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mercoledì 2 dicembre 2015

PIL e occupazione fermi: le Riforme di Renzi hanno fallito

di J.S.

Malgrado il calo del petrolio, il QE e in rendimenti negativi dei titoli di Stato, ieri è arrivato il dato che conferma che l’Italia si trova ancora nella più profonda deflazione. Oggi invece sono arrivati i dati deludenti sul pil e il lavoro. La ricchezza italiana, nel terzo trimestre registra un ulteriore e graduale rallentamento rispetto ai due trimestri precedenti, attestandosi ad un misero +0,2%. Quindi parliamo di piena stagnazione ed assenza di una concreta crescita economica, il che servirebbe anche per ridurre il rapporto % debito-pil ma sopratutto per ridare fiato all’economia cittadina.




Se includiamo poi che nel computo del pil rientrano anche le attività illecite, non è difficile capire che in pratica in Paese è ancora in recessione e difficilmente il 2015 si chiuderà con una crescita del +1%.


Sul lato del lavoro, è vero che la disoccupazione è scesa ora all’11,5% toccando il minimo da tre anni, ma ciò non è imputabile ad una crescita che a dir la verità non si è mai verificata, ma dal perenne aumento del numero degli inattivi che non rientrano nel computo del tasso di disoccupazione. Coloro senza un’occupazione e che non cercano più lavoro, sono aumentati da ottobre di 32 mila unità rispetto a settembre e su base annua la crescita è stata pari a 196 mila unità (+1,4%).

Anche il tasso degli occupati è sceso a – 0,2% 39 mila in meno ad ottobre rispetto al mese precedente. E per concludere la disoccupazione giovanile ha ripreso la sua rimonta, aumentando dello 0,4% rispetto a settembre, toccando ora il 39,8%. Segno che detassare i giovani lavoratori non crea occupazione se la domanda viene compressa per ovvi motivi di bilancio pubblico e austerità competitiva.

In questo quadro economico nazionale molto deludente, è inutile sottolineare il fatto che le politiche economiche adottate dal governo sono uno specchietto delle allodole, ovvero il Jobs Act, e dall’Europa, il QE di Draghi ed il fantomatico piano d’investimenti Juncker.
Per far ripartire l’economia, l’Italia dovrebbe non più rispettare i vincoli di bilancio, come il limite deficit-pil ma in costituzione è stato addirittura inserito il pareggio di bilancio, cosa che non potrà mai liberare risorse per l’economia.
Infine, è bene sottolineare che anche i rendimenti zero e perfino negativi dei titoli di Stato non possono essere d’aiuto per l’economia nazionale se alla base non vi è la possibilità di emettere moneta per finanziare la spesa pubblica senza vincoli di bilancio imposti da organismi sovranazionali.

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