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sabato 13 giugno 2015

Se il nostro destino può decidersi a porte chiuse allora meritiamo di non contare nulla

di Claudio Messora

Da ieri i simpatici amiconi del Gruppo Bilderberg sono riuniti vicino a Innsbruck, in Austria. Discuteranno di cybersicurezza, di strategia europea, di globalizzazione, della situazione economica mondiale e di terrorismo. Sono gli stessi, l’esercito dei non-eletti (Monti direbbe: quelli al riparo dal processo elettorale), che poi si ritrovano a prendere decisioni sulla nostra pelle.
Per esempio c’è Benoît Cœuré, membro del board della Bce, che solo pochi giorni fa si è ritrovato in una riunione a porte chiuse della BCE, a Francoforte, insieme ai rappresentanti degli Hedge Funds. Draghi ha detto che “gli incontri a porte chiuse favoriscono la comunicazione e aiutano la BCE a lavorare meglio“. Favoriranno la loro, di comunicazione, ma non certo la comunicazione con i cittadini che, tra crisi, tasse e conseguenze fatali sui loro conti in banca, gli pagano lo stipendio, senza contare che sulle nostre tasche gravano direttamente le spese per la sicurezza (per il meeting Bilderberg del 2013 il governo inglese spese quasi 2 milioni di sterline).
C’è quel Jeroen Djisselbloem presidente dell’Eurogruppo dove si decidono le sorti del popolo greco. C’è il nostro immancabile beniamino, Mario Monti, che non se ne perde uno. C’è il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, così, tanto per ribadire le strategie sull’Ucraina. E se vi venisse la tentazione di pensare che si tratta di un circolo culturale fine a se stesso, sappiate che a presiedere c’è tale Henri de Castries, patron del Gruppo assicurativo e bancario francese AXA, nientemeno che il numero 4 del nucleo centrale di 147 aziende che hanno in pugno il 40% della ricchezza globale (non lo dico io, ma lo studio “La rete del controllo globale corporativo“, pubblicato su New Scientist).
Discuteranno certamente di come rendere l’euro irreversibile, come caldeggia il sottosegretario alla presidenza del consiglio per gli affari europei, Sandro Gozi. Discuteranno di come continuare a smantellare la struttura sociale europea creando manodopera a basso costo e proletarizzando la classe media. Discuteranno di TTIP, il libero accordo di scambio commerciale tra il Nord America e l’Europa che prevede la clausolaISDS, quella che conferisce alle multinazionali il potere di fare causa allo Stato se si azzarda a legiferare contro i loro interessi commerciali. Decideranno un po’ quel cazzo che vogliono, insomma, senza che nessuno delle centinaia di milioni di cittadini europei possa sapere chi ha detto cosa (vige la regola Chatham House Rule: si dice il peccato – forse – ma non il peccatore). E senza che a giornalisti come Lilli Gruber, da tempo ospite regolare delle riunioni del Bilderberg, salti in testa di fare il loro lavoro e di fare uno speciale “Otto e Mezzo” per riportare per filo e per segno quello che è successo.
Jovanotti, recentemente, parlando ai ragazzi di un’università ha detto che ormai la politica non conta più niente e che tutte le decisioni vengono prese al di fuori. Questo era evidente da un bel pezzo. La nuova aristocrazia internazionale (Gioele Magaldi le chiama UR-Lodges) decide presidenti della Repubblica, primi ministri, strategie geopolitiche, globalizzazioni, svendite, deindustrializzazioni…
Ma la colpa non è loro: la colpa è di chi glielo lascia fare. E chi glielo lascia fare siamo noi. Se un popolo ha bisogno di discutere se sia giusto o no che uomini posti nei ruoli chiave del potere possano o meno decidere a porte chiuse dei suoi destini, significa che quel popolo si merita di non contare nulla.

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