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mercoledì 31 dicembre 2014

Non è un Paese per onesti - PM Nino Di Matteo



Ciò che non può dire Napolitano

di Pierfranco Pellizzetti


Italiane e Italiani, Concittadini,

è con viva e vibrante soddisfazione che in quest’ultima apparizione – quale vostro Presidente – posso chiudere il difficile anno 2014 con una rassicurazione rivolta a tutti voi: sul ramo annoso della nostra Repubblica si sono schiusi fiori novelli, pronti a maturare in frutti copiosi la prossima stagione. La ragione per cui ora posso adire il mio meritato riposo, fiducioso che il testimone è stato passato a giovani mani, che lo faranno correre verso il traguardo con rinnovata lena.

martedì 30 dicembre 2014

Jobs End, ovvero la fine del lavoro

Con l'approvazione dei decreti delegati arriva al capolinea il Jobs Act: l'ultimo tassello di un percorso ormai avviato da anni verso la totale liquefazione del lavoro. Ma verso quale modello economico tende un mercato del lavoro fondato su un paradigma di lavoratore “a resistenza zero”, del tutto sostituibile e fungibile rispetto ad altra forza lavoro?

di Domenico Tambasco

Con l’approvazione preliminare, alla vigilia di Natale, dello “Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183”,sembra essere giunta ad un arresto quasi definitivo l’opera governativa di radicale trasformazione del diritto del lavoro intrapresa, ormai da alcuni anni, anche e soprattutto su sollecitazione delle istituzioni europee ed internazionali.

Presidio Vibac: " forse l’ultima speranza che questa Valle ha per iniziare a disegnare e definire il proprio destino, da protagonista e non da spettatore"


di Roberto Pisano

Con grande sorpresa, mentre svolgevamo il nostro turno al presidio VIBAC durante la notte del 25, si è avvicinato a noi un ragazzo portando del caffè per tutti. Non lo conoscevamo, da subito lo abbiamo visto ascoltare le nostre discussioni e partecipare, andando avanti così fino al mattino. Oggi, navigando su internet abbiamo scoperto questo suo scritto che oltre a riempirci di gioia ci ha dato ancor più forza per andare avanti ( Vincenzo Cirigliano ) 

Presidio di uomini, ragazzi, padri di famiglia che stanno lottando per difendere non solo il proprio lavoro ma anche e soprattutto il sacrosanto diritto di assicurare a se stessi e ai propri cari un futuro degno di essere chiamato tale.
Con loro ho avuto l’onore e il piacere di trascorrere una notte, quella del 25 dicembre. Solo sei ore. Sei densissime ore, di quelle che lasciano il segno.

lunedì 29 dicembre 2014

Scopo del Job Acts: licenziamenti di massa di lavoratori che hanno l'articolo 18 a favore di dipendenti precari a vita

di Giorgio Cremaschi.

Era lecito domandarsi a che servisse togliere la tutela dell'articolo 18 a tutti i nuovi assunti, quando non si creano nuovi posti di lavoro e la disoccupazione aumenta.
Il decreto natalizio del governo Renzi supera questa contraddizione. Senza che se ne fosse minimamente accennato nella discussione parlamentare sulla legge delega, il testo sfrutta al massimo l'incostituzionale mandato in bianco imposto col voto di fiducia e estende la franchigia anche al mancato rispetto delle regole sui licenziamenti collettivi. La legge 223 infatti, recependo principi e regole in vigore in tutti i paesi industriali più avanzati e sostenute con forza da tutte le organizzazioni internazionali, Onu in testa, da oltre venti anni disciplina i licenziamenti collettivi per crisi, stabilendo criteri e regole nel loro esercizio. Ad esempio essa applica un concetto principe del diritto del lavoro degli USA, la "seniority list " . Se proprio si deve licenziare si parte dagli ultimi arrivati , dai più giovani, da coloro che non hanno carichi familiari e si risale verso le madri e gli anziani capi di famiglia. In vetta a quella lista, nelle aziende Usa sindacalizzate, stanno addirittura i rappresentanti dei lavoratori. In Italia non siamo così rigidi, ma il senso della regola è lo stesso.

domenica 28 dicembre 2014

Due anni in prima linea

di Paola Taverna

"Quasi due anni in prima linea, con le ossa rotte, ferite aperte, ma ancora in piedi.

Due anni di una politica per come l'avevamo promessa, coerente con il nostro programma e la nostra coscienza. Due anni nei quali molti di voi hanno capito che non bastava un voto per cambiare il paese ma occorreva diventare parte integrante del progetto. Anni durante i quali qualcun altro ha ritenuto che il rancio o la cuccetta non fossero comode come le aveva immaginate e che forse esiste un modo più semplice per vincere una sola battaglia, la propria. Ho visto alcuni godere delle mille difficoltà, come se la nostra sconfitta fosse giustificazione della loro ignavia ed altri sussurrarci di non mollare ma attenti che nessuno li sentisse. Ho preso coscienza di un paese marcio più di quanto si possa immaginare e sono stata testimone dell'assenza di volontà nel volerlo cambiare.

Scelgo questo giorno e questo post per ringraziare tutti coloro che sono rimasti fedeli ad un sogno. Grazie a chi ha capito che la guerra è fuori e non dentro. Grazie a chi ci ha criticato facendoci migliorare. Grazie a chi ha saputo resistere al richiamo delle sirene.

Il rancio sarà scarso e poche ore di sonno, ma se fai un passo indietro, se smetti di ricordare chi ti ha affidato una speranza, se chiudi gli occhi e fingi di non vedere, smetterai di combattere l'unica guerra che dà un senso al tuo vivere. Grazie a chi combatte per scegliere se essere un servo o un uomo libero. Auguri dal più profondo del cuore".




Paola Taverna, Senato 5 Stelle

Ci salva solo una politica economica frutto di una riscossa di classe e di popolo

DI JOSEPH HALEVI
facebook.com
Fine anno alcune osservazioni

1) Europa. Togliersi dalla testa che riprese keynesiane e relative politiche siano possibili. Lo sono sempre di meno e la prospettiva e' che lo saranno sempre meno. I blocchi di potere non lo permettono e questo ne elimina la fattibilita' e la stessa attualita'.

