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martedì 30 giugno 2015

Non lasciamo sola la Grecia di fronte allo strapotere dell'Euro e della finanza. Il M5S c'è.

Atene non va lasciata sola: la lotta contro il rigore tedesco, contro le politiche economiche e finanziarie della Troika e i provvedimenti della Bce non è  un problema solo della Grecia, ma è una questione che riguarda tutti i Paesi europei indebitati, fra cui l'Italia, e che investe i destini stessi dell'Unione europea. Per questo oggi il Movimento 5 Stelle ha voluto esprimere la sua solidarietà e la sua vicinanza al popolo ellenico, vittima delle scelte insensate dei burocrati di Francoforte, incontrando l'ambasciatore Themistoklis Demiris presso l'ambasciata greca a Roma.

Gli ultimi provvedimenti firmati dalla Bce, in particolare la sospensione della liquidità alle banche greche in cambio dei titoli pubblici ellenici, ci restituiscono l'immagine di un'Europa che è la negazione della solidarietà e della democrazia, un'Europa sempre più dei governi e sempre meno dei popoli. Atene ha posto il problema della ristrutturazione del debito greco, andando a scontrarsi frontalmente con la Ue e con Berlino e per questo oggi più che mai è importante sostenerla in questa battaglia.

Krugman ( Nobel Economia ): " il Popolo Greco deve votare " NO " ..altrimenti " austerità e depressione senza fine "

DI PAUL KRUGMAN

Il vero obbiettivo della Troika era quello di cacciare Alexis Tsipras e di far uscire la Grecia dall’euro.
E’ evidente che la creazione dell'euro sia stato un terribile errore. In Europa non ci sono mai stati i presupposti per una moneta unica di successo – soprattutto un’unione fiscale e bancaria in grado di assicurare che quando scoppia una bolla immobiliare, ad esempio in Florida, Washington andrà automaticamente a proteggere gli anziani contro qualsiasi minaccia alle loro cure mediche o ai loro depositi bancari.




Lasciare un’Unione Monetaria, tuttavia, è una decisione molto più difficile e spaventosa di quanto lo sia entrarci e, fino ad ora, le economie europee in difficoltà, sul ciglio del baratro, hanno sempre fatto un passo indietro.


Manlio Di Stefano ( M5S ) : Un dialogo con i Brics per svincolarsi dall’UE

Margherita Furlan
“C’è una possibilità che si allineino gli astri e che nell’arco di un paio d’anni in Europa vadano al governo tutte queste forze rivoluzionarie, Syriza, Podemos, M5S. In tal caso, questi Paesi, Grecia, Spagna e Italia insieme, potrebbero davvero rimettere in discussione l’intero assetto dell’UE, anche quello istituzionale”.

I parlamentari del M5S membri della Commissione Affari Esteri e Comunitari alla Camera hanno espresso in un comunicato, apparso ieri sul blog di Grillo, solidarietà verso la decisione del premier ellenico, Alexis Tsipras, che ha indetto un "referendum di libertà" (citazione tratta dal blog di Grillo) chiamando alle urne il popolo greco affinchè scelga se proseguire o meno le trattative sul debito con i creditori internazionali.



"In questo momento pesa sulle nostre spalle, attraverso le lotte e i sacrifici, la responsabilità storica del popolo greco per il consolidamento della democrazia e della sovranità nazionale".

lunedì 29 giugno 2015

Tsipras e Varoufakis hanno vinto determinando un rischiosissimo scacco all'Impero …

DI ROSANNA SPADINI
comedonchisciotte.org

Vladimiro ed Estragone stanno aspettando su di una strada desolata un certo "Signor Godot". La scena è completamente spoglia, solo un albero sullo sfondo che perde le foglie e poi rinasce, rimarcando così l'impercettibile trascorrere del tempo. Ma Godot non appare mai sulla scena, e non si sa nulla sul suo conto. Egli si limita soltanto ad inviare un messaggero dai due vagabondi, il quale dirà loro che Godot "oggi non verrà, ma verrà domani".



Come in una perfetta tragedia dell'assurdo, noi aspettiamo Godot ma lui sembra non arrivare mai … ancora nessun accordo infatti nella trattativa tra Grecia e creditori, con la prospettiva di un default che si fa sempre più vicina.

TSIPRAS ORA HA DAVVERO TIRATO FUORI LE PALLE: "VOTATE NO". QUESTO VE LO CHIEDE ANCHE L'EUROPA CHE SOFFRE

Un leader che ha il coraggio di pronunciare le parole che pubblico qui sotto, merita rispetto:

“Chiedo a voi di decidere – in nome della sovranità e della dignità che la storia greca richiede – se noi greci dobbiamo accettare un ultimatum dai fini estorsivi che impone una severa e umiliante austerità senza fine e senza la prospettiva di poter reggerci di nuovo sulle nostre gambe economicamente e socialmente. Il popolo deve decidere liberamente se accettare o no il ricatto”.





“Ci accusano di avere fatto un colpo di stato. Invece questa si chiama democrazia”: firmato Alexis Tsipras.

“La buona scuola? Ha vinto il modello Marchionne”

Per Andrea Bagni, docente e vice direttore della rivista "École", siamo ad una riforma ideologica improntata su logiche neoaziendali: “Il governo col suo autoritarismo ha umiliato il mondo della scuola”. Le proteste? “Continueranno, Renzi se ne pentirà. Nelle piazze di questi mesi si è difesa la scuola pubblica che poi significa difendere un modello di democrazia e i principi della nostra Costituzione”.

intervista a Andrea Bagni di Giacomo Russo Spena


Manifestazioni, scioperi, blocco degli scrutini, sit-in. Il mondo della scuola in subbuglio oggi a Roma, ancora una volta, mentre a Palazzo Madama il governo Renzi, asserragliato, poneva la fiducia sul provvedimento. Senza confronti con le parti sociali. “Ci vogliono umiliare ma hanno fatto male i conti”. Andrea Bagni, docente di italiano e storia a Prato e vice direttore della rivista École, è in mobilitazione insieme ai suoi colleghi. Da mesi. E non getta la spugna. Da settembre si aspetta nuove proteste contro la “buona scuola” del premier: “Hanno sottovalutato la reazione di noi insegnanti, siamo feriti nell’orgoglio”. 

