Anche le riflessioni sono importanti e questa l’ho lasciata per l’ombrellone, permettetemelo. Dunque, noi vogliamo uscire dalla crisi, fortemente. Per uscire ci vuole intraprendenza, forze nuove, rischio, soprattutto visione. Oggi abbiamo la Monica Maggioni eletta alla presidenza RAI, un curriculum da fare invidia alla Amanpour di CNN, sembrerebbe un buon esempio: certamente ha tutte le carte in regola per sedere sullo scranno più alto dell’informazione italiana, quella di Stato. Fin qui tutto bene. Poi andiamo a vedere i dettagli e scopriamo che anche lei è passata guarda caso per il Bilderberg, il Club dei Clubs. Anche qui niente di male, anzi, bene avere una persona inserita in un convivio internazionale di tale pervasività.
Si, d’accordo, ma fino ad un certo punto: da italiano sono tenuto a dire che per i ruoli di Stato bisognerebbe essere sicuri che coloro che siedono in posizioni strategiche facciano gli interessi del paese. Appunto, Bilderberg fa gli interessi del nostro Paese? Forse fino a quando c’era in vita uno dei fondatori del Club, Gianni Agnelli, si; oggi temo che ormai facciamo parte di coloro che subiscono gli eventi.
Porto un esempio: oggi l’euro è chiaro che sia a vantaggio tedesco ed il gioco è non farlo capire alle masse, ecco perché tanta attenzione ai personaggi dell’informazione da parte dei convivi internazionali, se non sbaglio anche Lilli Gruber è assidua frequentatrice del Club. La ragione per mantenere l’euro in piedi oggi è duplice: da una parte l’interesse tedesco, fattore marginale, e dall’altra la necessità di evitare che il sistema finanziario mondiale crolli sotto il peso del fallimento della seconda valuta più importante del globo. Poi, vero che la Germania se ne approfitta facendo leva – anche a sproposito, penso che prima o poi la pagherà – sull’aspetto di evitare il fallimento per imporre il suo volere ed i suoi interessi – con annessa austerità, funzionale al proprio progetto egemonico continentale – ai paesi meno forti “a suo esclusivo vantaggio”, non si spiegherebbe altrimenti il trattamento riservato alla Grecia ed anche alle mancate deroghe all’Italia sui conti. E come logica conseguenza rileviamo la sordina che i Clubs sovranazionali mettono a qualsiasi discussione sulla sostenibilità di questo euro austero. Va menzionato il fatto che lo strumento per gestire il dissenso passa costantemente per la cooptazione delle elites locali storiche – poteri forti nel nostro caso, ma anche giornalisti eccellenti – opportunamente addestrati allo scopo.
Ecco perché in linea di principio non c’è da sperare in maggiore obiettività nella discussione “euro si euro no” con il nuovo Presidente della RAI.
Ma l’oggetto dell’intervento non è questo: appunto, girando il problema, una persona come la Maggioni diventa brava – e viene eletta a presidente RAI – perché fa parte del Club? O viceversa, il Club “adotta” soggetti che gli interessano perché bravi che comunque avrebbero fatto carriera? Chiaramente a tale quesito non esiste risposta definitiva, solo congetture che voglio evitare. O meglio, porrei l’accento nel caso in esame sulla carriera sfolgorante della Maggioni in RAI, partita da un livello di diciamo apprendista è rapidamente salita nei ranghi fino alla Presidenza. Oggi in un bell’articolo sul Corriere della Sera viene ricordata la critica della Clerici* in relazione alla carriera fulminea della Maggioni in RAI, certamente malelingue dico io. Certo è che la Maggioni ha portamento, sa come muoversi, ha il physique du role. Ed è anche una bella donna, in gamba, il che certo non guasta nel paese della grande bellezza. Il punto forse da approfondire è se la carriera della Maggioni in RAI sia stata così rapida e sfolgorante perché era ed è veramente brava o perché invece l’apprendistato l’ha resa una predestinata anche grazie a frequentazioni di convivio importanti: quanti predestinati in azienda si sono visti… O meglio, le frequentazioni che contano ed aiutano si sviluppano perché sei bravo o viceversa diventi bravo perché frequenti il convivio? Questo è il punto. La regola dice che un paese può andare avanti con mille ed un boiardo ma ci deve sempre essere un METODO,ossia bisogna sempre avere qualcuno che crea valore per sostenere il sistema, per una persona che percepisce un reddito che non produce ce ne deve essere un’altra – o nel caso di un eventuale Presidente RAI, decine o centinaia di altri – che produce un reddito che non percepisce.