 (2) La bolla rappresentata dalla crescita cinese si sta sgonfiando e non e' controbilanciata dalla ripresa della crescita in India. Ne consegue che il sistema delle materie prime e' entrato in profonda deflazione dei prezzi.

sabato 27 dicembre 2014

Ma l’Eurozona non era un successo! Evidentemente solo per la Germania

di Paolo Barnard

Sarà difficile per i quotidiani cambiare l’acronimo. Sarà difficile soprattutto per i tedeschi, ste m… (finisce per erde), che l’hanno inventato: PIIGS, che fu volutamente messo assieme in modo da suonare come PIGS (maiali in inglese ), era l’acronimo affibbiato ad inizio crisi dell’Eurozona ai Paesi cosiddetti spendaccioni, corrotti, incapaci, le zavorre d’Europa, cioè Portogallo (P), Italia (I), Irlanda (I), Grecia (G) e Spagna (S). Che vergogna essere messi in un angolo della classe in ginocchio sulle noci con le orecchie d’asino, per noi PIIGS. Germania e Francia ci guardavano con dispregio, sorrisetti, scherno…

venerdì 26 dicembre 2014

Buon Act a tutti!

di Internazionale
Il consiglio dei ministri ha approvato due decreti attuativi del Jobs act, la legge delega per la riforma del lavoro votata dal parlamento. Uno dei due decreti è sul contratto a tutele crescenti e sull'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, l'altro riguarda gli ammortizzatori sociali. Le commissioni parlamentari hanno trenta giorni per valutarli, poi torneranno al consiglio dei ministri.
In una nota, Susanna Camusso, segretaria della Cgil, ha commentato:
Con i provvedimenti odierni il governo Renzi ha cancellato il lavoro a tempo indeterminato, generalizzando la precarizzazione dei rapporti di lavoro in Italia. Non soddisfatto ha diviso ulteriormente i lavoratori penalizzando ancora una volta i giovani e i nuovi assunti.
Per la prima volta il governo rinuncia alla politica economica appaltando alle imprese la ripresa, consentendo la libertà di licenziare sempre e comunque. Invertendo l'onere della prova, che ora ricadrà sulle spalle dei lavoratori, si crea un abominio addossando alla parte più debole e ricattabile del rapporto di lavoro la dimostrazione della ingiustizia del suo licenziamento.
Ecco il testo integrale del decreto legislativo tutele crescenti.

giovedì 25 dicembre 2014

Agli Italiani, per regalo di Natale , il Job Acts

di Roberto Marchesi    Il Fatto Quotidiano

Sappiamo bene che il “Job Act”, gran regalo di Renzi ai lavoratori italiani, non è piaciuto a tutti. Qualcuno (Landini per per dirne uno) si è messo proprio di traverso, ma è normale, non si può sempre accontentare tutti. Lui però ci ha provato. Con le “tutele crescenti” per esempio. Da decenni non si vedeva un idea così brillante a supporto della crescita nell’ambito lavorativo. Quelli che si oppongono è perché non l’hanno capito. Invece dell’art.18 saranno le tutele crescenti a proteggere il lavoratore dal licenziamento per ragioni economiche dell’azienda. Infatti basterà al lavoratore dare piena soddisfazione per qualche anno ai manager che lo comandano per avere la certezza che saranno gli stessi manager a volergli bene come ad un bambino e mai se ne vorranno separare. E ci sarà una grande crescita anche in termini di uguaglianza tra i lavoratori, perché con le tutele crescenti e con la modifica sostanziale dell’art.18 tutti i lavoratori saranno finalmente sullo stesso piano, anche quelli assunti da aziende con meno di 16 dipendenti.

mercoledì 24 dicembre 2014

“Podemos”, una sinistra oltre la sinistra?

Sono anti casta, lottano contro il sistema corrotto e in Europa sono alleati del leader greco Tsipras. Un libro edito da Alegre racconta l'esperienza del nuovo partito che sta scuotendo la Spagna e che i sondaggi danno in grande ascesa. Ma sono davvero i grillini iberici? 

di Angelo d’Orsi
Un fantasma si aggira per l’Europa. Contro di esso tutte le potenze della finanza e della burocrazia, i “poteri forti”, ma traballanti, si stanno unendo, in una nuova Santa Alleanza, in nome della “stabilità”, dell’“ordine”, del “pareggio di bilancio”, della “governabilità”, e, naturalmente, della “democrazia” e dei cosiddetti “valori dell’Occidente”. No. Non si tratta del fantasma ormai antico, controverso, ma oggi senza mordente, del comunismo. È il più corposo, diffuso, e confuso, spettro del “populismo”, come viene sinteticamente e sbrigativamente etichettato, a fini puramente liquidatori. Ancora pochi giorni or sono, il presidente della nostra Repubblica, nel (forse) suo ultimo discorso politico, ha sparato contro populismo e antipolitica, visti in sostanza come sinonimi, due forme assunte dai nemici della democrazia (e dell’Europa, con cui scorrettamente viene confuso il carrozzone dell’Unione). 

Di populismo si è parlato per fenomeni diversi, difficilmente assimilabili, in questi anni, ma sempre appunto con connotazione negativa, anche sovente con accenti volti a ridicolizzare i soggetti in questione, e soprattutto, partendo dalla ostentata convinzione che chi parla in nome del popolo contro “il palazzo” o “la casta”, sia un pericoloso nemico della patria, non importa quale: il sistema, detto con espressione d’antan

Del resto la stessa teoria politica, sulla scorta degli esempi storici, distingue tra un populismo di destra e uno di sinistra, ma si tratta di categorie che la pratica recente ha scombussolato: dove collocare il Movimento 5 Stelle? Né di destra, né di sinistra, si dichiarano i loro leader, rivelando in realtà un oscillare ambiguo fra i due poli dell’arco politico, con reclutamento sociale variegato. Di populismo sono stati accusati i diversi movimenti extraparlamentari che hanno animato le piazze (fisiche e virtuali) negli ultimi anni, in nome di un “altro mondo possibile”, o semplicemente in nome della legalità, o della pubblicità dei “beni comuni”, della difesa ambientale o paesaggistica e così via. 

