Il Procuratore nazionale antimafia interviene dopo le polemiche per le critiche al governo e alla politica del presidente Associazione nazionale magistrati Piercamillo Davigo: "I politici a parole sono tutti d'accordo sui rimedi, ma poi i provvedimenti per far funzionare i processi non li approvano"
di Marco Travaglio
Franco Roberti, Procuratore nazionale antimafia, davvero Davigo è rimasto solo?
Niente affatto. Si può discutere sul suo gusto per la battuta, ma sulla sostanza delle cose i magistrati sono quasi tutti d’accordo. A cominciare dalle leggi per far funzionare i processi, che non arrivano.
Niente affatto. Si può discutere sul suo gusto per la battuta, ma sulla sostanza delle cose i magistrati sono quasi tutti d’accordo. A cominciare dalle leggi per far funzionare i processi, che non arrivano.
Vedi quella sulla prescrizione: se ne parla da anni e in Parlamento non c’è mai la maggioranza.
Guardi, se uno non vuole pensar male, rischia di impazzire. Prima assurdità: la prescrizione inizia a decorrere non quando il reato e il possibile autore vengono scoperti, ma quando il fatto viene commesso. Cioè molto prima che il pm lo venga a sapere ed eserciti il diritto punitivo dello Stato chiedendo il rinvio a giudizio.
Guardi, se uno non vuole pensar male, rischia di impazzire. Prima assurdità: la prescrizione inizia a decorrere non quando il reato e il possibile autore vengono scoperti, ma quando il fatto viene commesso. Cioè molto prima che il pm lo venga a sapere ed eserciti il diritto punitivo dello Stato chiedendo il rinvio a giudizio.
E le altre assurdità?
Quando il pm chiede il processo, di solito, non c’è più il tempo di portarlo a termine perché i termini continuano a decorrere fino alla Cassazione. Anche per la corruzione, malgrado la timida riforma appena fatta. E poi l’ex Cirielli del 2005 ha di fatto dimezzato i termini, già prima insufficienti, anche perché i tempi dei processi sono eterni, con tre gradi di giudizio pressoché automatici (un sistema unico al mondo).
Quando il pm chiede il processo, di solito, non c’è più il tempo di portarlo a termine perché i termini continuano a decorrere fino alla Cassazione. Anche per la corruzione, malgrado la timida riforma appena fatta. E poi l’ex Cirielli del 2005 ha di fatto dimezzato i termini, già prima insufficienti, anche perché i tempi dei processi sono eterni, con tre gradi di giudizio pressoché automatici (un sistema unico al mondo).
Risultato?
Si prescrive il 30-40% dei reati, specie i più difficili da scoprire e puniti con pene basse e prescrizione breve: quelli contro la PA, finanziari, ambientali, urbanistici, le lesioni e gli omicidi colposi. Perlopiù quelli dei colletti bianchi che – ha ragione Davigo – fanno molti più danni di quelli da strada. Con due effetti collaterali: aumenta il senso di impunità fra i criminali, che si sentono incoraggiati a delinquere per il calcolo costi-benefici (fai molti soldi e non rischi nulla); e cresce la frustrazione degli onesti: è sempre raro che denuncino e testimonino.
Si prescrive il 30-40% dei reati, specie i più difficili da scoprire e puniti con pene basse e prescrizione breve: quelli contro la PA, finanziari, ambientali, urbanistici, le lesioni e gli omicidi colposi. Perlopiù quelli dei colletti bianchi che – ha ragione Davigo – fanno molti più danni di quelli da strada. Con due effetti collaterali: aumenta il senso di impunità fra i criminali, che si sentono incoraggiati a delinquere per il calcolo costi-benefici (fai molti soldi e non rischi nulla); e cresce la frustrazione degli onesti: è sempre raro che denuncino e testimonino.
Renzi dice che le sentenze non arrivano mai.
