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domenica 31 maggio 2015

Il Califfato voluto dagli Usa

di Manlio Dinucci.

Mentre l'Isis occupa Ramadi, la seconda città dell'Iraq, e il giorno dopo Palmira nella Siria centrale, uccidendo migliaia di civili e costringendone alla fuga decine di migliaia, la Casa Bianca dichiara «Non ci possiamo strappare i capelli ogni volta che c'è un intoppo nella campagna contro l'Isis» (The New York Times, 20 maggio)
La campagna militare, «Inherent Resolve», è stata lanciata in Iraq e Siria oltre nove mesi fa, l'8 agosto 2014, dagli Usa e loro alleati: Francia, Gran Bretagna, Canada, Australia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrain e altri. Se avessero usato i loro cacciabombardieri come avevano fatto contro la Libia nel 2011, le forze dell'Isis, muovendosi in spazi aperti, sarebbero state facile bersaglio. Esse hanno invece potuto attaccare Ramadi con colonne di autoblindo cariche di uomini ed esplosivi. Gli Usa sono divenuti militarmente impotenti? No: se l'Isis sta avanzando in Iraq e Siria, è perché a Washington vogliono proprio questo.

Lo conferma un documento ufficiale dell'Agenzia di intelligence del Pentagono, datato 12 agosto 2012, desecretato il 18 maggio 2015 per iniziativa del gruppo conservatore «Judicial Watch» nella competizione per le presidenziali 1.
Esso riporta che «i paesi occidentali, gli stati del Golfo e la Turchia sostengono in Siria le forze di opposizione che tentano di controllare le aree orientali, adiacenti alle province irachene occidentali», aiutandole a «creare rifugi sicuri sotto protezione internazionale». C'è «la possibilità di stabilire un principato salafita nella Siria orientale, e ciò è esattamente ciò che vogliono le potenze che sostengono l'opposizione, per isolare il regime siriano, retrovia strategica dell'espansione sciita (Iraq e Iran)». Il documento del 2012 conferma che l'Isis, i cui primi nuclei vengono dalla guerra di Libia, si è formato in Siria, reclutando soprattutto militanti salafiti sunniti che, finanziati da Arabia Saudita e altre monarchie, sono stati riforniti di armi attraverso una rete della Cia (documentata, oltre che dal New York Times2, da un rapporto di «Conflict Armament Research»).

sabato 30 maggio 2015

Alla Fiat di Melfi le operaie non stringono la mano a Renzi, un gesto eloquente di un rapporto ormai spezzato Lavoratori/Governo

Caro Operai Contro,
dietro le facce sorridenti di capi e capetti, a Melfi ci sono anche operaie che si sono rifiutate di stringere la mano a Renzi. Lo hanno fatto sotto gli occhi di Marchionne. Un segnale che si può rompere la spirale del super sfruttamento sulle linee, il clima di terrore che c’è in fabbrica. Paura di essere declassati tra i meno idonei e finire nella lista dei futuri esuberi; paura dovuta al fatto che Marchionne abbia messo un freno alle ribellioni, assumendo figli e nipoti di operai che già lavorano a Melfi, così il padrone pensa di tener sotto ricatto una parte di queste due generazioni di operai.

I telegiornali mostrano Renzi e Marchionne che dai corridoi guardano gli schiavi attraverso le reti che delimitano i reparti, di là gli schiavi lavorano a ritmi forsennati. Renzi circondato dalla gerarchia di fabbrica, sciorina la solita logorroica retorica: contrabbanda per “laboriosità” il super sfruttamento operaio e lo affianca “all’efficientismo” del proprio governo.
Nello schema del super sfruttamento, ogni Team Leader (capetto), gestisce un “dominio” di 6 operai, di loro non controlla solo la produttività, le pause, ma praticamente controlla la loro vita.

Agli amici in buona fede che votano Pd

di Aldo Giannuli.

La politica esige spirito di parte, questo è ovvio, e siamo tutti un po' partigiani e un po' tifosi, portati ad essere indulgenti con la propria parte e severi con gli avversari, a ingigantire la pagliuzza nell'occhio altrui ed ignorare la trave nel proprio. Va bene: ci sta. Ma ci sono limiti oltre i quali la partigianeria sfocia nell'autolesionismo e questa tornata elettorale è il banco di prova.
Ovviamente non mi rivolgo a chi sa perfettamente cosa è l'attuale Pd ed è contento che sia così. Mi rivolgo a quelli in buona fede che pensano ancora che il Pd sia un partito, se non di sinistra, di centro-sinistra, che magari si accorgono che sta andando a destra, ma che pensano si tratti di una sbandata momentanea, soprattutto a quelli che continuano a pensare (o a illudersi) che il Pd incarni la tradizione della battaglia per la "questione morale" e per un diverso e preferibile modello di civiltà. E so che non sono pochi.
Ed allora, ditemi sinceramente: chi può pensare che, sotto questo profilo, la vittoria della coalizione Piddino-camorrista di De Luca possa essere un episodio auspicabile?

In Italia si prepara oggi il campo per un futuro senza sovranità popolare

di Marco della Luna
Questa non è una crisi economica. Spiegata la fretta di Renzi sull’Italicum.
Questa non è una crisi economica, ma è uno strumento, un processo voluto e pianificato per arrivare a sostituire la zootecnia alla politica, ossia per poter governare la popolazione terrestre con la padronanza, sicurezza e assenza di resistenza con cui si governa il bestiame nella stalla o i polli in batteria. E per arrivare e a ciò con la collaborazione della gente, facendole credere che le riforme siano tutte scelte scientifiche razionali e magari anche democratiche (l’aspetto didattico-ideologico, la dottrina dei mercati sani e disciplinanti, la deregulation, la globalisation, la competizione via deflazione salariale). E’ l’ingegneria sociale della decrescita infelice che descrivevo, cinque anni fa, nel saggio Oligarchia per popoli superflui.
Questo processo è stato avviato dalla metà degli anni ’70, mediante una serie di precise scelte: un preciso modello economico, una serie di riforme legislative, di lungo respiro (soprattutto la deregolamentazione del settore bancario, l’indipendenza delle banche centrali, la privatizzazione del rifinanziamento del debito pubblico), che si sapeva benissimo che cosa avrebbero prodotto, ossia una società e un’economia reale permanentemente in balia dei mercati e ricattabili dagli speculatori finanziari. Una crescente concentrazione di quote di reddito, quote di ricchezza, quote di potere, nelle mani dei pochi che decidono. Tutti gli altri soggetti (cioè Stati, imprese, famiglie, pensionati, disoccupati…) permanentemente con l’acqua alla gola, impoveriti, costretti ad obbedire, ad accettare, come condizione per una boccata d’aria o di quantitative easing, dosi ulteriori di quelle medesime riforme. Dosi ulteriori di concentrazione di ricchezza e potenza, di oligarchia tecnocratica irresponsabile e senza partecipazione dal basso, senza controllo democratico. Senza garanzie costituzionali. Era tutto intenzionale. Infatti, nessuno dei meccanismi finanziari che hanno prodotto e mantengono l’apparente crisi è stato rimosso, dopo visti i danni che facevano, nemmeno la possibilità per le banche di giocare in borsa coi soldi dei risparmiatori.

