di Jacopo Cioni
Bisogna distinguere molto bene in relazione allo Stato dove viviamo dato che in base all’architettura assunta dalla Stato le tasse assumono un significato diverso.
Se lo Stato è uno stato Sovrano (cioè libero di prendere le sue decisioni senza condizionamenti o imposizioni esterne) e democratico (cioè dove il popolo nella sua espressione di voto determina le fila della governance) le tasse assumono un ben determinato ruolo, viceversa se ci riferiamo ad uno Stato non Sovrano (cioè sottoposto a leggi e vincoli, ed influenze economiche esterne incontrollabili) e non è più Democratico (cioè uno Stato dove non si vota o se si vota il risultato è falsato da informazione scorretta se non addirittura da un broglio) le tasse assumono un ruolo ben diverso.
Partiamo dal secondo caso, uno Stato non più Sovrano e nemmeno Democratico; cioè la situazione in cui sembra essersi infilata l’Italia ed altri paesi Europei. L’Italia non è più Sovrana in quanto sottoposta a decisioni e vincoli che provengono da decisioni Europee. Questi vincoli sono molteplici, ma limitiamoci a quelli che ci possono far capire il ruolo delle tasse.
Prima fra tutte è l’assenza di Sovranità monetaria, cioè non possiamo più stampare denaro a nostro piacimento ma dobbiamo sottostare a decisioni di un organo sovranazionale indipendente e non influenzabile (aggiungerei privato), in questo caso la BCE (art. 128 del trattato di Maastricht) .
Secondo l’aver modificato la Costituzione introducendo il pareggio di bilancio sempre su richiesta e vincolo Europeo (la legge costituzionale 1/2012 approvata dal Parlamento Italiano nel 2012 che ha modificato gli articoli 81, 97, 117 e 119 della Costituzione).
Terzo lo Stato è sottoposto a imposizioni di rapporto deficit/PIL che gli impediscono di sfondare un aleatorio 3%, imposto dal patto di stabilità (sempre trattato di Maastricht e poi Lisbona).
Altro ci sarebbe, ma accontentiamoci di questo.
Tutto questo nuovo assetto economico derivato dall’impellente necessità di creare l’Europa unita determina che il denaro arriva in Italia a fronte di una decisione della BCE sia in termini quantitativi che temporali ed a fronte di un pagamento di interessi per l’uso di questo denaro, interessi che gravano sul debito pubblico stesso (acquisto di Titoli di Stato).
L’Italia non potendo stampare denaro può sopperire all’eventuale mancanza emettendo ancora Titoli di Stato che i Cittadini o altre nazioni o ancora le banche possono acquistare e che portano flussi di denaro fresco ma gravato sempre da un’interesse da pagare che nuovamente va a pesare sul debito pubblico.
Avendo in Costituzione il pareggio di bilancio le uscite dello Stato devono essere pareggiate con le entrate, se come entrata manca il poter stampare denaro e, a fronte dei titoli di Stato è necessario pagare un tasso di interesse, quale unica forma rimane, facile facile, per approvvigionare lo Stato di denaro?
Le tasse.
Oppure la drastica riduzione delle spese che però, guarda caso, riguardano sempre i servizi ai Cittadini che quindi devono pagare per ottenere un servizio che in condizioni diverse sarebbe gratuito. Oppure in alternativa si abbassano stipendi e pensioni, o ancora si evitano le opere pubbliche (che ricordo è il sistema per dare liquidità ai Cittadini stessi).
L’unico modo che lo Stato ha per avere denaro su cui non pagare interessi sono le tasse. Diventa quindi, gioco forza, che lo Stato chieda ai suoi cittadini enormi quantità di denaro per far fronte alle spese che sostiene, da qui nasce il paradosso che le tasse servono per pagare i servizi, il che risulta vero in una organizzazione economica come quella descritta.
