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sabato 20 giugno 2015

EUROPEISMO E NAZISMO...DAS JAHR 2015 (ANNO 2015)

DI PANAGIOTIS GRIGORIOU 
greekcrisis.fr 

 I nostri analisti e scrittori di ieri intuivano, talvolta in modo molto chiaro, le trame del tempo umano che è il nostro. ‘’Mi ricordo la casa sotto l’Occupazione: sempre chiusa. E così anche durante la guerra civile. Più tardi, dovetti allontanarmi per molto tempo. Il reggimento, i battelli, amori interminabili e tante preoccupazioni che consideravo uniche. Le più penose. Fino al giorno in cui i lutti mi riportarono a casa. Ero diventato capo famiglia. Io, a capo di qualche cosa ‘’. ‘’In quanto alla casa interamente chiusa, non solo non esisteva più, ma non si riconosceva nemmeno il punto in cui era passata la strada. Il piano di urbanizzazione, in genere disegnato da persone che ci ignorano e se ne fregano del nostro parere, aveva cancellato tutto con un tratto di penna’’. Così scriveva Yórgos Ioánnou (Les Cris, Le Sarcofhage e raccolte, traduzione di Michel Volkovitch). Ventisei storie autobiografiche in cui rivivono gli anni bui dell’Occupazione tedesca e gli ‘’anni terribili’’ che seguirono. Yórgos Ioánnou (1927-1985), autore tra i più originali della letteratura contemporanea greca, nacque a Salonicco nel 1927 da una famiglia di rifugiati della Traccia orientale. Ancora giovanissimo allo scoppio della seconda guerra mondiale, non trasse vantaggi neppure dai suoi 20 anni, trascorsi durante la tempestosa guerra civile (1944-1949). Una giovinezza sofferta, dunque, per la fame e le esazioni, che avrebbe portato in gestazione i principali elementi della sua opera, attraverso la coscienza di una generazione vinta, la sua, da cui gli derivò l’ossessione di una morte improvvisa e prematura.
Nel racconto L’unica eredità, egli descrisse la morte prematura dei membri della sua famiglia. Testo premonitore, poiché egli morì all’età di 57 anni per un errore medico, il 16 febbraio 1985. Crisi Greca gli rende omaggio trenta anni dopo la sua scomparsa. Yórgos Ioánnou introdusse in Grecia un nuovo genere letterario, dove la realtà quotidiana e più intima si traduceva in brevi testi scritti sempre in prima persona, a metà strada tra il racconto e la confessione. Poiché, più che romanziere, egli fu osservatore lucido del suo tempo e probabilmente della preistoria, delle radici del nostro tempo apocalittico. Io lo conobbi soltanto attraverso i suoi scritti, ma il mio amico Théodoros, che ebbe la rara opportunità di frequentarlo alcuni anni prima della sua scomparsa, lo ricorda così: ‘’Conduceva una vita molto modesta ed aveva modi misurati. Come si dice talvolta: era l’opposto di uno scrittore pretenzioso e ipocrita’’. Se ricordo Yórgos Ioánnou e la sua opera in questo momento così cruciale per la geopolitica dell’Ordine… nuovamente nuovo e drammaticamente europeista, è per una migliore comprensione di certe filiazioni d’epoca con certe storie e con certi affari. Proprio quelli ignorati apposta dai giornalisti e dalle analisi mainstream. La sua opera fu tradotta in francese e le biografie disponibili dicono tra l’altro che lo scrittore fondò anche la rivista letteraria ToPhylládio (La Brochure), tradotto Tacito e l’Antologia Palatina, pubblicandoli in modo frammentario. Nel 1978, aveva intrapreso la redazione della rivista, a mezza strada tra cronaca e autoantologia selettiva e diversificata. Alcuni dei testi, che secondo l’autore non potevano essere pubblicati da giornali e riviste dell’epoca, trovarono rifugio e tutto lo spazio necessario in quella brochure dalla periodicità incerta, redatta in quanto tale dal suo creatore. Oltre ai propri racconti brevi e poesie, le brochures - mai tradotte in francese per quanto ne sappia – costituivano l’unica occasione e possibilità di pubblicare le sue mescolanze (Thissanoi): sia testi brevi, sia cospicui e a puntate. Uno zibaldone di