Interdire le banche private, impedire loro di creare moneta dal nulla. Sembra un’idea folle, oltre che poco comprensibile ai più. E però circola sempre di più, non dalle parti del M5S, dell’Ukip, o di qualche altro partito populista (che pure sarebbero d'accordo). Ma ai più alti livelli: Financial Times, Banca d’Inghilterra, Fondo Monetario, economisti vari. Sulla scia di proposte che risalgono agli anni '30.
Presi dai problemi italiani, dalle elezioni europee, dagli scandali nostrani, ci si è fatto poco caso ( qui l’unica eccezione, a parte un blog).
Forse si temeva di confondere le idee, di togliere enfasi alle riforme di cui l’Italia ha comunque bisogno, di tirare la volata ai partiti “sovversivi” che queste idee sostengono.
Perché di un’idea davvero sovversiva si tratta.
Idea non nuova, in realtà. Da tempo in varie forme fa proseliti fra economisti americani ed europei, preoccupati di una prossima crisi sistemica, più devastante della precedente.
La vera sovversione sta nel fatto che a sponsorizzarla sia stato, qualche settimana fa, il più autorevole quotidiano economico del mondo, il Financial Times, da sempre pilastro della cultura economica neoliberale.
In un commento firmato dall’illustre Martin Wolf .
Titolo: “ Spogliare le banche private del potere di creare denaro”.
Questo l’esordio: “Stampare banconote false è illegale ma creare denaro privatamente non lo è. L’interdipendenza fra lo stato e i business che fanno proprio questo è la fonte molta dell’instabilità delle nostre economie. Potrebbe - e dovrebbe - finire”.
Come funzionano le banche? L’opinione pubblica ha un’idea ingenua di come funzionano le cose. Immagina che le banche prendano in carico i soldi dei depositanti - risparmi stipendi pensioni, altre rendite – e li prestino a loro volta a chi li chiede – imprenditori o cittadini che accendono mutui. Ed è convinta che a battere moneta siano gli Stati attraverso le loro banche centrali - che si crede siano tutte pubbliche (con la BCE le cose sono un po’ cambiate, si intuisce, ma non si sa bene come).
La verità è un’altra: le banche non prestano denaro a partire dai depositi dei clienti.
Quando una banca vi concede un mutuo o un altro prestito, non va a vedere se in cassa c’è abbastanza denaro. Ma digita quasi magicamente su vostro conto un deposito, un credito per la banca, con l’ammontare che vi serve per comprarvi la casa.
Questo deposito a credito è automaticamente denaro creato dal nulla dalla banca.
Sono proprio le banche private la maggior fonte della creazione di denaro, ribadisce un recente studio della Bank of England ( “La creazione di denaro nella moderna economia”) che spiega come le banche, “lungi dal fungere da intermediari siano nel business della creazione di moneta” , sintetizzaBusiness Insider, citando lo studio nel suo lungo e articolato post sull’onda di Wolf.
“In pratica – scrive Bank of England - la creazione di denaro differisce dai malintesi popolari: le banche non funzionano semplicemente da intermediari, dando in prestito i soldi depositati presso di loro, ma creano moneta. Tutte le volte che una banca fa un prestito simultaneamente crea un deposito equivalente sul conto di chi prende a prestito e in questo modo crea nuovo denaro” .
In questo modo, col consenso degli Stati, di fatto è il sistema bancario a battere moneta(anche se non lo fa non fisicamente). Nel Regno Unito il 97%della massa monetaria è creato dal nulla in questo modo, informa l’autore.
Con effetti pesantemente negativi e destabilizzanti sull’intera economia – sottolinea Wolf.
(Disastri diretti: es bolle speculative destinate a scoppiare. O indiretti: impropri interventi pubblici: la gente si aspetta che nelle banche i propri soldi siano al sicuro, cosicché quando queste prendono troppi rischi il governo si sente costretto a intervenire per salvare il sistema, indebitando lo Stato a spese dei cittadini tutti).
( In gergo tecnico, le banche operano in quel si chiama regime di riserva frazionale, dove per riserva si intende la quantità di denaro che una banca presta in rapporto al denaro che possiede.