Le tasse sono l’unico mezzo che lo Stato possiede, oltre ai titoli di Stato, per approvvigionarsi di denaro che ha lo scopo di far funzionare ogni apparato dello Stato stesso, pagare i dipendenti pubblici e i politici, i servizi ai cittadini, le opere pubbliche. In alternativa può vendere ciò che lo Stato possiede, enti, società, immobili, ecc ed è ciò che è avvenuto negli ultimi anni scordando che quei beni sono sempre di proprietà dei Cittadini e che quindi vendendoli si impoverisce, alla stessa stregua che con le tasse, i Cittadini stessi.
Come ci viene sempre detto dai soloni televisivi e giornalistici le tasse servono per pagare tutto e quindi è gioco forza stangare i Cittadini che lavorano e producono beni reali; tutto questo è vero e veritiero se si ragiona di una società organizzata come ormai è organizzata la nostra.
Si, sono stato prolisso, l’ho ripetuto tre volte, spero se ne comprenda la ragione!
Veniamo al caso uno, cioè una società Sovrana e Democratica.
In una società in cui è presente la Sovranità monetaria in linea teorica il denaro necessario a pagare qualsiasi stipendio o servizio o opera pubblica può essere stampato. Inutile chiedere tasse ai Cittadini direte voi, non esattamente. Le tasse assumono un ruolo diverso.
Mancando il pareggio di bilancio lo Stato può spendere più di quello che incassa e quindi se il bilancio è negativo per lo Stato per chi è positivo? Ovvio che lo è per i Cittadini ai quali rimangono più soldi in tasca.
Facile no direte voi, basta stampare e distribuire denaro a pioggia e tutto si risolve. Non è esattamente cosi e in questo entrano in gioco le tasse.
Se stampassimo denaro per pagare qualsiasi cosa subentrerebbe un processo che in economia si chiama svalutazione, cioè se tu hai tanto di un bene questo bene va a costare poco sul mercato. Tanto ferro a disposizione il ferro costa poco, poco uranio disponibile, l’uranio costa tanto. Alla stessa maniera una grande quantità di denaro stampato avrebbe un valore a livello internazionale molto basso, rendendo carissimo ogni bene o materia prima acquistata all’estero.
Ecco che quindi si devono mantenere degli equilibri che sono dati dalla quantità di denaro stampato e da quanto di questo denaro circola. Se una nazione è Sovrana può autonomamente decidere quanto denaro stampare, questo par ovvio no? Le tasse sono un mezzo perchè lo Stato possa sottrarre al paese del denaro circolante e quindi impedire un’eccessiva svalutazione. Stampa e sottrazione regolano la svalutazione e la forza di una moneta a livello internazionale. Questo è uno dei ruoli delle tasse in questo tipo di società.
L’unico? No. Le tasse in una società civile dove i Cittadini sono eguali fra loro servono anche per una ridistribuzione del denaro, togliere di più a chi ha di più e mettere in condizione di vivere dignitosamente chi ha di meno. Le tasse assolvono quindi ad una politica sociale.
Ancora, in una società secondo il modello uno, le tasse hanno lo scopo di dare valore alla moneta stessa, nel senso che se lo Stato accetta in pagamento quella moneta significa che ne riconosce il valore accreditandola sul mercato stesso.
Possiamo cosi capire le grandi differenze fra i due tipi di società e come le tasse assumano ruoli diversi nell’una e nell’altra. Capirete anche il motivo del perchè, tramite i media, ci viene in continuazione ricordato che pagare le tasse è importante per pagare i servizi e di come sia brutta e cattiva l’evasione fiscale, di come è bello pagare le tasse. Se non ci convincessero di queste cose la gente capirebbe che in una società diversa non ci sarebbe bisogno di mantenere cosi alte le tasse, perchè utili solo ad un equilibrio e non necessarie a priori per la sopravvivenza del sistema Stato stesso in termini di servizi.
fonte: scenarieconomici.it
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