microracconti, cronache, pamphlets, necrologie, dispute, riflessioni politiche o episodi dell’infanzia durante la Guerra, o della giovinezza durante la guerra civile (1940-1949). Un blog ante litteram. Vorrei chiarire, per le esigenze delle mie analisi, un certo punto di vista nella lettura dei testi, che fu per così dire ignorato dai lettori di Ioánnou fuori dalla Grecia. L’epoca in cui ToPhylládio nacque era quella del dibattito molto violento che opponeva artefici e fautori dell’integrazione del Paese nel gruppo che formava allora la CEE (divenuta effettiva nel 1981) e gli euroscettici del momento. Yórgos Ioánnou si era opposto sin dall’inizio a quella buia prospettiva. Bisogna dire che riserve molto forti in senso euroscettico erano anche state espresse, tra gli altri, dal poeta Odysséas Elýtis (Premio Nobel per la letteratura nel 1979), e dai compositori Mános Hadjidákis e Míkis Theodorákis. ‘’ È un giorno maledetto questo 21 dicembre 1978, in cui si dice che siamo riusciti a entrare nella CEE in qualità di membri permanenti. O almeno io lo considero tale. Piangeremo molto amaramente, è certo, quando non sarà più possibile disfarsene. I legami economici tra i Paesi sono ancora più solidi delle alleanze militari (…). Questi affari non sono per noi, né si accordano con la nostra storia, né con il carattere del nostro popolo e neppure con la situazione reale della Grecia in questo momento. Saremo cancellati come Paese e come Nazione. Non bisognerebbe sprofondare sempre più in questa direzione soltanto perché non appaiono altre prospettive sufficientemente chiare(…). Non resterà più niente. Già ladri senza scrupoli di casa nostra, molto numerosi, e certi malfattori internazionali lo percorrono per rubare reperti archeologici e icone. È in questo modo che lazzaroni e sfaccendati hanno trovato il filone per arricchirsi facilmente e darsi alla bella vita. Tutti questi esteti, questi parassiti, scoprono una nuova maniera per decorare i loro salotti. Bisognerà colpire con forza. Già immagino ciò che accadrà dopo il nostro legame con la CEE. Solo Dio sa… quali ‘perle’ internazionali arriveranno fin qui per impadronirsi del loro nuovo campo. In questi giorni vedo alla televisione l’Olocausto, film sullo sterminio degli Ebrei in Europa. Il tono misurato e per me commovente, che colpisce i più giovani, lo trovo insufficiente ad evocare tutto l’orrore che ho vissuto nel 1943 a Salonicco. Se si escludono naturalmente le sequenze originali dell’epoca. Allora era un’altra cosa. Ovunque orrore impossibile da raccontare. Era l’aprile 1943 a Salonicco sotto l’Occupazione nera. (Yórgos Ioánnou, Phylládio 3/4, 1978-1979). ’’ Eccoci in Europa (già del sud), dove l’ultraliberismo dei finanzieri, associato alla politica delle élites tedesche, si assimila a figure del ’nuovo nazismo’,secondo certi analisti nei Paesi sud della zona euro e soprattutto secondo una buona parte dell’opinione pubblica. Cosa avviene in realtà? Perché questa reazione irrita sia i giornalisti mainstream sia gli attuali dirigenti della Germania sia della Francia? Intanto, a un certo livello di analisi bisogna capire la conservazione della memoria collettiva, tanto più in quanto la posizione attuale della Germania, (quasi) unico grande Paese vittorioso dell’architettura europeista, permette certe analogie anche a rischio di anacronismi. Ma gli anacronismi sono talvolta relativi, e la storia si sperimenta fondamentalmente nelle sfumature del grigio. Per Yórgos Ioánnou, segnato per sempre dalle più scure sfumature del grigio, la diffidenza era diventata regola. Riguardo alla CEE, trasformata poi in Unione europea, il futuro gli ha dato ragione. La Grecia ha perso già i suoi stretti margini di autonomia politica ed economica, le sue industrie sono fallite, il 40% delle terre coltivabili abbandonate, più di 10.000 piccoli e grandi caicchi - imbarcazioni tradizionali in legno utilizzate dai pescatori - sono