La RSU VIBAC scrive ai rappresentanti Lucani nel Parlamento Europeo

Egregi Onorevoli Parlamentari Europei Pittella e Pedicini,
chi scrive questa lettera sono i Rappresentanti Sindacali della VIBAC S.P.A di Grumento Nova, una Multinazionale tra le più importanti al mondo per la produzione di Packaging per alimenti e nastri adesivi, i cui 185 dipendenti sono stati da qualche giorno interessati dall’apertura di una procedura di Mobilità  che, nell’arco di tempo prevista dall’iter di discussione della stessa, minaccia di portare alla chiusura definitiva del sito produttivo. Premettiamo che questa Azienda si trova nell’area del COVA di Viggiano e sul territorio che viene riconosciuto come il più grande giacimento naturale di petrolio e Gas dell’area Europea. L’Azienda VIBAC essendo un’Azienda particolarmente energivora si è trovata quindi ad operare in questi anni su un territorio che almeno teoricamente presenta caratteristiche ideali per questo tipo di produzione. Nei fatti però, tutto ciò per la VIBAC, che già fa i conti giornalmente con un territorio privo di infrastrutture viarie e ferroviarie che incidono pesantemente sui costi  della materia prima e del trasporto, non si è mai tradotta in vere opportunità reali, in quanto i costi sostenuti relativi al prezzo del Gas e dell’elettricità sono stati sempre in linea con quelli che si pagano nelle altre aree nazionali.



lunedì 22 dicembre 2014

Il Nuovo Anno di un condannato a morte

di Saverio Lodato
Non sappiamo come passerà la notte di Capodanno un condannato a morte, a data da destinarsi, a causa del suo lavoro che non viene gradito, che addirittura risulta insopportabile, che viene considerato un intralcio per i manovratori grandi e piccoli di questo Paese. Non sappiamo quali pensieri gli passeranno per la testa mentre sarà circondato da moglie e figli nei cui sguardi indovinerà facilmente interrogativi pesanti come macigni; mentre immaginerà il 2015 che si spalanca davanti a lui come un ennesimo scenario di trappole, sgambetti, tradimenti, veleni; mentre sarà incerto sul destino di una grande inchiesta che, insieme a un manipolo di altri colleghi della sua stessa tempra, ha tenacemente voluto e spinto avanti nell'incrollabile certezza che per l'accertamento della verità i magistrati, se magistrati sono e non pagliacci che riempiono una toga, devono fare questo e altro.

Crisi: è in arrivo la terza ondata

di Aldo Giannuli
Il periodo di relativa tregua della crisi finanziaria volge al termine dopo circa tre anni. E' stato poco più lungo del precedente (durato dal tardo 2009 a metà 2011) e questo ha suggerito l'illusoria convinzione che si fosse avviata una uscita dalla crisi, pur se lenta e graduale.
La speranza era che l'inondazione di liquidità delle banche centrali facesse da volano agli investimenti nell'economia reale, con conseguente aumento dell'occupazione e, quindi, dei consumi. Così non è stato: i soggetti finanziari hanno continuato ad usare il denaro per nuovi impieghi finanziari, lesinando i prestiti ad imprese e famiglie. Per cui, nessuna impresa dell'economia reale, ma semplice gonfiatura dell'ennesima bolla finanziaria.
La cosa si è mantenuta in equilibrio (almeno dal punto di vista finanziario) per un po', ma adesso le palle che i giocolieri hanno tenuto in aria cominciano a cadere e ci risiamo con la crisi finanziaria.

domenica 21 dicembre 2014

Oggi Grecia, domani Italia: strage per depressione di massa, made in Germany

La Gabanelli vi intrattiene con sapienza proponendovi un po’ di senso di colpa a buon mercato per le povere oche spiumate? «Bene, avete sofferto tanto: il distrattore ha funzionato», scrive Barbara Tampieri. Ma se volete inorridire veramente – non per la mattanza di oche, ma di esseri umani – c’è un documentario greco che racconta «l’epidemia di depressione che è calata sul paese come un castigo biblico». La terapia-choc, made in Germany, ha provocato «un disastro mentale su larga scala, un genocidio senza sparare un colpo», con la piena complicità della propaganda dei media.

sabato 20 dicembre 2014

Sfatiamo qualche mito e facciamo un pò di chiarezza

Il tema della lotta all’evasione fiscale non sembra essere prioritario nell’agenda di questo Governo, nonostante l’evasione continui a essere alta e costituisca un rilevante freno alla crescita e un rilevante fattore di aumento delle diseguaglianze distributive. Il Governo ha scelto di riproporre misure di semplificazione per contrastare il fenomeno: ma si tratta di una linea già percorsa, con risultati decisamente deludenti. 

di Guglielmo Forges Davanzati

Si calcola che l’evasione fiscale in Italia ammonti a un importo compreso (a seconda della metodologia di stima) fra i 90 e i 140 miliardi di euro[1]. Non si tratta esclusivamente di una questione di ordine etico, sebbene quest’ordine di motivazione sia ovviamente di massima rilevanza, ma anche di un problema di massima rilevanza per la crescita economica e la distribuzione del reddito. Innanzitutto, va rilevato che, in presenza di un’elevata evasione fiscale e di un elevato debito pubblico, la tassazione su famiglie e imprese che non evadono né eludono è ovviamente molto elevata; cosa che contribuisce a spiegare l’elevatissima e crescente pressione fiscale in Italia, e il fatto che essa è strutturalmente più elevata della media europea.

E’ palese che l’illegalità ha un costo. Ed è possibile rilevare che un’elevata evasione fiscale è un problema non solo perché riduce il tasso di crescita, ma anche perché contribuisce a rendere sempre più diseguale la distribuzione del reddito. Ciò per le seguenti ragioni.

1) L’economia italiana sperimenta l’apparente paradosso di una costante riduzione della spesa pubblica e di un costante aumento del debito pubblico, non solo in rapporto al Pil ma anche in valore

assoluto.


Sfatiamo anche questo di mito

venerdì 19 dicembre 2014

Il governo Renzi incita all'evasione fiscale!

di Bruno Tinti, da il Fatto quotidiano

Domanda per i miei 24 (25 erano quelli di Alessandro Manzoni, è un fatto di modestia) lettori.
Considerato che:

1) L’Italia è uno dei Paesi più corrotti del mondo e la corruzione si fa con il “nero”, cioè con i soldi frutto dell’evasione fiscale;

2) L’Italia è sull’orlo della bancarotta da almeno 5 anni e, ogni anno, si tagliano servizi essenziali tra cui, in particolare, quelli sanitari e giudiziari; senza i quali un Paese smette di essere civile;

3) Il bottino rappresentato dall’evasione fiscale si aggira, secondo i calcoli di Corte dei conti, Agenzia delle Entrate, Eurispes e Camere di Commercio (queste ultime un po’ interessate al ribasso) tra i 90 e i 200 miliardi di euro;