Per es una riserva al 3%, significa che quando la banca riceve in deposito 3 euro ne può prestare 100 all’imprenditore che chiede un fido, ricavando gli interessi su quei 100 fittizi: un “beneficio” chiamato signoraggio – che non è un’invenzione complottistica . Va da sé che se i depositanti di una banca andassero di colpo tutti insieme a ritirare il proprio malloppo, la banca dovrebbe chiudere gli sportelli per non andare fallita.
Più la riserva frazionale è bassa più stabile sarà l’economia. Una “leva” eccessiva da parte delle banche è stata riconosciuta come una delle maggiori cause della Grande Depressione degli anni ’30 nonché della crisi del 2008. Tanto che negli ultimi anni si sta cercando di imporre alle banche una riserva di almeno l’8%, il 6% di capitale di qualità ).
"Cosa bisognerebbe fare? Riservare esclusivamente allo stato il potere di creare denaro", propone Wolf. Ed è la risposta massima La minima - dice - sarebbe rendere molto più stretta la regolamentazione sulle banche (e chissà che non sia questo il vero obiettivo del commentatore: ammorbidire le banche riottose, minacciandole).
Alle banche private verrebbe lasciata la funzione di intermediazione tra risparmiatori e investitori/mutuatari, la custodia dei depositi, i pagamenti.
La moneta tornerebbe ad essere un bene pubblico.
L’autore si richiama al Chicago Plan, avanzato negli anni ’30 da un gruppo di economisti fra i quali il famoso Irving Fisher, che al tempo della Grande Depressione volevano creare un sistema più stabile..
Il cuore della proposta era la Riserva del 100% sui depositi: le banche potrebbero prestare solo quel che hanno in deposito. Che è un altro modo per dire che non potrebbero più creare moneta. Prestino soltanto quel che hanno in deposito, e nulla più.
All’epoca Fisher sosteneva che ciò avrebbe grandemente ridotto i cicli economici (gli andamenti ciclici negativi/positivi), posto fine alle corse agli sportelli, nonché ridotto drasticamente il debito pubblico.
Potrebbe funzionare anche oggi, sostiene uno studio del FMI del 2012, sottolinea il FT ( qui e qui un commento di Evans Pritchard che lo condivise). E cita altri economisti che propongono idee uguali o simili. Altri ancora di unversità prestigiose li cita Business Insider, il Washington's Blog che si è stupito per l'uscita del FT, ne propone un elenco dagli anni ’30 a oggi sottolinenando che si tratta spesso di economisti conservatori.
“La riserva frazionale – avvisava Fisher citato da BI - dà alle migliaia di banche commerciali il potere di aumentare o diminuire il volume di denaro in circolazione aumentando o diminuendo prestiti e investimenti. In questo modo le banche esercitano quello che, giustamente, è considerata una prerogativa del potere sovrano. Se ogni banca lo esercita indipendentemente e senza un controllo centralizzato, i cambiamenti nel volume del circolante diventano un azzardo.
(Ecco perché oggi le banche centrali - Fed, Bce, Bank of England ecc anche tramite la BRI - si sforzano almeno di regolare, orientare, supervisionare, compensare il sistema, dopo aver provveduto a “salvarlo” a spese dei contribuenti. Con quali esiti è un altro discorso).
La transizione a un sistema in cui la creazione di denaro è separata dall’intermediazione finanziaria sarebbe complessa ma fattibile, secondo Wolf. Che elenca gli enormi vantaggi:
si potrebbe aumentare la massa monetaria senza incoraggiare la gente a indebitarsi fino al collo coi prestiti;
si metterebbe fine alle banche-troppo-grandi-per-fallire;
il signoraggio – “cioè i benefici che derivano dal creare denaro”, così lo definisce Wolf – verrebbe trasferito al settore pubblico. E il governo potrebbe giovarsene per finanziare la spesa pubblica senza bisogno di tasse e prestiti, per fare pagamenti ai cittadini, per riscattare debiti pubblici e privati.