Alla fine l’esecutivo ha posto la fiducia. Ora il provvedimento tornerà alla Camera, se votato – come si pensa – diventerà legge già i primi di luglio. Le proteste di questi mesi totalmente inascoltate. Un finale già scritto? 
Beh, lo temevo. È lo stile di Matteo Renzi. Il suo è un governo autoritario, si presenta come la fine della democrazia e delle mediazioni: in questo caso, sono stati scavalcati sindacati, associazioni di categoria, studenti e, infine, persino il Parlamento. Mesi di mobilitazione. Tutti i corpi intermedi e i luoghi di dibattito o di discussione sono considerati un intralcio al decisionismo del capo. Ma dietro le logiche sul preside-manager e sul merito si cela una profonda ignoranza su cosa realmente sia, e come funzioni, il mondo della scuola. L’ideologia neoaziendale – che vorrebbero imporci – è estranea ad un adeguato rilancio del nostro sistema di formazione. 

domenica 28 giugno 2015

Se l'Eni è corrotta, lo Stato faccia chiarezza

di Vito Petrocelli – M5S Senato della Repubblica


È iniziato al Senato, commissioni congiunte Giustizia e Industria, l’iter per l’esame della proposta del Movimento 5 Stelle, prima firma Vito Petrocelli, per l’istituzione di una Commissione d’inchiesta sull’operato dell’Eni. 

I relatori designati sono, per la Commissione giustizia, l’ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, e per la Decima, il senatore pugliese del Pd, Salvatore Tomaselli. La società energetica del “cane a sei zampe” è la più grande azienda italiana ed è una delle più importanti società chimico-petrolifere del mondo. È soggetta alla “golden share” del Ministero del Tesoro, che è un istituto giuridico che dà la misura di quanto sia importante per l’Italia e per la sua immagine nazionale e internazionale, il comportamento che l’Eni deve tenere sui mercati del mondo, dato che il tesoro, e dunque il governo italiano, si riservano di “condizionare” le azioni del colosso industriale nei casi in cui ci siano situazioni nelle quali sono a rischio gli interessi della nazione. 

È su questo punto essenziale che si basa l’impianto “politico” della richiesta e la necessità che si costituisca una condivisione trasversale tra i partiti presenti in Parlamento, al fine di rendere trasparente l’operato dell’Eni a garanzia che il buon nome del Paese non ne sia stato o non ne venga compromesso.

La Russia pericolosa per gli USA perchè sta investendo nella tecnologia di Nikola Tesla, alternativa alle fonti fossili

Gli usa vogliono fermare la Russia per evitare il crollo del petrolio. I russi stanno investendo su Tesla, tecnologia per produrre elettricità gratis via etere.

“SE VOGLIAMO ESSERE LIBERI dobbiamo ottenere la Free Energy di Tesla”.Così la pensano i russi.
Essa potrebbe permettere la distribuzione di energia elettrica a costo zero, senza uso di cavi e accessibile a tutti sul pianeta.
Negli ultimi 20 anni gli Stati Uniti hanno distrutto mediamente 1 nazione intera ogni 2 anni, per mantenere il proprio potere basato su petrolio e dollari.



La Russia di Putin sta investendo sulla tecnologia Tesla per realizzarla, permetterebbe la distribuzione di energia elettrica senza limitazioni.MAGGIORI INFORMAZIONI
Gli Stati Uniti stanno cercando di fermare la Russia per evitare il crollo del loro impero coloniale e industriale basato sul petrolio e quindi sul sistema monetario del dollaro, valuta monetaria con cui oggi avvengono la maggior parte dei pagamenti per l’acquisto di petrolio nel mondo e su cui si basa la dittatura bancaria moderna (che si è sostituita alla sovranità degli stati nazionali).

Tsipras guarda al M5S ed applica la Democrazia Diretta. Il popolo è sovrano

di Pierluigi Fagan.

Non ci occupiamo dell'affaire greco da un po' di tempo. Ammiro chi ha tanta pazienza e intenzione nel seguire le cose politiche nel loro altalenante svolgersi quotidiano anche se, temo che, con lo sguardo così ravvicinato, si perda la visione delle dinamiche essenziali. Avevamo detto (quasi cinque mesi fa) che la Grecia si sarebbe trovata certo con molti problemi ma anche con qualche opportunità (accordi con i russi e/o cinesi) e così è stato.




Il problema greco ha tre livelli, uno geopolitico, uno europeo, uno nazionale.

sabato 27 giugno 2015

Così parla chi lavora per il bene del suo Popolo

di Alexis Tsipras

"Cittadini greci,
Negli ultimi sei mesi, il governo greco ha condotto una battaglia in condizioni di asfissia economica senza precedenti, al fine di attuare il mandato che gli avete dato il 25 gennaio.
Il mandato di negoziare con i nostri partner per realizzare la fine dell'austerità, e per riportare ancora una volta la prosperità e la giustizia sociale nel nostro Paese.
Per raggiungere un accordo sostenibile che rispetti la democrazia, così come le norme europee, e che porterà ad una definitiva uscita dalla crisi.
Durante i negoziati, ci hanno più volte chiesto di attuare politiche concordate nel Memorandum dai governi precedenti, nonostante il fatto che il Memorandum fosse stato inequivocabilmente condannato dal popolo greco nelle recenti elezioni.
Non abbiamo mai preso in considerazione la possibilità di cedere, neanche per un momento. Di tradire la vostra fiducia.


Dopo cinque mesi di trattative difficili, i nostri partner hanno presentato una proposta-ultimatum alla riunione dell'Eurogruppo, prendendo di mira la democrazia greca e il popolo greco.
Un ultimatum che va contro i principi e i valori fondanti dell'Europa. I valori del nostro progetto comune europeo.

