di Marco Rocco
L'uscita dall’euro dell’Italia è un grande default dell’umanità o l’euro è il più grande travaso di ricchezza della storia umana in tempo di pace? Sì, perché entrambi i casi (default o furto/travaso di ricchezza), di norma accadono con guerre militari dichiarate, mentre oggi stiamo vivendo, per ora, un’eccezione.
E’ allarmante come le elites globaliste si spingano fino al massimo limite verbale consentito per difendere i propri interessi, nel caso quelli tedeschi.
L'uscita dall’euro dell’Italia è un grande default dell’umanità o l’euro è il più grande travaso di ricchezza della storia umana in tempo di pace? Sì, perché entrambi i casi (default o furto/travaso di ricchezza), di norma accadono con guerre militari dichiarate, mentre oggi stiamo vivendo, per ora, un’eccezione.
E’ allarmante come le elites globaliste si spingano fino al massimo limite verbale consentito per difendere i propri interessi, nel caso quelli tedeschi.
Il pezzo di Munchau, tedesco, editorialista del Financial Times e non casualmente anti Brexit, sembra rappresentare lo stereotipo di quel particolare tipo di fake news che vengono definite “mezze verità”: fai vedere un lato, ma non l’altro.
Or dunque, ammesso e non concesso che l’uscita dell’Italia (o della Francia) dall’euro possa significare un default, forse anche il più grande default della storia umana in tempo di pace (quello post nazista fu maggiore), una domanda sorge spontanea: perché mai mentre si strombazza tale relativa verità – tutta da provare – viene taciuto che mantenere la moneta unica significa determinare il più grande travaso di ricchezza tra paesi in teoria partner dell’Unione Europea? E per provare detto travaso ci sono a disposizione abbondanti dati macroeconomici, taciuti ad arte, su tutti Grecia e Italia.
Per inciso, estendendo il discorso, quello che va ben spiegato oggi è che l’Italia è davvero all’angolo, probabilmente assieme a Londra. Certo, le capacità di destabilizzazione britanniche anche a livello globale sono notevoli, ma resta la dura realtà: post Brexit e soprattutto post normalizzazione di Trump le vittime predestinate sono due, Italia e Gran Bretagna, forse dovrei dire Inghilterra.
Perché andando ai minimi termini, come disse Obama, il custode del processo liberal-globalistico post vittoria di Trump è per definizione il paese più mercantilistico della terra, la Germania di Angela Merkel, ovvero il primo esportatore mondiale. Ora, far cadere la Germania significa far cadere il castello di carta dei globalisti. Da qui il discorso del tedesco Munchau sul rischio di maggior default della storia umana associato all’uscita dall’euro di Italia o Francia.
Il fatto che Trump sia stato recentemente “normalizzato”, o anche che abbia ceduto ai neocon adottando la loro agenda, significa che l’Italia e gli alleati Usa in Europa necessariamente hanno perso, mentre Berlino vince. Londra vedremo che farà. Come anticipato la scorsa settimana i tre avversari Usa sono, per motivi profondamente diversi, Cina, Germania e Russia. Il primo, potentissimo, tutti pensavano sarebbe stato ai margini dello scontro trovando un accordo di convenienza con gli americani. Con Trump presidente tutti puntavano a una sfida alla Germania, l’avversario prettamente commerciale. Si tratterebbe di un abito in cui The Donald si trova a meraviglia.
Invece la svolta trumpiana degli scorsi giorni, con Bannon e Flynn fuori, rappresenta solo una cosa: non che i globalisti hanno vinto, questa è la derivata, ma piuttosto che gli USA di Trump non andranno per molto tempo contro Berlino – che non casualmente contribuisce a pagare lo stipendio a buona parte della Washington che conta, come negli scorsi anni ’30 – e anzi si scaglieranno contro l’avversario grosso, l’asse russo-cinese, cercando di separare gli avversari. Siamo al tutto per tutto, i clintoniani stanno usando Trump meglio di quanto avrebbero potuto fare con Hillary. Ecco perché la situazione fa davvero paura a livello globale, una guerra catastrofica non è più da escludere ormai.