Forse per definire il merito partirei propri da qui, la generazione di valore e la relativa remunerazione in seno alla struttura che la ospita. Infatti oggi, in un momento storico in cui è difficile credere nell’Italia non solo per i propri vizi ma anche per la negazione delle proprie virtù – leggasi anche, il tentativo di parte dello Stato di instillare atteggiamenti persecutori verso chi cerca di fare qualcosa, chiamasi agenzia delle entrate con gli imprenditori o la magistratura con la custodia cautelare in carcere troppo spesso sospettata di essere strumento per tentare di “ottenere” informazioni prima del processo anche solo di primo grado come nel caso Scaglia e Rossetti -, magari in presenza di un sistema di controllo dei media che obiettivamente fa paura – vedasi il caso Hacking Team, non ci hanno ancora detto quante decine di migliaia di persone sono e sono state controllate con il software pseudopirata dell’azienda milanese –, la scelta quasi obbligata degli italiani bravi e con voglia di fare (anche per non farsi ammazzare dalle tasse, ndr) è fuggire o nel migliore dei casi essere passivi, non fare nulla.
Appunto, questo significa negare il merito da parte di un Paese, men che meno remunerarlo. Diciamolo chiaramente, il sistema italico non riconosce se non molto raramente il merito – soprattutto a livello pubblico – e men che meno lo remunera. Ed anzi costringe il singolo alla nullità o alla fuga, soprattutto oggi con la disoccupazione così alta. Siamo coscienti delle conseguenze? Se tutti si fermeranno o se ne andranno il sistema imploderà. E questo si tradurrà in un solo termine: svolta autoritaria, controllo violento delle masse, implosione del sistema, fascismo fiscale finalizzato al pagamento del debito (o anche, finalizzato al mantenimento dei privilegi dei poteri forti oggi cooptati al perseguimento del fine voluto da chi governa il potere globale).
Alla fine un paese che non da spazio al merito è destinato a morire.
Conseguente al quadro dipinto sopra domandiamoci ora, chi va al club internazionale Bilderberg deve essere necessariamente bravo? No di certo, direi che deve essere utile. E allineato. E nemmeno agli interessi nazionali ma piuttosto a quelli di un non meglio precisato interesse globale che a maggior ragione oggi non corrisponde con quello dell’Italia [che, ricordiamolo, subisce l’euro, abbiamo certamente più svantaggi che vantaggi al contrario di Berlino che ha praticamente solo enormi vantaggi, ndr]. Questa è la triste conclusione, sarei felicissimo di essere smentito.
Posso citare un aneddoto che, preciso, non ha nulla a che vedere con il caso Maggioni: quando lavoravo per una grande multinazionale europea (EU) mi imbattei in una persona straniera in posizione chiave, bel CV, università altisonante, bella persona. Il problema era che semplicemente non capiva dove era girata. Dovendo risolvere problemi feci in modo di renderla inoffensiva solo per rendermi conto più avanti che le persone come la sopra citata erano comuni e strategicamente ripetute nell’organizzazione: la ratio era che non sapendo bene cosa fare erano prone a prendere la posizione suggerita dalla gerarchia riconosciuta, soprattutto quella centrale o del referente locale. E questo, ripeto, in una azienda multinazionale straniera rinomatissima, mica la Canistracci Oil. Questa riflessione mi porta a concludere che esiste certamente il rischio che – a maggior ragione – anche da noi questo accada, vedremo la Maggioni come interpreterà il suo ruolo in RAI.