Al governo greco è stato chiesto di accettare una proposta che aggiungerà un nuovo insopportabile peso sulle spalle del popolo greco, e che metterà a repentaglio la ripresa dell'economia greca e della società, non solo alimentando l'incertezza, ma anche esacerbando ulteriormente le disuguaglianze sociali.
La proposta delle istituzioni comprende misure per deregolamentare ulteriormente il mercato del lavoro, tagli alle pensioni, e ulteriori riduzioni dei salari del settore pubblico, come pure un aumento dell'Iva sui prodotti alimentari, ristoranti e turismo, eliminando le agevolazioni fiscali delle isole greche.
Queste proposte che violano direttamente l'acquis sociale e i diritti fondamentali europei al lavoro, all'uguaglianza e alla dignità, dimostrano che alcuni partner e membri delle istituzioni non sono interessati a raggiungere un accordo praticabile e utile per tutte le parti, ma piuttosto vogliono l'umiliazione del popolo greco.
Queste proposte mostrano soprattutto l'insistenza del Fondo Monetario Internazionale su misure di austerità dure e punitive. Ora è il momento per le principali potenze europee di essere all'altezza della situazione e prendere l'iniziativa per porre fine definitivamente alla crisi del debito greco, una crisi che colpisce altri Paesi europei, minacciando il futuro dell'integrazione europea.

Cittadini greci,
Siamo di fronte alla responsabilità storica di non lasciare che le lotte e i sacrifici del popolo greco siano stati vani, alla responsabilità di rafforzare la democrazia e la nostra sovranità nazionale. E questa responsabilità pesa su di noi.
È la nostra responsabilità per il futuro del nostro Paese.
Questa responsabilità ci obbliga a rispondere all'ultimatum basandoci sulla volontà sovrana del popolo greco.
Questa sera, il Governo è stato convocato e ho proposto un referendum, in modo che il popolo greco possano decidere.
La mia proposta è stata accettata all'unanimità.
Domani il Parlamento terrà una riunione straordinaria per ratificare la proposta del Governo per un referendum che si terrà domenica prossima, il 5 luglio. La domanda sulla scheda elettorale sarà se la proposta delle istituzioni dovrebbe essere accettata o rifiutata.
Ho già informato il presidente francese, la cancelliera tedesca e il presidente della Bce della mia decisione, mentre domani chiederò una breve proroga del programma - per iscritto - ai leader dell'Ue e alle istitituzioni in modo che il popolo greco possa decidere senza pressioni e ricatti, come previsto dalla Costituzione del nostro Paese e della tradizione democratica dell'Europa.

Cittadini greci,
Vi invito a decidere, con la sovranità e dignità che vuole la storia greca, se dovremmo accettare l'esorbitante ultimatum che chiede una rigorosa e umiliante austerità senza fine, e senza la prospettiva di poterci reggere in piedi, socialmente e finanziariamente.
Dobbiamo rispondere all'autoritarismo e alla dura austerità con la democrazia, con la calma e con decisione.
La Grecia, la culla della democrazia, deve inviare un clamoroso messaggio democratico alla comunità europea e mondiale.
Io mi impegno personalmente a rispettare l'esito della vostra scelta democratica, qualunque essa sia.
Sono assolutamente fiducioso che la vostra scelta onorerà la storia del nostro Paese e invierà un messaggio di dignità in tutto il mondo.
In questi tempi difficili, tutti noi dobbiamo ricordare che l'Europa è la casa comune di tutti i suoi popoli.
Che in Europa non ci sono proprietari e ospiti.
La Grecia è, e rimarrà, parte integrante dell'Europa, e l'Europa parte integrante della Grecia.
Ma un'Europa senza democrazia sarà un'Europa senza identità e senza una bussola.
Chiedo a tutti voi di agire con unità nazionale e compostezza, e di prendere una decisione degna.
Per noi, per le generazioni future, per la storia greca.
Per la sovranità e la dignità del nostro Paese".

Il fallimento inevitabile di un Capo Carismatico targato TROIKA

DI FEDERICO DEZZANI

Attendendo il decorso del dramma greco, solchiamo il Canale d’Otranto e torniamo alle terre natie, per studiare la parabola discendente di Matteo Renzi. L’ex-sindaco di Firenze, “molto intelligente, energico come Fanfani, empatico ed una spugna nell’imparare” come lo definisce l’Ing. De Benedetti nel novembre 2014, ha perso la smalto iniziale e le promesse di una catarsi del Paese si sono inabissate nella fantomatica palude. Installato a Palazzo Chigi con la missione di attuare i desiderata della Troika imbellettandoli con una politica spregiudicata e giovanilistica, Renzi paga il fallimento di ricette economiche sbagliate e soprattutto lo scotto di essere un finto “capo carismatico”, salito alla ribalta nazionale senza sudore ed un’autentica missione innovatrice. Perché l’establishment euro-atlantico, nel disperato tentativo di salvare l’eurozona, ha insidiato un uomo solo al comando? Leggere il sociologo tedesco Max Weber per trovare la risposta.




Aria di smobilitazione
C’è aria di smobilitazione nei palazzi romani e nei salotti buoni italiani: la promettente campagna di Matteo Renzi, incensato dai media nazionali ed internazionali come il salvatore delle patria e l’ultima speranza dell’Italia, si è arenata. Si compattano le file nel governo (vedi il salvataggio del sottosegretario Ncd Giuseppe Castiglione coinvolto nelle indagini di Mafia Capitale, ed in particolare sul centro di accoglienza C.A.R.A. di Mineo) per evitare che una falla travolga l’intero esecutivo, ma il malumore e lo scoramento crescono: c’è chi defeziona, chi cerca di portare a casa almeno un trofeo e chi si smarca dopo le ultime batoste elettorali (vedi l’editoriale del direttore de La Repubblica Ezio Mauro“Per chi suonano le due campane”1).

Il coraggio di Achille e l'astuzia di Ulisse

di Jacques Sapir.
Tradotto da ComeDonChisciotte.org.

Le ultime peripezie nel negoziato fra governo greco e creditori mettono in evidenza le contraddizioni di molti commentatori politici. Partono dal presupposto che il governo greco "non possa far altro che cedere" o che "finirà inevitabilmente per cedere", e considerano ogni concessione fatta dal governo greco come la "prova" della sua prossima capitolazione, che la temano o che - sotto sotto - ci sperino. Da questo punto di vista c'è una strana e malsana sintonia fra i commentatori più reazionari e quelli che vogliono farsi passare per "radicali" e che trascurano scientemente la complessità della lotta che il governo greco sta portando avanti. Quest'ultimo si batte con il coraggio di Achille e con l'astuzia di Ulisse. Diciamolo subito: tutti quelli che avevano preannunciato la "capitolazione" del governo greco hanno avuto torto. È necessario capire perché.