E sull’effetto- riduzione dei debiti, pubblici e privati insiste anche lo studio (del 2012) dei due economisti del FMI. Mentre due economisti austriaci -intervistati da ZeroHedge - dimostrano che la riserva frazionale sia causa delle disuguaglianze (in polemica con Thomas Piketty, l'economista francese star del momento)
L’economia morirebbe per mancanza di credito sostengono gli oppositori. Lo pensavo anch’io, confessa l’autore. In realtà – spiega - solo circa il 10% di quanto prestano le banche nel Regno Unito va a finanziare investimenti in settori diversi dall’immobiliare”.
(Come dire che il 90% del denaro delle banche è impiegato in speculazioni varie, compreso quel settore immobiliare che in Gran Bretagna e ormai visto come una bolla a rischio di esplodere. Impieghi ben più redditizi che prestare all’“economia reale” – cosiddetta forse per distinguerla dall’economia finanziaria virtuale).
Un’altra obiezione l’ha sollevata Paul Krugman : “Ci sarebbero semplicemente più attività nel sistema bancario ombra”, ha scritto sul NYT. Oltre a sottolineare la difficoltà dell’operazione. Ma Wolf ignora il tema. E conclude:
“Il nostro sistema finanziario è così instabile perché lo Stato prima gli ha concesso di creare quasi tutto il denaro che circola nell’economia, poi si è visto costretto a sostenerlo nello svolgimento di tale funzione. Questo è un buco gigantesco nel cuore delle nostre economie di mercato.
Un buco che potrebbe essere colmato separando la fornitura di moneta, funzione strettamente dello stato, dalla fornitura di finanza, funzione del settore privato.
Non succederà ora. Ma ricordate la possibilità: quando la prossima crisi arriverà – e succederà sicuramente – dobbiamo essere pronti” .
Una previsione non proprio tranquillizzante.
Il piano di Chicago allora non venne applicato, causa l’opposizione strenua delle banche, già allora fortissime, e la morte – per incidente aereo - di un senatore democratico particolarmente ostinato e battagliero, scrive il W Blog linkando uno studio su quel periodo.
E però Franklin Delano Roosevelt in quegli anni, vincendo le resistenze di Wall Sreet, riuscì a far passare il famoso Glass Steagall Act che condusse a separare nettamente le banche commerciali (gestione depositi, prestiti ecc) dalle banche di investimento.
Una normativa abolita nel 1999 sotto Bill Clinton, che varie proposte di legge americane ed europee negli ultimi anni post crisi si sono sforzate di riesumare in varie forme. Invano.
Troppo grande il potere delle banche Too-Big-Too-Fail, troppo grandi per fallire, e troppo grandi per essere controllate, troppo grandi per essere messe in carcere.
E tuttavia troppo grandi per essere ignorate, è ancora Wolf a scrivere in un altro commento.
Troppo grandi, e anzi sempre più grandi e concentrate e interconnesse; e sempre più potenti con le loro schiere di centinaia di avvocati a libro paga per difenderle da tutti gli imbrogli commessi, e per suggerire alla politica (lautamente da loro foraggiata, negli Usa ma pure in Europa) come modificare le leggi a loro vantaggio.
E di imbrogli ne anno commessi davvero tanti : hanno truccato di tutto, tassi interbancari e tassi valutari, prezzi di oro, metalli preziosi e materie prime, per non dire delle vere e proprie truffe, dai derivati imbottiti di mutui subprime avariati che hanno innescato la crisi , agli schemi ponzi come quello di Bernie Madoff, e forse dimentichiamo qualcosa. Il tutto senza che sia stato condannato, ma neppure cacciato, un solo banchiere.
Titolo: “ Spogliare le banche private del potere di creare denaro”.
Questo l’esordio: “Stampare banconote false è illegale ma creare denaro privatamente non lo è. L’interdipendenza fra lo stato e i business che fanno proprio questo è la fonte molta dell’instabilità delle nostre economie. Potrebbe - e dovrebbe - finire”.
Come funzionano le banche? L’opinione pubblica ha un’idea ingenua di come funzionano le cose. Immagina che le banche prendano in carico i soldi dei depositanti - risparmi stipendi pensioni, altre rendite – e li prestino a loro volta a chi li chiede – imprenditori o cittadini che accendono mutui. Ed è convinta che a battere moneta siano gli Stati attraverso le loro banche centrali - che si crede siano tutte pubbliche (con la BCE le cose sono un po’ cambiate, si intuisce, ma non si sa bene come).
