Manzioniana soprattutto se brandito come arma di controllo e distruzione da quei paesi che da anni ne detengono il Controllo, ossia i paesi Nord Europei a guida teutonica.
All’appena insediatosi “governo italiano euroscettico” Joseph E. Stiglitz – non proprio l'ultimo degli economisti, ma un blasonato premio Nobel – consigliava vivamente, qualche mese fa, di “introdurre una moneta parallela” o “usare una moneta elettronica sempre più semplice ed efficace” per evitare di morire straziati dall’economia Ue, dominata dalla Germania e dall’euro “cattivo”.



Un'idea ripresa successivamente in varie salse da tantissimi economisti Italiani che in questi anni hanno ipotizzato l'uso di strumenti alternativi all'Euro, dai certificati di Credito Fiscale proposti dal M5S in epoca preelettorale ai Minibot promossi dagli imbarcati nella Lega, Borghi e Bagnai.


giovedì 20 giugno 2019

Chi diffonde la Paura del Debito Pubblico dovrebbe ascoltare attentamente Savona

Anche da presidente della Consob, Paolo Savona non smentisce la sua fama di economista “contrarian”. Mentre l’Italia dibatte con la Ue per evitare la procedura d’infrazione a causa di un debito al 132% del Pil, l’82enne professore sardo rilancia come «istruttivo l’esempio del Giappone: se la fiducia nel paese è solida e la base di risparmio sufficiente, livelli di indebitamento nell’ordine del 200% non contrastano con gli obiettivi economici e sociali perseguiti dalla politica». È uno dei passaggi chiave della sua relazione tenuta a Milano all’incontro annuale della Consob, organismo borsistico che presiede da marzo dopo le dimissioni da ministro degli affari europei, come ricorda Fabrizio Massaro sul “Corriere della Sera”. Per Savona, sintetizza Massaro, basta che il debito salga meno di quanto cresce l’economia di un paese. Perché invece l’operazione non riesce, all’Italia?





Savona parte da lontano: quando c’erano la lira e una banca centrale che poteva comprare quel debito (che è quanto accade in Giappone, e che invece l’attuale Bce non può fare), avevamo sì inflazione e svalutazione, ma il debito era stabile e le famiglie lo compravano. Ora invece i bond nazionali sono largamente in mani estere, la finanza preadatoria specula sui rendimenti.


sabato 15 giugno 2019

Un'inchiesta nata dalla Legge fatta da chi, ingiustamente, è stato Punito dagli esperti votanti Italiani

di Gaetano Pedullà 

Adesso si aspetta pure le scuse Luca Lotti, il fedelissimo renziano che accusa persino il suo partito e quanti altri si illudevano sull’autonomia della magistratura. Registrato mentre confabulava con alcuni consiglieri del Csm per stabilire quali procuratori promuovere e quali trasferire, compreso quello destinato a Roma, determinante nel processo Consip in cui è imputato, Lotti perlomeno ha fatto da sé quello che doveva fare il segretario Zingaretti. Come la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, pur diventato imbarazzantissimo, l’ex ministro non è stato messo alla porta.



Se la bandiera del garantismo non consente di cacciare chi non è condannato all’ultimo grado di giudizio, figuriamoci chi non è neppure indagato, per quanto certi comportamenti vadano contro l’essenza stessa di una democrazia fondata sulla separazione dei poteri politico e giudiziario.


venerdì 14 giugno 2019

Letterina di risposta

di Bartolomeo Prinzivalli

Carissimi Bunker, Monciccì e Dombrocoso, come state? Noi potremmo stare meglio, anche perché sinceramente con quell’idea della procedura d’infrazione qualcosa ce l’avete proprio infranta, e non stiamo parlando di un sogno ma di roba più tangibile; eppure negli anni abbiamo sempre pagato i nostri interessi sul debito, versato regolarmente le quote spettanti all’Unione e persino ottemperato alle multe assurde commissionate ad cazzum quando vi svegliavate una mattina pensando di fare cassa. E allora che succede? Perché ora sta minaccia della procedura?


Il debito pubblico è sempre aumentato nell’arco degli anni, e diminuire i servizi aumentando di conseguenza le tasse di certo non rimpinguerà le casse dello stato, anzi, proprio l’esatto contrario; dimostrare il pugno duro in piena fase di decrescita continentale pensiate porti a qualche risultato?


domenica 9 giugno 2019

Galloni bacchetta Draghi

Dobbiamo allinearci alle posizioni della Germania per quanto riguarda il funzionamento del sistema bancario. Cioè: le piccole banche devono poter prestare denaro (e quindi creare credito, moneta, liquidità) senza bloccarsi davanti al rating dei parametri di Basilea, che impediscono alle banche stesse di fare quest’operazione. In Germania le piccole banche sono sollevate da quest’obbligo, e quindi la Germania ha anche questa via d’uscita. Non solo: la Germania mantiene la gestione previdenziale fuori dal bilancio dello Stato, così come la spesa pubblica dei Lander. Queste tre circostanze – piccole banche, pensioni e spese delle Regioni – fanno sì che la Germania possa respirare. Anche la Francia respira, ma a scapito degli africani, perché stampa (emette, immette) il franco Cfa: una moneta che è anche una valuta, visto che circola fuori dalla Francia e non è quindi un circuito solo nazionale.



Uno potrebbe dire: non viola l’articolo 128 del Trattato di Lisbona, perché la Francia costituisce con le sue ex colonie un circuito chiuso, nell’ambito del quale viene accettato questo mezzo di pagamento (che non va in Germania, né in Italia o in Olanda), e quindi è rispettoso. Ma se è rispettoso il franco Cfa, allora a maggior ragione dovrebbero esserlo i minibot: perché se fossero illegali i minibot, allora il franco Cfa sarebbe “illegalissimo”.

venerdì 7 giugno 2019

Ora l'Elite Finanziaria si difenderà e cercherà di affossarci

Dalla pagina Facebook di Jacques Sapir

Sulla pagina FB dell’economista francese Jacques Sapir una sua riflessione a caldo sui Mini-bot, che trovo molto chiara. Eccone la traduzione, per chi fosse interessato all’argomento:
Riflessioni sui Mini-bot


A) Si stima che il governo italiano debba circa 50 miliardi alle imprese, le quali di converso hanno accumulato debiti fiscali e contributi sociali in misura significativa. L’utilizzazione di Mini-bot come strumento di compensazione finanziaria avrebbe il vantaggio di alleggerire il peso delle imposte sulle imprese.

Si avrebbe il ciclo: Stato —> Impresa —> Stato

Potendo utilizzare i mini-bot emessi dallo Stato per il pagamento degli arretrati, l’impresa vedrebbe alleggerita la propria posizione finanziaria e potrebbe aumentare i propri investimenti e consumi.




Una semplice compensazione avrebbe già il vantaggio per il governo italiano di liberare una buona parte di quei 50 mld congelati e reintrodurli nell’economia.