Il punto di vista del governo greco
Di fatto il governo greco ha fatto eccome delle importanti concessioni fin dallo scorso mese di febbraio, ma si trattava di concessionisubordinate ad un accordo generale sulla questione del debito. Occorre sapere che è il fardello dei rimborsi ad obbligare il governo greco a dipendere dai propri creditori. Il dramma della Grecia è che ha compiuto un notevole sforzo budgetario, ma al solo profitto dei creditori. Gli investimenti, tanto quelli materiali quanto quelli immateriali (educazione, salute) sono stati sacrificati sull'altare dei creditori. In questo contesto non c'è da stupirsi del fatto che l'apparato produttivo greco sia in declino e che perda costantemente competitività. È in questo contesto che l'attuale governo greco, frutto dell'alleanza fra SYRIZA e ANEL, cerca di invertire la rotta. Non chiede prestiti supplementari ai suoi creditori. Chiede che il denaro che verrà speso possa essere usato per investire sia nel settore privato sia in quello pubblico, con investimenti tanto materiali quanto immateriali. Ed è su questo punto che il governo greco non transige, almeno finora.

venerdì 26 giugno 2015

Un Sindacato che deve urgentemente dare risposte ai lavoratori


di Vincenzo Cirigliano 

Con la discussione aperta dal Governo in tema di Demansionamenti e Controllo a distanza dei lavoratori, nel contesto delle deleghe concesse dal Parlamento Italiano, seppur attraverso il ricorso alla ormai consueta Fiducia,  Renzi si appresta ad assestare un colpo durissimo all’ormai sconquassato mondo del Lavoro. Purtroppo ciò a cui oggi noi stiamo assistendo non è che lo strascico di una storia che viene da lontano e che nasce dall’inserimento nel lessico comune di un termine che allorquando è stato introdotto ci suonava come una locuzione simbolo di modernità, ma che con il passare del tempo si è sempre più rivelata la porta d’accesso verso il baratro del mondo del Lavoro: la Globalizzazione.




Qualche decennio fa,  con la Globalizzazione si è cercato di far coesistere e mettere in competizione più aree del globo, con culture, tradizioni , stili di vita enormemente differenti gli uni dagli altri, con la pretesa di uniformarne in pochi anni i fondamentali, ma non proiettandoli verso l’alto conseguendo condizioni di vita migliorative, ma al contrario proiettandoli verso il basso e verso condizioni certamente peggiorative.

Putin non vuole la guerra e fa di tutto per evitarla. Ecco il VIDEO che lo dimostra


Ecco un video governativo trasmesso sulle tv russe che in Europa non ci faranno mai vedere! E’ la dimostrazione lampante che Obama e la Merkel sono gli artefici dell’innesco di una sempre più probabile 3 guerra mondiale, e noi, come i soliti caproni che seguirono i nazisti, ci stiamo schierando dalla parte sbagliata ancora una volta.


Mentre Putin sta facendo di tutto per evitare la guerra (l’esatto contrario di ciò che vogliono farci credere le nostre tv e i nostri cari giornalisti).Infatti nel video il governo russo spiega al suo popolo la verità,rivelando per filo e per segno i motivi del comportamento degli Usa nei loro confronti e il perchè hanno bisogno di una guerra contro la Russia per rimettere in piedi la loro economia.Inoltre il governo invita il popolo a restare compatto in modo da non non trascinare la Russia verso la guerra.
Non esiste video migliore per spiegare in 3 minuti cosa sta accadendo al mondo,FATE GIRARE IN MODO CHE TUTTI SAPPIANO!


Fonte: jedasupport.altervista.org/

giovedì 25 giugno 2015

Il supersfruttamento nella fabbrica simbolo del Jobs act: la FIAT di Melfi

di Giorgio Cremaschi

Ora su Twitter Renzi fa concorrenza a Chiambretti pubblicizzando l’Alfa Romeo. Pochi giorni fa il presidente del consiglio era andato in visita allo stabilimento Fiat di Melfi facendo un po’ di selfie assieme a Marchionne e a personale selezionato, ma non abbastanza visto che una lavoratrice aveva rifiutato di stringergli la mano. Il capo della  FCA  e quello del governo sono da tempo sodali e lo stabilimento lucano del gruppo è diventato l’emblema della propaganda sulla ripresa grazie alla distruzione dei diritti del lavoro. La Fiat di Melfi ha annunciato un migliaio di assunzioni ed è così diventata l’immagine vincente del Jobsact. Un’immagine diffusa dal solito regime mediatico compiacente, dietro la quale però si  nascondono il  supersfruttamento del lavoro e l’aggressione permanente alla salute  e alla dignità delle persone

.

Ogni settimana quasi 200 lavoratrici e a lavoratori  si recano in infermeria. Una parte lo fa per le contusioni dovute alle postazioni  scomode e affollate, che fanno sì che le persone urtino frequentemente contro le scocche e gli impianti. Molte e molti altri invece  si ricoverano perché manifestano sintomi di  collasso provocati da eccessivi ritmi di lavoro.
Da un indagine fatta negli ospedali della regione risulta che da quando il lavoro è ripreso a pieno regime dopo la cassa integrazione, con peggiori ritmi di lavoro, le richieste da parte degli operai di controlli cardiologici sono aumentate in modo abnorme.

mercoledì 24 giugno 2015

La verità, vi prego, su Renzi, la scuola e l’Italia

di Anna Angelucci

Insegno, e ho il vizio della lettura e dello studio. Ho anche l’abitudine alla riflessione e all’analisi. E, talvolta, alla ricostruzione diacronica degli accadimenti. Lo so, nel mondo d’oggi sono perversioni. Perdite di tempo. Ma consentitemele. Finché non ci sarà un preside-sceriffo che mi considererà immeritevole perché mi balocco con i libri invece, chessò, di affinare le mie competenze digitali, fatemi crogiolare un po’ nella memoria e nel pensiero. 

