Da uno articolo scritto da Aldo Giannuli.
A me non piace dar ragione o torto per partito preso, ma pesare caso per caso torto e ragioni. Prendiamo il caso del M5s in questa settimana in prima pagina per tre cose: voto sul supercanguro, candidature per le amministrative e questione della multa agli eletti “infedeli”.
Iniziamo dal voto sul supercanguro che, facendo decadere in blocco gli emendamenti sulla legge per le unioni civili, avrebbe portato subito al voto finale, evitando la votazione sugli emendamenti, di cui alcune a scrutinio segreto.
Dico subito che il M5s, votando contro, non ha fatto bene, ha fatto benissimo ed ha ragioni da vendere.
Mi spiego: la tecnica del super canguro consiste in un emendamento che premette alla legge un articolo iniziale, che riprende per intero il testo di essa, dichiarando incompatibili tutti gli emendamenti non conformi ad essa facendoli decadere (quindi, di fatto, permettendo solo quelli aggiuntivi che il Presidente ritenga non in contrasto con il testo generale). In questo modo, si concentra, sostanzialmente, tutta la discussione su una sola votazione. E’ la tecnica che fu usata per far passare la legge elettorale nel gennaio 2015, evitando emendamenti pericolosi per il governo (come quello sul voto di preferenza) e facendo passare l’intera legge con un colpo di mano. E’ una estensione del maxi emendamento con voto di fiducia, che da anni viene usato dal governo per far passare le leggi di bilancio, imponendo il voto palese (sempre obbligatorio quando c’è la questione di fiducia) aggirando gli emendamenti ed i voti segreti. Lì, però, il governo, almeno, mette sul piatto della bilancia le sue dimissioni in caso l’emendamento venga bocciato. Qui, invece, il governo (che molto discutibilmente è quello che ha proposto legge elettorale ed unioni civili, che dovrebbero essere materia di esclusiva pertinenza parlamentare) non si dimette in caso di bocciatura, quindi siamo ad un mero espediente tecnico per imbavagliare il Parlamento. Ed un cattivo espediente, sul piano tecnico, perché l’ “emendamento” non aggiunge nulla alla legge, quindi non ha valore normativo ma solo di escamotage.
Si badi che contro la prassi dei maxi emendamenti la Corte Costituzionale ha già espresso forti perplessità sulla sua correttezza nelle sentenza n. 12 del 2012 e n. 32 del 2014.
Noi dobbiamo distinguere fra il merito di una legge (sulla quale il M5s, anche se con il problema noto della libertà di voto sulla questione dell’art 5, è d’accordo) e le procedure parlamentari con cui si produce una legge.
La legge Cirinnà, dal mio punto di vista, va benissimo ma non è un motivo per adottare la prassi mussoliniana che il Pd vuole imporre in questa come in altre occasioni. Qui il problema è difendere l’autonomia ed il ruolo del Parlamento nel sistema costituzionale, per cui il M5s ha fatto benissimo a votare contro questa indecenza del maxi canguro. D’altra parte, fu contrario a questa prassi anche nel gennaio del 2015 e quindi questo è perfettamente coerente: non si può cambiare valutazione su una prassi parlamentare in base a se il merito delle legge piace o no.