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sabato 9 aprile 2016

Caro Matteo, spero che i petrolieri almeno ti paghino

di Davide Vecchi

Quante occasioni perse, Matteo. E pensare che credevamo in te quando raccontavi l’Italia che avresti voluto realizzare se solo avessi potuto entrare nella stanza dei bottoni. E che dispiacere la tua sconfitta alle primarie del 2012, vinte da Pier Luigi Bersani. E le Politiche del 2013? Quelle “non perse” dal Pd. Ma neanche vinte. “Se ci fosse stato Renzi il risultato sarebbe stato altro”, sospettammo in molti prima e scrivemmo in tanti poi. L’arrivo di Enrico Letta a Palazzo Chigi sembrò il modo per camuffare la continuità. Quante aspettative avevi creato, caro Matteo.




Talmente tante che sembrò persino legittimo il tuo golpetto di Palazzo per spodestarlo. I tuoi metodi spavaldi non potevano essere condivisi ma l’obiettivo era ritenuto da molti legittimo e vennero giustificati. Ma se ne sorrideva. Ora finalmente avresti fatto quel che dicevi. Avresti svecchiato il Parlamento, massacrato vitalizi e stipendi dei fannulloni dei Palazzi, cancellato il Senato. Avresti puntato selezionato per il merito non per le conoscenze. Insomma: la rivoluzione aveva inizio. “Ehi gente, è arrivato Matteo”.


Stamani, lasciando Roma per tornare a Milano, ho attraversato strade tappezzate da manifesti elettorali per le Amministrative del prossimo 5 giugno. Ho visto il volto del candidato Pd, Roberto Giachetti, sparso un po’ ovunque. Tra loro ce n’era anche qualcuno sul referendum trivelle. Poi ho pensato all’altro referendum, quello sulla riforma costituzionale votata grazie a Denis Verdini. E a rifletterci per bene mi sono accorto che tutto rimanda esclusivamente a te: referendum e Amministrative. Così come già le Regionali, le Europee. Hai offuscato la personalità dei candidati. Non esistono più, ormai l’unica distinzione è tra renziani e non renziani. Così come non esistono più programmi né contenuti. Il dibattito (anche su molti quotidiani) è ridotto al “cosa fa Matteo”, “cosa pensa Matteo”, “cosa vuole Matteo”. Ma il perché non se lo chiede più nessuno.

Prendiamo le trivelle, ad esempio. A Matteo fa più comodo distribuire favori ai petrolieri invece di tutelare il nostro Paese. E basta l’inchiesta di Potenza per cui si è dimesso il ministro Federica Guidi per capirlo. Anzi, basta un piccolo particolare:l’emendamento che il governo ha approvato infilandolo di nascosto nello sblocca Italia nonostante fosse stato bocciato. Emendamento di cui alla Guidi dà garanzie Maria Elena Boschi. Emendamento che Renzi ha rivendicato come proprio. A cosa serviva? Quell’emendamento è servito a eliminare le clausole di salvaguardia imposte dalla Regione Puglia. Vuoi usare petroli, idrocarburi, costruire oleodotti nel nostro territorio? Va bene, ma paghi in anticipo per eventuali futuri danni ambientali e stanzi fondi per compensare cemento e quant’altro ti sarà necessario. Così la Regione Puglia voleva semplicemente tutelare se stessa. E che fa il governo, che dovrebbe tutelare l’intero Paese? Cancella quelle condizioni, con un emendamento. “Ehi petrolieri, dai: inquinate pure”.

Ma questa è solo una delle tante occasioni perse, caro Matteo. Hai raccontato un’Italia stupenda solo per conquistarla e poi poterla sfruttare. Ma più che marito responsabile ti sei rivelato bugiardo e inaffidabile, della categoria peggiore: di quelli che si tolgono la fede al dito per fingersi scapolo e tradire. I petrolieri sono solo gli ultimi amanti. Spero almeno ti paghino bene.