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domenica 9 agosto 2015

Navi dei veleni, interrogazione parlamentare del M5S

Prime interrogazioni parlamentari circostanziate e non generiche sulle gravi questioni che riguardano le navi dei veleni nel mar Jonio e le ricerche petrolifere. L’interrogazione parlamentare è stata presenta dai senatori del m5s Morra, Fuskia, Girotto, Donno, Cappelletti, Moronese, Bertorotta ai Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico anche sulla base delle nostre osservazioni (Noscorie Trisaia e Med No Triv) sulle istanze di ricerca petrolifera fatte al ministero dell’Ambiente in merito al sottaciuto e grave problema presente nei mari meridionali relativo alle navi dei veleni.


affondamenti sospetti dal 1979 sino al 2000 (clicca qui per leggere tutte le navi affondate in modo sospetto con relativo carico a bordo)



Ai ministri è stato chiesto se non ritengano necessario adottare, nell’ambito delle proprie competenze, le opportune iniziative per l’individuazione esatta dei punti in cui sono affondate le navi dei veleni, per poi proseguire alla bonifica e alla salvaguardia delle acque marine interessate;


se non intendano, nei limiti delle proprie attribuzioni, attivarsi affinché venga interrotta ogni tipo di attività di ricerca di idrocarburi nel mar Jonio, che possa costituire un serio e grave pericolo per la sicurezza dei cittadini e per l’ambiente, sino quando le operazioni di individuazione e bonifica non saranno portate a termine.


http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=17&id=932805

Ci chiediamo su che base il ministro Guidi si è limitato ad affermare che la ricerca petrolifera dell’Enel Longanesi nel mar Jonio si farà e che non c’e da preoccuparsi ? http://www.olambientalista.it/?p=39375

Quello che abbiamo sempre affermato è che non stato applicato il principio di precauzione e che il decreto Via della D79 sia stato rilasciato dalla commissione Via ministeriale sulla base degli studi forniti dalla compagnia petrolifera, nel caso della D79 con il parere contrario di Puglia e Calabria e non della Basilicata perché inviato un anno e mezzo dopo i termini prescritti (vedi decreto). Il ministero avrebbe dovuto fare uno studio scientifico e non di parte sul Golfo di Taranto e l’intero mar Jonio e Tirreno sulle gravi questioni troppo presto messe a tacere relative alle navi dei veleni Nell’ultima VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) di ricerca petrolifera con air guns relativo alla D79 il ministero dell’ambiente non ha prescritto nemmeno l’effettuazione del punto zero ambientale, questo significa che in caso di dispersione di probabili rifiuti tossici e radioattivi presenti nei fondali marini noi non sapremo mai qual era, è quale e il livello di contaminazione e inquinamento del nostro mare, né ha prescritto di fare delle mappature dei fondali per escludere la presenza di sorgenti contaminati che potrebbero essere risvegliate dall’air guns. L’interrogazione pone anche interrogativi relativi ai reperti archeologici sommersi della Magna Grecia e come evidenziati dallo studio Archeomar e al golfo di Taranto che la stessa Ispra riconosce come area marina di alto interesse scientifico per la tutela dei cetacei candidabile ad area protetta come Area Aspim (altro che ricerche petrolifere).

In attesa di risposta da parte del Ministri competenti è bene che i governatori delle famose tre regioni Joniche che andranno in visita al Mise dal sottosegretario Vicari giorno 29 luglio prossimo portino avanti il dibattito in modo tecnico e scientifico, prima che politico e senza dimenticare che la questione non è relativa solo alle trivelle nel mar Ionio.

Non è possibile escludere dal recente dibattito istituzionale le numerose istanze di ricerca e di estrazione in terraferma e che interessano quasi l’80% del territorio della Basilicata.

Eppure il Governo Regionale della Basilicata già alla manifestazione flop del 15 luglio a Policoro e nei successivi incontri istituzionali, ha reclamizzato quale impegno solo la difesa del mar Ionio. Perché?

In merito non sono graditi accordi politici del tipo trivello la terra per salvarti il mare considerato che i 154000 barili della Basilicata(nel tempo e nello spazio ) si potrebbero tranquillamente estendere alle regioni di Calabria e Puglia .

