Il Fatto Quotidiano, 3 aprile 2016.
Non sapendo più come difendere Maria Elena Boschi dai disastri che combina appena respira, tutti peraltro commissionati da lui o da chi per lui, Matteo Renzi opta per l’esimente che nel processo penale si chiama infermità mentale o incapacità di intendere e volere: la fa passare per scema, anche se non lo è. Prima le lascia dire “non sapevo che la Guidi avesse un fidanzato” né che lavorasse per Total: poi purtroppo la Guidi scrive al Corriere della Sera che Gianluca Gemelli è “a tutti gli effetti mio marito”, e le ha dato anche un figlio.
Lo sapevano tutti, tranne la ministra che per “dovere istituzionale” deve gestire in Parlamento i decreti del governo e i loro emendamenti. Si ride di gusto.
Allora, visto che la prima balla non attacca, il premier aggiunge che l’emendamento “ad fidanzatum” o “ad Total”, uscito dalla porta dello Sblocca Italia e rientrato dalla finestra della legge di Stabilità sempre grazie al Premiato Marchettificio Guidi-Boschi, era “un provvedimento giusto, sacrosanto, perché crea posti di lavoro”, dunque “è naturale che il ministro dei Rapporti con il Parlamento lo firmi: un atto dovuto”. In realtà, come emerge dalle carte, la marchetta per Total e Shell l’ha gestita direttamente il premier, usando la povera Mariaele come amanuense. A quel punto la Boschi nel Paese delle Meraviglie si sente autorizzata a ripetere a pappagallo che “Tempa Rossa è strategico per il Paese e prevede molti occupati nel Sud: lo rifirmerei domattina”. Purtroppo non è vero niente.
1) Non è vero che l’emendamento crei posti di lavoro, anzi ne fa perdere. Come ricorda Angelo Bonelli, “l’emendamento che ha consentito di realizzare il progetto Tempa Rossa, secondo i dati della stessa Total, darà lavoro per la sua costruzione a 300 persone per soli 24 mesi, mentre gli agricoltori che perderanno il lavoro per sempre sono quasi il doppio, senza contare la perdita di posti nell’indotto del turismo… Solo a Taranto Tempa Rossa porterà l’emissione in atmosfera di 26.000 kg di composti organici volatili all’anno”.
2) La Guidi, per legge (la peraltro ridicola Frattini sul conflitto d’interessi), non poteva occuparsi di una norma che favoriva direttamente il suo fidanzato-marito. Ed era dovere del governo, nella fattispecie della Boschi, informarsi su eventuali incompatibilità di chi la proponeva.
3) L’emendamento era già stato cancellato il 17.10.2014 alla commissione Ambiente della Camera dal presidente Pd Ermete Realacci in quanto “inammissibile per estraneità alla materia”.
La seduta fu piuttosto movimentata per la presenza in aula di vari estranei (i soliti lobbisti e il capufficio legislativo della Boschi, chissà mai a che titolo), poi allontanati dall’aula. Poi il 5 novembre la Guidi assicurò al telefono all’amato Gemelli che l’emendamento sarebbe rientrato con l’accordo di “Mariaele”. Cosa che puntualmente avvenne il 14 dicembre, quando la porcata fu infilata nella legge di Stabilità all’esame della commissione Bilancio del Senato, senza nemmeno la possibilità di discuterlo in aula perché tutta la legge divenne un mostruoso maxiemendamento-polpettone che la Boschi portò a Palazzo Madama e poi a Montecitorio, costringendo la maggioranza a votarlo a scatola chiusa con la solita fiducia, fra le proteste dei 5Stelle che domandavano al governo se le leggi le scrivano ancora i ministri o direttamente i petrolieri. L’“atto dovuto” della Boschi era tener fuori l’emendamento già bocciato alla Camera, non rimetterlo dentro alla chetichella. Ora, quando sarà interrogata dai pm, Mariaele dovrà spiegare come fu che la Guidi la convinse a quell’entrata a gamba tesa sul Parlamento.
La domanda è tutt’altro che peregrina, se si esamina il modus operandi della ministra renzianissima.
Ieri la nostra Paola Zanca ha scoperto un’altra marchetta pro-Gemelli, del tutto identica a quella dell’emendamento Total: un codicillo infilato prima nel decreto Competitività, poi nello Sblocca-Italia, infine nel Concorrenza per spalancare alle società di ingegneria (come la Its di Gemelli, oltre a quelle legate a Confindustria e Legacoop) il mercato dei lavori privati, senza neppure il fastidio di doversi adeguare agli obblighi dei professionisti abilitati. Per due volte l’emendamento saltò per l’opposizione di Sel, e per due volte risorse come Ercolino Sempreinpiedi, grazie ora alla Boschi ora alla sottosegretaria allo Sviluppo Simona Vicari (ora ovviamente indagata, per le visite in carcere a Totò Cuffaro). Impossibile che la Boschi non sapesse quel che faceva, visto che la deputata di Sel Serena Pellegrino dice di avergliene ufficialmente parlato denunciandone “le gravi conseguenze che avrebbero messo a soqquadro tutto il comparto della rete delle professioni che fanno progettazione”. Invano.
Ora poi si scopre che le parentele imbarazzanti non si esauriscono a casa Guidi. A Potenza è pure indagato l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di Stato maggiore della Marina. Sapete dove lavora suo figlio Gabriele? Nella segreteria del sottosegretario Pd all’Interno Domenico Manzione, fratello di Antonella Manzione, l’ex comandante dei Vigili di Firenze promossa da Renzi a capo dell’Ufficio legislativo di Palazzo Chigi per scrivere le norme del governo in tandem con la Boschi. Tra queste, pare, anche l’emendamento Gemelli-Total. Ma, si sa, la Boschi è deboluccia in fatto di fidanzati e anche di figli. Lei è più ferrata nel ramo genitori.