C’è qualcosa di singolare nell’ultimo lamentoso intervento sulla Basilicata dell’amministratore delegato dell’ENI dottor Descalzi. La cosa singolare è che per lui negli ultimi quasi trenta anni in tema di petrolio non è successo nulla in Lucania. Come la spiegate voi altrimenti l’affermazione di Descalzi che in Val d’Agri «si possono investire miliardi, raddoppiando o triplicando la forza lavoro, ma serve un clima con la popolazione: investirò se ci sarà un dialogo reale» se non con il fatto che Descalzi ignora che qualcosa in Lucania è già successo con il petrolio?
E’ successo, ad esempio, che ci sono state inchieste, ancora senza verdetto finale, della magistratura per reati inquietanti, riciclo illegale di rifiuti tossici ad esempio, che hanno visto pesantemente coinvolte la gestione di Tecnoparco e dell’ENI, proprio sul ciclo dei rifiuti.
E’ successo che nei paesi della Val D’Agri e della Val Camastra, la popolazione è diminuita di oltre il 15% negli ultimi venti anni e i tassi di occupazione, proprio in questi paesi, sono ai minimi storici e tra i più bassi d’Italia. E’ successo che l’inquinamento prodotto dalle attività petrolifere è ormai evidente anche ai ciechi e che gruppi di cittadini si stanno tassando per far analizzare le acque del Pertusillo e non solo quelle, trovandoci di tutto e di più, persino sabbia radioattiva nel metapontino, visto che di avere uno straccio di controllo pubblico neanche a parlarne.
E’ successo che non c’è un lucano che non sia preoccupato del futuro dei propri figli ed è successo che i lucani abbiano scoperto che le mirabolanti assunzioni (per l’esattezza 208 lucani assunti direttamente dall’ENI https://www.eni.com/eni-basilicata/attivita/distretto-meridionale/b_dist... ) vengono fatte con il metodo Vicino (ex sindaca PD di Corleto quella di “assumimi a Paoluccio “ per capirci ) e che il rimanente di quel po’ di lavoro che dà il petrolio è frutto di una rete di appalti e sub appalti frutto di maleodoranti promiscuità tra politica e affari su cui la magistratura ha posto più di un occhio già da tempo.
Insomma, a parte tale Michele Somma, presidente di Confindustria Basilicata, che ritiene che il boom del turismo in Basilicata invece che a Matera capitale della cultura ed alla meritoria azione dell’Ente Turismo con la strategia degli attrattori disseminati in Lucania sia dovuto all’ENI e al petrolio, la credibilità dell’ENI e dei suoi supporter è ridotta al lumicino. Tra questi supporter ricordiamo Matteo Renzi , che da rottamatore ha assunto le pratiche e i comportamenti peggiori dei suoi rottamati , tant’è che il prode AD dell’ ENI è stato appena riconfermato. Sarebbe stato molto più saggio, visto che le inchieste della magistratura hanno pesantemente riguardato anche il periodo della gestione Descalzi, che per un minimo di principio di cautela questa riconferma non fosse avvenuta. In ogni caso sarei curioso di sapere qualcosa di più specifico dal dottore Descalzi.
In particolare almeno cinque cose. In un clima diverso quante assunzioni intenderebbe fare (200, 300, 400 … di più?)? Con che criterio sarebbero assunte queste persone? Su quali impianti, parti del ciclo produttivo investirebbe? Quale sarebbe l’utile derivante da questi investimenti per l’ENI e quale l’impatto ambientale? Quanto costa bonificare un territorio così devastato da una sola industria? Sarebbe ora che l’ENI si rendesse conto che ormai le pezze a colori i lucani neanche le guardano. Se 10 anni fa erano pochi quelli che osavano parlare e mettere in discussione l’operato dei petrolieri oggi la consapevolezza di quello che, nel 2009, definivo l’emergenza economica, ambientale e morale causata dalle estrazioni petrolifere, alle prossime elezioni regionali non ci sarà un solo politico che non prenderà le distanze da quanto avvenuto in questi ultimi venti anni in Lucania.
A partire dal neo ambientalista Speranza, ex segretario del PD Lucano all’epoca del massimo del fulgore estrattivo, e a tutti gli altri che faranno a gara a fare le verginelle. Egregio dottor Descalzi lei si limiti a fare il suo mestiere che, fino a prova contraria, è quello si di estrarre il petrolio nel pieno rispetto della legge. Allo sviluppo della Regione Basilicata dovranno pensarci invece i lucani. Dieci anni fa avrei accolto con preoccupazione le dichiarazioni dell’amministratore delegato dell’ENI oggi le mie preoccupazioni sono altrove. Il popolo lucano ha maturato la consapevolezza del disastro prodotto dall’ENI e dai suoi politici e questo lo vedo ogni giorno sui social ma, soprattutto, da quello che dicono i politici di lungo corso che fiutano il vento e che prendono le distanze, in apparenza, dai petrolieri cercando di far dimenticare il proprio acquiescente passato.
Quello che manca ancora e che preoccupa è la visione del futuro e di come la nostra terra possa imboccare la via di uno sviluppo equilibrato e sostenibile. Spero che alle prossime elezioni regionali emergano proposte credibili e documentate frutto di una visione dello sviluppo e del futuro soprattutto da quelle forze che hanno maggiore credibilità come antagoniste del sistema che da troppo tempo ruota intorno al PD lucano.
*Pietro De Sarlo, già fondatore dell’associazione Pinguini Lucani e autore del romanzo “L’Ammerikano”
Fonte: Basilicata 24
*Pietro De Sarlo, già fondatore dell’associazione Pinguini Lucani e autore del romanzo “L’Ammerikano”
Fonte: Basilicata 24
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