Mi chiedevo, in queste ore convulse che precedono la votazione del ddl scuola in Parlamento, il perché di tanta ostinazione del governo sulla riforma proposta, o meglio, imposta, da Renzi. Un’ostinazione patologica, che ha portato il premier a un corpo a corpo con insegnanti, studenti, sindacati, associazioni, movimenti. 

Renzi e il suo governo contro migliaia di persone che da un anno sono sulle barricate in difesa della scuola della Costituzione. Un corpo a corpo pagato a caro prezzo sul piano elettorale da tutto il Partito Democratico, prima rottamato e asfaltato dal suo segretario e ora sfiduciato e disprezzato dagli elettori. Ma, di questo, Renzi sembra curarsi poco: del resto, da Monti in poi, i governi in Italia sono commissariati, non hanno più reale legittimità politica e sono funzionali alla realizzazione delle riforme imposte da Bruxelles. È lì che Renzi deve portare a casa il risultato. È lì che deve render conto. È per questo che Napolitano lo ha sostituito all’inefficace Letta, troppo titubante per gli eurotecnocrati.

La soluzione per mettere fine al problema immigrazione? ...Eccola!!!

I migranti sbarcano da noi per arraffarsi le nostre ricchezze? Semmai il contrario. Sbarcano incessantemente dal 1990 perché, a partire da quella data, noi sbarchiamo incessantemente nei loro paesi, a seguito dei nostri eserciti, per arraffarci le loro ricchezze, a suon di bombe. Il che provoca il loro esodo. 

Per cui un modo per fermare le orde migratorie in fuga ci sarebbe: non causarle. 

di Patrick Boylan.

Azzeccato lo spot che l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha diffuso oggi, 20 giugno, per la Giornata Mondiale del Rifugiato. Denuncia il record assoluto di sfollati nel mondo verificatosi nel 2014 - sono stati costretti ad abbandonare casa 60 milioni di persone, equivalente all'intera popolazione dell'Italia - e quella cifra potrebbe essere addirittura superata quest'anno. Davanti a questa impennata vertiginosa, mai vista prima, il video lancia allo spettatore un invito pressante: "Chiediti perché."



Noi della Redazione di PeaceLink ci siamo chiesti perché - peraltro, è da tempo che ce lo chiediamo - ed ecco le nostre risposte. Sono due. Una individua una causa push (ciò che spinge un soggetto ad andar via dal proprio paese, suo malgrado). L'altra, che sarà oggetto di un successivo editoriale, individua una causa pull (ciò che noi facciamo, pur lamentandoci dei nuovi arrivi sulle nostre coste, per farli arrivare comunque).

martedì 23 giugno 2015

LE TRE VITTORIE DEL GOVERNO GRECO

DI JACQUES SAPIR

russeurope.hypotheses.org

Al di là degli esiti dell’Eurogruppo che si riunirà lunedì 22 giugno (oggi, ndr), è ormai chiaro che il governo greco, a sproposito definito il «governo della sinistra radicale» o «governo SYRIZA», quando in realtà si tratta di un governo di unità nazionale (ed è significativo il fatto che di questa unione faccia parte anche il partito sovranista ANEL), ha ottenuto alcuni notevoli successi. Tali successi riguardano sia la Grecia, il cui popolo ha ritrovato la propria dignità, sia i paesi europei, per i quali l’esempio di questo governo sta ormai a indicare la strada da seguire. Ancor più importante, nella lotta senza quartiere che ha condotto contro quelle che con un eufemismo si definiscono le «istituzioni» europee, ovvero il nucleo dell’architettura politico-economica dell’UE (Eurogruppo, Commissione Europea, BCE), il governo greco ha dimostrato che «il re è nudo».

Tutta la complessa e poco trasparente struttura di questo apparato politico-economico è stata sfidata a rispondere a una domanda politica, e si è rivelata incapace di farlo. L’immagine dell’Unione Europea ne è uscita profondamente cambiata.

lunedì 22 giugno 2015

Perché le cose cambino in Europa c'è da augurarsi una crisi di sistema e la Grecia potrebbe innescarla

di Giorgio Cremaschi

Idioti! Pare che così commentasse il presidente del consiglio francese Deladier rivolto alle folle festanti che lo accolsero per l’accordo di Monaco del 1938, ove la grande  Germania di  Hitler umiliava la piccola Cecoslovacchia con il concorso di tutta l’Europa. Naturalmente tutto è diverso da allora e i paragoni son sempre forzature, se non per tre  singolari coincidenze. La prima è che la piccola Grecia con un PIL inferiore al 2% della UE si trova ad una tavolo con rapporti di forza a proprio danno simili a quelli della Cecoslovacchia del 1938. La seconda è che un eventuale accordo di Bruxelles provocherebbe in Europa una euforia incosciente  simile a quella di 77 anni fa. La terza è che l’accordo, almeno per la Grecia, non risolverebbe nulla, rinviando solo per un po’ di tempo la resa dei conti con il tentativo di quel paese di abbandonare le politiche di austerità. Purtroppo in assenza di mutamenti profondi nelle politiche economiche della Germania e di tutta la UE, un eventuale compromesso di facciata che allentasse il cappio del credito sulla Grecia, servirebbe solo a logorare la credibilità ed il consenso del governo di Syriza, servirebbe a “renzizzare” Tsipras. Poi tra qualche tempo la UE e la Troika tornerebbero all’attacco, per far definitivamente fallire il solo esperimento politico di sinistra nel continente europeo colpito dalla crisi e così riproporre con ancora più arroganza la politica di austerità.

domenica 21 giugno 2015

L'acqua è il nuovo petrolio, e Renzi in Basilicata, la Regione dell'Acqua, la sacrifica al Dio Petrolio

Si sta accelerando una tendenza preoccupante: le banche di Wall Street e i multimiliardari dell’elite stanno acquistando l’acqua in tutto il mondo ad un ritmo senza precedenti. Note mega-banche e colossi d’investimento stanno consolidando il loro controllo sull’acqua. Anche magnati come T. Boone Pickens, l’ex presidente George H.W. Bush e la sua famiglia, Li Ka-shing di Hong Kong, Manuel V. Pangilinan delle Filippine e altri stanno comprando migliaia di ettari di terreno con falde acquifere, laghi, diritti di sfruttamento, aziende di erogazione, azioni in compagnie di ingegneria e tecnologia dell’acqua




Le seconda tendenza preoccupante è che, mentre i nuovi baroni stanno comprando l’acqua in tutto il mondo, i governi stanno rapidamente limitando la capacità dei cittadini di procurarsela autonomamente (come evidenziato dal noto caso di Gary Harrington, nell’Oregon, dove lo stato ha criminalizzato la raccolta dell’acqua piovana in tre laghetti situati sulla sua proprietà privata, accusandolo di 9 imputazioni e condannandolo a 30 giorni di prigione).