venerdì 29 maggio 2015

Ocse, Italia ultima in classifica per occupazione giovanile

di Redazione Economia


L’Italia è l’ultimo paese dell’area Ocse per occupazione giovanile: appena il 52,8% dei giovani tra i 25 e i 29 anni ha un’occupazione, contro una media pari nell’area al 73,7%. È quanto emerge dal rapporto dell’organizzazione di Parigi `Oecd skills outlook 2015´, dedicato alle problematiche dell’occupazione giovanile. Penultima e terzultima in classifica sono rispettivamente Spagna (58,1%) e Slovacchia (66,9%). Il paese con la maggior percentuale di giovani occupati è invece l’Olanda (81,7%), seguita da Austria (81,4%) e Giappone (81,2%). In Europa peggio dell’Italia solo la Grecia che però non è inclusa nella classifica Ocse. Ma non solo. In Italia aumentano anche i giovani inattivi, i cosiddetti «Neet», che non sono nè occupati, nè a scuola o in formazione. Come sottolinea lo studio Ocse, sono oltre 35 milioni nei Paesi industrializzati i giovani usciti dal radar del sistema d’istruzione o del mercato del lavoro. Ma l’Italia è tra i Paesi in cui sono più numerosi: nel 2013 i «Neet» sono arrivati arrivati al 26,09% degli under 30, quarto dato più elevato tra i Paesi Ocse con un incremento di 5 punti percentuali rispetto al 2008. La Penisola è così al quarto posto tra i 34 Paesi Ocse per i giovani inattivi, dopo Turchia, Grecia e Spagna e a fronte di una media Ocse del 15%.

giovedì 28 maggio 2015

KRUGMAN, PREMIO NOBEL ECONOMIA: "COSA SUCCEDE IL GIORNO DOPO CHE LA GRECIA ESCE DALL’EURO"

Paul Krugman sul New York Times, con ancora fresca la notizia della vittoria di Podemos nelle maggiori città spagnole, torna brevemente sul tema della Grecia e della sua possibile uscita dalla moneta unica. La grande paura dell’ormai screditato establishment europeo, ragiona il premio Nobel, non è che la Grecia fallisca, ma che possa riprendersi a seguito dell’uscita dall’euro, diventando così un esempio per tutti gli altri.

di Paul Krugman

C’è appena stato un altro terremoto elettorale nell’eurozona: i candidati spagnoli di Podemos hanno vinto le elezioni locali a Madrid e a Barcellona. Io spero che l’IFKAT — cioè l’insieme delle istituzioni finora chiamate “Troika” — facciano bene attenzione.
Il nocciolo della situazione greca è che gli attuali parametri per il raggiungimento di un accordo a breve termine sono chiari e ineludibili: la Grecia non può fare un grosso deficit primario, perché nessuno le presterebbe ulteriore denaro, e non farà nemmeno (perché essenzialmente non ne è in grado) un grosso avanzo primario, dato che non è possibile cavare sangue dalle pietre. Perciò non resta che aspettarsi un accordo per cui la Grecia farà un modesto avanzo primario nel corso dei prossimi anni, e questo si potrebbe facilmente raggiungere — e se questo è ciò che succederà, perché non renderlo ufficiale?

Regionali 2015, impresentabili: elenco ‘last minute’, elettore raggirato

di Daniela Gaudenzi
ilFattoQuotidiano

Il corposo capitolo “impresentabili” delle regionali 2015 si arricchisce dell’effetto suspence per i tempi dell’elenco completo redatto dalla commissione Antimafia che slitta all’antivigilia del voto sempre che “tutto vada bene”. Per ora si sa che l’elenco sarebbe di 12 nomi e che quattro sono in quota alla Puglia, quasi equidistribuiti tra le liste di Emiliano, della Poli Bortone e del fittiano Schittulli che ne esibisce ben due. Da segnalare che l’ex-magistrato Emiliano fuori tempo massimo ha “scomunicato” il suo candidato “collegato” Fabio Ladisa rinviato a giudizio per voto di scambio, tentata estorsione e associazione mafiosa.

I rimanenti 8 o più sarebbero tutti in Campania, anche qui naturalmente felicemente accasati presso De Luca e Caldoro, protetti dai loro sponsor e totalmente impermeabili alle denunce di Saviano come ai ripetuti richiami del capo dello Stato contro le pratiche opache e predatorie.

Le modalità delle “complicazioni” dell’ultima ora, quando la lista era già pronta in busta chiusa ed era stato formalmente promesso dalla commissione per bocca della presidente Rosy Bindi che sarebbe stata resa pubblica entro le 20 di martedì 26 maggio, la successiva discussione di oltre 3 ore, infine la “fuga di notizie” con i nomi degli impresentabili pugliesi fanno pensare ad un “pasticcio” che in pochi volevano scongiurare.
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mercoledì 27 maggio 2015

Financial Times: "A Napoli Renzi non conta nulla,....", vale a dire, ... non comanda lui

L'Huffington Post
Italy, Regional Elections. Una testatina neutrale, quasi insignificate fa da cappello ad un articolo esplosivo. Il caso degli impresentabili e delle liste del Pd della Campania deflagra sul prestigiosissimo Financial Times, facendolo diventare un caso internazionale. Un lungo reportage pubblicato a pagina 3 nell'edizione europea, e che il quotidiano britannico ha pubblicato anche online.
Che sia un articolo spinoso per Matteo Renzi e Vincenzo De Luca lo si capisce già dal titolo: "Campania poll shows limits of Italian PM Matteo Renzi’s influence". Tradotto: "Le elezioni in Campania mostrano i limiti dell'influenza di Renzi".
La tesi è presto svolta. Se il programma di De Luca, per proposta di innovazione e cambiamento, va di pari passo con l'agenda del premier, dietro la facciata programmatica la situazione è tutt'altra.
La candidatura di De Luca, scrive James Politi, inviato a Napoli, "ha dimostrato i limiti dell'influenza di Renzi fuori da Roma, dove la politica locale è ancora basata su personaggi sgradevoli e reti clientelari estremamente difficile da smantellare. E il signor De Luca rappresenta la testardaggine di quel vecchio sistema di potere".