Il petrolio si estrae se ci sono le condizioni ambientali ed economiche per i territori, condizioni che attualmente non si sono verificate sulla terra con potenziale rischio per lo stato dell’acqua potabile, irrigua e anche per quella destinata all’uso industriale delle tre regioni di Basilicata, Calabria e soprattutto Puglia (Pertusillo docet).

Le condizioni economiche poi non ci sono state e non ci saranno mai con le leggi attuali, figuriamoci con lo Sblocca Italia.


fonte: http://www.ecodellojonio.it/noscorie-trisaia-jonio-nave-dei-veleni-interrogazione-parlamentare-del-m5s/
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si riporta sull'argomento un articolo de l'espresso di  Riccardo Bocca dell'11 Febbraio 2013


Per oltre vent'anni l'armatore Ignazio Messina ha negato che la motonave Rosso, arenatasi il 14 dicembre 1990 sulle coste calabresi, trasportasse siluri-penetratori per sparare rifiuti tossico-radioattivi dentro ai fondali marini. Nessuno ha mai trovato la prova che l'imbarcazione nascondesse questo segreto e i magistrati hanno chiuso il caso. Senonché adesso spunta un documento choc del 22 maggio 2003.

Quattordici pagine dove l'allora sostituto procuratore generale di Reggio Calabria, Francesco Neri, propone di assegnare la medaglia d'oro al merito di Marina al capitano di corvetta Natale De Grazia: suo collaboratore chiave nell'inchiesta sulle navi dei veleni, morto in circostanze sospette la notte del 12 dicembre 1995. Ed elencando ciò che l'ufficiale aveva scoperto riguardo alla vicenda Rosso, il magistrato scrive: «De Grazia, mediante l'escussione testimoniale del comandante Bellantone della Capitaneria di porto di Vibo Valentia, accertava personalmente che a bordo della nave che si era spiaggiata, vi erano i cosiddetti "penetratori", indicati dai marinai come "munizioni"».

Non solo.

Stando a quanto riferisce Neri sulle indagini di De Grazia, «i documenti di carico erano falsificati». Il che si somma al fatto che «lo stesso Bellantone aveva lanciato l'allarme radioattivo ai vigili del fuoco, i quali intervennero regolarmente sui luoghi, senza però stranamente certificare nulla». Dopodiché, citando le parole di Neri, sarebbe emerso che il comandante Bellantone «sapeva che a bordo della nave vi era un carico "pericoloso", perché a suo dire era stato già allertato dal comando della Marina militare». E se tutto questo fosse ancora poco, per sollevare qualche dubbio sull'andamento dei fatti, va aggiunto che a bordo della nave, «proprio sulla plancia di comando, Bellantone aveva sequestrato le identiche mappe di affondamento» della O.d.m. (Oceanic disposal management), azienda che aveva proposto a decine di nazioni di seppellire in mare le scorie tossico-nocive.



Un quadro sconcertante, nell'insieme. Anche perché Neri, ricostruendo i giorni successivi allo spiaggiamento della Rosso, racconta che l'imbarcazione fu smantellata dall'armatore dopo che l'azienda olandese Smit Tak (specializzata nel recupero marino di rifiuti tossici e radioattivi) «aveva lavorato con la completa "sorveglianza" del sito, reso inaccessibile da parte di un servizio segreto non meglio identificato». Tutto normale? Tutto da interpretare come una banale prassi operativa?

Le domande, in queste ultime settimane, stanno tornando a farsi dense attorno al capitolo delle navi dei veleni. Sia per l'ipotesi lanciata da Neri che sulla Rosso ci fossero i famosi missili-penetratori, sia perché il settimanale "Corriere della Calabria" ha pubblicato alcuni passaggi dell'audizione di Emilio Osso davanti alla Commissione parlamentare ecomafie.

Sede in cui questo istruttore di polizia municipale, al fianco della Procura di Paola nelle inchieste ambientali, ha definito quello che la Rosso trasportava il 14 dicembre 1990 «difforme» dal piano di carico ufficiale. «Inoltre», riferisce Osso a "l'Espresso", « tre container non sono più stati rinvenuti». Dettagli impossibili da sottovalutare, a questo punto. Schegge di un mistero che pochi vogliono risolvere



Fonte: http://futuribilepassato.blogspot.it/2013/05/navi-dei-veleni-affondate-nel.html


http://espresso.repubblica.it/attualita/cronaca/2013/02/11/news/navi-dei-rifiuti-cosa-viene-a-galla-1.50753

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