4) Dovrebbe – pertanto – essere necessario recuperare il gettito fiscale evaso che, secondo il ministero delle Finanze (che non lo dice espressamente; lo si ricava – con fatica – dai dati on line), proviene, per il 90%, dal popolo dell’Iva e dalle piccole e medie imprese;

La vertenza VIBAC, un monito per il Sistema Italia, uno stimolo per la politica

di Vincenzo Cirigliano


Dopo vari approcci che ci sono stati in questi ultimi mesi tra Dirigenza Aziendale e Rappresentanze Sindacali, nel corso dei quali i vertici Aziendali hanno delineato le difficoltà in cui il Gruppo si trova ad operare sui mercati Internazionali sempre più dominati dai paesi emergenti, sia Europei che euro asiatici, il 16 Dicembre si concretizza per i 185 lavoratori VIBAC di Grumento Nova, in provincia di Potenza, lo spettro della disoccupazione annunciato dall’apertura di una procedura di mobilità con i cancelli dell’Azienda che, senza nessun preavviso, rimangono chiusi ed inaccessibili ai lavoratori che si apprestavano a  coprire il loro normale turno di lavoro.

giovedì 18 dicembre 2014

Con il ricatto dei mercati l'Europa pilota il voto negli Stati Europei

di Paolo Becchi

"Non ha più importanza chi detiene il potere politico, tanto non sono più loro a decidere le cose da fare". Noam Chomsky lo scriveva già dagli anni '90, ma quello che sta avvenendo in Europa ne è la conferma più emblematica. Non è il caso qui di tornare sul colpo di Stato permanente in Italia, oggi vorrei porre l'attenzione su quello che accadendo in Grecia, con la speranza che ad indignarsi siano anche coloro che si ostinano a credere di vivere in un sistema democratico ai tempi di Draghi, Merkel e Juncker.
In vista del voto del 17 dicembre per l'elezione del prossimo presidente della Repubblica, il premier greco Antonis Samaras ha presentato un candidato, Stavros Dimas, impresentabile, in quanto ex commissario dell'Unione Europea.
Per evitare le elezioni anticipate nel 2015, così come previsto dalla Costituzione, Samaras dovrà confidare sui voti dell'opposizione e raggiungere il 60% delle preferenze in Parlamento. Si tratta di un nome chiaramente non accettabile per il principale partito dell'opposizione nel paese, Syriza, che ha dichiarato di voler cancellare il Memorandum d'intesa imposto dalla Troika e rinegoziare tutto il debito contratto dal paese con gli istituti di credito stranieri.

lunedì 15 dicembre 2014

Nel PD finalmente qualcuno rialza la testa

Durissimo sfogo del deputato della minoranza Pd Stefano Fassina all'indirizzo del premier Matteo Renzi nel corso dell'assemblea nazionale del Partito Democratico.
"È inaccettabile la delegittimazione morale e politica di chi ha posizioni diverse dalle tue", ha detto Fassina. "Non sto in Parlamento per frenare, boicottare, gufare o far fallire le riforme. Se vuoi andare ad elezioni dillo chiaramente, assumi le tue responsabilità e smettila di scaricarle sulle spalle di altri".


domenica 14 dicembre 2014

Dicono di aiutare Imprenditori e Artigiani invece li affossano

Cari amici Artigiani e Care Imprese,
come vi sarà noto, in questi giorni, la legge di Stabilità è in discussione al Senato.
Questa legge proposta dal governo Renzi, contempla l'introduzione di alcune misure che vi arrecheranno non pochi danni e pregiudizi, in quanto prevede la soppressione dell'art 8, comma 9 della legge 407/90.

Consideriamo sia indispensabile informarvi del rischio che state correndo, per cui vi chiediamo vivamente di diffondere la presente comunicazione, anche al fine di poter far pressione sul Governo ed evitare l'ennesimo grave pregiudizio ai vostri danni.

Il citato articolo della legge n. 407/90, come ben sapete, Vi consentiva di usufruire, in caso di assunzione con contratto a tempo indeterminato di lavoratori disoccupati da almeno 2 anni, di una riduzione dei contributi previdenziali e assistenziali e del premio INAIL nella misura del 100% per un periodo di durata di 36 mesi per gli artigiani di tutta Italia e per le aziende del Mezzogiorno e del 50% di quelle del Nord e del Centro.

sabato 13 dicembre 2014

I giovani Renziani cascano dal pero

di Matteo Pucciarelli

Si aggirano con fare guardingo, gelosi della verità che alla tenera soglia dei trenta-quaranta anni hanno appena scoperto. Ma con lo sguardo furbetto di quando – bei tempi quelli – trovavi il mobiletto con la Nutella nascosta da mamma.

I giovani renziani, quelli che scendono in piazza ma solo se ci sono i tavolini all’aperto (autocit, perdonatemi), amanti del genere la-sinistra-che-dice-cose-di-destra-ma-se-mi-paragoni-alla-Thatcher-mi-offendo-eh, hanno or ora realizzato un fatto al quale, devo essere sincero, nessuno aveva mai pensato: lo sciopero generale crea disagio anche a chi non c’entra un cazzo. Non uso mai il grassetto, ma di fronte alle notizie tanto di cappello.

venerdì 12 dicembre 2014

Lo storytelling renziano è molto distante dalla realtà

di Alessandro Robecchi

Dicesi storytelling un complesso sistema di pubblicazioni, notizie, modi di comunicarle, stili innovativi, segnali mediatici, ripetizioni ossessive perché il concetto entri anche nelle teste più dure, nuovi approcci, citazioni. Insomma un po’ tutto quello che una volta si chiamava “comunicazione” e ora fa più fico dirlo in inglese. “L’arte del raccontare storie impiegata come strategia di comunicazione persuasiva”, dice il vocabolario.