Non mi faccia polemizzare, ma le sentenze arrivano sempre: il guaio è che sono troppo spesso di prescrizione. E mica è colpa nostra. Basterebbero poche norme semplici. 1) La prescrizione decorre dalla scoperta del reato e si blocca alla richiesta di rinvio a giudizio, o al rinvio a giudizio, al massimo alla prima sentenza, poi non se ne parla più. 2) Una delle prime cause di prescrizione è la legge che di fatto annulla tutti gli atti dei processi dove cambia un giudice del collegio: un codicillo che salvi gli atti quando cambia il collegio eviterebbe di ripartire da capo, con scarcerazioni per decorrenza termini e prescrizione. 3) Nel processo accusatorio, col dibattimento nel contraddittorio delle parti, l’appello-fotocopia del primo grado è un assurdo doppione, un’altra fonte di prescrizione: niente più appello, salvo per il rito abbreviato. Almeno sui punti 1 e 2, basterebbe prendere uno dei ddl presenti in Parlamento e inserirlo nella corsia preferenziale della riforma del processo. A parole, tutti sono d’accordo su questi rimedi, ma poi le leggi non arrivano mai.
Non mi faccia polemizzare, ma le sentenze arrivano sempre: il guaio è che sono troppo spesso di prescrizione. E mica è colpa nostra. Basterebbero poche norme semplici. 1) La prescrizione decorre dalla scoperta del reato e si blocca alla richiesta di rinvio a giudizio, o al rinvio a giudizio, al massimo alla prima sentenza, poi non se ne parla più. 2) Una delle prime cause di prescrizione è la legge che di fatto annulla tutti gli atti dei processi dove cambia un giudice del collegio: un codicillo che salvi gli atti quando cambia il collegio eviterebbe di ripartire da capo, con scarcerazioni per decorrenza termini e prescrizione. 3) Nel processo accusatorio, col dibattimento nel contraddittorio delle parti, l’appello-fotocopia del primo grado è un assurdo doppione, un’altra fonte di prescrizione: niente più appello, salvo per il rito abbreviato. Almeno sui punti 1 e 2, basterebbe prendere uno dei ddl presenti in Parlamento e inserirlo nella corsia preferenziale della riforma del processo. A parole, tutti sono d’accordo su questi rimedi, ma poi le leggi non arrivano mai.
Chissà perché. Gratteri dice che il partito della prescrizione blocca tutto per salvare dal carcere i potenti.
Purtroppo, dentro e fuori dal Parlamento e delle amministrazioni c’è troppa gente che non ha alcun interesse a una giustizia che funziona o che ha il preciso interesse a una giustizia che non funziona. Gratteri parla di ‘ndrangheta, ma la tendenza è di tutte le mafie: non sono più i mafiosi a cercare i politici, ma i politici a cercare i mafiosi. Il camorrista pentito Carmine Alfieri mi raccontò che già negli anni 80 a ogni elezione aveva la fila di politici di tutti i colori alla sua porta per offrirgli favori in cambio di voti, e lui selezionava e appoggiava chi più gli conveniva. Oggi la vera svolta è il salto della mediazione: le mafie mandano in Parlamento e nelle istituzioni i loro uomini, le loro proiezioni.
Purtroppo, dentro e fuori dal Parlamento e delle amministrazioni c’è troppa gente che non ha alcun interesse a una giustizia che funziona o che ha il preciso interesse a una giustizia che non funziona. Gratteri parla di ‘ndrangheta, ma la tendenza è di tutte le mafie: non sono più i mafiosi a cercare i politici, ma i politici a cercare i mafiosi. Il camorrista pentito Carmine Alfieri mi raccontò che già negli anni 80 a ogni elezione aveva la fila di politici di tutti i colori alla sua porta per offrirgli favori in cambio di voti, e lui selezionava e appoggiava chi più gli conveniva. Oggi la vera svolta è il salto della mediazione: le mafie mandano in Parlamento e nelle istituzioni i loro uomini, le loro proiezioni.
E i partiti, ricorda Davigo, non fanno il repulisti al proprio interno sulla base dei fatti emersi dalle indagini.
Questo è il vero problema. A chi ci obietta che non siamo i depositari dell’etica pubblica perchè anche tra noi ci sono corrotti e collusi, rispondo che certo, nessuno è immune: ma noi non aspettiamo che un magistrato colluso venga condannato in Cassazione per rimuoverlo. C’è un giudizio etico-deontologico che in politica non esiste: si delega tutto alle sentenze definitive, come se certi fatti non fossero abbastanza gravi e chiari per fare pulizia subito. L’autonomia del politico dal giudiziario passa proprio di qui.