stati distrutti dopo il 2010, secondo le direttive della UE. Più di 10.000 ingegneri hanno lasciato il Paese in 10 anni, secondo il loro sindacato (giornali greci del 7 marzo 2015). Ed ecco che, parafrasando Ioánnou, moltissimi ladri senza scrupoli di casa nostra, talvolta anche con la complicità attiva di certi malfattori internazionali (lobbisti di Atene, Bruxelles, Parigi e Berlino) hanno perlustrato abbastanza il Paese… Sovvenzioni europee e ricchi contratti, per esempio di armamenti (le due facce della stessa medaglia). Così i… bastardi e i nullafacenti hanno trovato il filone per arricchirsi agevolmente e per darsi alla bella vita: giornalisti, universitari, scrittori, sindacalisti e, ovviamente, politici e imprenditori. Questi ultimi costituiscono la casta legata al potere clientelare del PASOK e della Nuova democrazia. Per completare l’analogia fin negli ultimi dettagli, in questo Paese dal regime dispotico del debito imposto mediante il meccanismo dell’arma assoluta contro la sovranità e la democrazia, cioè l’euro, l’amministratore mandato da Angela Merkel, Horst Reichenbach (ufficialmente capo della ‘’Task Force’’ assegnata alla Grecia dalla Commissione Europea), festeggiava, ad esempio, il suo anniversario (marzo 2013) a Kolonaki, quartiere chic del centro di Atene, alla presenza di numerosi ministri e con misure di sicurezza severissime (Radio Real - FM, 07/03/2013). Altri tempi. Lo storico e scrittore inglese Mark Mazower, nella sua opera ‘’Hitler’s empire, Nazi Rule in occupied Europe’’ Londra, 2008, richiama questo articolo: ‘’Das Jahr 2000’’, testo straordinario perché… futuristico, pubblicato da Joseph Goebbels nella rivista ‘’Das Reich, 25 Febbraio 1945. Nel suo ultimo sforzo propagandistico, due settimane soltanto dopo la conferenza di Yalta, l’alto dignitario nazista stabiliva un legame tra l’Europa del futuro e il nazional-socialismo. Una ‘’Europa unificata sotto la direzione della Germania’’ e soprattutto ‘’… certamente unita nell’anno 2000. L’Europa dei figli dei nostri figli in un futuro in cui questa guerra non sarà che un lontano ricordo ‘’. Quest’opera di Mark Mazower - che a mia conoscenza non è mai stata tradotta in francese - dimostra come la Germania nazista, analogamente ad altri Paesi negli anni 40, non aveva incarnato la rottura, presentata come radicale, né col passato né ancora meno con la storia a venire. In breve, bisogna capire che il progetto europeista non nacque col nazismo ma lo precedette e poi lo mal accompagnò per, finalmente, succedergli. Esso fu quindi un progetto iniziato e voluto dalle élites finanziarie e industriali della Germania e anche da quelle dei Paesi vicini dell’Euro Centro: Francia, Belgio, Paesi Bassi in particolare. La mondializzazione si sarebbe aggiunta più tardi. Nell’estate 1940, il ministero dell’Economia del Reich aveva previsto la creazione di una forma Paneuropea dell’economia, basata non sull’integrazione totale dei Paesi ma sull’unione delle economie nazionali, dietro l’impulso di accordi conclusi tra grandi attori del settore privato e sotto lo sguardo dei responsabili governativi. Naturalmente, si trattava dell’Europa occidentale. Utilizzando le reti e le relazioni tra industriali dell’ante-guerra, il ministero del terzo Reich aveva finanziato incontri tra questi industriali e finanzieri. L’idea centrale era ‘’l’americanizzazione’’ delle industrie periferiche. Alcuni industriali furono nutriti con l’illusione di creare un Parlamento europeo industriale sotto il patronato della Germania. Gustav Skhlotterer, l’uomo a cui Walter Emanuel Funk, ministro dell’economia (1938-1945) e presidente della Reichsbank (1939-1945), aveva confidato il dossier del nuovo Ordine economico in Europa e aveva incontrato industriali francesi, olandesi e belgi, verso la fine dell’estate 1940, per promuovere una collaborazione a lungo termine. L’industriale e finanziere belga Paul de