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lunedì 2 novembre 2015

Siamo i Lavoratori più tassati al mondo

di Luca Campolongo

L’italico stivale vanta un primato a livello mondiale. Qualcuno dirà: finalmente anche noi abbiamo qualcosa di cui andar fieri. Smorziamo subito gli entusiasmi: di questo primato ne faremmo volentieri a meno, trattandosi di quello sulle buste paga più complicate al mondo.

Sì, perché sulle buste paga dei lavoratori italiani gravano la bellezza di 80 norme diverse, che rendono il calcolo estremamente difficoltoso. Inoltre, a questo ben triste record, dobbiamo aggiungere che gli stipendi degli italiani sono tra i più tartassati a livello mondiale.




Oltre all’aliquota irpef, e le relative addizionali comunali e regionali, la busta paga italiana viene decurtata anche di un 9,49% sul lordo per i contributi previdenziali. A titolo esemplificativo, un lavoratore dipendente single che percepisce uno stipendio lordo di 30.000 euro l’anno in veneto, avrà un netto annuale di 21.169.


Il medesimo lavoratore che percepisca uno stipendio di 21.676 sterline a Londra (equivalente a 30.000 euro), avrà un netto di 17.133,25 sterline, pari a 23.710 euro (già al netto del contributo pensionistico volontario del 4%) e dell’assicurazione nazionale (il sistema sanitario) pari al 9%. Una differenza a favore del lavoratore inglese di 2.541 euro.

Se ci spostiamo in Germania, sempre con i nostri 30.000 euro lordi annui, arriveremo ad averne netti 22.034. Sono pur sempre 865 euro in più a favore dei lavoratori teutonici.

Diverso è il discorso se ci spostiamo negli USA, dove il sistema fiscale e previdenziale è totalmente diverso rispetto a quello italico. Prima di tutto lo stipendio viene erogato ogni due settimane e non mensilmente come da noi, mentre molte prestazioni di tutela sanitaria e previdenziale sono a carico del dipendente, che provvede in modo del tutto autonomo. Ipotizziamo comunque un single, residente nello stato di New York, con uno stipendio lordo bisettimanale di 3.076 $, decurtandolo di tasse, contributo al medicare (il sistema sanitario nazionale statunitense), della pensione pubblica (bassa, ma esiste), indennità infortuni e disoccupazione, si arriva ad un netto bisettimanale di 2.012,04 $

A chi obietta che molte prestazioni sanitarie e pensionistiche negli USA sono a pagamento, è bene ricordare che con la recente riforma Lorenzin della sanità, la maggior parte degli esami fondamentali sono diventati sostanzialmente a pagamento, mentre con il sistema pensionistico contributivo presente in Italia, la pensione pubblica arriverà a coprire circa il 40% dell’ultimo stipendio, per cui un lavoratore italiano non si trova in una situazione molto diversa rispetto al suo omologo statunitense, con la differenza che negli USA non esiste un fisco vorace come quello italico. Detto in altro modo: se il lavoratore italiano vorrà ancora avere una sanità in grado di mantenerlo in vita per un numero adeguato di anni, dovrà sottoscrivere una mutua sanitaria che vada a coprirgli tutto quello che lo stato finge di dare oggi.

D’altra parte l’italico stivale è al nono posto in Europa per salario medio lordo, ed è pure soggetto ad una tassazione maggiore rispetto ai concorrenti europei principali quali Inghilterra e Germania.

Appare chiaro che meno soldi rimangono in tasca ai cittadini, meno spese potranno permettersi, meno consumi ci saranno, con relativa stagnazione del mercato, alta disoccupazione, pil asfittico e crescita del debito pubblico per effetto inerziale.

La cosa più irritante è che la tassazione e i contributi previdenziali e sanitari che i lavoratori e le imprese devono sostenere in Italia non sono assolutamente giustificati da quanto lo stato offre come contropartita.

Una cosa che forse molti lavoratori ignorano è che i contributi che versano all’INPS per la loro pensione vengono rivalutati in base alla media quinquennale del PIL, per cui se quest’ultimo risulta negativo, i loro contributi e quindi le loro pensioni future, si ridurranno. E questo è esattamente quello che è accaduto dall’avvento del governo Monti in poi.

Che dire? La situazione è drammatica, ma non seria. Come sempre quando si ha a che fare con il governo italiano


Fonti:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05/13/buste-paga-come-si-leggono-tra-aliquote-ritenute-e-80-leggi-che-le-compongono/1680829/

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