Il Pd vuole far fuori il M5S rendendolo illegale con un ddl

da www.newspedia.it

Non è uno scherzo: il Pd ha in mente una legge per rendere incandidabile il M5S alle prossime elezioni politiche. E non è soltanto un’idea: c’è un testo già presentato in via ufficiale.
Si tratta di tre articoli semplici e lineari, difficili da interpretare in maniera ambigua, presentati dal presidente del Pd Matteo Orfini oggi a via del Nazareno, con Andrea Di Maria e Nico Stumpo.
Il testo della legge si occupa di regolamentare “la democrazia interna dei partiti”.

Per essere candidabili, se il testo dovesse diventare legge dello Stato, sarebbe necessario per qualunque movimento acquisire personalità giuridica, il che vuol dire avere uno statuto e dei regolamenti ben definiti.
Tutto il contrario di quanto prevede il Non-Statuto del M5S, il quale recita chiaramente che il MoVimento 5 stelle: “Non è un partito politico né si intende che lo diventi in futuro”.
Se il Pd dovesse spuntarla, il M5S dovrebbe scegliere fra l’impossibilità di candidarsi e l’adeguamento alle nuove regole: dovrebbe insomma diventare un partito, un po’ come i maiali che diventano esseri umani nel finale de “La fattoria degli animali” di Orwell.

martedì 26 maggio 2015

Chi non vota ha quasi sempre ragione, ma lascia tutta la torta a chi ha torto.

di Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano


In Spagna vince Podemos, una sinistra giovane che fa la sinistra e con un leader serio che alimenta speranze, che vedremo se saprà soddisfare, ma intanto segnala la vitalità di una democrazia giovane e in buona salute. Nella cattolicissima Irlanda vincono addirittura i matrimoni gay, mentre noi siamo ancora qui a domandarci se sia il caso di riconoscere le unioni civili, patrimonio comune della destra e della sinistra in tutto il resto d’Europa. E l’Italia? L’altra sera, come ogni tanto gli accade quando è sovrappensiero, Berlusconi ha detto almeno una cosa vera a Che tempo che fa. Vera e al contempo agghiacciante: i due Matteo, nel senso di Renzi e Salvini, sono i beniamini dei sondaggi e degli elettorati di centrosinistra e di destra perché sono sempre in televisione. Il fatto che abbiano poco di nuovo da dire, e che quel poco sia perlopiù falso, non conta: lo dicono benissimo, e tanto basta in tv, dunque nella testa degli italiani.

Queste persone pulite cominceranno a cambiare le Regioni e l'Italia



lunedì 25 maggio 2015

Forse è il PD il vero nemico dell'Italia

Probabilmente chi simpatizza per il Pd, una volta letto il titolo, non leggerà il pezzo, indignato. Ma farebbe molto male, perché la lettura potrebbe risultargli utile per capire il clima con il quale il Pd (ma forse il “Partito della Nazione”) dovrà misurarsi sempre più nei prossimi anni e perché. Comunque, fate pure come vi pare, sono abituato a dire quello che penso senza giri di parole. E allora, perché sostengo che il Pd sia il nemico peggiore? Per tre ragioni fondamentali: la politica economica, la politica sociale, la democrazia e la corruzione. Politica economica: il Pd, sin dal suo appoggio al governo Monti di infelice memoria, poi con il governo Letta e ora con il governo Renzi, sta perseguendo una politica fiscale che sarebbe demenziale, se non fosse deliberatamente finalizzata alla svendita del paese. Le aziende grandi e piccole soffocano e muoiono sotto il peso del prelievo fiscale e dei tassi giugulatori delle banche, l’occupazione si assesta a livello drammatici e, pur se di poco, peggiora costantemente, incurante della cosmesi dei conti fatta dal governo.
COSA C'E' DIETRO.

COSA C'E' DIETRO. Il disegno complessivo dietro a questa crisi programmata. Ma non guardate questo video, a meno che non siate così determinati da volermi seguire per mezz'ora e poi farne una sintesi per tutti quelli che si vedranno solo i primi 30 secondi.

Posted by Claudio Messora on Domenica 24 maggio 2015

Ai combustibili fossili 10 milioni al minuto!

di Mirko Busto

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha stimato in 5,3 trilioni di dollari all'anno l'ammontare dei sussidi dati ai produttori di combustibili fossili nel mondo. Sono 10 milioni di dollari al minuto! Una somma enorme, più di quella spesa da tutti i governi del mondo messi assieme per i sistemi sanitari nazionali.
Secondo il FMI questa cifra - che rappresenta circa il 6,5% del PIL globale è "scioccante", e rivela il vero costo dei combustibili fossili.
Questa assurda quantità di denaro deriva anche dalle spese sostenute dai governi per riparare i danni causati proprio da fonti di energia sporche e inquinanti come carbone e petrolio: alle devastazioni provocate da siccità, inondazioni, tempeste dovute ai cambiamenti climatici si uniscono infatti le cure per gli enormi danni alla salute che quasi tutte le popolazioni del pianeta stanno subendo.
Il FMI, che è una delle istituzioni finanziarie più rispettate al mondo, attraverso le sue stime afferma inoltre che dando fine ai sussidi per i combustibili fossili si potrebbero tagliare le emissioni globali di CO2 del 20%. Il che, fa notare anche il Guardian in prima pagina, sarebbe "un passo da gigante nella lotta al riscaldamento globale, un tema su cui il mondo ha fatto ben pochi progressi fino a oggi".
Ma non è tutto. Mettere fine a questi regali di soldi pubblici ai produttori di morte, potrebbe anche ridurre drasticamente il numero di decessi prematuri dovuti all'inquinamento atmosferico. Si parla addirittura del 50% - circa 1,6 milioni di vite ogni anno.

domenica 24 maggio 2015

Il nostro obiettivo deve essere vivere bene.