Sciopero Generale, così non va

di Giorgio Cremaschi

È la prima volta che la Cgil fa uno sciopero generale contro un governo guidato dal partito di riferimento di gran parte del suo gruppo dirigente. E il governo reagisce trattando la più grande organizzazione sindacale come un cobas qualsiasi, precettando i ferrovieri. Sono fatti che ci mostrano come il nostro paese stia entrando in una dimensione politico sociale inedita, che non può essere vista con le lenti del passato. Infatti lo sciopero di Cgil e Uil, un atto politico che nel passato avrebbe messo in crisi il governo contro cui fosse stato rivolto, oggi viene da Renzi relegato in un angolo, con l’obiettivo dichiarato di mettere i suoi promotori in condizione di non incidere.

giovedì 11 dicembre 2014

Il sistema sarà costretto a fare i conti con le verità più scomode

Populismi passeggeri? Scordiamocelo. La nuova ondata anti-europeista non avrà la forza di imporsi come egemone, ma costringerà il sistema a fare i conti con le verità più scomode. E potrebbe portare al collasso la costruzione artificiosa di un’Unione Europea non esattamente democratica e popolare. Lo sostiene il politologo Aldo Giannuli, a vent’anni dalla fondazione in Italia della cosiddetta Seconda Repubblica, sotto l’urto delle inchieste per corruzione. Certo, Tangentopoli non cambiò la Costituzione. Ma a produrre il terremoto bastò la mutazione della “Costituzione materiale”, con la riforma del sistema elettorale imposta da quello che Giannuli chiama «il referendum golpista di Segni, Occhetto e Pannella», che delegittimava la Carta fondativa «riducendola al rango di “Costituzione provvisoria”», trasformando la forma di governo: dal regime parlamentare siamo passati a un «para-presidenzialismo surrettizio», sulle macerie dei vecchi partiti, «sostituiti da partiti “leggeri”, carismatici e, spesso, a carattere personale».


mercoledì 10 dicembre 2014

Di Battista tuona a Ballarò

Di Battista in prima linea a Ballarò sulla lotta alle organizzazioni malavitose che sono entrate nelle Istituzioni gestendo a man bassa soldi Pubblici dei cittadini Italiani che sempre più vengono tartassati di tasse. Un fiume in piena, Di Battista, che semplicemente descrivendo la realtà, ha messo in ben visibile imbarazzo gli esponenti del Governo presenti in studio.



Il ritorno degli esponenti Cinque Stelle in TV, nonostante il tentativo di minimizzare la portata degli eventi, messo in atto in genere da chi conduce questi programmi, rischia di diventare per l'attuale Governo un colpo difficilmente riassorbibile.

La Basilicata rende omaggio a Mango

di Vincenzo Cirigliano

Oggi la piccola cittadina di Lagonegro, insieme a tutta la Basilicata, si stringe attorno alla famiglia Mango, dilaniata dal dolore in questi giorni, per dare l'ultimo saluto ad un uomo che attraverso il suo lavoro fatto con passione, dedizione  ed umiltà ha dato lustro ad una terra il più delle volte anonima a tanti. Mango attraverso le tappe che hanno cadenzato la sua carriera, fatta anche di tanti ostacoli brillantemente superati grazie al suo innato talento e alle sue sonorità canore non comuni, per anni è stato apprezzato sui palcoscenici di tutta Italia, oltrepassando in più occasioni i confini Nazionali.



Mi piace ricordare quella squadra di musicisti che in quegli anni l'accompagnavano in giro per l'Italia fatta da più di qualche artista Lucano che come lui han dovuto sudare le proverbiali sette camice per riuscire in quello che in quegli anni è diventato " il sogno lucano ". Come lucano mi sento di ringraziare Mango per la passione che ha messo nel suo lavoro e per l'amore, in ogni occasione da lui dimostrato, per la sua terra. Oggi è giusto che la sua terra glie ne renda merito e si riconosca in Mango e nella sua Opera. 

martedì 9 dicembre 2014

Prima la politica dirigeva le danze, adesso deve ubbidire alla criminalità

di Massimo Fini

La debolezza della democrazia sta proprio in quella che viene considerata la sua essenza: la libera scelta da parte dei cittadini dei propri rappresentanti. Per la verità nella testa di Locke e Stuart Mill c'era che questa scelta riguardasse singoli individui. I partiti non erano contemplati. Ma queste aggregazioni si formarono quasi subito contraddicendo così nel profondo il pensiero liberale che voleva valorizzare meriti, capacità, potenzialità dei singoli individui contro le oligarchie e che ne vengono invece schiacciati.
A questo proposito ha detto parole definitive Gaetano Mosca che ne 'La classe politica' scrive: «Cento che agiscano sempre di concerto e d'intesa gli uni con gli altri trionferanno sempre su mille presi uno a uno che non avranno alcun accordo fra loro». I partiti non sono l'essenza della democrazia, almeno di quella liberale, come sempre si dice, ma la sua fine.
Un'ulteriore conseguenza è che il governante democratico, dovendo tener conto, a causa della competizione elettorale, del consenso non può prendere decisioni di lungo respiro, impopolari, ma può agire solo sul 'qui e ora'. Non guida il popolo, come vorrebbe la sua funzione, ma ne è guidato.
Proprio perché basate sulla competizione fra partiti le democrazie sono, storicamente e statisticamente, fra i regimi più corrotti del mondo. I partiti per competere hanno bisogno di soldi.

lunedì 8 dicembre 2014

German Act, agonia europea imposta dalle banche tedesche

Nel Jobs Act non vi è alcun elemento né innovativo né rivoluzionario, tutto già visto 15-20 anni fa. E’ una creatura del passato che getta le proprie basi nella riforma del mercato anglosassone di stampo blairiano, nell’agenda sul lavoro del 2003 in Germania e, più in generale, nelle ricerche dell’Ocse della metà anni ’90. Inoltre si tratta di una legge delega, un grosso contenitore semivuoto che sarà riempito nei prossimi mesi o chissà quando. Non mi sembra un provvedimento che arginerà la piaga della precarietà né che rilancerà l’occupazione nel paese. Il Jobs Act potrebbe tranquillamente esser stato scritto da un ministro di un passato governo Berlusconi. Non a caso Maurizio Sacconi è uno dei politici più entusiasti. Renzi continua nel solco di politiche di destra impostate sul taglio ai diritti sul lavoro, sulla compressione salariale e sulla possibilità di un maggiore controllo delle imprese sui dipendenti, vedi l’uso delle telecamere.


Destra e Sinistra rubano insieme sugli zingari

di Miguel Martinez.

Sto seguendo, un po' distrattamente visto che ho molto lavoro, la vicenda di Roma.

E quello che ho capito finora è questo.