Launoit (1891-1981), un autentico euro-visionario, se ne entusiasmò: ‘’La Rhur, il sud dei Paesi Bassi, il Belgio, il Lussemburgo e il nord della Francia costituiscono un’entità economica naturale del carbone e dell’acciaio. Noi imprenditori dobbiamo aprire le frontiere tra gli Stati e imparare a collaborare’’. Talvolta, le forze armate tedesche erano arrivate a proteggere interessi non tedeschi, contro le… OPA dell’epoca avviate dalle marche tedesche. Tra queste imprese protette: Gevaert (Belgio), Unilever e Philips (Olanda), nota Mark Mazower (pgg. 267-269) nella traduzione greca del suo libro. Nello stesso tempo, Berlino aveva imposto il Reichsmark come moneta più importante in Europa, costringendo gli altri Paesi a far transitare le loro mercanzie, gli scambi valutari e finanziari attraverso la capitale tedesca; unificando e uniformando il settore finanziario del continente europeo (pgg. 270). E non si era arrivati ancora alla BCE! Comunque, l’assoluta preminenza della politica razzista di Hitler aveva ipotecato pesantemente la realizzazione di questo programma europeista, almeno durante la guerra, anche nella sua variante fortemente nazional-socialista. In questo senso, è storicamente anacronistico e dunque inesatto fare la caricatura nazista di Wolfgang Schauble o Angela Merkel. Se alcune coscienze collettive persistono nei loro anacronismi, penso dipenda dal fatto che il modello di dominazione a loro vicino, storicamente e attraverso la memoria, è quello della Germania degli anni ‘30 e ‘40 del breve ventesimo secolo, che in realtà si avverò essere più lungo del previsto; anche perché il modello… sufficientemente germanico di questa UE non lascia alcun dubbio sulla… primavera totalitaria già fiorita del progetto. Ciò non può più essere nascosto dalla propaganda e ancora meno dagli eufemismi sia di ‘’sinistra’’ sia di destra, del genere: ‘’Il deficit democratico dell’UE che bisogna colmare’’. Solo che non si tratta unicamente delle élites tedesche, ma anche delle francesi e degli altri Paesi eurocentrici, seguite dalle para-élites periferiche come quella di Atene, in parte uscite politicamente dalla Collaborazione, e di alcuni grandi attori economici in questo tempo tanto tragico... in questo ‘’Das Jahr 2015’’, con i discendenti degli affaristi, dei trafficanti e dei truffatori del tempo dell’occupazione tedesca negli anni 1940; poiché una parte dei loro legami… naturali con i conglomerati industriali e finanzieri tedeschi (ed europeisti) risalgono a questo periodo. Per raccontare meglio la storia, Mark Mazower precisa che Robert Schuman, all’avvio del suo progetto per la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA: origine dell’attuale Unione europea), aveva agevolato l’attraversamento delle frontiere e il commercio agli industriali e ai proprietari delle miniere di carbone. Dieci anni prima, numerosi partecipanti erano intervenuti in negoziazioni analoghe, organizzate dal ministero dell’economia del terzo Reich per la pianificazione di questi cartelli europei, coordinando potenzialmente a tal fine le loro produzioni. Qualcosa di molto simile, tra una certa autarchia contemplata dalla Germania nazista (ma unicamente per la parte occidentale del Continente) e la politica agricola comune (PAC), si riscontra nei progetti alimentari e nella produzione agricola in Europa. Il nuovo ordine della Germania nazional-socialista aveva giocato il suo ruolo nell’emergenza dell’europeismo post-bellico. Gli architetti del Mercato comune erano sicuramente gollisti, antinazisti e antifascisti. Tuttavia, certi personaggi chiave operavano per il dossier europeista lavorando nell’ombra. Francesi, Belgi e soprattutto Tedeschi che avevano servito il nazismo restandone delusi. Per esempio, Hans Peter Ipsen, giurista nazista che aveva fatto carriera in seno alle autorità militari occupanti a Bruxelles durante la II guerra mondiale, sarebbe divenuto il