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venerdì 22 aprile 2016

La legge Fornero è un crimine sociale

di Vincenzo Cirigliano

Parlare della Legge Fornero a distanza di qualche anno dalla sua entrata in vigore, dopo aver avuto modo di toccare con mano gli effetti nefasti che ha spietatamente prodotto, mi risulta particolarmente antipatico da persona da sempre schierata in prima linea nella difesa dei diritti dei lavoratori e particolarmente critica con i vertici Sindacali in riferimento all’atteggiamento remissivo tenuto in occasione del varo di quella infelice manovra.



I dati che arrivano dall’INPS confermano gli obiettivi che questo provvedimento si era prefisso, indicando che nell’arco dell’anno coloro che sono andati in pensione sono il 35% in meno rispetto a quelli dello stesso periodo dell’anno precedente. Vale a dire un numero enorme di cittadini che all’improvviso hanno visto posticipato la data del pensionamento con l’innalzamento dello scalino pensionistico di 3-4 anni. Questo è il frutto di una Legge che ha manifestato i suoi effetti incidendo catastroficamente sulla carne viva di chi meritatamente si aspettava di andare in Pensione secondo le tempistiche ormai consolidate. 

Un provvedimento di legge che si autogiustifica adducendo a motivazione il presunto allungamento delle aspettative di vita che paradossalmente oggi, proprio a causa delle conseguenze indirette di questo dispositivo e delle Leggi che hanno inciso con tagli indiscriminati sulla spesa pubblica, sembrano siano ripiombati nuovamente indietro di qualche anno, dato questo confermato anche dall’Istat.

L’aumento della disoccupazione, i tagli salariali e la loro costante perdita di potere d’acquisto, i tagli spietati sulle prestazioni sanitarie sono le cause principali che fanno vivere molto di meno i cittadini Italiani. Concause che ci fanno sospettare ci sia un perverso disegno di Governo di liberarsi del popolo dei Pensionati nel più breve tempo possibile. Un bell’obiettivo di cui vantarsi in quell’Europa che santifica l’Austerità.

Si va in pensione di meno anche perchè in tanti non ce la fanno, sottoposti come sono a ritmi di lavoro più asfissianti determinati dalla ottimizzazione degli organici e al taglio del costo del lavoro in ottica competitività, portato avanti da Aziende che hanno avuto carta bianca per alzare considerevolmente i ritmi lavorativi giustificati dal mantra della Produttività. Immaginate lo stato d’animo di un lavoratore turnista, di un addetto alla catena di montaggio, di un’infermiere costretti a lavorare fino a 65 anni e progressivamente, per i pensionati futuri, anche oltre. Una condizione non favorevole neanche per le Aziende che, in assenza della flessibilità in Uscita, si ritrovano comunque con personale in età avanzata che fa fatica a mantenere i ritmi della produzione. Si capisce quindi il loro grido d’allarme nei confronti del Governo per trovare una soluzione condivisa che non sia però, come si paventa in maniera non ufficiale, un provvedimento da far gravare per l’ennesima volta sul groppone dei Lavoratori, ipotizzando una forma di Prestito bancario che ricadrebbe economicamente sulla consistenza pensionistica del personale in uscita. Si sa che provvedimenti del genere sono tipici del Governo Renzi, sempre particolarmente sensibile quando si tratta di favorire il sistema bancario.

Un sistema che ormai si è avvitato su se stesso e che non realizza come ritardando il pensionamento al 35% degli aventi diritto si va automaticamente ad alimentare la quota di mancate assunzioni nella stessa misura, generando ulteriori quote di disoccupazione sicuramente destinate a crescere nei prossimi anni e soprattutto andando ad annullare gli effetti del Jobs Act con il conseguente vaporizzarsi dei 15 Miliardi che il Governo ci ha investito.

La Matematica non è un’opinione ed in tal senso non ci vuole molto a capire che in una situazione stagnante di crisi generalizzata, se si va ad incidere sull’orario di lavoro, determinando un aumento consistente del tempo complessivo di lavoro, non si fa altro che far crescere in maniera proporzionale il numero dei disoccupati negli anni a venire.

Meccanismi che dovrebbero essere facili da capire a meno che questi eventi che a noi appaiono catastrofici, rientrino negli obiettivi voluti dagli organismi Europei che si riconoscono nella Troika e nella U.E, che agiscono attraverso l’implementazione di un’Austerità conseguenza della lotta contro l’Aumentare dei Debiti Sovrani, quegli stessi debiti che non erano un problema quando gli Stati potevano contare sulla propria Sovranità Monetaria.

L'allungamento dell'età Pensionistica dettato dalla Fornero è nato dalla convinzione di dover mandare avanti il Sistema Pensionistico accollandolo completamente sulle Spalle dei Lavoratori. Questa assurda convinzione porterà, come sta già per altro avvenendo, ancor più in maniera accentuata nei prossimi anni, ad avere delle pensioni che non consentiranno alle persone di sopravvivere, allontanandosi quindi da quello che sono i dettami della Costituzione Italiana che indica chiaramente che lo Stato deve garantire una vita Dignitosa a tutti i suoi Cittadini. E' giusto che parte della Pensione debba essere coperta con i contributi lavorativi, ma il resto è lo Stato che lo deve integrare portando le quote pensionistiche al di sopra di quella che è considerata soglia di Povertà ( i famosi 780 Euro ). Esattamente quello che fa il Reddito di Cittadinanza del M5S. Ma la Politica delle Lobby e della Finanza su questo argomento è sorda alla disperazione della gente.