di Jacques Sapir.
Tradotto da ComeDonChisciotte.org.
Le ultime peripezie nel negoziato fra governo greco e creditori mettono in evidenza le contraddizioni di molti commentatori politici. Partono dal presupposto che il governo greco "non possa far altro che cedere" o che "finirà inevitabilmente per cedere", e considerano ogni concessione fatta dal governo greco come la "prova" della sua prossima capitolazione, che la temano o che - sotto sotto - ci sperino. Da questo punto di vista c'è una strana e malsana sintonia fra i commentatori più reazionari e quelli che vogliono farsi passare per "radicali" e che trascurano scientemente la complessità della lotta che il governo greco sta portando avanti. Quest'ultimo si batte con il coraggio di Achille e con l'astuzia di Ulisse. Diciamolo subito: tutti quelli che avevano preannunciato la "capitolazione" del governo greco hanno avuto torto. È necessario capire perché.
Il punto di vista del governo greco
Di fatto il governo greco ha fatto eccome delle importanti concessioni fin dallo scorso mese di febbraio, ma si trattava di concessionisubordinate ad un accordo generale sulla questione del debito. Occorre sapere che è il fardello dei rimborsi ad obbligare il governo greco a dipendere dai propri creditori. Il dramma della Grecia è che ha compiuto un notevole sforzo budgetario, ma al solo profitto dei creditori. Gli investimenti, tanto quelli materiali quanto quelli immateriali (educazione, salute) sono stati sacrificati sull'altare dei creditori. In questo contesto non c'è da stupirsi del fatto che l'apparato produttivo greco sia in declino e che perda costantemente competitività. È in questo contesto che l'attuale governo greco, frutto dell'alleanza fra SYRIZA e ANEL, cerca di invertire la rotta. Non chiede prestiti supplementari ai suoi creditori. Chiede che il denaro che verrà speso possa essere usato per investire sia nel settore privato sia in quello pubblico, con investimenti tanto materiali quanto immateriali. Ed è su questo punto che il governo greco non transige, almeno finora.
La malafede dei creditori
Quanto a loro, i creditori della Grecia continuano ad esigere un rimborso integrale - benché sappiano che questo è impossibile - al solo scopo di mantenere i loro diritti di prelievo sugli interessi che la Grecia paga sul debito. Tutti sanno che nessuno Stato rimborsa mai la totalità dei propri debiti. Da questo punto di vista il loro discorso, condito con argomenti di carattere morale, è del tutto ridicolo. Ma è utile tenere in piedi la favoletta dell'intangibilità del debito se si vuole garantire la realtà dei flussi di denaro che partono dalla Grecia verso i paesi creditori. Quanto il 24 giugno Alexis Tsipras ha constatato l'impossibilità ad arrivare ad un accordo - cosa che ha riassunto in un tweet pubblicato in due parti - ha puntato il dito nel verso giusto.
Ha insistito sul fatto che il comportamento dei dirigenti europei dimostra che non hanno alcun interesse a raggiungere un accordo e che quindi il negoziato è vano, oppure che perseguono interessi "speciali" che però non possono rendere pubblici. L'accusa è grave, benché assai realista. E può essere anche l'annuncio di una prossima rottura.
Di fatto si potrebbe pensare che i "creditori" della Grecia, e in particolare i paesi dell'Eurogruppo, perseguano due obiettivi nel corso degli attuali negoziati. Prima di tutto vogliono provocare la capitolazione politica di SYRIZA e in tal modo, così almeno sperano, salvare la politica dell'austerità che è ormai oggetto di contestazione in numerosi paesi, e in particolare in Spagna, come si è visto con la vittoria elettorale di PODEMOS. Ma questi paesi vogliono altresì mantenere il flusso di denaro generato dai rimborsi della Grecia, dato che tale flusso crea larghi profitti alle istituzioni finanziarie dei loro paesi. Perciò Tsipras ha perfettamente ragione nel parlare di "interessi speciali" che hanno a che fare - diciamolo pane al pane - con la collusione e con la corruzione.
Allo stato attuale delle cose è impossibile dire se il governo greco, ormai minacciato dall'equivalente di una "rivoluzione colorata", riuscirà a mantenere la propria posizione fino in fondo. Ma per ora ha difeso gli interessi del popolo greco, al di là degli interessi degli europei, con la forza di un leone. Non dobbiamo in alcun modo dimenticarcelo e ce ne ricorderemo, quale che sarà l'esito finale del negoziato.
Referendum sull’euro tra una settimana!
di Claudio Messora
A fronte dell’ultimatum dell’Eurogruppo (leggi = troika), definito dalla Merkel “un’offerta straordinariamente generosa“, nella quale si impone alla Grecia di completare tutte le riforme concordate, Tsipras ha risposto che “I principi fondanti dell’Unione europea sono democrazia, eguaglianza, solidarietà e mutuo rispetto. Non si basano invece sul ricatto e gli ultimatum. Nessuno ha il diritto di mettere in pericolo questi principi“. Eha indetto un referendum in tutta fretta, per il 5 luglio, perchè a fronte della richiesta di riforme dal peso insopportabile che aggraveranno il mercato del lavoro e aumenteranno le tasse, il suo Governo è “obbligato a rispondere sentendo la volontà dei cittadini“.
l referendum sarà per decidere se accettare o meno la proposta dei creditori (la troika), ma va da sè che se i greci sceglieranno di non accettare il piano di riforme, il prestito ponte non verrà erogato e la Grecia si ritroverà in default. La logica conseguenza sarà l’uscita dall’euro. Quindi si tratta nei fatti di un referendum sull’euro.
Sempre che Tsipras ci arrivi, al 5 luglio. Era il 30 di ottobre 2011 quando il Governo di Papandreou, infatti, annunciava di voler sottoporre a referendum popolare il piano di ristrutturazione del debito greco (leggi: le imposizioni di austerity). Successe che Papandreou fu rovesciato e al suo posto arrivò Lucas Papademos, mentre in contemporeanea a Roma veniva rovesciato Silvio Berlusconi e, con la complicità di Giorgio Napolitano, gli italiani venivano commissariati da Mario Monti. Ricorderete il post di Byoblu “Tutto tranne democrazia“.
Avranno il coraggio di fare la stessa cosa a Tsipras? Questa volta non ci troveranno impreparati
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