Circa la metà dei greci perderà la casa. Almeno quelli che stanno facendo sacrifici incalcolabili per poter pagare il loro mutuo dopo essere stati toccati dalla mano pesante della Troika. Le misure lacrime e sangue volute da Bruxelles come vendetta su Alexis Tsipras entrano nel vivo. E oggi, come qualche mese fa, il premier greco - e qualsiasi persona di buon senso al suo posto - fa fatica ad accettare le folli misure d'austerità che, questa volta, riguardano i pignoramenti delle abitazioni. Proprio così, perché un'altra tranche di aiuti sarebbe saltata in quanto le parti devono risolvere questo "piccolo" problema che potrebbe diventare una catastrofe sociale.
Ascoltate come il portavoce Marco Valli li ha voluti riportare sul pianeta terra:
I greci stanno cercando un sistema che protegga almeno il 70% dei proprietari, ma la Troika non vorrebbe andare oltre il 50%. Un numero spannometrico che servirebbe a calmierare le "sofferenze" delle banche (e di chi sennò?), per consentire agli istituti di credito di rientrare dai debiti. I tecnocrati chiedono che le abitazioni, i cui proprietari non hanno pagato le rate del mutuo regolarmente, tornino in circolo nel sistema economico il più velocemente possibile.
Ieri, uno dei fautori del pasticcio greco, il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, si è presentato in udienza alla commissione economica del Parlamento Europeo. Ha confermato senza giri di parole l'azione sui mutui greci, dichiarando anche di voler valutare anno per anno, passo dopo passo, come e perché il governo greco sarà in grado di ripagare il suo debito.
A spalleggiarlo c'era anche il direttore dell'ESM, Klaus Regling, che ha voluto esordire ricordando agli eurodeputati come sia venuto di spontanea iniziativa, visto che non esiste una legge che lo obbliga (essendo il fondo totalmente scollegato dall'UE). Proprio lui, sulla situazione greca, ha voluto chiosare che oggi come oggi quest'ultima non rappresenta un costo, ma un modo per ottenere capitali di rischio. Alla faccia della solidarietà europea.
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