" Addio mia pessima Italia ". Le Aziende scappano dall'Italia

di Stefano Lorenzetto  ilgiornale.it

Ce l'aveva messa tutta, l'imprenditore veneto Francesco Biasion, 76 anni, per farsi piacere l'Italia. Bastonalo oggi, bastonalo domani, alla fine s'è stufato e ha preferito traslocare in Austria. Prima, però, ha reagito con un micidiale colpo di maglio, che ha spiaccicato Stato, Regione, Provincia di Vicenza, Comune di Mussolente e, discendendo per li rami, un po' tutte le autorità e le burocrazie costituite: magistratura, Agenzia delle entrate, Asl, carabinieri, vigili urbani, Confindustria, sindacati.
Immagine per nulla figurata, giacché per mandare in mona - come usa dire da queste parti - tanta bella gente, il Biasion, ex fabbro con la quinta elementare che oggi stipendia 1.000 dipendenti («ma ero arrivato a mantenerne 1.200») e fattura ogni anno 157 milioni di euro in Europa e 100 milioni di dollari negli Stati Uniti, ha usato per davvero un maglio. Il più grande esistente al mondo. Un mostro del peso di 1.500 tonnellate che, quando cala sul pezzo di metallo incandescente, esercita una pressione pari a 55 milioni di chili. «Dovevo installarlo qui a Mussolente, invece l'ho dirottato alla Boltex di Houston, uno dei due stabilimenti che ho nel Texas. Risultato: persi 500 posti di lavoro che il maglio poteva creare in Veneto, più un migliaio nell'indotto. I politici? Non hanno fatto una piega. Manco una telefonata per dirmi: “Ma Biasion, cosa fa? È impazzito?”».
Fosse vera questa ipotesi, si tratterebbe di un caso di lucida follia, visto che, subito dopo, il nostro ha spostato a Lincoln, in Inghilterra, anche una pressa a vite da 32.000 tonnellate di potenza per lo stampaggio a caldo dell'acciaio, alta 14 metri e pesante 17.500 quintali, il primo impianto del genere nel Regno Unito, un investimento da 100 milioni di euro. E non è finita: nello stabilimento di Mussolente tiene ferme altre due presse da 8.000 tonnellate ciascuna, prodotte dalla Sumitomo e giunte cinque anni fa dal Giappone, 17 milioni di euro chiusi nel cellofan coperto di polvere. «Dice che così ci rimetto? Me ne ciavo! Sono pieno di robe che non adopero. Se avessi comprato azioni della Banca popolare di Vicenza, ci smenavo di più. Intanto le due presse restano lì. Da qualche parte le manderò. Ma qui non le monto di sicuro. Basta! Con questo Paese ho chiuso. Mi trattano come un delinquente? E io smetto d'investire in Italia».

La via d'uscita di Tsipras per la Grecia. Quella che non vede Renzi

di Alexis Tsipras.

Vorrei ringraziare gli organizzatori per il grande onore di invitarmi a partecipare a questo importante evento, il Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo. Molti di voi si chiederanno perché mi trovo qui, oggi, e non a Bruxelles a negoziare. Sia come sia sono qui, ed il motivo è che un Paese che vuole esaminare ed esplorare le possibilità di realizzare dei risultati, deve avere una politica multi dimensionale e intrattenere rapporti con le nazioni che al momento giocano un ruolo chiave nello sviluppo economico globale.
La situazione economica prodotta dall'esplosione della crisi globale del 2008 ci ha consegnato un mondo molto cambiato. In Europa abbiamo vissuto a lungo nell'illusione di vivere al centro del mondo, prestando attenzione alle novità  oltre confine che avvenivano oltre le nostre immediate vicinanze, solo se si realizzavano sull'altra sponda dell'Atlantico.
E tuttavia, il centro economico del mondo, nel frattempo, si è spostato. Nuove potenze emergenti hanno un ruolo di crescente importanza sia sul piano economico che su quello geopolitico. Le relazioni internazionali stanno acquisendo una forma sempre più multipolare. Il ruolo del G20, il consolidamento della cooperazione regionale in Asia, America Latina ed Africa, così come il rafforzarsi della cooperazione fra paesi del BRICS costituiscono altrettante prove irrefutabili dell'emergere di una nuova economia mondiale.

L’Italia di Renzi cambia verso? E’ verissimo: torna indietro di oltre un secolo

di Giuseppe Palma
Che l’Euro sia una moneta costruita appositamente per impedire a ciascuno Stato dell’Eurozona di far leva sulla svalutazione monetaria è un dato ormai acquisito (ricordate quando scrivevo dei cambi fissi tra l’Euro e le valute nazionali dei Paesi che hanno aderito alla moneta unica?). E che a causa di quanto premesso ciascuno Stato sia costretto a far leva sulla svalutazione del lavoro allo scopo di far tornare le imprese ad essere competitive sui mercati è un aspetto che invece fa fatica ad entrare nella testa di un popolo inconsapevole e distratto!