La verità è un’altra: le banche non prestano denaro a partire dai depositi dei clienti.
Quando una banca vi concede un mutuo o un altro prestito, non va a vedere se in cassa c’è abbastanza denaro. Ma digita quasi magicamente su vostro conto un deposito, un credito per la banca, con l’ammontare che vi serve per comprarvi la casa.
Questo deposito a credito è automaticamente denaro creato dal nulla dalla banca.
Sono proprio le banche private la maggior fonte della creazione di denaro, ribadisce un recente studio della Bank of England ( “La creazione di denaro nella moderna economia”) che spiega come le banche, “lungi dal fungere da intermediari siano nel business della creazione di moneta” , sintetizzaBusiness Insider, citando lo studio nel suo lungo e articolato post sull’onda di Wolf.
“In pratica – scrive Bank of England - la creazione di denaro differisce dai malintesi popolari: le banche non funzionano semplicemente da intermediari, dando in prestito i soldi depositati presso di loro, ma creano moneta. Tutte le volte che una banca fa un prestito simultaneamente crea un deposito equivalente sul conto di chi prende a prestito e in questo modo crea nuovo denaro” .
In questo modo, col consenso degli Stati, di fatto è il sistema bancario a battere moneta(anche se non lo fa non fisicamente). Nel Regno Unito il 97%della massa monetaria è creato dal nulla in questo modo, informa l’autore.
Con effetti pesantemente negativi e destabilizzanti sull’intera economia – sottolinea Wolf.
(Disastri diretti: es bolle speculative destinate a scoppiare. O indiretti: impropri interventi pubblici: la gente si aspetta che nelle banche i propri soldi siano al sicuro, cosicché quando queste prendono troppi rischi il governo si sente costretto a intervenire per salvare il sistema, indebitando lo Stato a spese dei cittadini tutti).
( In gergo tecnico, le banche operano in quel si chiama regime di riserva frazionale, dove per riserva si intende la quantità di denaro che una banca presta in rapporto al denaro che possiede.
Per es una riserva al 3%, significa che quando la banca riceve in deposito 3 euro ne può prestare 100 all’imprenditore che chiede un fido, ricavando gli interessi su quei 100 fittizi: un “beneficio” chiamato signoraggio – che non è un’invenzione complottistica . Va da sé che se i depositanti di una banca andassero di colpo tutti insieme a ritirare il proprio malloppo, la banca dovrebbe chiudere gli sportelli per non andare fallita.
Più la riserva frazionale è bassa più stabile sarà l’economia. Una “leva” eccessiva da parte delle banche è stata riconosciuta come una delle maggiori cause della Grande Depressione degli anni ’30 nonché della crisi del 2008. Tanto che negli ultimi anni si sta cercando di imporre alle banche una riserva di almeno l’8%, il 6% di capitale di qualità ).
"Cosa bisognerebbe fare? Riservare esclusivamente allo stato il potere di creare denaro", propone Wolf. Ed è la risposta massima La minima - dice - sarebbe rendere molto più stretta la regolamentazione sulle banche (e chissà che non sia questo il vero obiettivo del commentatore: ammorbidire le banche riottose, minacciandole).
Alle banche private verrebbe lasciata la funzione di intermediazione tra risparmiatori e investitori/mutuatari, la custodia dei depositi, i pagamenti.
La moneta tornerebbe ad essere un bene pubblico.
L’autore si richiama al Chicago Plan, avanzato negli anni ’30 da un gruppo di economisti fra i quali il famoso Irving Fisher, che al tempo della Grande Depressione volevano creare un sistema più stabile..
Il cuore della proposta era la Riserva del 100% sui depositi: le banche potrebbero prestare solo quel che hanno in deposito. Che è un altro modo per dire che non potrebbero più creare moneta. Prestino soltanto quel che hanno in deposito, e nulla più.
