di Gaia Cesare
Accuse di bullismo, il sospetto di dimissioni forzate dal governo, l’annuncio di una catastrofe in agguato non solo per il Regno Unito ma per l’intero mercato globale. Si infiammano i toni della campagna elettorale in vista del referendum che il 23 giugno deciderà se il Regno Unito dovrà restare nell’Unione europea o voltarle le spalle. E alla fine arriva il sindaco di Londra Boris Johnson a strappare un sorriso, indefesso nel difendere il suo ruolo di paladino favorevole all’addio: «È come se il carceriere avesse lasciato inavvertitamente aperta la porta della prigione e la gente potesse vedere la terra assolata lì fuori», dice Johnson, che sul voto è in aperto disaccordo con il premier e compagno di partito David Cameron.
«Tutti improvvisamente ad azzuffarsi sugli orrori del mondo lì fuori. In realtà, sarebbe meraviglioso». In contemporanea, ai microfoni della Bbc era arrivata la previsione funesta del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble.
Allo show domenicale di Andrew Marr, il falco della Ue targata Germania definisce la Brexit un «veleno» per «l’economia britannica, per quella europea e pure per quella globale». Berlino non tollera l’idea che la Gran Bretagna possa avviarsi alla porta di uscita dell’Unione europea. E come se non bastasse il parapiglia in corso tra pesi massimi delle istituzioni e del business inglesi, Schäuble aggiunge altra carne al fuoco. Se gli inglesi scegliessero l’opzione «fuori»- spiega il ministro tedesco – «il Regno Unito non sarebbe più nel mercato unico, a meno che non si firmi un altro trattato, un contratto in cui si dica che puoi essere un membro del mercato unico senza essere membro dell’Unione europea».
A quel punto – ed ecco la fosca previsione – «avremmo di fronte anni di difficili negoziati, che sarebbero duri anche per l’Unione. E per altrettanti anni avremmo tale insicurezza che sarebbe veleno…». Come per incanto, Schäuble sembra materializzarsi nel ruolo di «agente della paura» che secondo il sindaco Johnson il governo di Londra e Bruxelles starebbero usando per spaventare l’opinione pubblica e spingere il fronte favorevole alla permanenza del Regno Unito nella Ue, verso la vittoria. Ma le sue parole in soccorso alla campagna pro-Ue rischiano di ottenere l’effetto contrario e alimentare l’insofferenza di molti elettori ancora incerti ma fortemente allergici alle ingerenze esterne.
D’altra parte proprio mentre Schäuble parlava a uno dei programmi di maggior ascolto della tv di Stato, fuori dagli studi la polemica infuriava tra favorevoli e contrari, spaccati sul caso di John Longworth, il direttore generale della Bcc (la Camera di Commercio inglese) costretto a dare le dimissioni dopo essersi pronunciato a favore dell’addio a Bruxelles. «È molto triste che una persona come Longworth che condivide le mie opinioni e ha una grande esperienza del business e dell’industria abbia dovuto pagare un prezzo così alto» interviene piccato Johnson. Il sospetto è che il governo sia intervenuto perché il direttore venisse cacciato. Downing Street nega ma si dice sorpresa per la presa di posizione di Longworth. E lo scontro è solo agli inizi. Dall’altra parte della barricata il ministro della Giustizia Michael Gove, anche lui sul fronte anti-Ue, denuncia la crescita dell’estrema destra in Europa e accusa: «L’Unione europea è un’incubatrice di fascismo e un intralcio nella lotta al terrore». Coltelli già ben affilati.
fonte: il Giornale