Questo è il vero problema. A chi ci obietta che non siamo i depositari dell’etica pubblica perchè anche tra noi ci sono corrotti e collusi, rispondo che certo, nessuno è immune: ma noi non aspettiamo che un magistrato colluso venga condannato in Cassazione per rimuoverlo. C’è un giudizio etico-deontologico che in politica non esiste: si delega tutto alle sentenze definitive, come se certi fatti non fossero abbastanza gravi e chiari per fare pulizia subito. L’autonomia del politico dal giudiziario passa proprio di qui.
Renzi e altri invocano la presunzione di innocenza.Ma che c’entra? Come dice Davigo, quella è un fatto tecnico del processo che impedisce di considerare colpevole chi non ha condanne definitiva. Ma non impedisce di mandare a casa chi fa cose gravi, anche se non sono reati.
L’inchiesta di Potenza, coordinata dalla sua Dna, è stata attaccata dal premier perchè avrebbe trascritto intercettazioni su gossip, pettegolezzi, fatti privati.
Non posso entrare nel merito perchè un nostro pm è applicato all’indagine. Ma tutto è stato fatto nel pieno rispetto della legge vigente.
Non posso entrare nel merito perchè un nostro pm è applicato all’indagine. Ma tutto è stato fatto nel pieno rispetto della legge vigente.
Ecco, ce la spiega?
Il pm è responsabile delle intercettazioni che fa trascrivere o meno dalla polizia e che inserisce o meno nelle ordinanze. In base al principio-cardine sancito dall’art. 268 Cpp: negli atti vanno le intercettazioni “che non appaiano manifestamente irrilevanti”. Poi il Gip, nell’udienza-filtro, in base allo stesso principio decide cosa stralciare e lasciare. E alla luce degl’interessi non solo del pm, ma pure dell’indagato: ciò che è irrilevante per l’accusa può essere rilevante per la difesa.
Il pm è responsabile delle intercettazioni che fa trascrivere o meno dalla polizia e che inserisce o meno nelle ordinanze. In base al principio-cardine sancito dall’art. 268 Cpp: negli atti vanno le intercettazioni “che non appaiano manifestamente irrilevanti”. Poi il Gip, nell’udienza-filtro, in base allo stesso principio decide cosa stralciare e lasciare. E alla luce degl’interessi non solo del pm, ma pure dell’indagato: ciò che è irrilevante per l’accusa può essere rilevante per la difesa.
Per Davigo non occorre riformare le intercettazioni.
Totalmente d’accordo. La disciplina va benissimo così. C’è il controllo del pm, del difensore e del giudice. E se un giornalista diffama o viola la privacy, è già punibile. Ma se racconta intercettazioni depositate, desegretate, non manifestamente irrilevanti per le parti e di interesse pubblico, perchè impedirglielo?
Totalmente d’accordo. La disciplina va benissimo così. C’è il controllo del pm, del difensore e del giudice. E se un giornalista diffama o viola la privacy, è già punibile. Ma se racconta intercettazioni depositate, desegretate, non manifestamente irrilevanti per le parti e di interesse pubblico, perchè impedirglielo?
Ora qualcuno intimerà anche a lei di parlare solo con le sentenze.
Già, tanto non le legge nessuno… È un’ipocrisia per levarci il diritto di parola. Io invece penso che i magistrati dirigenti, oltre ovviamente ai rappresentanti dell’Anm, non solo possono, ma devono informare i cittadini.
Già, tanto non le legge nessuno… È un’ipocrisia per levarci il diritto di parola. Io invece penso che i magistrati dirigenti, oltre ovviamente ai rappresentanti dell’Anm, non solo possono, ma devono informare i cittadini.
C’è una guerra tra magistrati e politici?
Ma quale guerra. Io vengo continuamente interpellato dal Parlamento e dal ministro Orlando. C’è un dialogo costante. Parliamo di prescrizione, di corruzione (la riforma appena fatta è troppo blanda: mancano gli agenti sotto copertura), Codice antimafia, Agenzia dei beni confiscati. A parole sono sempre tutti d’accordo. Poi però quelle riforme non arrivano mai. Perchè?
Ma quale guerra. Io vengo continuamente interpellato dal Parlamento e dal ministro Orlando. C’è un dialogo costante. Parliamo di prescrizione, di corruzione (la riforma appena fatta è troppo blanda: mancano gli agenti sotto copertura), Codice antimafia, Agenzia dei beni confiscati. A parole sono sempre tutti d’accordo. Poi però quelle riforme non arrivano mai. Perchè?
fonte: Il Fatto Quotidiano