Considerare il Pil non ha molto senso: è funzionale solo a logica capitalista, l’ossessione della misura fa parte dell’economicizzazione. Il nostro obiettivo deve essere vivere bene, non meglio. Per anni abbiamo pensato proprio che la crescita permettesse di risolvere più o meno tutti i conflitti sociali, anche grazie a stipendi sempre più elevati. E in effetti abbiamo vissuto un trentennio d’oro, tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e l’inizio degli anni Settanta. Un periodo caratterizzato da crescita economica e trasformazioni sociali di un’intensità senza precedenti. Poi è iniziata la fase successiva, quella dell’accumulazione continua, anche senza crescita. Una guerra vera, tutti contro tutti. Sì, un conflitto che ci vede contrapposti gli uni agli altri per accumulare il più possibile, il più rapidamente possibile. E’ una guerra contro la natura, perché non ci accorgiamo che in questo modo distruggiamo più rapidamente il pianeta. Stiamo facendo laguerra agli uomini. Anche un bambino capirebbe quello che politici ed economisti fingono di non vedere: per definizione, una crescita infinita è assurda, in un pianeta finito, ma non lo capiremo finché non lo avremo distrutto.



sabato 23 maggio 2015

Vogliono spezzare il binomio "Reddito d Cittadinanza" / M5S

DI ROSANNA SPADINI
comedonchisciotte.org

L’attuale dibattito sul Reddito di cittadinanza (o meglio Reddito minimo garantito) vede schierati diversi strigiformi, che si contendono la presunzione della verità: gufi reali, civette sparvieri e assioli comuni. Naturalmente i gufi reali (nome scientifico Bubo Bubo) emettono il loro verso lugubre e cupo direttamente dagli schermi televisivi, prediligono ambienti freschi e riparati (dal dibattito democratico), e rivestono ruoli istituzionali di prestigio. Le civette sparvieri invece sono quei parolai che frequentano i vari talk show nazionali, scrivono su rotoli di carta igienica, piuttosto nociva però se utilizzata per il suo fine naturale (meglio se usata per accendere il camino), e si occupano di spargere notizie-esca, per distrarre e disinformare il pubblico di massa.


venerdì 22 maggio 2015

Ecoreati: " ....un punto di svolta per l'Italia " firmato M5S




Il provvedimento che che introduce nel codice penale i delitti contro l’ambiente è legge. Il Senato con 170 voti favorevoli, 20 contrari e 21 astenuti ha dato il via libera definitivo al testo sostenuto da Salvatore Micillo (M5S), Ermete Realacci (Pd)e Serena Pellegrino (Sel).

L'Europa trema: ipotesi Grecia nei BRICS


di  MATTEO PERSICO
www.lintellettualedissidente.it/

Ogni grande colosso, ogni grande istituzione ha sempre un punto debole, un “tallone d’Achille”. Quello dell’Unione Europea è certamente la Grecia. Ma non solo, essa potrebbe risultare il punto debole del Fondo monetario internazionale (Fmi), della Banca mondiale e dell’ormai decennale egemonia Statunitense sull’economia mondiale. Insomma, la Grecia potrebbe rivelarsi un’arma più pericolosa del previsto e questo, Putin sembra averlo capito benissimo (a differenza della Merkel e degli esponenti del Fmi). E’ del 13 Maggio infatti la notizia che Putin avrebbe proposto a Tsipras un’offerta molto allettante: entrare nella “Nuova banca di Sviluppo” dei Brics.


Cosa sono i “Brics” e cos’è la“New Development Bank” e per quale motivo risulta così allettante alla Grecia? “Brics” è l’acronimo che indica cinque paesi che hanno forti economie in via di sviluppo, una grande popolazione ed un territorio con innumerevoli risorse. Questi paesi sono Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Fino al 15 luglio 2014 questo acronimo era solo una delle tante parole puramente teoriche usate in economia internazionale. Ma, durante il sesto summit dei Brics, svoltosi appunto il 14 luglio, questa parola ha assunto un significato molto più ampio.

giovedì 21 maggio 2015

Capitalismo di Stato? Ma certo, è una vita che la MMT lo dice

di Aldo Giannuli

Uno dei capi saldi ideologici del neo liberismo (e forse il principale) è stato l'espulsione dello Stato dall'economia: le grandi holding statali (come le Partecipazioni Statali in Italia), dove c'erano, sono state smantellate e in gran parte privatizzate; alcune grandi aziende pubbliche, come quelle nel settore dell'energia e dei trasporti in alcuni paesi (come Francia e Italia) sono state trasformate in società per azioni di cui lo Stato è l'unico azionista o comunque quello di riferimento, ma con la tacita intesa che, prima o poi si sarebbe privatizzato tutto.
Negli anni del furore neoliberista, lo Stato nazionale era ormai un ferrovecchio, che sarebbe stato via via sostituito da una complessa serie di organismi transnazionali, pattizi e privatistici ed insigni giuristi come Francesco Galgano o Gerhard Taubner si sono spinti a parlare di una nuova lex mercatoria. Allo Stato restavano solo determinati compiti come emettere moneta, assicurare la difesa, mantenere l'ordine interno e così via.

mercoledì 20 maggio 2015

Rapporto Malasanità: in Europa prima vittoria del M5S firmata da un grande Pedicini

Missione compiuta. Il Parlamento europeo ha approvato oggi a larghissima maggioranza il primo rapporto scritto e presentato da un portavoce del Movimento 5 Stelle, discusso ed emendato dai cittadini grazie al sistema operativo LEX. Per la prima volta nella storia di una Istituzione europea, semplici cittadini si sono trasformati in legislatori. E' la prova che la democrazia diretta si può realizzare, se solo la politica lo volesse.


Non è solo una vittoria di metodo. L'approvazione di questo rapporto (637 voti a favore e solo 32 contrari) è soprattutto il successo di una politica nuova e trasparente. Il portavoce Piernicola Pedicini, titolare del rapporto, ha lottato per far inserire nel testo alcuni principi fondamentali che serviranno a tutelare i diritti dei pazienti di tutta Europa. Sono stati difesi i diritti negati da politiche economiche sbagliate (causa austerity) e dalla gestione politico/clientelare dei sistemi sanitari.
In Italia, per esempio, è la politica a nominare i dirigenti sanitari. Anziché leggere i loro curriculum, i politici sfogliano il manuale Cencelli e trasformano la sanità in una torta da spartirsi. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: ospedali fatiscenti e mal organizzati, errori medici e mancanza di informazioni fra reparti e medici, prescrizioni illeggibili, stanchezza degli operatori, carenza del personale.
Tutto questo ha una conseguenza sulla salute dei cittadini.

