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sabato 22 agosto 2015

Il M5S sulla giusta strada, ma aspettare il 2018 è un azzardo

di Vincenzo Cirigliano
Mi sono soffermato stamani a quantificare, cercando di analizzare il tutto in maniera lucida e coincisa, prendendo a riferimento anche importanti fatti storici, quanto peso abbia avuto, per il conseguimento dei risultati relativamente ai tanti momenti storici che si potrebbero prendere ad esempio, il radicalismo delle idee e delle Azioni. Di seguito cercherò di mettere su carta quelli che sono stati i miei ragionamenti.

La domanda che mi sono posto innanzitutto è se il Radicalismo abbia da sempre rappresentato la strada giusta da seguire, considerando quanto i principi di tale atteggiamento siano presenti nel modo di muoversi del Vero potere costituito legato alle MegaBanche, alle grandi corporations ed alla grande finanza.


Qui si potrà certamente notare quanto siano spietati nell’applicare fattivamente il radicalismo delle loro idee sia nell’azione di per se, sia nella determinazione che viene riposta in dette azioni. Oggi se queste entità riescono ad imporre la loro visione, dopo 250 anni di sconfitte, è proprio per questo loro atteggiamento.
Il modo frenetico e spietato che ne delinea i comportamenti, si manifesta nella spasmodicità delle loro azioni che possono determinare un licenziamento semplicemente a seguito di un piccolo ritardo rispetto alle tempistiche imposte al dipendente per l’espletamento di un incarico o ancor peggio per il semplice rifiutarsi di avere una immagine imposta dai canoni. Il grande Gandhi proibiva ai cuochi delle cucine di parlare e di portare mutande durante la preparazione del cibo nel suo Ashram. Un minimo segno di rifiuto significava ritrovarsi fuori.

Semplici esempi per sottolineare una grande verità che in antitesi al Radicalismo si evidenzia nella vita di ogni giorno dei cittadini Europei: l’Immobilismo.

La nomenclatura Europea decide in modo del tutto autoritario di ridurre sul lastrico 100 milioni di cittadini Europei e nonostante ci sia un manipolo di Premi Nobel che continuamente, con insistenza, continuano a metter in guardia gli Stati, nulla si muove, ogni loro parola sembra come per incanto disperdersi nell’oblio senza nulla muovere. L’azione di questa nomenclatura di burocrati è forte , decisa, indifferente alle reazioni di chi questi provvedimenti li subisce sulla sua pelle. L’applicazione del radicalismo alla massima potenza.

E’ la stessa analisi dei fatti storici che ha fatto comprendere alle MegaBanche, alla Commissione Ue a Gandhi a King, a partire dagli annoi 70, che il radicalismo era tipico ed accomunava i maggiori campioni delle rivoluzioni sociali della fine dell’800 e degli anni 60, più conosciuti alla nostra generazione. Era l’arma vincente che andava immediatamente adottata. Le stesse sconfitte che il Grande potere ha dovuto subire nell’arco di 250 anni, dall’illiuminismo agli inizi degli anni 80, era testimonianza di un atteggiamento che andava copiato e che aveva reso forti i grandi pensatori sociali che ne avevano determinato le azioni. Pensate che ai tempi di Lincoln il lavorare a stipendio veniva considerata una forma di schiavitù se non finalizzata al raggiungimento successivo del lavoro in proprio, in cui si lavorava per se stessi godendo dei frutti del proprio lavoro. Era la forma mentis di un radicalismo tipico di quel tempo.

Il radicalismo quindi come arma per creare un percorso di rinascita ed un giusto spirito critico che faccia emergere alternative percorribili in grado di delineare un futuro auspicabile, capace di riportare quella fiducia e quelle certezze contro le quali un gruppo ristretto di persone sta oggi tramando.