Esiste gente che si trova sotto casa da un giorno all'altro un migliaio di Rom senza arte né parte, in immense distese mantenute con i soldi pubblici. E quindi votano a Destra perché sperano che la Destra "rimandi" i Rom nella loro mitica patria, la Zingaria. O se non in Zingaria, almeno a Zagarolo.
Esiste invece gente che trova brutto prendersela con un povero disgraziato senza arte né parte,e vorrebbe che lo Stato investisse soldi per "accoglierlo" e "integrarlo". E quindi votano a Sinistra. Dove per "Destra" e "Sinistra" intendiamo quelle realmente esistenti, quelle che ci passa il convento del sistema elettorale attuale.

Tra un'elezione e l'altra, gli elettori delle due parti si insultano iperbolicamente sul Libro de' Ceffi.

Ora viene fuori che quelli che la somma di questa gente ha votato ( i soli 5 Stelle si salvano ) si sono messi d'accordo per guadagnare cifre strepitose con i soldi pubblici, creando una via di mezzo tra campi di concentramento, focolai di delinquenza e luoghi di ozio e abbandono in cui mettere i Rom, più se ne mettono meglio è.

domenica 7 dicembre 2014

Usa, la nuova risoluzione porta alla guerra contro la Russia?

di Giulietto Chiesa.

Il 4 dicembre 2014 potrà a buon diritto essere incluso nell'elenco delle date che avranno anticipato, o preparato, la terza guerra mondiale.
Luciano Canfora ha pubblicato un bel libretto, "1914" (Sellerio), a cento anni dall'inizio della prima, per ricordarci, saggiamente, che queste faccende non nascono all'improvviso, ma richiedono una lunga preparazione. E ne descrive il percorso. A posteriori. Forse noi stiamo vivendo il cammino, in medias res, della prossima.
Ne scrivo dopo avere letto le 16 pagine della risoluzione approvata il 4 dicembre dalla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d'America, 410 voti a favore e 10 contrari (quattro deputati repubblicani e 6 democratici). Il Congresso Usa invita il Presidente a "esaminare" la "prontezza" e la "responsabilità" delle forze armate degli Stati Uniti, ma anche degli alleati della Nato, per sapere se "siano sufficienti" al fine di "soddisfare gli obblighi della difesa collettiva ai sensi dell'articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico". E' una dichiarazione di guerra. Contro chi è evidente dal resto della risoluzione, interamente dedicata alla Russia.

sabato 6 dicembre 2014

Alessandro Di Battista: "Dentro la scatoletta di tonno c'è la piovra!"

L'Italia deve ripartire affrontando seriamente il problema della Corruzione. Questo è il presupposto per ripartire e sperare nella crescita. Diversamente non si va da nessuna parte e si illude solo la gente. 

Ora anche la Germania ha difficoltà con l'Euro

Come è noto, l’invenzione dell’euro ha distrutto le monete nazionali, che ogni paese creava da solo e dal nulla, e ora tutte le nazioni dell’Eurozona devono finanziarsi sui Mercati di Capitali privati per avere moneta (l’euro) per la spesa pubblica. Quindi emettono titoli di Stato per il valore di cui necessitano per la spesa, e sperano che i mercati glieli comprino tutti. Sappiamo come sono andate le cose per anni: i Mercati non si fidavano più dei paesi Eurozona più indebitati, come Italia o Spagna o Grecia, perché appunto avevano perduto la loro abilità di stampare la loro moneta e di ripagare i debiti sempre e comunque (con fa il Giappone col debito più alto del mondo). Ok.

venerdì 5 dicembre 2014

Ma allora nella Lucania trivellata chi fa i controlli Ambientali?


Dalla lettera di Antonio Alberti libero Professionista e pensatore

ripresa su
Redazione Basilicata24


A seguito delle lettera aperta del sottoscritto al Presidente Pittella, al direttore del Dipartimento Ambiente Santoro ed al Direttore dell’Arpab Aldo Schiassi  il sottoscritto è stato invitato dal Direttore Schiassi, presso la sede Arpab per un confronto ed un approfondimento delle tematiche riguardanti la radio tossicità dei reflui provenienti dal Cova di Viggiano. Il primo incontro si è tenuto lunedì 17 novembre scorso e, tra gli altri, era presente anche il Presidente del Parco Appennino Lucano Val D’Agri e Lagonegrese ing. Totaro ed un suo consulente ing. La Banca. In tale occasione il Direttore Schiassi si è dimostrato molto interessato a recepire suggerimenti provenienti dalla società civile per cambiare completamente il modo di operare dell’Arpab e renderlo più operativo ed efficace e garante degli interessi dei Lucani. Quindi è stata fissata una successiva riunione che si è tenuta il giorno 1 dicembre, nella stessa sede, questa volta, tra il Direttore Schiassi ed tre suoi collaboratori ed il sottoscritto e la dottoressa Albina Colella.

Tossicità e radioattività dei reflui del Cova. Durante questa riunione, volendo focalizzare l’attenzione sulla tossicità e radioattività dei reflui del Cova, ho proposto all’Arpab di effettuare una serie di controlli a campione consistenti in analisi chimico-fisiche e radiometriche delle acque reflue che ogni giorno, con 50 autobotti da 40.000 litri cadauna, trasportano reflui dal Cova a 4 centri di smaltimento ubicati in 4 regioni italiane (Basilicata, Calabria, Campania e Abbruzzo).

Landini fa lo spot per Eni e Sblocca Italia

di Redazione Basilicata24

Maurizio Landini fa uno spot all’Eni e allo “Sblocca Italia” di Renzi, il cui governo è impegnato da mesi a raddoppiare le trivelle e a renderle legalmente sempre più selvagge. È da tempo che i sindacati fanno finta di difendere i lavoratori, ma nella realtà tutelano le loro posizioni di rendita, seguendo e difendendo le scelte di politica industriale care a Confindustria, ma non al vero tessuto economico imprenditoriale italiano e men che meno ai diritti ed esigenze dei lavoratori e dei cittadini.

Fallito oramai Vendola, passato come una meteora Tsipras, il capo della Fiom si appresta di fatto ad essere il prossimo specchietto per le allodole per quella sinistra pelosa e radical chic che non si riconosce in Renzi, che fa fatica a votare per un comico e che viene illusa da gente che di volta in volta risulta essere collaterale alle scelte oggi di Matteo & Silvio, ieri di Monti & Fornero, avantieri di Berlusconi & D’Alema.

giovedì 4 dicembre 2014

Il falso mito delle Tutele Crescenti di Renzi-Poletti

di Domenico Tambasco

Protagonista assoluto del dibattito pubblico degli ultimi mesi, il disegno di legge delega contenente, tra le tante disposizioni, anche la modifica dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori è da pochi giorni uscito dalla Camera in una nuova e – sembrerebbe – ultima versione, in attesa della definitiva approvazione da parte del Senato e della successiva emanazione dei decreti delegati da parte del Governo.