Gli italiani ridotti in mutande ancora sperano

DI ALCESTE
Questi maledetti italiani!
Questi ancora sperano!
La speranza, va da sé, è l’ultima a morire e non l’ammazzi mai; li dovranno prima spolpare ben bene gli italioti, con raziocinio criminale, e calma da usurai; li dovranno espropriare di tutti i mezzanini, i villini, le seconde case, le catapecchie che i loro padri e madri, i nonni e i bisnonni, hanno tirato su nell’ultimo secolo, un mattone alla volta, una bestemmia alla volta, intrallazzando con muratori ragionieri geometri mazzettieri vari, prima che si decidano ad ammazzarla qualsiasi speranza e finalmente dire: “Ahi!”.





martedì 19 maggio 2015

Il Fmi ha fallito: lascia il capoeconomista. Non basta: va abolito!

di Claudio Messora

La spesa pubblica? Non è per forza un male: gli investimenti pubblici finanziati a debito creano lavoro. L’austerity? Ha distrutto il Pil greco e basta. Il mercato del lavoro? Liberalizzarlo non spinge l’economia. Fantastico! Chi le ha dette queste cose? Un pericoloso complottista anti euro, nemico delle troike e mangia Merkel? No, le ha dette il Fondo Monetario Internazionale, mentre si rendeva conto che “i programmi di austerità promossi durante gli anni di crisi hanno causato più danni di quanto previsto“. E ora Olivier Blanchard, il capoeconomista del FMI, lascia: “Ho dovuto pensare a troppi problemi, senza avere il tempo di rifletterci a fondo“, ha spiegato.

Cioè.. hanno buttato giù un governo, ci hanno commissariati mandando una legione di vampiri assassini che hanno creato stormi di zombie senza lavoro e senza pensione distruggendo la domanda interna, non siamo più riusciti ad eleggerci un presidente del Consiglio che sia uno, abbiamo perso il lavoro, siamo ancora in recessione (se togliamo i mercati illegali di prostituzione e droga, quel + 0,5% di crescita prevista sapete dove ce lo possiamo mettere?), hanno tolto le medicine, il riscaldamento, la casa ai greci, che ancora oggi rischiano il default, e.. NON AVEVANO AVUTO IL TEMPO DI RIFLETTERCI A FONDO?

Ecco la rapina di Renzi- Padoan ai Pensionati che si vuol far passare per " Bonus "



da contropiano.org.

E' forse l'argomento su cui la menzogna viene spesa con più disinvoltura. Sia dall'impagabile preudo-premier di Pontassieve, che da parte della "stampa specializzata" in questioni economico-finanziarie. E' un gioco facile, perché la materia è davvero complessa, e ben pochi riescono a districarsi nella gran molte di dati e leggi. 
Renzi ha voluto provare, sul tema, a sfidare il buon senso di tutti gli italiani, a cominciare dai giornalisti. In una dei diecimila comizietti volanti con cui occupa tutti i media tutti i giorni (il mistero è dove trovi il tempo di governare, ossia leggere dossier e farsi un'idea informata di quel che il governo decide; probabilmente non lo fa, e il governo evro è esercitato da altri) è riuscito a infilare una perla davvero notevole: "Nessun pensionato perderà un centesimo. Ma ora scriveremo una nuova norma che metterà il tasca il primo agosto 500 euro a 4 milioni di pensionati".
Il riferimento è al'ormai nota sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato il blocco dell'indicizzazione alle pensioni superiori a tre volte il minimo ( 1.486  euro lordi, circa 1.200 euro netti al mese). Sulla stampa nazionale, e anche su questo giornale, si era provato a fare due conti, arrivando a quantificare in cifre piuttosto consistenti il rimborso dovuto relativamente agli anni 2012, 2013 e 2014, con un effetto "trascinamento" sulla consistenza attuale degli assegni pensionistici. Come minimo, da 2.000 euro in su. Ora, anche un asino in aritmetica elementare dovrebbe capire che se il governo restituisce 500 euro una tantum -invece di (almeno) 2.000, e senza neanche contare l'aumento derivante dal recupero dell'indicizzazione, tu stai togliendo (almeno) 1.500 euro a ognuno di quei quattro milioni di pensionati. Molto più di un centesimo, no?

lunedì 18 maggio 2015

'Perché restare in trincea.' - Giulietto Chiesa intervista Nino di Matteo

Un'esclusiva Pandora TV.


Giunto a Roma per presentare il suo libro "Collusi", il PM titolare del processo sulla "Trattativa", Nino di Matteo, si è confrontato con Giulietto Chiesa sull'importanza di un'informazione corretta intorno ai processi in corso, sulle strategie che potrebbero spezzare i rapporti tra potere e criminalità, sul ruolo della corruzione e sulla necessità di ricostruire un'etica pubblica che vada oltre le sentenze.

domenica 17 maggio 2015

LA GUERRA LAMPO DEI FRATELLI RENZI

DI MARCO TRAVAGLIO
ilfattoquotidiano.it

Nessuno ha il coraggio di dire “guerra”: ma è questo che stiamo per fare in Libia. L’ennesima guerra. Difficile camuffarla da “missione umanitaria”, o da “esportazione della democrazia”, o da “soccorso dei civili” – le supercazzole escogitate per le guerre degli ultimi vent’anni, tutte con esiti catastrofici. Quindi se ne sta cercando un’altra sufficientemente ambigua, per nascondere l’orrore e fregare la gente dei paesi coinvolti. O meglio, dell’unico paese che ha già fatto sapere con certezza che parteciperà: l’Italia. Quanto agli altri, si parla di Gran Bretagna, Francia, Spagna, Malta (mai più senza), ma è tutto da vedere.


sabato 16 maggio 2015

Siamo oltre il Colpo di Stato


Di Claudio Messora
Cari eurotomani e sfintere-oppressi, mi rivolgo a quel che resta del vostro fegato. Lo so che non avete tempo di leggere. E allora vi racconto quello che è successo nell’ultima settimana di Byoblu.
Comincio col farvi vedere un simpatico vecchino. Uno talmente democratico che quando ci sono le elezioni si barrica in casa con una collana di aglio intorno al collo e si nasconde in una bara con dentro la terra raccolta a Cernobbio all’ultimo Forum Ambrosetti (che se per caso una scheda elettorale o un santino lo colpiscono, gli vengono le stigmate). Lui non è un non morto, no: lui è un eterno non–eletto: lo puoi votare solo piantandogli nel cuore una matita copiativa! Lo avrete capito, sto parlando di Mario Monti.
Hanno recuperato alcune sue esternazioni che al confronto Pol Pot era un sincero democratico: “le istituzioni europee hanno accettato l’onere dell’impopolarità, essendo al riparo dal processo elettorale“. E ancora, parlando del divorzio tra la politica e la Banca d’Italia, “ci sono valori che saranno meglio tutelati, se affidati a qualcuno che può permetterselo trovandosi al riparo dal processo elettorale“.

