I detrattori lo definiscono “inciucio”, che poi sono gli stessi individui che hanno criticato il M5S di non avere consentito la nascita del governo Bersani. La realtà però è solo una, Renzi con la solita spavalderia, voleva tre giudici su tre e non era intenzionato a spostarsi di un millimetro, d’altronde, la posta in gioco non era una poltrona in più o in meno, ma la maggioranza nella Corte Costituzionale, che gli consentisse di mettere al sicuro l’Italicum dai ricorsi presentati e così non è stato.
Non è andata quindi come il premier si era prefissato, difatti, dopo 31 votazioni andate a vuoto, con il rischio serio di non potere convocare l’alta corte per mancanza del numero legale – bastava infatti un piccolo malanno di un componente perché ciò si avverasse – Mattarella e Grasso, hanno pressato perché una soluzione si trovasse. E la soluzione non poteva che passare per un accordo con il M5S.
Infatti F.I., divisa al suo interno, con i franchi tiratori pronti ad impallinarsi a vicenda e con un Brunetta che non controlla più neanche se stesso, ogni accordo, sarebbe saltato – come accaduto – alla prova delle votazioni.
Restava dunque la sola alternativa dei grillini, notoriamente granitici nelle loro decisioni, le cui condizioni erano chiare: via Sisto l’avv. Di Brlusconi, il vero impresentabile dei tre, appoggio incondizionato a Morando, da loro proposto fin dal primo momento ed un terzo nome condiviso che fosse espressione della società civile. A quel punto su Barbera ci si poteva anche tappare il naso.
Il premier preso da fuochi incrociati ha capitolato e ieri mattina ha proposto la terna che ieri sera è risultata vincente.
Così, alla trentaduesima votazione, il Parlamento in seduta comune ha eletto i tre giudici della Corte costituzionale mancanti: Augusto Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperetti.
Comunque la si vuole leggere, riportandolo il risultato in termini calcistici da un possibile 3 a 0 per Renzi, si è passati ad un 2 a 1 per i cinquestelle. Questo è l’unico dato di fatto, oltre ovviamente al dato più importante: la Corte Costituzionale non è in mano a Renzi, ma conserva quella imparzialità che deve avere.
I detrattori dei 5S ad ogni costo, se ne facciano una ragione: hanno perso
fonte: fattieavvenimenti.altervista.org
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