Aumenta l’IVA entro il 2018 al 25%: la legge di Stabilità 2016 si avvicina alla definitiva approvazione, ma nessuno si è opposto alla cancellazione della clausola di salvaguardia.
La legge di Stabilità per il 2016 sta per essere approvata e, tra le numerose critiche sollevate all’articolato testo varato dal Governo (primo tra tutti l’introduzione del Canone Rai nella bolletta della luce), nessuno ha ancora parlato della previsione – un codicillo, piuttosto – dell’aumento dell’IVA al 25% programmato al 2018.
La norma, in verità, era già contenuta nella prima manovra del Governo Renzi, quella cioè per l’anno in corso, nascosta sotto una delle tante “clausole di salvaguardia”, ma l’esecutivo aveva promesso di disinnescarla. Non è andata così: anzi, la nuova legge di Stabilità ripropone l’aumento in misura quasi identica alla prima versione. Vediamo come stanno le cose.
La legge di Stabilità per il 2015
La manovra di fine anno 2014 (cosiddetta Legge di Stabilità 2015) aveva previsto il graduale aumento dell’IVA in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi della spendig review. Gli incrementi sarebbero avvenuti secondo le seguenti percentuali:
nel 2016: Iva ordinaria dal 22% al 24%; Iva agevolata dal 10% al 12%;
nel 2017: Iva ordinaria dal 24% al 25%; Iva agevolata dal 12% al 13%;
nel 2018: Iva ordinaria dal 25% al 25,5%. Ferma l’Iva agevolata al 13%.
La legge di Stabilità per il 2016
I predetti aumenti non vengono affatto cancellati come invece aveva promesso il Governo, ma viene eliminato il gradino intermedio del 2016. Per cui:
– nel 2017 l’Iva ordinaria passerà direttamente dall’attuale 22% al 24%,
– per poi arrivare l’anno successivo, nel 2018, al 25%. Così l’Iva agevolata, nel 2017 passerà subito dall’attuale 10% al 13%.
In pratica, viene solo posticipato l’aumento dell’IVA al 24% che, anziché partire dal 2016, passa al 2017. Il tutto sempre vincolato alla cosiddetta “clausola di salvaguardia” che, per quest’anno, dovrebbe essere il conseguimento degli obiettivi prefissati dall’erario attraverso il rientro dei capitali evasi all’estero (cosiddetta “voluntary disclosure”). Il che equivale un po’ a dire che, se i grossi evasori non si ravvedranno, a pagarne le conseguenze saranno tutti gli altri consumatori.
Fonte: www.laleggepertutti.it
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