Roma, 25 nov – Doveva essere una delle misure-chiave della finanziaria, ma vedrà la luce solo a partire dal 2017. Stiamo parlando del taglio di tre punti e mezzo – dal 27.7 al 24% – dell’Ires, l’imposta sul reddito delle società.
Niente taglio dell’Ires
Inizialmente prevista a partire dal 2017, il governo puntava a tentare l’anticipo già a partire dall’anno nuovo. I tre miliardi necessari verranno così destinati ad altri capitoli di spesa, in specie con riferimento alla sicurezza dopo i recenti fatti di Parigi: “Il governo proporrà nel prosieguo della legge stabilità di spostare, come già inizialmente previsto, al 2017 la diminuzione dell’Ires, ma impiegheremo 2 miliardi di euro per dare una risposta ai professionisti della sicurezza e dell’educazione. Un miliardo in sicurezza, uno nell’identità culturale”, ha spiegato Renzi.
Bilancio rimandato
La necessità di rinviare il taglio dell’Ires è giustificata dal fatto che, per il momento, dall’Ue non arrivano margini di manovra per far uscire le spese di sicurezza (e relative al problema immigrazione) dall’ambito del patto di stabilità comunitario. Una situazione difficile da gestire tanto che il bilancio italiano è stato rinviato agli esami di riparazione in primavera, come ha ammesso oggi anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.
Sulle regole Ue è intervenuto anche il premier, cercando di far buon viso a cattivo gioco: “Noi rispettiamo le regole anche quando non le condividiamo perché pensiamo che sia il primo modo di essere credibili. Ma vogliamo chiedere con forza all’Europa di rispettare un patto di umanità che vale di più di del Patto di stabilità”. Un modo per dire tutto e niente (cosa sarebbe il patto di umanità?) e che nemmeno rinvia la palla nel campo di Bruxelles in attesa della loro mossa, ma lascia praticamente intendere che il governo accetterà qualsiasi decisione in materia. Lasciando su migranti, sicurezza e investimenti, l’Italia con il cerino in mano.
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l'articolo che segue è stato estrapolato da un articolo pubblicato
da Informarexresistere.fr
500 euro ai diciottenni per poter andare, a spese pubbliche, ai concerti di Fedez e J-Ax. La demagogia del bugiardissimo ormai non conosce confini. Bisogna garantire al Pd una massa di nuovi elettori, visto che quelli meno giovani cominciano ad andarsene. E allora cosa di meglio di un bel regalo? Dopo gli 80 euro arrivano i 500, pagati dai genitori dei beneficiari, mica dal bugiardissimo. Ma il diciottenne che potrà ascoltare gratis un concerto del proprio beniamino non si chiederà chi ha pagato davvero. Sarà contento e basta. Poi solo un bugiardo, sostenuto dai disinformatori di servizio, può far credere che ciò possa essere paragonato ad una forma di tutela della cultura europea e ad un attacco all’Isis. Ma in questa Italia, ci saranno milioni di persone che ci crederanno. Magari anche tra i diciannovenni che si arrabbieranno per non avere diritto ai 500 euro.
Forse, i soldi, sarebbe stato meglio spenderli per sostenere attività culturali vere, magari intelligenti o magari tagliare l'IRES già da quest'anno. Ma se poi il diciottenne spende i soldi pubblici per un concerto di un artista statunitense o per una mostra di uno scultore giapponese, la difesa della cultura europea come si giustifica? E l'arte contemporanea può davvero servire a combattere i tagliagole dell’Isis?
Fonte: Girano
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