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domenica 18 novembre 2018

Per la crescita tedesca "SI" al QE, per i poveri e disoccupati italiani "NO"

di Guido da Landriano


Draghi non può ignorare l’economia e si prepara a rivedere la decisione di terminare il QE a dicembre, almeno questa è l’idea che si sta diffondendo nella stampa come ha confermato anche il Financial Times. La logica è semplice e stringente: la crescita è deludente, l’inflazione quindi scenderà , soprattutto la “Core”, quella in senso stretto, e quindi la BCE, avendo mancato i propri obiettivi, dovrà continuare con il QE.
Che la crescita stia calando non c’è dubbio… soprattutto in Germania, paese che è nel cuore dei vertici europei:



Crescita al -0,2% a settembre con una crescita solo dello 0,2% nel resto d’Europa, crisi causata da un rallentamento economico mondiale e soprattutto dal settore automotive, su cui ha puntato tantissimo la Germania.






Dato che la Merkel è nel cuore della BCE e di tutti gli altri poteri europei ecco che si può ripensare ad un prolungamento del QE, cioè del programma di acquisto dei titoli di stato e degli altri asset per agevolare la crescita dell’economia. Tra l’altro la mossa aiuterebbe proprio le varie banche collegate alle aziende produttrici di auto che, quindi, saranno utilizzati per sbolognare a tassi di interesse molto bassi le auto che, per ora, giacciono invenduti nei parcheggi.

Purtroppo abbiamo visto che questo tipo di stimoli, non accompagnato da una misura di carattere fiscale, non servirà a molto, anche se potrebbe dare una mano al contenimento dello spread italiano. Però Draghi non ha perso occasione per colpire l’Italia che deve piegarsi ai voleri della Commissione e distruggere la sua politica di bilancio moderatamente espansiva. Insomma per la crescita tedesca e l’arricchimento della plutocrazia centroeuropea si può proseguire con il QE, per aiutare i poveri italiani, i disoccupati, per creare benessere e crescita no. Questo dovrebbe far ragionare i nostro concittadini sulle enormi sorture, sulla barbarità, di questa politica europea. Speriamo che sempre più se ne rendano conto.

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