All’epoca Fisher sosteneva che ciò avrebbe grandemente ridotto i cicli economici (gli andamenti ciclici negativi/positivi), posto fine alle corse agli sportelli, nonché ridotto drasticamente il debito pubblico.
Potrebbe funzionare anche oggi, sostiene uno studio del FMI del 2012, sottolinea il FT ( qui e qui un commento di Evans Pritchard che lo condivise). E cita altri economisti che propongono idee uguali o simili. Altri ancora di unversità prestigiose li cita Business Insider, il Washington's Blog che si è stupito per l'uscita del FT, ne propone un elenco dagli anni ’30 a oggi sottolinenando che si tratta spesso di economisti conservatori.
“La riserva frazionale – avvisava Fisher citato da BI - dà alle migliaia di banche commerciali il potere di aumentare o diminuire il volume di denaro in circolazione aumentando o diminuendo prestiti e investimenti. In questo modo le banche esercitano quello che, giustamente, è considerata una prerogativa del potere sovrano. Se ogni banca lo esercita indipendentemente e senza un controllo centralizzato, i cambiamenti nel volume del circolante diventano un azzardo.
(Ecco perché oggi le banche centrali - Fed, Bce, Bank of England ecc anche tramite la BRI - si sforzano almeno di regolare, orientare, supervisionare, compensare il sistema, dopo aver provveduto a “salvarlo” a spese dei contribuenti. Con quali esiti è un altro discorso).
La transizione a un sistema in cui la creazione di denaro è separata dall’intermediazione finanziaria sarebbe complessa ma fattibile, secondo Wolf. Che elenca gli enormi vantaggi:
si potrebbe aumentare la massa monetaria senza incoraggiare la gente a indebitarsi fino al collo coi prestiti;
si metterebbe fine alle banche-troppo-grandi-per-fallire;
il signoraggio – “cioè i benefici che derivano dal creare denaro”, così lo definisce Wolf – verrebbe trasferito al settore pubblico. E il governo potrebbe giovarsene per finanziare la spesa pubblica senza bisogno di tasse e prestiti, per fare pagamenti ai cittadini, per riscattare debiti pubblici e privati.
E sull’effetto- riduzione dei debiti, pubblici e privati insiste anche lo studio (del 2012) dei due economisti del FMI. Mentre due economisti austriaci -intervistati da ZeroHedge - dimostrano che la riserva frazionale sia causa delle disuguaglianze (in polemica con Thomas Piketty, l'economista francese star del momento)
L’economia morirebbe per mancanza di credito sostengono gli oppositori. Lo pensavo anch’io, confessa l’autore. In realtà – spiega - solo circa il 10% di quanto prestano le banche nel Regno Unito va a finanziare investimenti in settori diversi dall’immobiliare”.
(Come dire che il 90% del denaro delle banche è impiegato in speculazioni varie, compreso quel settore immobiliare che in Gran Bretagna e ormai visto come una bolla a rischio di esplodere. Impieghi ben più redditizi che prestare all’“economia reale” – cosiddetta forse per distinguerla dall’economia finanziaria virtuale).
Un’altra obiezione l’ha sollevata Paul Krugman : “Ci sarebbero semplicemente più attività nel sistema bancario ombra”, ha scritto sul NYT. Oltre a sottolineare la difficoltà dell’operazione. Ma Wolf ignora il tema. E conclude:
“Il nostro sistema finanziario è così instabile perché lo Stato prima gli ha concesso di creare quasi tutto il denaro che circola nell’economia, poi si è visto costretto a sostenerlo nello svolgimento di tale funzione. Questo è un buco gigantesco nel cuore delle nostre economie di mercato.
Un buco che potrebbe essere colmato separando la fornitura di moneta, funzione strettamente dello stato, dalla fornitura di finanza, funzione del settore privato.
Non succederà ora. Ma ricordate la possibilità: quando la prossima crisi arriverà – e succederà sicuramente – dobbiamo essere pronti” .
Una previsione non proprio tranquillizzante.
Il piano di Chicago allora non venne applicato, causa l’opposizione strenua delle banche, già allora fortissime, e la morte – per incidente aereo - di un senatore democratico particolarmente ostinato e battagliero, scrive il W Blog linkando uno studio su quel periodo.
