di Debora Ranzetti
Ed invece i conti non tornano, è andata peggio di quanto previsto persino dai “gufi”. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e gli analisti più ottimisti (quelli filo governativi) avevano previsto un timidissimo aumento della crescita tra lo 0,1 e lo 0,2%.
La crescita acquisita e certificata dall’ISTAT, invece è stata dello 0,7: troppo poco per portare il Pil a quel +1,2% ipotizzato nel Documento di economia e finanza (Def) dal Governo.
Come se non bastasse a giugno il debito pubblico, dopo l’incremento già registrato a maggio ha avuto una nuova impennata . Secondo Bankitalia, il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di ben 7 miliardi rispetto a maggio, attestandosi a 2.248,8 miliardi. Quindi nei primi 6 mesi di quest’anno, il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato di 77,2 mld.
Ma non è tutto, sempre secondo l’Istat, a maggio, la produzione industriale ha registrato una diminuzione dello 0,6%, sia su base mensile, sia su base annua. È il peggior calo congiunturale dallo scorso febbraio, quando si era registrato un -0,8% rispetto a gennaio.
A completare la “Torta” arriva sempre dall’ISTAT. Nel mese di luglio 2016, l’indice nazionale dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,2% su base mensile e una diminuzione dello 0,1% su base annua (era -0,4% a giugno). I due dati hanno confermato la stima preliminare diffusa nei giorni scorsi. L’inflazione acquisita per il 2016 è pari a -0,1% (era -0,2% a giugno). L’indice dei prezzi al consumo armonizzato è diminuito dell’1,9% su base mensile – principalmente a causa dei saldi estivi – e (come a giugno) dello 0,2% su base annua. Le stime preliminari indicavano un calo rispettivamente dell’1,8% e dello 0,1%. quindi siamo in deflazione.
Il quadro complessivo, mostra il totale fallimento della politica economica dei Renzi e del suo governo, intento a salvare solo le banche ed ad assecondare le richieste di Bruxelles. Il Pil fermo ai dati dello scorso anno e il debito pubblico che raggiunge il nuovo record negativo di 2248,8 miliardi sono due dati inequivocabili che testimoniano con la forza dei numeri il fallimento della politica economica del governo.
Con i conti che non tornano, il governo ha poche soluzioni per tentare di farli quadrare e la soluzione più semplice è di far scattare la clausola di salvaguardia dell’Iva, che potrebbe portare l’aliquota massima al 24%.
I capigruppo di Camera e Senato del M5S , Laura Castelli e Stefano Lucidi, così commentano: “Si capisce perché Renzi preferisce parlare di riforme istituzionali, accentrando l’attenzione sul suo futuro politico. È una strategia disperata per nascondere i suoi tragici fallimenti economici”.
Il vice presidente della Camera Luigi Di Maio, sulla sua pagina facebook rincara la dose: “La notizia di oggi è che il PIL non cresce. Ovvero dopo tre Governi mai passati per le elezioni che dovevano rilanciare l’economia, siamo di nuovo al punto di partenza.
Forse perché non dobbiamo più inseguire un indice ma il benessere del nostro popolo? Il PIL cresce anche se aumenta la vendita di armi, il traffico di stupefacenti o lo sfruttamento della prostituzione. Così facendo cresce il benessere degli italiani? Non credo proprio.
Se Renzi avesse abolito Equitalia, fatto il reddito di cittadinanza, istituito una No-Tax Area per gli studenti universitari meno abbienti, una seria legge anticorruzione, una seria spending review reinvestendo in turismo ed energia, oggi i cittadini italiani lo acclamerebbero al di là del Pil (che con quei provvedimenti sarebbe comunque in crescita).
Invece ha preferito fare Leggi per salvare banche, i dirigenti dell’Ilva, gli evasori e le loro poltrone. Ecco il risultato. Ora a casa per favore!”.
fonte: FattieAvvenimenti
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