venerdì 15 maggio 2015

Si continua a pensare che i voti non puzzino. E invece il tanfo si sente. Eccome!

di Angelo Cannatà

“Il vero volto della mafia l’ho intravisto per la prima volta una mattina di vent’anni fa. Ero un giovanissimo magistrato della procura di Caltanissetta…”. Comincia così il racconto del pubblico ministero Nino Di Matteo, raccolto dal giornalista Salvo Palazzolo (Collusi, Rizzoli). Un testo lucido e toccante come sanno essere i racconti quando hanno il sapore della verità: il magistrato ricorda l’incontro decisivo col collaboratore di giustizia Cancemi: “Dottore, lo sa cosa mi ripeteva Riina? ‘Senza i rapporti con il potere, Cosa nostra sarebbe solo una banda di sciacalli’. Se non lo capite, non potrete mai contrastarla” (p.20). Parole decisive. Ho scoperto in quella occasione – dice Di Matteo – “il vero volto della mafia”: la sua potenza sta nel legame con la politica. 

La ricostruzione del libro è precisa. Su Totò Riina: la verità è che anche la trattativa con gli uomini dello stato – di cui parlò la prima volta Brusca (1996) – gli sta stretta: “Io non cercavo nessuno, erano loro che cercavano me.” Le esternazioni del boss hanno un obiettivo: “ribadire il ruolo che ha svolto negli ultimi trent’anni e allontanare l’idea che sia stato un pupo nelle mani di forze occulte annidate dentro lo Stato” (p. 8).

Temi delicati, sui quali in Italia si è creato un clima ostile. Lo affermano Claudio Fava e Don Luigi Ciotti, in via Ripetta, a Roma – il 12 maggio – alla presentazione del libro. C’è come un isolamento dei magistrati che si occupano del legame mafia-politica (“Ancora questa trattativa!...”). Ne è consapevole Di Matteo: “subito dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio sembrava iniziata una vera e propria rivolta contro la mafia, a tutti i livelli”. Ora c’è un riflusso “una sorta di stanchezza e di fastidio nei confronti di quelle indagini che miravano a scoprire in che modo la mafia sia ancora ben presente dentro le stanze del potere.” E’ l’amarezza più grande. (pp. 23-24). 

giovedì 14 maggio 2015

Vedono la ripresa che non c'è

FONTE: SENZASOSTE.IT

Chi ha una qualche dimestichezza con la storia della collettivizzazione forzata dei kulaki nell’URSS sa che le statistiche su tale processo erano immancabilmente vere. Per cui corrispondeva a verità la statitistica ufficiale che parlava di passaggio, nella presenza di fattorie collettive nell’URSS, dal 3,9 per cento del 1929 ad oltre il 64 per cento in soli 5 anni. Insistere su queste statistiche significava evidenziare il successo del processo di collettivizzazione forzata. Il problema è che, nello stesso periodo, la produzione di grano calò vertiginosamente (es. 13 milioni di tonnellate del 1932, anche a causa della terribile carestia in Ucraina). Allo stesso tempo, se vediamo le statistiche sulla fioritura delle comuni popolari agricole in Cina, secondo il modello economico del grande balzo in avanti di Mao, ci accorgiamo come in un solo anno nel nascano decine di migliaia. Anche questo corrisponde a verità, solo che il triennio 1959-62 è quello, citando le stesse cifre riconosciute dalle autorità cinesi, dove la carestia produrrà una quindicina di milioni di morti. Anche lì all’epoca l’insistenza sui numero dello sviluppo delle comuni popolari, nella retorica di propaganda, è servita per coprire il reale disastro economico ed umano della Cina popolare dell’epoca.

mercoledì 13 maggio 2015

All'Assemblea degli Azionisti ENI prende la parola Grillo

INTERVENTO DI BEPPE GRILLO ALL'ASSEMBLEA ENI
"Sono qui per parlare di quello che nessuno può più negare: Eni da molti anni ha dato vita ad un sistema corruttivo di portata internazionale. Questa attività criminosa si regge su tre gambe.
La prima gamba, la corruzione. 
E’ l'attività corruttiva vera e propria. È naturale quindi ricordare le inchieste. Il sistema di corruzione internazionale messo in piedi da Eni fuori dai confini italiani, e in particolare nel continente africano, è ormai sotto gli occhi di tutti, anche dei magistrati. Eni è accusata sia per le tangenti versate in Algeria al fine di aggiudicarsi la costruzione di alcuni gasdotti (e qui si parla di 200 milioni di tangenti per un controvalore dei contratti di 8 miliardi), sia per quelle versate in Nigeria per la concessione decennale nell'esplorazione petrolifera al largo delle coste nigeriane (e i pm parlano di altri 215 milioni di tangenti, per un controvalore della concessione di 1,9 miliardi). Un sistema di corruzione che si alimenta attraverso la connivenza di gran parte dei quadri aziendali, come dimostra. Tra ricatti incrociati (la minaccia al posto di lavoro) e lo strapotere dei manager sui dipendenti si è mantenuto in piedi per anni un sistema colluso radicato profondamente nell'azienda, completamente opaco nei confronti dei cittadini, nonostante Saipem, almeno sulla carta, sia una partecipata di una società a controllo tuttora pubblico.
VIDEO L'intervento integrale di Beppe Grillo all'assemblea ENI