Lo scopo principale del Governo Renzi – e dei suoi amici europei – è quello di salvare a tutti costi la moneta unica: perché ciò sia possibile servono norme che distruggano i diritti connessi al lavoro!
Il Parlamento italiano, accogliendo i diktat imposti dai Governi Monti prima e Renzi dopo (che a loro volta avevano accolto acriticamente le imposizioni dell’intero apparato eurocratico), ha approvato sia la Legge Fornero che il Jobs Act, ed entrambe vanno nella medesima direzione: SVALUTARE IL LAVORO E GARANTIRE LA SOPRAVVIVENZA DELL’EURO!
Sullo smantellamento dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori e sulle limitatissime ipotesi residuali di reintegra del lavoratore illegittimamente licenziato (sia per giustificato motivo oggettivo sia per giustificato motivo soggettivo o per giusta causa) ho già scritto due articoli, dei quali consiglio un attento ripasso: http://scenarieconomici.it/il-crimine-della-svalutazione-del-lavoro-allo-scopo-di-salvare-leuro-di-giuseppe-palma/; http://scenarieconomici.it/il-jobs-act-e-i-licenziamenti-la-farsa-del-contratto-a-tempo-indeterminato-di-giuseppe-palma/

sabato 20 giugno 2015

SE ATENE PIANGE, L’EUROPA NON RIDE!

Paolo Becchi e Antonio M. Rinaldi
scenarieconomici.it
È proprio il caso di dirlo: l’elefante non è riuscito sinora a partorire neanche un topolino! La crisi greca sta ormai arrivando al suo epilogo dopo cinque anni di continui rinvii e rammendi, in cui ognuno ha cercato di tirare la coperta dalla propria parte per mettersi al sicuro dai rischi. E adesso che hanno spolpato bene l’osso, possono pure gettarlo via.
Ciò che sta emergendo non è tanto il default della stessa Grecia, quanto il totale fallimento della leadership tedesca nella conduzione dell’Europa. A errori si sono sommati errori anche peggiori e ciò che si sarebbe potuto circoscrivere abbastanza facilmente, visto che riguardava un Paese con solo il 2% del PIL dell’intera zona euro, si è invece trasformato in qualcosa didevastante. A farne le spese è stata anzitutto la credibilità di chi ha gestito, da quando si è formata l’area della moneta unica, le vicende e le sorti europee avocando a sé ogni iniziativa politica ed economica: la Germania.
Spazi e ruoli conquistati non per riconosciuta bravura, ma per la totale assenza di concorrenti, se si pensa alla sempre più deboleFrancia ridotta ad ancella e all’Italia privata di qualsiasi ruolo nella conduzione europea. Sono state le regole imposte per la costruzione monetaria comune – forgiata a immagine e somiglianza del marco – che hanno fatto sì che la Germania si avvantaggiasse oltre ogni modo rispetto a tutti gli altri paesi, raggiungendo così una stabilità politica ed economica sconosciuta al resto d’Europa.
Questa leadership “conquistata” non sul campo, ma esclusivamente per assenza di “concorrenza”, è messa però fortemente in crisialla prima prova dei fatti. La stessa Troika, responsabile tecnica del disastro greco, ha seguito le “direttive” di Berlino e diFrancoforte, sede non della Banca Centrale Europea, ma della Bundesbank, dal momento che l’Istituto presieduto da Draghi viene sempre più considerato come una filiale della Banca Centrale Tedesca.

In Italia poveri sempre più poveri e ricchi sempre più ricchi

Dopo il trentennio 1945-1975, i “Trenta gloriosi”, la forte ondata anti-keynesiana ha generato una polarizzazione dei redditi tanto che l’ultimo rapporto della Oxfam attesta come 85 super paperoni possiedano l’equivalente di metà della popolazione mondiale. La redistribuzione delle ricchezze appare la battaglia cardine e passa anche per nuove politiche fiscali mirate a “colpire” grandi capitali e patrimoni. 

di Marta Fana e Giacomo Russo Spena 

Come non detto, si sono sbagliati. Crollano, d’un tratto, teorie e tabù. Anni di politiche economiche rivelatesi un fallimento. Persino il Fondo Monetario Internazionale[1] e l’Ocse[2] sono costretti alla confessione: le disuguaglianze economiche e sociali danneggiano la crescita mentre la liberalizzazione del mercato del lavoro ha contribuito a farle aumentare già prima dello scoppio della crisi. 


Dopo il trentennio 1945-1975, i “Trenta gloriosi”, la forte ondata anti-keynesiana ha portato a misure incentrate su privatizzazioni, deregulation del mercato finanziario, taglio della spesa sociale, aumento della tassazione sul lavoro – piuttosto che di quella sui profitti e sul reddito da capitale – liberalizzazione del mercato del lavoro, il tutto riducendo la progressività delle aliquote e frenando le politiche distributive e redistributive. 

Il rapporto di ricerca Working for The Few della Oxfam[3] evidenzia come dalla fine del 1970 la tassazione per i più ricchi sia diminuita in 29 Paesi sui 30 per i quali erano disponibili dati. Ovvero: i ricchi non solo guadagnano di più, ma pagano meno tasse. 

La polarizzazione dei redditi e delle ricchezze diventa una costante in tutti gli Stati del G7 e non solo. Dagli anni Ottanta l’aumento delle disparità di reddito è particolarmente marcato nel Regno Unito, Usa e Canada. In Italia sale nei primi anni Novanta per stanziarsi, da subito, ad un livello elevato. Per la prima volta, si evidenzia un aumento del divario tra ricchi e poveri anche in Paesi tradizionalmente caratterizzati da bassa disuguaglianza come la Germania. 

EUROPEISMO E NAZISMO...DAS JAHR 2015 (ANNO 2015)

