L’Ue vive, ma è moribonda. I risultati del primo turno delle presidenziali francesi segnano un punto importante per i sovranisti. Con molte probabilità, del resto, Marine Le Pen perderà il ballottaggio previsto tra 15 giorni, ma il consenso del Front National è ormai capillarmente radicato su tutto il territorio nazionale.
Emmanuel Macron, invece, è l’ultima ancora di salvataggio dell’Ue.
Un candidato liquido, figlio di uno spietato marketing politico, con un elettorato fluido, un programma elastico e nessun tipo di radicamento sociale, trovatosi a rappresentare le speranze di tutti gli europeisti, di Francia e non.
Un meccanico aggregatore di consensi, destinato a far convergere su di sè l’intero asse repubblicano anti-Le Pen.
Quanto può durare, però, il prevalere delle ragioni europeiste all’interno di una nazione che per più del 50% rifiuta espressamente le logiche precostituite dell’Ue?
Sommando Le Pen, Mélenchon, Dupont Aignan e altri candidati minori, infatti, si ottiene un numero di elettori apertamente contrari all’Europa tecnocratica superiore al 50% del totale. Un numero che solo cinque anni fa sarebbe stato considerato assurdo e fuori da qualunque previsione di buon senso. Macron vincerà e dovrà governare in modo deciso una situazione sociale del tutto esplosiva.
Tra le banlieue in sommossa, i continui casi di cronaca riguardanti la criminalità organizzata, le cesure sociali che le mappe elettorali stanno disegnando in queste ore ed un forte e persistente sentimento antieuropeista. E in tutto ciò, ovviamente, la minaccia terrorismo e la presenza di migliaia di islamici radicalizzati sul suolo nazionale. Gli antiglobalisti gli affideranno in massa il compito di portare la Francia fuori da un crisi strutturale che sembra irreversibile. E lui dovrà farlo, altrimenti cadrà anche l’ultimo baluardo delle difese liberiste e per la tecnocrazia sarà la fine. Anche Hollande, del resto, iniziò il suo mandato sulla scia di proclami mediatici che lo etichettavano ad innovatore anti-austerity. Sappiamo com’è andata a finire.
Nel fratemmpo il Ps è scomparso dalla grammatica politica: il tradimento del “Programma Comune” iniziato da Mitterand nel 1983 attraverso le nozze con alcune politiche moneratiste si è definitivamente consumato e il popolo ha voltato le spalle alla causa socialdemocratica. Gli operai e la sinistra non si vogliono più bene o quasi. C’è Mélenchon, il cui elettorato risulta essere una delle poche variabili in grado, nel caso, di accrescere i consensi della Le Pen tra quindici giorni. Sono, però, tipologie di votanti apparentemente molto distanti per provenienza ideologica e solo la costituzione di un fronte comune antieuropeista in grado di superare alcuni steccati potrebbe apportare risultati soddisfacenti al Fn.
L’Ump, dal canto suo, è un altro malato cronico di questa competizione. Il risultato di Fillon, prescindendo dagli scandali che lo hanno sommerso, confermano come in un clima di sofferenza sociale così diffusa, non esista lo spazio elettorale per un progetto liberista in economia, ma conservatore sui cosiddetti valori non negoziabili. La questione aperta ora è quella sociale e qualunque disegno liberista non sia cavalcato da leader immaginifici e mediaticamente supportati viene puntualmente bocciato. Sarà la battaglia delle battaglie, la sfida tra l’alto e il basso per l’affermazione dello spirito della storia. Una di queste, però. Probabilmente non l’ultima. Se Macron dovesse fallire, del resto, gli assi nella manica degli europeisti sarebbero davvero finiti.
Lui è l’ultimo jolly rimasto nel mazzo di un sistema che ha alimentato un’accumulazione di capitale tale che prima o poi, per implosione, farà crollare il sistema stessi. Marine Le Pen è cresciuta, ha seminato ancora. Sarà uno spettacolo sorbirsi il fronte globalista unito combattere una battaglia comune pur di salvare la pellaccia. Perdere, una volta ancora, l’ultima volta, per poi trionfare. E’ una di quelle sofferenze che provocano piacere. Del resto si sa che da questa parte siamo sempre stati un po’ masochisti. Allez Marine!
fonte: Oltre la Linea
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