Il Parlamento europeo sta discutendo la riforma del regolamento di Dublino, il vergognoso accordo siglato nel 2003 dal governo Berlusconi-Lega che obbliga il primo Paese di approdo a esaminare la domanda di asilo e a occuparsi dell'accoglienza di un migrante.
La proposta della Commissione europea è folle e punitiva nei confronti dell'Italia: anziché distribuire le responsabilità tra tutti i Paesi europei, si vuole rafforzare il principio sbagliato che sia lo Stato membro di primo ingresso a dover fare tutto. Così l'Italia si trasformerebbe nel campo profughi d'Europa.
Questa politica ha prodotto solo disastri: nel 2016 in Italia si è registrato il record di sbarchi nella sua storia: 181.436 arrivi. Oggi appena 5.370 richiedenti asilo sono stati trasferiti in altri Paesi europei. L'accordo, già al ribasso, era di 39.600. Ecco i dati ufficiali.
La Commissione Libertà Civili, Giustizia e Affari Interni del Parlamento europeo sta discutendo il testo presentato dalla Commissione europea. Il MoVimento 5 Stelle ha presentato 62 emendamenti. Vogliamo guardare in faccia tutti i deputati europei, anche quelli italiani, e vedere come voteranno le nostre proposte.
Le proposte del MoVimento 5 Stelle per superare il Regolamento di Dublino partono da questo principio: bisogna eliminare il criterio della responsabilità che ricade unicamente sul Paese di primo ingresso. Paesi come l'Italia e la Grecia non possono essere lasciati soli a gestire l'enorme flusso di migranti che arrivano.
Facciamo due esempi concreti.
IL MIGRANTE HA UN PARENTE IN UN PAESE EUROPEO
A) Un richiedente asilo arriva in Italia e presenta la sua domanda. Se ha un parente in un altro Stato europeo, la domanda passa direttamente a questo Stato che ha 1 mese di tempo per verificare - contattando i familiari - se il richiedente abbia detto la verità. Questo criterio nasce per accelerare l'integrazione del migrante ed evitare che si abbandoni tra le braccia della criminalità e dell'illegalità. In questo caso, la domanda di asilo non viene più trattata dall'Italia. Il richiedente lascia il nostro Paese e raggiunge quello in cui ha i parenti. Questo Stato sarà il responsabile della sua domanda di asilo. Altri criteri fondamentali per l'individuazione dello Stato che dovrà trattare la domanda di asilo sono la lingua parlata e le competenze professionali del migrante.
IL MIGRANTE NON HA UN PARENTE IN UN PAESE EUROPEO
B) Se un richiedente asilo arriva in Italia e non ha parenti in un altro Stato europeo, scatta automaticamente il meccanismo di ricollocazione. Il richiedente asilo viene ricollocato in uno degli altri 26 Stati membri in base a quote stabilite sulla base di questi tre criteri: 1) disoccupazione 2) prodotto interno lordo 3) popolazione. Incrociando i dati di questi tre criteri si determinano le quote per ciascun Stato membro.
GRAFICA. Come funziona la proposta del MoVimento 5 Stelle per ricollocare i migranti arrivati negli altri Paesi europei?
Questa politica ha prodotto solo disastri: nel 2016 in Italia si è registrato il record di sbarchi nella sua storia: 181.436 arrivi. Oggi appena 5.370 richiedenti asilo sono stati trasferiti in altri Paesi europei. L'accordo, già al ribasso, era di 39.600. Ecco i dati ufficiali.
La Commissione Libertà Civili, Giustizia e Affari Interni del Parlamento europeo sta discutendo il testo presentato dalla Commissione europea. Il MoVimento 5 Stelle ha presentato 62 emendamenti. Vogliamo guardare in faccia tutti i deputati europei, anche quelli italiani, e vedere come voteranno le nostre proposte.
Le proposte del MoVimento 5 Stelle per superare il Regolamento di Dublino partono da questo principio: bisogna eliminare il criterio della responsabilità che ricade unicamente sul Paese di primo ingresso. Paesi come l'Italia e la Grecia non possono essere lasciati soli a gestire l'enorme flusso di migranti che arrivano.
Facciamo due esempi concreti.
IL MIGRANTE HA UN PARENTE IN UN PAESE EUROPEO
A) Un richiedente asilo arriva in Italia e presenta la sua domanda. Se ha un parente in un altro Stato europeo, la domanda passa direttamente a questo Stato che ha 1 mese di tempo per verificare - contattando i familiari - se il richiedente abbia detto la verità. Questo criterio nasce per accelerare l'integrazione del migrante ed evitare che si abbandoni tra le braccia della criminalità e dell'illegalità. In questo caso, la domanda di asilo non viene più trattata dall'Italia. Il richiedente lascia il nostro Paese e raggiunge quello in cui ha i parenti. Questo Stato sarà il responsabile della sua domanda di asilo. Altri criteri fondamentali per l'individuazione dello Stato che dovrà trattare la domanda di asilo sono la lingua parlata e le competenze professionali del migrante.
IL MIGRANTE NON HA UN PARENTE IN UN PAESE EUROPEO
B) Se un richiedente asilo arriva in Italia e non ha parenti in un altro Stato europeo, scatta automaticamente il meccanismo di ricollocazione. Il richiedente asilo viene ricollocato in uno degli altri 26 Stati membri in base a quote stabilite sulla base di questi tre criteri: 1) disoccupazione 2) prodotto interno lordo 3) popolazione. Incrociando i dati di questi tre criteri si determinano le quote per ciascun Stato membro.
GRAFICA. Come funziona la proposta del MoVimento 5 Stelle per ricollocare i migranti arrivati negli altri Paesi europei?
PIÙ DISOCCUPATI, MENO IMMIGRATI RICOLLOCATI
Per evitare una guerra fra poveri più è alta la disoccupazione in un Paese meno richieste questo Stato dovrà analizzare. I Paesi più ricchi devono dare il loro contributo e sollevare quelli che già attraversano una profonda crisi economica nella gestione di nuove emergenze. Proponiamo l'interruzione dei pagamenti dei fondi strutturali e di coesione come sanzione per gli Stati membri che si rifiutano di prendere parte a questo meccanismo di redistribuzione dei richiedenti asilo: essere parte dell'Unione europea significa non soltanto beneficiare dei fondi, ma anche assumersi delle responsabilità. È inaccettabile che i Paesi dell'est Europa, ad esempio, si rifiutino categoricamente di accogliere richiedenti asilo, pur avendo beneficiato di fondi europei che hanno risollevato le economie dei loro Paesi e contribuito a sviluppare i loro territori.
In base a quanto previsto dalle normative europee del sistema comune europeo di asilo, lo Stato membro che esamina la domanda di asilo decide se concedere o rifiutare la protezione internazionale.
Qualora non fosse concessa, la direttiva europea sui rimpatri prevede che il migrante che non ha diritto a rimanere nel territorio europeo e non ha dunque alcun titolo che legittima la sua permanenza, deve essere rimpatriato nel proprio Paese di origine.
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