E però Franklin Delano Roosevelt in quegli anni, vincendo le resistenze di Wall Sreet, riuscì a far passare il famoso Glass Steagall Act che condusse a separare nettamente le banche commerciali (gestione depositi, prestiti ecc) dalle banche di investimento.
Una normativa abolita nel 1999 sotto Bill Clinton, che varie proposte di legge americane ed europee negli ultimi anni post crisi si sono sforzate di riesumare in varie forme. Invano.
Troppo grande il potere delle banche Too-Big-Too-Fail, troppo grandi per fallire, e troppo grandi per essere controllate, troppo grandi per essere messe in carcere.
E tuttavia troppo grandi per essere ignorate, è ancora Wolf a scrivere in un altro commento.
Troppo grandi, e anzi sempre più grandi e concentrate e interconnesse; e sempre più potenti con le loro schiere di centinaia di avvocati a libro paga per difenderle da tutti gli imbrogli commessi, e per suggerire alla politica (lautamente da loro foraggiata, negli Usa ma pure in Europa) come modificare le leggi a loro vantaggio.
E di imbrogli ne anno commessi davvero tanti : hanno truccato di tutto, tassi interbancari e tassi valutari, prezzi di oro, metalli preziosi e materie prime, per non dire delle vere e proprie truffe, dai derivati imbottiti di mutui subprime avariati che hanno innescato la crisi , agli schemi ponzi come quello di Bernie Madoff, e forse dimentichiamo qualcosa. Il tutto senza che sia stato condannato, ma neppure cacciato, un solo banchiere.
E che dire delle decine di trilioni di dollari, sterline, euro creati dal nulla (centinaia di trilioni, considerando i derivati) che drogano le economie, fanno salire le Borse ma non la produzione industriale, né l’occupazione né i consumi, a tutto vantaggio dell1% dei più ricchi, e delle stesse banche in primo luogo?
Intanto il debito sale: dai primi segni della crisi il debito globale è salito del 40%, fino a toccare la fantastica cifra di 100 trilioni di dollari, $100.000 miliardi, più del PIL globale del mondo che nel 2012 arrivava a$71.83 trilioni ($84.97 trilioni a parità del potere d’acquisto.
€12 trilioni il solo debito Usa, vedi Bloomberg su dati Banca dei Regolamenti Internazionali.
A indebitarsi sarebbero soprattutto i governi (centrali e locali) per tirar fuori le loro economie dalla recessione. Tutto grasso che cola per le megabanche, già salvate coi soldi pubblici, che ora lucrano sui debiti statali.
Il Referendum Svizzero. Come che sia, in Svizzera – dove di megabanche se ne intendono – è nata Initiative Monnaie Pleine o Vollgeld Initiative: cittadini comuni stanno raccogliendo centomila firme per una riforma che “restituisca la creazione di moneta in esclusiva alla Banca Nazionale”, per arrivare a proporre un referendum alla popolazione. Al momento sono a quota 68.000, vedi il sito. Auguri.
fonte: La Stampa
Intanto il debito sale: dai primi segni della crisi il debito globale è salito del 40%, fino a toccare la fantastica cifra di 100 trilioni di dollari, $100.000 miliardi, più del PIL globale del mondo che nel 2012 arrivava a$71.83 trilioni ($84.97 trilioni a parità del potere d’acquisto.
€12 trilioni il solo debito Usa, vedi Bloomberg su dati Banca dei Regolamenti Internazionali.
A indebitarsi sarebbero soprattutto i governi (centrali e locali) per tirar fuori le loro economie dalla recessione. Tutto grasso che cola per le megabanche, già salvate coi soldi pubblici, che ora lucrano sui debiti statali.
Il Referendum Svizzero. Come che sia, in Svizzera – dove di megabanche se ne intendono – è nata Initiative Monnaie Pleine o Vollgeld Initiative: cittadini comuni stanno raccogliendo centomila firme per una riforma che “restituisca la creazione di moneta in esclusiva alla Banca Nazionale”, per arrivare a proporre un referendum alla popolazione. Al momento sono a quota 68.000, vedi il sito. Auguri.
fonte: La Stampa