Gli Italiani Tacciono ... ma tutte le Riforme dal 2013 in poi sono senza legittimità Costituzionale

di Giuseppe Palma

Chi ha l’abitudine di leggermi sa benissimo che sono un serio riformatore. Non a parole, ma nei fatti. Già nell’aprile 2013, quindi in tempi “non sospetti”, pubblicai un pamphlet con il quale proposi – nel dettaglio – un mio progetto di riforma della Parte II della Costituzione, e, nel gennaio 2014, pubblicai anche un progetto di riforma della legge elettorale.
Bene. Fatta questa doverosa premessa, vi spiego sommariamente perché – da un punto di vista costituzionale e soprattutto democratico – questo Parlamento non ha alcuna legittimazione né a legiferare né a riformare la Costituzione:
Il Parlamento eletto a seguito di elezioni politiche del febbraio 2013 (XVIIa Legislatura) è stato eletto con una legge elettorale (Porcellum, Legge n. 270/2005) che la Consulta ha successivamente dichiarato incostituzionale (Sentenza n. 1/2014);
La predetta Sentenza della Consulta ha dichiarato l’incostituzionalità del Porcellum nella parte in cui questo non prevedeva: a) la facoltà per l’elettore di esprimere preferenze per i candidati; b) una soglia minima di voti oltre la quale avrebbe dovuto trovare applicazione il premio di maggioranza;
Ne consegue che la composizione parlamentare dell’attuale Legislatura è gravemente viziata proprio per effetto della Sentenza della Consulta, infatti tutti i parlamentari sono stati NOMINATI e NON ELETTI, e, parecchi di essi, hanno ottenuto seggi in Parlamento solo grazie ad un premio di maggioranza dichiarato incostituzionale;
Alla luce di quanto sopra, le riforme sinora realizzate dall’attuale Legislatura (come ad esempio il Jobs Act e l’Italicum) e quelle a venire (ad esempio la revisione della Parte II della Costituzione) trovano concreta attuazione solo grazie ad un numero di voti provenienti da quei parlamentari “eletti” per effetto di un premio di maggioranza che la Consulta ha dichiarato incostituzionale;
Le elezioni politiche del febbraio 2013 diedero questo risultato: coalizione di centro-sinistra guidata da Pierluigi Bersani: 29,55% (all’interno della quale il PD ottenne il 25,42%); coalizione di centro-destra guidata da Silvio Berlusconi: 29,18% (all’interno della quale il PDL ottenne il 21,57%); Movimento 5 Stelle guidato da Beppe Grillo 25,56%; coalizione di “centro” guidata da Mario Monti: 10,56%.

martedì 12 maggio 2015

L'euro è un'arma di disoccupazione di massa

La piena occupazione senza sovranità monetaria è impossibile. I dati sulla disoccupazione nell'eurozona sono drammatici: a fine 2014 si segnava un tasso medio dell'11,4%, con punte del 12,9% in Italia, del 13,5% in Portogallo, del 24,2% in Spagna e del 26,2% in Grecia. Circa 25 milioni di disoccupati in Europa e più di 3 milioni in Italia. E stiamo parlando di dati parziali, che non tengono conto di chi è disoccupato ma non cerca più un lavoro, mentre contano fra gli occupati anche i moltissimi lavoratori sottoccupati e precari. Il tasso di disoccupazione realistico dell'Italia si aggira infatti intorno al 22% e i disoccupati effettivi sono circa 6 milioni. Numeri da dopoguerra. E non si tratta di una calamità naturale, ma di una lotta furiosa che vede schierati da una parte grande industria e finanza e dall'altra lavoratori e piccola-media impresa. Se a trionfare, oggi, sono istituti finanziari e multinazionali è soprattutto grazie all'euro.

lunedì 11 maggio 2015

In Europa è la Germania che dev'essere sanzionata, non la Grecia

DI AMBROSE EVANS-PRITCHARD

Se il Diritto Comunitario fosse correttamente applicato, la Germania dovrebbe essere multata perché sta mettendo in pericolo la stabilità dell’Eurozona, violando per il quinto anno consecutivo la “Macroeconomic Imbalanced Procedure” [Procedura per gli Squilibri Macroeconomici]
Il surplus delle Partite Correnti [le transazioni internazionali in merci, servizi, redditi e trasferimenti unilaterali correnti] della Germania è fuori controllo. Le “Previsioni di Primavera” della Commissione Europea evidenziano che quest’anno il surplus supererà qualsiasi precedente record, raggiungendo il picco del 7.9% del PIL, record dell’era moderna. E nel 2016 sarà del 7.7%.


Le vaghe rassicurazioni sul fatto che questo surplus sarebbe diminuito nel corso del tempo hanno ancora una volta portato al nulla. Questo paese è ora il più grande trasgressore delle regole di stabilità dell’Eurozona. La Germania dovrebbe essere oggetto di sanzioni punitive, se le regole previste dai Trattati Europei fossero applicate.

domenica 10 maggio 2015

BOSCHI E FORNERO, QUANDO LA MENZOGNA E' DONNA

DI IPAZIA

Lo dico conoscendo il genere: se le donne devono conquistarsi la parità con gli uomini esibendo un tasso di menzogna così alto, la partita individuale possono anche vincerla, quella del genere è persa definitivamente. In fondo, l'accusa originaria era che il mondo al maschile faceva un po' schifo e avremmo potuto migliorarlo solo noialtre. Se siamo pari al gradino più basso, addio cambiamento. In meglio, voglio dire.


Apprendo dalle agenzie che Maria Elena Boschi, giovane aretina laureata in legge, con qualche preferenza per il diritto commerciale (l'hanno messa  a fare le riforme costituzionali, un senso ci deve essere; commercialmente parlando...) avrebbe dichiarato a proposito della scuola e della "riforma" renziana, che ha portato in piazza tutti coloro che la scuola la fanno vivere: «quello che non è accettabile è lasciare le cose come sono. La scuola solo in mano ai sindacati funziona? Io credo di no». 

Quando la politica parla alla gente e costruisce il futuro






sabato 9 maggio 2015

Il M5S Basilicata verso Schiassi (ARPAB): "si dimetta. Ora, subito”.











Il capogruppo del M5s dopo l’audizione del direttore dell’Agenzia in seconda Commissione: “Bilancio non approvato nei termini e nelle modalità previste dalla legge, situazione grave e possibili responsabilità amministrative e contabili”
(ACR) - “Il mistero del bilancio ‘fantasma’ appare finalmente risolto: il bilancio di previsione Arpab per l’anno 2014 si è materializzato ieri nella competente Commissione consiliare assieme al direttore della stessa agenzia, il dottor Aldo Schiassi. Quello che è accaduto resta, tuttavia, davvero incredibile: al punto che potrebbe attrarre l’attenzione della magistratura contabile e non”. E’ quanto afferma il capogruppo del Movimento cinque stelle in Consiglio regionale, Giovanni Perrino, commentando l’audizione svolta ieri in seconda Commissione.