Il Radicalismo che ogni persona attua nella morale sociale, nelle posizioni politiche è visto dalla controparte con terrore, tanto da giustificare, e la storia ne è piena di esempi, anche l’eliminazione fisica dell’avversario. I grandi omicidi di cui è pervasa la storia, da Malcom x a Jhon Kennedy andrebbero riconsiderati anche con questa chiave di lettura. Bisognerebbe d’altronde chiedersi chi sarebbero oggi questi personaggi se non avessero abbracciato nel loro pensiero e nella loro vita i principi propri del radicalismo. Chi sarebbe oggi Gandhi se i suoi principi li avrebbe barattati sull’altare del Compromesso.

Il compromesso appare infatti come l’antitesi del radicalismo, quell’altra faccia della medaglia che spezza le gambe ai sani principi sociali che hanno al centro la singola persona ed il bene comune. Quell’altra faccia della medaglia che rappresenta l’annientamento dell’Umana Coscienza

Il Radicalismo delle proprie idee, e la determinazione profusa nel raggiungimento dei propri obiettivi è bastato ad una grande donna, Aung San Suu Kyi, a cui è stato riconosciuto anche il premio Nobel, per aver ragione di uno dei regimi più accentratori di potere al mondo, quello Birmano, nonostante il Regime più volte le chiese di rinnegare la sua lotta in cambio della possibilità di poter rivedere i suoi familiari. Lo stesso dicasi per la storia di Mandela ed il suo ruolo determinante nella liberazione del Sud Africa, che lo aveva visto marcire per 30 anni nelle carceri Nazionali, a spaccar pietre, pur di non scendere mai a compromessi con la controparte. Mai avrebbe messo in gioco la radicalità delle sue idee che avevano come obiettivo un Sud Africa libero dalla schiavitù straniera.

Sicuramente la radicalità si può certamente configurare come una medaglia a due facce che in mano a personaggi come Mandela può dar vita a stravolgimenti storici incredibili che perseguono un risultato positivo per i cittadini, in mano ad un dittatore spietato e senza scrupoli può produrre disastri le cui conseguenze di riflesso potrebbero ricadere pesantemente sui cittadini.

Ritornando a quanto prima detto, viene da sorridere ripensando al radicalismo di Lincoln che considerava il lavoro stipendiato “Una schiavitù che necessariamente dev’essere superata” , se viene messo oggi a confronto con quello che è il pensiero sindacale Italiano dominante, riscontrabile soprattutto nei suoi rappresentanti di vertice, che fortunatamente viene ancor oggi bilanciato dal pensiero e dall’azione della base che appare, ancor solida e sana seppur con evidenza logora e stanca. Quel Sindacato che forse troppe volte ha ceduto al compromesso dinanzi alla forte radicalità della parte datoriale favorita certamente dalle situazioni contingenti e dai tempi e che ha determinato quella sconfitta, che oggi è sotto gli occhi di tutti, di tutto il mondo del lavoro salariato.

Alla luce di questi ragionamenti, l'intransigenza del M5S su principi basilari quali Trasparenza, Onestà , Solidarietà, Condivisione possono essere vincenti, se difesi e sostenuti senza compromessi e sono certamente un'importantissima base di partenza per promuovere il cambiamento. L'importante che non ci si arrenda all'idea, che sta portando avanti chi oggi governa, di persistere in questo scempio a tutti i costi fino a fine mandato, vale a dire il 2018. In una situazione politica economica come quella Italiana, arrivare al 2018 con un Governo che sta attuando solo riforme peggiorative per il Popolo significa cadere in un baratro da cui nessun cambiamento e nessuna rivoluzione potrà mai più farci risollevare. Per il M5S diventa quindi vitale, per rendere credibile un'idea di Cambiamento che è scritta in maniera evidente nei principi del Movimento, adoperarsi per creare già da oggi le condizioni per un avvicendamento di Governo, altrimenti il tempo ci condannerà, poichè i danni cui bisognerà far fronte saranno enormi e difficilmente recuperabili.

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