di Marco Mori
Ho letto con interesse l’intervista che “libero quotidiano” ha fatto a Mario Monti nella giornata di ieri. Invito anche voi a leggerla prima di proseguire nella lettura di questo mio commento (clicca qui). Come avrete letto Monti ha tessuto l’elogio del rigore di bilancio ribadendo quell’insulso concetto per cui fare deficit significherebbe vivere sopra le proprie possibilità, ipotecando il futuro dei nostri figli.
Keynes avrebbe definito tale visione come un paradosso, quello di vivere in una società che rappresenta l’incubo di un contabile.
Una società in cui gli obnubilati e gli imbecilli (parole di Keynes) privano il mondo delle meraviglie di cui i propri abitanti sono capaci perché in definitiva tali meraviglie, semplicemente, non rendono (cit. Keynes – Autarchia economica, 1933. Il passo in integrale lo trovate anche nel mio libro “Il tramonto della democrazia”, Agora & Co., Lugano, 2016).
Fin qui, per i canoni di Monti, tutto sarebbe normale, avrebbe proferito la solita idiozia neoliberista che lo qualifica indiscutibilmente in una di queste due categorie: tra gli ignoranti cronici in campo economico o, come io credo, tra i più grandi e consapevoli nemici della personalità giuridica di questa nazione. Era pur lui d’altronde che sosteneva e sostiene che le crisi e le gravi crisi rappresentano lo strumento migliore per obbligarci coattivamente a cedere sovranità.
Tuttavia l’intervista di “libero quotidiano” mi ha stupito per questo passaggio che vi trascrivo. Alla domanda “Vuol dire che secondo lei non c’ è niente da rimproverare alle regole europee in materia di disavanzi?”, Monti così risponde:
“Una cosa da rimproverare c’ è. Le regole finora non riconoscono che l’investimento pubblico (con le qualificazioni sopra indicate)è importante per la crescita sostenibile. Finanziare un investimento pubblico con l’ indebitamento pubblico (e non solo con un eventuale avanzo corrente) non è una “scappatella” che Bruxelles possa consentire, in quanto peccato veniale, con una dose di flessibilità concessa al Paese. Soprattutto in epoca di tassi di interesse molto bassi, è il non effettuare quell’ investimento pubblico, perché non è consentito finanziarlo in debito, che contravviene ai principi base dell’ Economia sociale di mercato tanto cara ai tedeschi – e, lo confesso, a me – perché così si penalizzano le generazioni future, che il patto di stabilità intende invece tutelare”.
Il deficit da brutto e cattivo diventa improvvisamente indispensabile. Dunque l’invito di Monti è quello di accordarsi affinché l’Europa faccia deficit al di fuori dei vincoli di bilancio, seppur in determinati settori. Insomma il deficit, anche per Monti, diventa indispensabile per la crescita e non solo. Monti si spinge ad affermare che senza investimenti pubblici si contravviene ai principi base dell’economia sociale e di mercato. Quest’ultimo passaggio ha addirittura del clamoroso.
Monti ha gettato nella disperazione l’Italia, con le sue politiche ha causato centinaia di suicidi, ed ora ci viene a dire che si è scherzato, il deficit è indispensabile per un’economia sociale e Keynes aveva ragione.
Davvero Monti, fai pace con il tuo cervello. Sono certo che “Il Sole 24 ore” non titolerà mai “fate presto” in merito alla necessità, anzi all’urgenza assoluta, di adottare politiche economiche espansive in deficit da finanziare con la propria sovranità monetaria ed economica. Eppure anche per il profeta del rigore la crisi finirà solo così.