di Paolo Bartolini.
Suscita già un grande vocio l'enciclica «Laudato si'» di Papa Francesco (qui il testo integrale). Fra i tanti cronisti potete leggere Francesco Antonio Grana sul Fatto Quotidiano.
L'odierno pontefice, possiamo ormai dirlo, rappresenta di questi tempi il baluardo più solido per una resistenza etica - e poi politica - alla società di mercato.
La sua "visibilità" (come si usa dire nel grande show che ci avvolge), la possibilità di parlare con autorevolezza a milioni di persone su temi di rilevanza mondiale, devono essere salutati con favore da chiunque desideri una rivoluzione culturale capace di contrastare la logica nichilista dell'accumulazione economica fine a se stessa.
In questa constatazione non vi è alcun intento apologetico verso la Chiesa Cattolica, che grandi passi deve ancora fare per liberare lo spirito profetico imprigionato nei suoi imponenti apparati di potere, tuttavia riconosciamo con soddisfazione la qualità di questa voce che si alza - quasi solitaria - per mettere in discussione non la superficie, ma le fondamenta stesse del capitalismo finanziario. La parola "decrescita" improvvisamente è diventata una sfida etica e politica mondiale con cui tutti si confronteranno.
Nonostante le contraddizioni profonde che allignano in Vaticano, ci sentiamo di affermare che, dopo il crollo del muro di Berlino e dopo la fiammata del movimento no global partito da Seattle, Papa Francesco sembra l'unico ad aver raccolto - certo a modo suo e partendo da una base spirituale ben definita - l'eredità critica che fu dei movimenti di liberazione del passato.
L'alternativa al sistema delle merci e del denaro non giungerà certo da un solo uomo, né da una cultura in particolare, ma da tutti coloro che sapranno - in forme differenti e compatibili - lavorare per l'obiettivo comune.
L'impressione, inaspettata e quindi tanto più preziosa, è che Francesco, con il suo esempio, stia testimoniando di aver compreso davvero e finalmente la direzione precisa verso cui orientare le nostre forze. Non spaventi nessuno il fatto di riconoscere al Papa questo merito e l'utilità, su alcuni temi, di mettersi sulla sua scia.
La conversione a cui siamo chiamati, sia ben chiaro, non riguarda alcuna credenza o dichiarazione di fede, bensì la possibilità stessa di salvarci salvando ciò che è intorno e tra di noi.
Nessun commento:
Posta un commento