più grande specialista in diritto delle Comunità europee nella Germania federale. Economisti e uomini d’affari nazisti, membri del ‘’Cerchio Europeo’’ (Europakreis) che si riunivano presso l’Esplanade Hotel di Berlino durante il terzo Reich, ebbero ugualmente un ruolo preponderante nella politica e nell’economia della Germania post-bellica. Tra essi, Ludwig Erhard, ministro federale dell’economia (1949-1963) e cancelliere federale (1963-1966), considerato padre del miracolo economico tedesco; i banchieri Hermann Abs, presidente della Deutsche Bank (1957-1977); Karl Blessing, membro del consiglio di amministrazione della Reichsbank tedesca sotto il Terzo Reich (1937-1939) e presidente della Deutsche Bundesbank (1958-1969). Questi uomini, che avevano perduto ogni sicurezza riguardo alla vittoria finale del Terzo Reich, sin dagli inizi degli anni ’40 del secolo scorso, consideravano che nessuna ricostruzione economica dell’Europa si sarebbe potuta realizzare senza la preminenza della Germania. In altre parole, la Germania poteva perdere la guerra, ma avrebbe dovuto guadagnare la pace. Da questo punto di vista - osserva Mark Mazower - i peggiori timori degli euroscettici sono fondati, e sicuramente la CEE appare come una concezione nazista (pgg. 571-572). Ricordo ancora una volta che questo libro non è mai stato tradotto in francese, e che le biografie dei personaggi storici citati risultano quasi sempre inesistenti o evanescenti nella documentazione in lingua francese; soprattutto quando riguarda il periodo nazista. Bisogna consultare la biografia in inglese o in tedesco, o in internet. Per esempio, Wikipedia in francese dice che, quando Robert Schuman, (ministro della Terza Repubblica sotto il governo Vichy e sotto la Quarta Repubblica), si rifugiò in Lorena, fu arrestato dalla Gestapo, imprigionato a Metz poi trasferito a Neustadt (attuale Renania Palatinato) il 13 Aprile 1941, grazie a un alleggerimento delle condizioni di detenzione ottenuto da Heinrich Welsch. Ma è necessario un po’ la lingua tedesca per capire che Heinrich Welsch, ministro-presidente della Sarre (1955-1956), era stato il rappresentante speciale dell’autorità del Commissario del Reich per la riunificazione dell’Austria al Reich tedesco e, dal 1940 al 1945, capo dell’amministrazione giudiziaria tedesca nella Lorena occupata. Il rimpianto Yórgos Ioánnou, che per il tenore di vita molto umile e per i modi misurati era tutto il contrario di uno scrittore pretenzioso, probabilmente non conosceva alcune di queste storie parallele dell’europeismo. Tuttavia, il grande scrittore non ignorava il senso della Storia. Da qui, la sua ostilità sia verso l’europeismo del 1978 sia nei confronti di quello del 1940. Egli portava su di se le stimmate dell’occupazione tedesca e dello sterminio dell’importante comunità ebraica della sua città (Salonicco) e quelle della fame e del sangue versato, fino all’esperienza della guerra civile. All’indomani della II guerra mondiale, gli introiti fiscali dello Stato (in rovina) coprivano appena il 6% del fabbisogno e delle spese (Mazower, pg. 273). Mark Mazower (e non è l’unico tra gli storici) considera che, secondo le sue fonti, la guerra civile greca fu il risultato di una politica deliberata degli occupanti tedeschi. La carestia in Grecia - unica in Europa del sud e dell’ovest ad eccezione dei Paesi Bassi ma per altre ragioni - ricorda la ‘’gestione dei territori’’ conquistati più ad est - Polonia, Unione Sovietica - e i milioni di morti, i massacri e la carestia organizzata attraverso queste regioni. In ogni caso, gli occupanti non fecero niente per risparmiarla ai Greci: più di cento mila morti contati in Atene e nelle Cicladi già durante il primo inverno dell’occupazione, nel 1941. ‘’Non dobbiamo preoccuparci per i Greci. Altri dopo di loro subiranno la stessa sorte. ’’ Dichiarava Hermann Göring nella primavera 1942. La stampa tedesca aggiungeva: ‘’ È davvero necessario sperperare i viveri destinati alle forze dell’Asse per mantenere in vita gli abitanti delle città greche, sapendo che sono ladri, trafficanti, contrabbandieri, mezzani e fannulloni? ’’. O ancora: ‘’ Bisogna vedere fin dove arriveranno le forze dell’Asse tanto penosamente provate nella loro lotta, poiché nutriamo in Grecia una popolazione di alcuni milioni di fannulloni. ’’ Mazower pg. 280. Insomma, un argomento molto simile a quello utilizzato oggi, quando si parla dei doveri dei Greci e del loro comportamento riguardo al loro debito. Ciò non vuole dire che i Tedeschi di oggi siano i nazisti di ieri, ma piuttosto che alcuni stereotipi e retaggi culturali possono sopravvivere a lungo (in Germania, in Grecia o altrove). E soprattutto che le élites non cambiano e la geopolitica resta, mondializzazione o non. Riassumendo. L’eliminazione del governo SYRIZA/ANEL, da parte di quelle stesse élites europeiste e con la gentile collaborazione dei funesti nepotisti di Atene, è in corso. Nessuna retromarcia Syrizista gli basterà, in quanto questo governo ha in sé il germe della resistenza. E a nostra conoscenza, alcuni amici (politici) di Syriza in Germania ne sono consapevoli: da qui un certo nervosismo non obbligatoriamente espresso in pubblico. Altri amici tedeschi vorrebbero fermare la macchina infernale dall’interno, ma sono decisamente minoritari, per il momento. Dal punto di vista delle élites, inoltre, bisogna raccontare qualcosa sulla funesta UE agli altri popoli, soprattutto ora. Le élites europeiste del tempo della mondializzazione, infatti, non sembrano aver intenzione di risparmiare, a lungo termine, agli abitanti dell’Euro centro la stessa sorte riservata ai Greci e agli altri nativi del sud. Mark Mazower nota che il repertorio di idee e di pratiche a cui attinsero i nazisti (aggiungendone altre) è profondamente europeo, anzi colonialista. Al contrario delle altre potenze (Francia e Gran Bretagna), la Germania aveva tentato di colonizzare l’Europa. Ecco la grande… innovazione del ventesimo secolo. Tra queste pratiche, il doppio sistema giuridico, il doppio statuto ‘’mutatis mutandis’’ dall’indigenato alla cittadinanza, per esempio. Quindi, i regimi politici imposti in nome del debito e dal memorandum implicano un parametro del genere. Anche se non è percettibile da tutti, ancora. Da questo punto di vista, l’europeismo ‘’progressista’’ del partito della sinistra europea, (SYRIZA compreso) gira in un vuoto abissale, e si vede. I lavoratori greci si chiedono in nome di quale principio i diritti del lavoro, la sicurezza sociale, i salari e il senso stesso della vita e della morte non siano più gli stessi in Grecia e in Germania. Dopotutto, alla fine di cinque anni di salasso sociale, umano e simbolico, il debito non cessa di aumentare. L’eliminazione del governo SYRIZA/ANEL o la sua sottomissione totale, magari con la nuova coalizione che include il PASOK e ‘’To Potami’’ (il Fiume), partito nato tra Berlino e Bruxelles, che in sostanza è lo stesso per la Sinistra e per ANEL, non è facile come previsto. Le élites tuttavia dimenticano che i popoli riescono a mettere il loro granello di sabbia nella Storia. I nostri analisti e scrittori di ieri e di oggi intuivano, talvolta molto chiaramente, le trame del tempo umano che è il nostro. Anche essi a loro maniera hanno aggiunto il granello di sabbia necessario. La loro unica eredità alla maniera di Yorgos Ioannou. Fino alla prossima volta. Per concludere. È la prima volta che un dirigente di una delle tre componenti della Troika, formata da FMI, la Commissione e la BCE, lo afferma davanti a una telecamera. ‘’Il denaro è stato dato per salvare le banche francesi e tedesche e non la Grecia’’ ha dichiarato Paulo Batista, uno dei 19 eletti tra i 24 membri del consiglio di amministrazione del Fondo monetario internazionale.

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