Tutti in Marcia per il " Reddito di Cittadinanza "

Il reddito minimo garantito è una realtà nella quasi totalità dell'Unione Europea, in Italia non è mai entrato nei meriti del dibattito politico perchè?
In diversi paesi europei esistono già da diversi anni (se non addirittura decenni!) varie forme di reddito di base che si accompagnano ad altri interventi di sostegno al reddito. In questo documento mostreremo una carrellata di tutti queste realtà, a dimostrazione che il reddito minimo garantito è possibile e dà i suoi frutti. Già nel 1992 l'Unione Europea aveva invitato gli stati membri ad adeguarsi a chi aveva già introdotto il reddito di base tra le proprie politiche di welfare e la raccomandazione 92/411 di fatto impegnava gli stati ad adottare misure di garanzia di reddito. A questi inviti hanno aderito Portogallo e Spagna, che con Zapatero sta formulando una sua proprosta di reddito minimo, mentre restano totalmente inadempienti soltanto Grecia ed Italia! Ma vediamo nel dettaglio la situazione europea. Cominciamo dai Paesi Bassi: - in Belgio viene elargito il Minimax, una rendita mensile di 650€, rilasciata a titolo individuale, a cui può avere accesso chiunque; - In Lussemburgo abbiamo il Revenu Minimum Guaranti, un reddito individuale che si aggira intorno ai 1100€ e che si ottiene fino al raggiungimento di una migliore condizione economica (in altre parole, finchè non si trova un impiego stabile); - in Olanda esiste il Beinstand, rilasciato a titolo individuale, che si accopagna a tutta una serie di sostegni per affitti, trasporti e accesso alla cultura. Esiste inoltre un'altra forma di reddito minimo di 500€, il Wik, garantito agli artisti per poter permettere loro di creare in libertà senza troppi oneri economici! 



venerdì 8 maggio 2015

Reiniezione, la prof. Colella risponde a Eni

In riferimento alla conferenza stampa del 06/05/2015 sulle acque di Cd. la Rossa (Montemurro), comunico di non poter condividere le dichiarazioni conclusive su tali acque del consulente di Eni Prof. E. Bacci e sulle argomentazioni utilizzate. Ero già a conoscenza di queste conclusioni e durante la mia ricerca avevo già valutato con i miei colleghi il criterio scientifico relativo agli isotopi dell’ossigeno e dell’idrogeno utilizzato dal Prof. Bacci.



Quest’ultimo è un ecologo, ma il problema più importante nel caso delle acque di Cd. La Rossa è quello idrogeologico, tant’è che non a caso nel mio studio ho ritenuto necessaria la collaborazione scientifica con idrogeologi, coinvolgendo colleghi di uno dei maggiori gruppi internazionali, quello del Prof. M.V. Civita del Politecnico di Torino.

Espulsione dei Deputati M5S: è fascismo?



Padroni estorsori

di Sergio Bellavita

Il presidente di confindustria Squinzi va all’incasso. Forte dell’approvazione del Jobs Act che ha sancito il nuovo regime della piena ricattabilità del lavoro dal palco dell’assemblea privata degli industriali di confindustria chiede la cancellazione formale del contratto nazionale di lavoro. In sostanza rivendica la fine di un livello contrattuale per lasciare libertà all’impresa di decidere se applicare il contratto nazionale, ovviamente sterilizzato e ridotto a cornice vuota, oppure costruirsi un contratto su misura della singola azienda in cui orari, salari, turni, tutto risulti piegato agli obbiettivi ed alle compatibilità aziendali. Il caro vecchio sogno del padronato nostrano è a un passo dall’essere raggiunto e non solo perché Cisl e Uil non hanno nemmeno atteso che Squinzi terminasse una sola frase per alzarsi in una ridicola e vergognosa standing ovation. Le arroganti pretese di Squinzi appaiono il coronamento di una lunga serie di manomissioni del contratto nazionale e del salario.

giovedì 7 maggio 2015

La crisi economica non esiste, è solo un piano di dominio della Finanza sui popoli

Questa non è una crisi economica, ma è uno strumento, un processo voluto e pianificato per arrivare a sostituire la zootecnia alla politica, ossia per poter governare la popolazione terrestre con la padronanza e prevedibilità con cui si governa il bestiame nella stalla o i polli in batteria. E per arrivarci con la collaborazione della gente, facendole credere che le riforme siano tutte scelte scientifiche razionali e magari anche democratiche (l’aspetto didattico-ideologico, la dottrina dei mercati sani e disciplinanti). Questo processo è stato avviato dalla metà degli anni ’70, mediante una serie di precise scelte: un preciso modello economico, una serie di riforme legislative, di lungo respiro (soprattutto la deregolamentazione del settore bancario, l’indipendenza delle banche centrali, la privatizzazione del rifinanziamento del debito pubblico), che si sapeva benissimo che cosa avrebbero prodotto, ossia una società e un’economia reale permanentemente in balia dei mercati e ricattabili dagli speculatori finanziari. Una crescente concentrazione di quote di reddito, quote di ricchezza, quote di potere, nelle mani dei pochi che decidono.

mercoledì 6 maggio 2015

La Troika si spacca sullo scoglio greco

di Claudio Conti.

La realtà ha la testa più dura dell'ideologia. Persino di quella ordoliberista di matrice tedesca che domina ai piani alti dell'Unione Europea e solo lì.
Nella defatigante trattativa tra la Troika (Ue, Bce, Fmi) e la Grecia, fin qui condotta a colpi di diktat e strangolamento finanziario da una parte e proposte alternative, spesso al limite della provocazione intelligente dall'altra, alla fine è stato addirittura il Fondo Monetario Internazionale ad alzare bandiera bianca e rassegnarsi a "consigliare" una ristrutturazione del debito pubblico di Atene.
Sia detto per inciso: è la proposta che fin dall'inizio aveva fatto Yanis Varoufakis per conto del governo ellenico e per cui si era meritato l'epiteto di "dilettante" da parte del boero destrorso Jeroen Dijsselbloem, capo dell'Eurogruppo e vicepresidente del Consiglio europeo.
"Ristrutturazione" è il termine tecnico, alquanto eufemistico, che sta per "cancellazione parziale" del debito.
Del resto, come ripetono tutti gli analisti (oltre che il governo greco), Atene non potrà mai ripagare un debito salito dal 125 al 180% grazie agli "aiuti" e ai "fraterni consigli" della Troika, che aveva trovato due obbedienti complici nel "socialista" Papandreou e nel conservatore Antonis Samaras.