Vediamo più da vicino il testo della disposizione che ci interessa, ovverosia l’art. 1 comma 7 lettera c) inserito nel DDL 2660-A: “previsione, per le nuove assunzioni, del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio, escludendo per i licenziamenti economici la possibilità della reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro, prevedendo un indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità di servizio e limitando il diritto alla reintegrazione ai licenziamenti nulli e discriminatori e a specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato, nonché prevedendo termini certi per l’impugnazione del licenziamento”.

Stampano moneta e comprano noi, poveri euro-fessi

Stampare moneta per l’economia reale, contro lo strapotere del sistema finanziario. Moneta funzionale, emessa direttamente dallo Stato o dalla “banca centrale di emissione”, di cui il potere pubblico assuma il governo. Obiettivo: fornire «tutto il denaro necessario a fare gli investimenti pubblici diretti», destinati a incentivare «occupazione, domanda interna, adeguamento infrastrutturale, innovazione scientifico-tecnologica, assicurando al contempo l’impossibilità del default». Per Marco Della Luna, è esattamente ciò che servirebbe per «uscire dall’attuale recessione-deflazione, dopo il fallimento ormai visibile delle ricette dell’austerità e del quantitative easing, difese oramai soltanto da soggetti in malafede e per interesse».

mercoledì 3 dicembre 2014

Elezioni, in Italia un lusso volutamente per pochi

Forse è questo che intende Matteo Renzi quando dice che sogna un paese dove la sera stessa delle elezioni si possa sapere chi ha vinto e chi ha perso. Giusto. Bello. Basterebbe che votassero in trentasei: poche schede da contare, percentuali presto fatte, seggi assegnati e seccatura archiviata. Rito antico e democratico, novecentesco, polveroso, retorico, che noia, che vecchiume. Perché poi, di tutte le spiegazioni, le sottili analisi, le elaborate elucubrazioni di questi giorni sul clamoroso astensionismo (soprattutto in Emilia) se ne dimentica una che non è un dettaglio: il valore del voto degli italiani è piuttosto in ribasso. La riforma delle Province, di cui si parla da quando Matteo faceva il boy scout, si è tradotta in una semplice abrogazione del voto. Cioè, le Province sono ancora lì, con i loro presidenti e i loro consiglieri, ma nominati (anche in seguito a vergognosi accordi tra partiti) e non più eletti.

Hanno paura, perciò attaccano il Movimento 5 Stelle.

di Vincenzo Cirigliano

Cercano di trovarne qualcuno che cede dinanzi a proposte tangentiste, ma non lo trovano. Cercano allora di individuarne qualcuno che abbia un qualche legame con la Criminalità organizzata, ma non c'è. Provano a cercare allora se ce n'è qualcuno in qualche modo riconducibile a qualche Lobby di potere, ma anche questo tentativo si rivela vano. 
Allora si mettono a far melina in attesa di poter far esplodere un pò di polemiche attorno a qualche provvedimento di espulsione interna al Gruppo Parlamentare. Attraverso le televisioni ed i media che controllano, cercano di far apparire questi ragazzi, agli occhi degli Italiani, come una Banda di scalmanati, impreparati e messi lì per caso, inconcludenti nell'affrontare le tematiche politiche più importanti. Il Movimento 5 Stelle è diventato, per l' establishment della politica di lungo corso un vero e proprio incubo, da arginare a tutti i costi e con ogni mezzo.



martedì 2 dicembre 2014

L'Europa Massona

Il Jobs Act? Una pericolosa riforma di destra

Domani, mercoledì 3 dicembre, è il fatidico giorno. Il premier Renzi, l’Europa e i mercati lo auspicano da tempo, meno gli operai, i precari e gli studenti che saranno in piazza ad assediare il Senato. Finito l’iter il Jobs Act sarà legge, per il sociologo Luciano Gallino siamo “alla mercificazione del lavoro, è un provvedimento stantio e pericoloso”. 

Scusi professore, lei parla di un progetto vecchio eppure il governo – che del nuovismo ha fatto un cavallo di battaglia – lo sponsorizza proprio per modernizzare il Paese. Dov’è l’imbroglio? 

Nel Jobs Act non vi è alcun elemento né innovativo né rivoluzionario, tutto già visto 15-20 anni fa. E’ una creatura del passato che getta le proprie basi nella riforma del mercato anglosassone di stampo blairiano, nell’agenda sul lavoro del 2003 in Germania e, più in generale, nelle ricerche dell’Ocse della metà anni ’90. Inoltre si tratta di una legge delega, un grosso contenitore semivuoto che sarà riempito nei prossimi mesi o chissà quando. Non mi sembra un provvedimento che arginerà la piaga della precarietà né che rilancerà l’occupazione nel Paese. 

Una bocciatura netta. E del premier che giudizio esprime, molti iniziano a considerare il renzismo come il compimento del berlusconismo. E’ d’accordo? 

Per certi aspetti sì, il Jobs Act potrebbe tranquillamente esser stato scritto da un ministro di un passato governo Berlusconi. Non a caso Maurizio Sacconi è uno dei politici più entusiasti. Renzi continua nel solco di politiche di destra impostate sul taglio ai diritti sul lavoro, sulla compressione salariale e sulla possibilità di un maggiore controllo delle imprese sui dipendenti, vedi l’uso delle telecamere. 

lunedì 1 dicembre 2014

Gli Italiani non possono non vedere questo

di Luigi Di Maio

LE COSE FATTE - I FATTI del Movimento 5 Stelle - negli ultimi 4 mesi di attività parlamentare sono un patrimonio, perchè ottenute nelle peggiori condizioni possibili. 
Siamo una forza di opposizione che ha CONTRO due terzi dei parlamentari (maggioranza più che anomala) e lavora in un Parlamento totalmente svuotato dei suoi poteri (zero leggi di iniziativa parlamentare). Ogni risultato l'abbiamo portato a casa provandoci in tutti i modi, con emendamenti qua e là nei decreti, con il coinvolgimento dell'opinione pubblica, etc.
+++ Questi risultati li abbiamo portati a casa da OPPOSIZIONE e in soli 4 mesi. Ora immaginiamo se fossimo al Governo +++

