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domenica 7 febbraio 2016

IN ITALIA DEBITO PUBBLICO E SOFFERENZE OLTRE OGNI LIMITE: ARRIVA LA TROYKA ?


di Luca Campolongo

Dopo la sconfitta su tutti fronti subita dal duo Renzi-Padoan sulla vicenda bad bank, con il testo dell’accordo scritto dal ministro delle finanze sotto dettatura del commissario europeo e senza aver neppure avuto la possibilità di illustrare il piano italiano, per il sistema bancario nazionale si annunciano giorni pesantissimi.





L’accordo, infatti, non risolve minimamente il problema sofferenze e infatti l’andamento in borsa dei titoli bancari è lì a dimostrarlo in tutta la drammaticità dei numeri.


Nè riusciranno a risollevare la situazione le tanto attese fusioni tra istituti bancari: da che mondo e mondo, unire un moribondo con uno in coma profondo, non ha mai prodotto un organismo sano, semmai un disastro di proporzioni ancora maggiori.

In questo scenario già di per sé agghiacciante, dato che rende sempre più probabile l’uso del bail in, ovvero l’esproprio dei risparmi dei cittadini per salvare le banche (cosa che in Germania si son ben guardati dal fare quando le loro banche erano in crisi), si inserisce l’altra sonora bocciatura ricevuta dal premier non eletto da parte degli oligarchi Ue, ovvero il rifiuto da parte di questi ultimi di concedere ulteriore flessibilità nello sforamento dei parametri di bilancio, che comporterà necessariamente lo scatto delle cosiddette “clasuole di salvaguardia”, ovvero l’aumento dell’IVA e delle accise sui carburanti già nel 2016, certamente nel 2017.

Ovviamente, le conseguenze sono facilmente immaginabili: ad ogni aumento delle tasse corrisponde un calo del PIL e dell’occupazione, con tanti saluti alla crescita dello “zero virgola qualcosa” che tanto aveva fatto gonfiare il petto al prode premier non eletto.

Tuttavia, se il Pil cala, aumenta in automatico il rapporto debito/PIL e deficit/PIL, con conseguenze sullo spread (Mario Draghi ha già gatte da pelare a sufficienza per tentare di salvare nuovamente l’italico stivale acquistando a mani basse btp).

E se lo spread aumenta, i titoli di stato italiani diventano più rischiosi e siccome le banche italiane ne hanno in pancia per circa 400 miliardi di euro, sarà gioco facile per i tedeschi pretendere una ristrutturazione del debito italiano (leggasi bancarotta), con le conseguenze che possiamo facilmente intuire.

Ipotizzando una sforbiciata del 20% sul debito pubblico, per le nostre banche significherebbe ulteriori 80 miliardi di perdite da conteggiare: una bomba atomica produrrebbe meno danni e vittime.

Se qualcuno ritiene che questo scenario sia impensabile, sappia che la Germania ha già annunciato il progetto di ancorare la ristrutturazione del debito pubblico (ovvero la bancarotta) a parametri statistici che la facciano scattare in automatico, indicando chiaramente l’Italia come bersaglio dei loro strali.

Da più parti, negli uffici degli oligarchi a Bruxelles e a Francoforte, si dà per scontato l’arrivo della troika in Italia già in primavera di quest’anno, con relativo corollario di taglio alle pensioni, eliminazione della sanità pubblica, prelievi forzosi sui conti correnti, patrimoniali su beni mobili ed immobili di tutti i cittadini e, d’altra parte, con un sistema bancario moribondo, oltre che con uno stato ingabbiato dalle regole dettate da Berlino, questo è l’unico scenario possibile.

Esistono vie di salvezza? Sicuramente è opportuno stare il più liquidi possibile per evitare confische notturne su conti correnti o depositi titoli e poi sperare che la classe politica nostrana abbia un sussulto d’orgoglio e sbatta le porte in faccia alla UE, uscendo dall’euro e dalla stessa unione, riappropriandosi della propria sovranità politica ed economica.

La prima soluzione sta a ciascuno di voi, la seconda, purtroppo, è nelle mani di un individuo che è convinto che l’Inghilterra usi l’euro e non la sterlina come moneta, il che la dice lunga su quello che possiamo aspettarci, da un ignorante incapace.


fonte: STOP EURO