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lunedì 1 febbraio 2016

Il Fondo di Garanzia per i Conto Correnti sotto 100.000 Euro praticamente vuoto

di Luca Campolongo

Mentre i soci ed i correntisti di Banca delle Marche sono con il fiato sospeso per capire se all’orizzonte si prospetta qualche cavaliere bianco (leggasi banca leggermente meno malata della loro) disponibile a prendersi in casa un moribondo, Unicredit annuncia il nuovo piano industriale che prevede il licenziamento di 18.200 lavoratori, 6.900 dei quali solo in Italia. Oltre a questo Unicredit ha annunciato che eliminerà il retail banking in Austria, il leasing in Italia e la controllata in Ucraina.

Se questi dati vi sembrano quelli di una banca in salute, auguri. Normalmente le imprese sane, con voglia di crescere, potenziano la loro rete, sia in termini di risorse umane che di acquisizioni/fusioni con altre aziende del settore per fare massa critica e non si mettono certo a vendere l’argenteria di casa.



Ci ricorda, ad esempio, quanto fatto da Ford qualche anno fa, con la vendita di Jaguar, Aston Martin e Volvo per fronteggiare una gravissima crisi di redditività. E non è un caso se Volkswagen stia valutando di vendere Lamborghini, Ducati e Bugatti per far cassa dopo lo scandalo emissioni che potrebbe costarle oltre 50 miliardi di euro. Questo, appunto, per farvi capire che si vende e si licenzia solo quando si hanno problemi, non certo quando si gode ottima salute.

Certo, la maggior parte dei correntisti si sente di dormire sonni tranquilli, perché i conti correnti fino a 100.000 euro sono garantiti dal fondo di garanzia interbancario. D’altra parte, se uno ha un conto corrente talmente florido da superare i 100.000 euro, può permettersi anche si subire delle perdite, penseranno molto di voi. Peccato che, nella realtà dei fatti, anche i conti correnti sotto la fatidica soglia siano ben lontani dall’essere garantiti.

Non ci credete? Bene, vediamo qualche dato fondamentale:

I depositi tecnicamente rimborsabili ammontano a 508 miliardi di euro

Il fondo di garanzia dispone di 1,66 miliardi di euro in cassa

All’appello mancano 506,34 miliardi di euro

In percentuale significa che solo lo 0,30% dei conti rimborsabili è veramente coperto dal fondo di garanzia.

Iniziate a sentirvi meno tranquilli? Bene, sappiate che quest’anno il fondo di garanzia interbancario, nella sua relazione, non ha pubblicato il consueto rapporto su come i conti correnti siano allocati per rischiosità, ovvero quanti conti correnti siano investiti in banche traballanti, solide o solidissime.

Nel 2012, ultimo dato pubblicato al riguardo, il 50% dei conti correnti era collocato in banche con rischio considerato superiore alla media. Di questi, ben 197 miliardi erano presso banche con rischio “medio alto”, 43 miliardi con rischio “alto” e ben 11,1 miliardi con rischio “escludibile”, ovvero l’anticamera del default della banca

Dal 2012 ad oggi le sofferenze bancarie sono aumentate considerevolmente e quindi pure il rischio sui conti correnti. Ora, ognuno è in grado di capire che se già nel 2012 i conti correnti preso banche sostanzialmente “morte” erano circa 10 volte il patrimonio totale del fondo di garanzia interbancario, pensare che i conti correnti sotto i 100.000 euro possano considerarsi sicuri è semplicemente un miraggio.

Certo, prima di pignorare i conti correnti per salvare la banca, saranno gli azionisti ad essere tosati (che nelle piccole banche corrispondono per la maggior parte con i correntisti), poi gli obbligazionisti (e anche per loro vale il discorso appena fatto, visto che le obbligazioni bancarie sono sempre state proposte come investimento a rischio zero ai pensionati) ed infine i correntisti. Alla fine, quindi, la mala gestione degli amministratori e dei top manager ricadrà sempre e comunque, per la maggior parte, sui piccoli risparmiatori.

Qualcuno ha affermato che ormai il potere è passato dai governi alle banche e non sarà possibile tornare indietro, quindi bisogna rassegnarsi ad un futuro di reddito di mera sussistenza, con un abbassamento delle cure sanitarie, dell’istruzione e, in definitiva, della vita media, perché il grosso della ricchezza sarà drenato da poche super banche che detteranno la politica ai governi.

Mi permetto di dissentire: questi discorsi si fecero anche all’indomani della crisi del 1929, poi giunsero due senatori americani, Glass e Steagall, che imposero forti limiti al potere delle banche ed una netta separazione tra banche commerciali e banche normali. La Glass Steagall, copiata in tutto il mondo, portò ad una stabilità del sistema bancario durata fino all’avvento alla presidenza degli stati uniti dell’idolo della sinistra italiana: Bill Clinton, che abolì la Glass Steagall, aprendo di fatto le porte dell’inferno della speculazione selvaggia, di cui il crack Lehman è stato solo un assaggio.

fonte: InformarexResistere