DI PANAGIOTIS GRIGORIOU 
greekcrisis.fr 

 I nostri analisti e scrittori di ieri intuivano, talvolta in modo molto chiaro, le trame del tempo umano che è il nostro. ‘’Mi ricordo la casa sotto l’Occupazione: sempre chiusa. E così anche durante la guerra civile. Più tardi, dovetti allontanarmi per molto tempo. Il reggimento, i battelli, amori interminabili e tante preoccupazioni che consideravo uniche. Le più penose. Fino al giorno in cui i lutti mi riportarono a casa. Ero diventato capo famiglia. Io, a capo di qualche cosa ‘’. ‘’In quanto alla casa interamente chiusa, non solo non esisteva più, ma non si riconosceva nemmeno il punto in cui era passata la strada. Il piano di urbanizzazione, in genere disegnato da persone che ci ignorano e se ne fregano del nostro parere, aveva cancellato tutto con un tratto di penna’’. Così scriveva Yórgos Ioánnou (Les Cris, Le Sarcofhage e raccolte, traduzione di Michel Volkovitch). Ventisei storie autobiografiche in cui rivivono gli anni bui dell’Occupazione tedesca e gli ‘’anni terribili’’ che seguirono. Yórgos Ioánnou (1927-1985), autore tra i più originali della letteratura contemporanea greca, nacque a Salonicco nel 1927 da una famiglia di rifugiati della Traccia orientale. Ancora giovanissimo allo scoppio della seconda guerra mondiale, non trasse vantaggi neppure dai suoi 20 anni, trascorsi durante la tempestosa guerra civile (1944-1949). Una giovinezza sofferta, dunque, per la fame e le esazioni, che avrebbe portato in gestazione i principali elementi della sua opera, attraverso la coscienza di una generazione vinta, la sua, da cui gli derivò l’ossessione di una morte improvvisa e prematura.

venerdì 19 giugno 2015

Per l'Italia è tempo di pensare con la propria testa

di Giuseppe Cucchi

Il mondo dell'epoca bipolare aveva il grosso vantaggio di essere in bianco e nero.
Come nei film western della mia gioventù, i buoni stavano da una parte, tutti vestiti di bianco, mentre dall'altra si ammassavano i cattivi, accuratamente abbigliati in nero. In questo modo, riuscire a comprendere chi fosse buono e chi fosse cattivo non era affatto difficile, considerato come se non esistessero, almeno ufficialmente, le infinite sfumature di grigio che avrebbero potuto fungere da ponte fra le due parti e complicare la situazione.
Per noi militari le cose erano addirittura più facili, visto che i buoni facevano tutti capo alla medesima alleanza e quasi tutti i cattivi all'alleanza contrapposta. Rimaneva fra i due estremi una vasta terra di nessuno, quella dei paesi cosiddetti non allineati, che però venivano considerati ininfluenti dal punto di vista dell'equilibrio generale, salvo poi doverci dolorosamente ricredere allorché ci si trovava di fronte a situazioni come quella del Vietnam.

L'Enciclica del Papa, un' arma potente nelle mani dei poveri e dei deboli ( Giulietto Chiesa )


giovedì 18 giugno 2015

Papa Francesco indica la giusta strada, il mondo della Politica, legato ai grandi interessi della finanza, annichilisce

di Paolo Bartolini.

Suscita già un grande vocio l'enciclica «Laudato si'» di Papa Francesco (qui il testo integrale). Fra i tanti cronisti potete leggere Francesco Antonio Grana sul Fatto Quotidiano.
L'odierno pontefice, possiamo ormai dirlo, rappresenta di questi tempi il baluardo più solido per una resistenza etica - e poi politica - alla società di mercato.


La sua "visibilità" (come si usa dire nel grande show che ci avvolge), la possibilità di parlare con autorevolezza a milioni di persone su temi di rilevanza mondiale, devono essere salutati con favore da chiunque desideri una rivoluzione culturale capace di contrastare la logica nichilista dell'accumulazione economica fine a se stessa. 

Non abbandoniamo il popolo greco, nostri fratelli,...dopo, il mostro, divorerà anche noi



Libertà di spionaggio per licenziare meglio: i lavoratori ringraziano Renzi e Poletti


di Giorgio Cremaschi

Nel film Tempi Moderni l'operaio Charlot si affanna alla catena di montaggio mentre viene controllato dal padrone, che da un grande schermo spia e comanda tutti i dipendenti. Negli Stati Uniti degli anni 30 la denuncia dell'incombere sul lavoro dell'occhio del padrone faceva parte della svolta progressista del New Deal di Roosevelt. 35 anni dopo quel film in Italia lo Statuto dei Lavoratori, nel suo articolo 4, vietava i controlli audiovisivi, salvo accordo sindacale, e ogni altra forma di controllo a distanza sul lavoratore.

Oggi il governo Renzi, che applica la controriforma sociale voluta dalla Troika e dalla finanza internazionale, legalizza lo spionaggio aziendale ai danni del lavoratore. Il controllo televisivo resta più o meno vincolato alle leggi di una volta, ma non perché si sia voluto tutelare i lavoratori. Le telecamere già oggi servono per i parcheggi, per le entrate, per le zone a rischio e per prevenire furti, non per il controllo delle attività. Nessun padrone oggi ha bisogno di comportarsi come quello di Charlot. I controlli sul lavoro da tempo son attuati attraverso il cablaggio e la messa in rete di tutti gli strumenti e le postazioni di lavoro. Le macchine hanno in ogni postazione una registrazione delle attività. Le catene di montaggio, le casse dei supermercati, le automobili aziendali, i treni e gli autobus, i computer negli uffici, i magazzini, le entrate e le uscite, tutti i posti di lavoro da tempo son connessi ad una rete che permette il controllo del lavoratore.

mercoledì 17 giugno 2015

Con Papa Francesco e l'Enciclica "Laudato si", perfettamente in sintonia

di 

Non solo ecologia. Nella sua seconda enciclica, la prima in assoluto dedicata al creato, dal titolo Laudato si’, Papa Francesco attacca chi sostiene che il diritto alla proprietà privata è assoluto o intoccabile, mettendo in risalto, invece, “la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata”. Una posizione che ha sempre contraddistinto Bergoglio




(fin quando era arcivescovo di Buenos Aires), che in diverse occasioni ha affrontato il tema chiedendo “una terra, una casa e un lavoro per tutti”. Questa volta non si tratta di un’omelia o di un discorso. Il concetto è messo nero su bianco sul documento ufficiale più importante per tutti i cattolici. Francesco ribadisce quanto aveva affermato Giovanni Paolo II spiegando che “la Chiesa difende sì il legittimo diritto alla proprietà privata, ma insegna anche con non minor chiarezza che su ogni proprietà privata grava sempre un’ipoteca sociale, perché i beni servano alla destinazione generale che Dio ha loro dato”. Bergoglio punta anche il dito contro il salvataggio a ogni costo delle banche, “facendo pagare il prezzo alla popolazione”, e contrasta il dominio assoluto della finanza.