Per non dimenticare:



|ELENCO RISULTATI OTTENUTI|
FONDO PER IL MICROCREDITO ALLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE
Approvato al Senato un emendamento M5S che consentirà agli imprenditori di ottenere prestiti anche grazie ai tagli ai costi della politica, come i milioni di euro restituiti ogni tre mesi dai 5 Stelle, che finanzieranno cosi l'economia reale, non la speculazione finanziaria

domenica 30 novembre 2014

Art.18, M5S ai sindacati: "Avete svenduto diritti "

Il Movimento 5 Stelle si schiera a difesa dei diritti dei Lavoratori che Renzi con il Jobs Act vuole annientare con l'attacco all'Articolo 18. Il Movimento sottolinea come sia stato determinante in questi ultimi anni l'atteggiamento accondiscendente e distratto dei Sindacati più importanti e partecipati dai Lavoratori, in merito a tematiche del lavoro che miravano esplicitamente a disintegrare lo Stato Sociale, riuscendoci in buona parte con Treu e la Fornero. Oggi i lavoratori possono trovare nel Movimento 5 Stelle un loro valido e sicuro interlocutore e sostenitore le cui idee escono fuori in maniera perentoria e precisa dal pensiero dei suoi esponenti più  popolari, in questo servizio esaustivo del Fatto Quotidiano.

La Rabbia del Popolo senza un progetto e una visione non potrà danneggiare il potere

Ferguson come l’Eternit, come Stefano Cucchi e le elezioni in Emilia Romagna. Non è una forzatura. Sono molti i fili che legano quattro episodi lontani tra loro geograficamente, socialmente, per poteri statuali interessati. Il primo, il più evidente, è la logica sostanziale della giustizia, che riguarda i primi tre. Non è una novità che gli industriali vengano assolti per i reati commessi all’interno della propria “attività imprenditoriale”, così come non lo è la salvezza garantita ai poliziotti che ammazzano senza alcun motivo. La novità sta nella dimensione della strage. La sentenza Eternit arriva a cancellare responsabilità per oltre 2.000 morti accertati finora e per le migliaia che si verificheranno nei prossimi anni. E non dovrebbe esistere differenza, in sede giudiziaria, tra un omicidio commesso con un’arma da fuoco o da taglio e uno (un numero indefinibile, in questo caso) realizzato esponendo consapevolmente un’intera popolazione all’azione cancerogena dell’amianto. Un veleno è un veleno; non c’è differenza tra il metterlo nella minestra o sulla catena di montaggio. Cambia solo la dimensione.

sabato 29 novembre 2014

I Politici Italiani stanno ballando sull'orlo di un vulcano in eruzione

DI MASSIMO FINI
ilfattoquotidiano.it

All'indomani delle  elezioni amministrative della primavera del 2012 in un articolo intitolato “Ecco perché il voto del 2013 potrebbe segnare la fine della democrazia” (Il Gazzettino, 11 maggio 2012) di fronte a un’astensione che stava montando di tornata in tornata, scrivevo: “Nel 2013 (...) l'astensione potrebbe diventare valanga. I partiti non sembrano rendersi conto che stanno ballando sull'orlo di un vulcano in eruzione. La crisi ha aperto gli occhi ai cittadini che scoprono di essere presi in giro da almeno trent'anni, governasse la destra o la sinistra o tutte e due insieme”. E concludevo: “Le elezioni del 2013, Grillo o non Grillo, potrebbero segnare, con un’astensione colossale, la fine della democrazia rappresentativa ”.


La resistenza contro il regime dei due Matteo

A me non stupisce che Matteo Renzi esalti il successo del PD alle regionali ignorando , anzi persino valutando con un certo compiacimento, il fatto che in Emilia Romagna abbia votato un elettore su tre. Quando solo poco tempo fa votavano in nove su dieci. Nella concezione autoritaria della governabilità e nel decisionismo di cui il segretario presidente è solo l’ultimo esponente, la partecipazione popolare è solo un incomodo o un fastidio. Se votano solo tre persone e si ha la sicurezza di ottenere il consenso di due di esse va bene, in meno si decide è meglio è. Gli altri dovranno solo ubbidire.

Mussolini sosteneva che lui del fascismo non aveva inventato nulla, lo aveva semplicemente tirato fuori dagli italiani e organizzato. Per Renzi vale lo stesso. Sono anni che i programmi di governo sono vincolati ai diktat dei mercati, della UE, della finanza e anche a quelli del governo di un altro paese, la Germania. Sono anni che i cittadini di questo paese vengono educati alla impotenza e alla inutilità di una democrazia ove le decisioni di fondo son già prese altrove. E quando è lo stesso Presidente della Repubblica che si fa alfiere di questa sottomissione culturale e psicologica, oltre che politica, è evidente che tutto il sistema costituzionale ne risente.

venerdì 28 novembre 2014

IL PIANO SEGRETO DELLA GERMANIA PER USCIRE DALL'EURO

DI CHARLES SANNAT
economiematin.fr

«Signori tedeschi, siate i primi!».
Questo il titolo di un articolo che pubblicai l’8 dicembre 2011. A tre anni di distanza non ritiro nessuna delle analisi fatte allora, che anzi confermo punto per punto. Diciamo che tutti i problemi dell’euro stanno sempre là e continuano a perdurare. Non è stato aggiustato nulla dal 2011. Abbiamo solo   speso del tempo. Resta l’essenziale: ci avviciniamo di nuovo ad un periodo di crisi esistenziale. Ci saranno due modi per affrontare questa crisi, forse anche tre.

giovedì 27 novembre 2014

Ecco i numeri della falsa opposizione al Jobs Act

DI STEFANO ALI

La votazione di ieri sul JobsAct: finta opposizione e finta dissidenza vengono allo scoperto. Imperativo: garantire i numeri a Renzi
La Camera è composta da 630 deputati. Dal che discende che il numero legale sia di 317 deputati (il 50%+1).
Non è così strettamente definito il numero che forma la maggioranza.
In caso di “plenum” coincide con il numero legale, ma il plenum è, di fatto, irraggiungibile. Ieri, ad esempio, erano in missione 42 deputati.




Il 50% dei deputati, quindi, costituisce una “soglia psicologica” della maggioranza. Seppure non costituiscono numero legale, 316 deputati sono sempre garanzia di maggioranza, . Al di sotto di tale soglia può essere messa in dubbio l’esistenza stessa della maggioranza. Ecco perché si parla di “soglia psicologica”.