Le conseguenze? Prima di tutto Londra è ormai sola contro Berlino, non passa giorno che non prenda uno scapaccione, colpita nei suoi poteri e interessi storici (ad esempio la finanza offshore, dilaniata dalle spie finanziarie stile Mossack Fonseca al soldo di Berlino). Parallelamente l’Italia va di corsa verso la miseria sociale, economica e morale, fatti salvi veri miracoli verrà conquistata economicamente entro un paio d’anni (l’unica speranza sta idealmente in una successiva attenzione americana post scorribande in Corea e Siria – e magari con un accordo separato con la Cina in extremis, attuando il famoso dividi et impera – per normalizzare la Germania, ma purtroppo Roma non ha tempo, non resisterà alla troika altri due anni). Intanto gli Usa allegramente sfidano Cina e Russia e temo patiranno molte delusioni a livello militare, la Siria rischia di essere un Vietnam al cubo per Washington, almeno secondo Steve Pieczenik: detto funzionario Cia, molto conosciuto in Italia, ritiene infatti che la forza militare USA, purtroppo, sia rilevante solo in comparazione ai suoi alleati Europei e Nato o a piccoli attori (Iraq, Libia), mentre resta a serissimo rischio sconfitta via a vis con avversari globali, Cina e Russia, la cui alleanza potrebbe essere fatale per l’intero asse occidentale storico (strozzato da un debito enorme) non solo a livello economico ma anche militare.
Il resto del mondo osserva, più o meno conscio di quanto sta accadendo.
fonte: ofcs.report
Perché andando ai minimi termini, come disse Obama, il custode del processo liberal-globalistico post vittoria di Trump è per definizione il paese più mercantilistico della terra, la Germania di Angela Merkel, ovvero il primo esportatore mondiale. Ora, far cadere la Germania significa far cadere il castello di carta dei globalisti. Da qui il discorso del tedesco Munchau sul rischio di maggior default della storia umana associato all’uscita dall’euro di Italia o Francia.
Il fatto che Trump sia stato recentemente “normalizzato”, o anche che abbia ceduto ai neocon adottando la loro agenda, significa che l’Italia e gli alleati Usa in Europa necessariamente hanno perso, mentre Berlino vince. Londra vedremo che farà. Come anticipato la scorsa settimana i tre avversari Usa sono, per motivi profondamente diversi, Cina, Germania e Russia. Il primo, potentissimo, tutti pensavano sarebbe stato ai margini dello scontro trovando un accordo di convenienza con gli americani. Con Trump presidente tutti puntavano a una sfida alla Germania, l’avversario prettamente commerciale. Si tratterebbe di un abito in cui The Donald si trova a meraviglia.
Invece la svolta trumpiana degli scorsi giorni, con Bannon e Flynn fuori, rappresenta solo una cosa: non che i globalisti hanno vinto, questa è la derivata, ma piuttosto che gli USA di Trump non andranno per molto tempo contro Berlino – che non casualmente contribuisce a pagare lo stipendio a buona parte della Washington che conta, come negli scorsi anni ’30 – e anzi si scaglieranno contro l’avversario grosso, l’asse russo-cinese, cercando di separare gli avversari. Siamo al tutto per tutto, i clintoniani stanno usando Trump meglio di quanto avrebbero potuto fare con Hillary. Ecco perché la situazione fa davvero paura a livello globale, una guerra catastrofica non è più da escludere ormai.
Le conseguenze? Prima di tutto Londra è ormai sola contro Berlino, non passa giorno che non prenda uno scapaccione, colpita nei suoi poteri e interessi storici (ad esempio la finanza offshore, dilaniata dalle spie finanziarie stile Mossack Fonseca al soldo di Berlino). Parallelamente l’Italia va di corsa verso la miseria sociale, economica e morale, fatti salvi veri miracoli verrà conquistata economicamente entro un paio d’anni (l’unica speranza sta idealmente in una successiva attenzione americana post scorribande in Corea e Siria – e magari con un accordo separato con la Cina in extremis, attuando il famoso dividi et impera – per normalizzare la Germania, ma purtroppo Roma non ha tempo, non resisterà alla troika altri due anni). Intanto gli Usa allegramente sfidano Cina e Russia e temo patiranno molte delusioni a livello militare, la Siria rischia di essere un Vietnam al cubo per Washington, almeno secondo Steve Pieczenik: detto funzionario Cia, molto conosciuto in Italia, ritiene infatti che la forza militare USA, purtroppo, sia rilevante solo in comparazione ai suoi alleati Europei e Nato o a piccoli attori (Iraq, Libia), mentre resta a serissimo rischio sconfitta via a vis con avversari globali, Cina e Russia, la cui alleanza potrebbe essere fatale per l’intero asse occidentale storico (strozzato da un debito enorme) non solo a livello economico ma anche militare.
Il resto del mondo osserva, più o meno conscio di quanto sta accadendo.
fonte: ofcs.report
Nessun commento:
Posta un commento