Dopo gli strepitosi titoli dei giornaloni sul processo a Virginia Raggi per una presunta bugia (premio Pulitzer al Corriere: “Giustizia, il nuovo caso Roma”), urge riscrivere le regole che finora, per decenni, hanno presieduto alla giustizia penale e alla cosiddetta informazione.
Le Procure prendano buona nota. Il “nuovo caso Roma” non può essere la fine di un’indagine stranota, ultrastrombazzata per 10 mesi a reti ed edicole unificate, la classica montagna (tre abusi d’ufficio, una rivelazione di segreti d’ufficio, un falso) che partorisce il topolino (tutto in archivio tranne il falso).
Le Procure prendano buona nota. Il “nuovo caso Roma” non può essere la fine di un’indagine stranota, ultrastrombazzata per 10 mesi a reti ed edicole unificate, la classica montagna (tre abusi d’ufficio, una rivelazione di segreti d’ufficio, un falso) che partorisce il topolino (tutto in archivio tranne il falso).
L’unica novità, oltre alla caduta delle accuse più gravi, è la scoperta che con la Raggi erano indagati, per altri presunti abusi d’ufficio in altre nomine al Campidoglio in base a una certa interpretazione del Tuel (Testo unico enti locali), i due precedessori Gianni Alemanno e Ignazio Marino. Solo che della Raggi si sapeva tutto fin dalla sua iscrizione nel registro degli indagati, mentre di Alemanno e Marino non si sapeva nulla. Lo si è saputo ora che è stata chiesta l’archiviazione anche dei loro presunti abusi, così i due hanno potuto vivere sereni per mesi, forse per anni, diversamente dalla Raggi (com’era già accaduto al governatore Pd Nicola Zingaretti, indagato per due anni per corruzione in Mafia Capitale senza che nessuno lo sapesse, almeno fino a quando ne è stata chiesta l’archiviazione).
Non solo: siccome non si sapeva nulla delle accuse ad Alemanno e Marino, i burocrati comunali continuarono sotto la giunta Raggi a fare le nomine con gli stessi criteri seguiti sotto le precedenti. Magari, sapendo che quei criteri erano in odore di illegittimità, avrebbero interpretato diversamente il Tuel e così avrebbero evitato alla Raggi di incorrere nelle stesse contestazioni toccate a chi l’aveva preceduta, quando nessuno conosceva la corretta interpretazione data al Tuel dai pm.
Anche l’Anticorruzione prenda buona nota. La Raggi è imputata di falso con l’accusa di aver mentito alla delegata comunale all’Anticorruzione a proposito del conflitto d’interessi di Raffaele Marra, capo del Personale del Campidoglio, nella promozione del fratello Renato. Ciò è avvenuto perché la delegata chiese spiegazioni alla sindaca e la sindaca le rispose (se con una bugia o con le informazioni che aveva allora, lo decideranno i giudici). Dopodiché l’Anac girò la sua risposta ai pm perché procedessero per falso. Ora, la domanda è semplice: perché l’Anticorruzione non chiede anche a uomini di altri partiti spiegazioni sui loro conflitti d’interessi?
Anche l’Anticorruzione prenda buona nota. La Raggi è imputata di falso con l’accusa di aver mentito alla delegata comunale all’Anticorruzione a proposito del conflitto d’interessi di Raffaele Marra, capo del Personale del Campidoglio, nella promozione del fratello Renato. Ciò è avvenuto perché la delegata chiese spiegazioni alla sindaca e la sindaca le rispose (se con una bugia o con le informazioni che aveva allora, lo decideranno i giudici). Dopodiché l’Anac girò la sua risposta ai pm perché procedessero per falso. Ora, la domanda è semplice: perché l’Anticorruzione non chiede anche a uomini di altri partiti spiegazioni sui loro conflitti d’interessi?
Che so, a Renzi sulle presunte soffiate del Giglio Magico a favore di babbo Tiziano per salvarlo dallo scandalo Consip. O alla Boschi sui presunti interventi occulti per salvare la Banca Etruria vicepresieduta da babbo Pier Luigi. O a B. per i suoi infiniti conflitti d’interessi di leader politico, imprenditore e imputato. Se l’Anac domanda, quelli devono rispondere. E se raccontano balle, l’accusa di falso scatta pure per loro. O l’unico conflitto d’interessi scoperto in Italia dall’Anticorruzione è quello dei fratelli Marra?
L’“informazione” non deve prendere nota di nulla, perché già sa e fa tutto da sola. Col pilota automatico. Il 19.9 la Procura generale di Milano chiede il rinvio a giudizio del sindaco Pd Giuseppe Sala per falso materiale e ideologico, per aver retrodatato le carte del più grande appalto Expo, e stralcia per ulteriori approfondimenti l’altra accusa di turbativa d’asta. Il Tg1 non dedica alla notizia alcun titolo: solo 18 secondi di speech dallo studio. E così Tg2 e Tg3. Il sito del Corriere la confina in fondo all’home page, sotto gli spettacoli col servizio sui 70 anni di Stephen King.
Come pure il sito di Repubblica, sotto un’intervista a Martina Colombari. Idem sui giornali dell’indomani: non una parola (a parte il Fatto) in prima pagina. Il Corriere la relega in basso a pag. 21, sotto il terremoto a Città del Messico, cioè negli esteri. La Stampa a pag. 15 in fondo a destra. Repubblica in mezza pagina 18. Il Messaggero in una brevina di 22 righe su una colonna a pag. 15. I titoli sottolineano lo stralcio della turbativa d’asta (spacciato per archiviazione) e l’irrisorietà del falso: “I pm su Expo: processate Sala, ma cade l’accusa più grave” (Repubblica), “Expo, chiesto il processo per Sala (ma solo per falso)” (Corriere), “‘Expo, processate Sala’. Ma cade l’accusa più grave” (Stampa), “Sala a giudizio soltanto per falso” (Messaggero). Che sarà mai un falso materiale e ideologico sul più grande appalto Expo: una quisquilia, anzi una medaglia. Il 28.9 la Procura di Roma chiede il rinvio a giudizio della sindaca M5S per falso ideologico.
Stavolta sì che la notizia c’è, perbacco. Titoli di apertura e appositi servizi in primo piano di 2-3 minuti su Tg1, Tg2 e Tg3. I siti dei giornaloni la sparano a tutta home page. Ieri le prime pagine, poi le seconde, poi le terze di Corriere, Repubblica, Stampa e Messaggero (più le cronache locali), praticamente monografiche. Corredate dal solito Commento Unico basato su un falso molto ideologico e pure materiale: e cioè che i 5Stelle abbiano una doppia morale e si scoprano garantisti per la Raggi, mentre prima cacciavano gli inquisiti al primo avviso di garanzia, a prescindere dai fatti e dai reati, e Grillo al V-Day mandava affanculo i parlamentari indagati (balle: i vaffa erano per i 24 pregiudicati).
A nessuno viene in mente di titolare “Raggi imputata, ma solo per falso”. Anzi tutti la criticano perché sottolinea la caduta delle accuse più gravi. Il falso, grazie a lei, torna a essere un reato gravissimo. Più della frode fiscale, della corruzione e della mafia. Sennò come si fa a benedire le prossime nozze di Renzi col partito di B., Previti, Cosentino e Dell’Utri?
fonte: InfoSannio
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