Il problema specifico dell’Italia è che manca ormai il substrato che crea valore, quello stesso substrato che premia l’individualità ed il merito, base necessaria per sostenere una gerarchia che da lustri non produce un bel nulla. Abbiamo anche chiarito cosa si rischia perseverando, cosa rischia l’Italia se non inizia a creare valore ovvero supportando il merito, partendo dal basso, dal medio e dall’alto. Ed abbiamo anche dibattuto quali sono i freni all’innovazione ed all’intraprendenza, l’eccesso di controllo, la paura generalizzata instillata da una amministrazione onnipotente, voi aprireste una partita Iva in Italia con lo spauracchio dei mille adempimenti e dell’atteggiamento dei tassatori al limite della vessazione? Su Italiaoggi o sul Sole 24 Ore sezioni norme e tributi ogni giorno ci sono storie dell’orrore in tema di rapporto con l’amministrazione e con la giustizia italica, rapporti complessissimi, spessissimo senza soluzione.
In tutto questo resta il dubbio se la sfolgorante carriera della Maggioni sia dovuta al merito o alle aderenze, magari con la mente alle tesi complottiste suggerite indirettamente della Clerici* e fatte trapelare oggi sul Corriere della Sera. Ma alla fine non importa nemmeno questo, il valore si crea con le azioni e se le decisioni del nuovo Presidente RAI saranno improntate ad asservire interessi non italiani – magari nascondendo la realtà ed i veri problemi del Paese [l’euro austero?] – sarà solo questione di tempo prima che si facciacrack: l’esempio che ne scaturirebbe, per l’importanza del ruolo ricoperto dal protagonista, rappresenterebbe certamente un saggio sulla velocità di implosione di un sistema paese portato alla rovina in pochi anni da interessi stranieri. Anni fa qualcuno parlava di pluto qualcosa….
Buone vacanze
Porto un esempio: oggi l’euro è chiaro che sia a vantaggio tedesco ed il gioco è non farlo capire alle masse, ecco perché tanta attenzione ai personaggi dell’informazione da parte dei convivi internazionali, se non sbaglio anche Lilli Gruber è assidua frequentatrice del Club. La ragione per mantenere l’euro in piedi oggi è duplice: da una parte l’interesse tedesco, fattore marginale, e dall’altra la necessità di evitare che il sistema finanziario mondiale crolli sotto il peso del fallimento della seconda valuta più importante del globo. Poi, vero che la Germania se ne approfitta facendo leva – anche a sproposito, penso che prima o poi la pagherà – sull’aspetto di evitare il fallimento per imporre il suo volere ed i suoi interessi – con annessa austerità, funzionale al proprio progetto egemonico continentale – ai paesi meno forti “a suo esclusivo vantaggio”, non si spiegherebbe altrimenti il trattamento riservato alla Grecia ed anche alle mancate deroghe all’Italia sui conti. E come logica conseguenza rileviamo la sordina che i Clubs sovranazionali mettono a qualsiasi discussione sulla sostenibilità di questo euro austero. Va menzionato il fatto che lo strumento per gestire il dissenso passa costantemente per la cooptazione delle elites locali storiche – poteri forti nel nostro caso, ma anche giornalisti eccellenti – opportunamente addestrati allo scopo.
Ecco perché in linea di principio non c’è da sperare in maggiore obiettività nella discussione “euro si euro no” con il nuovo Presidente della RAI.
Ma l’oggetto dell’intervento non è questo: appunto, girando il problema, una persona come la Maggioni diventa brava – e viene eletta a presidente RAI – perché fa parte del Club? O viceversa, il Club “adotta” soggetti che gli interessano perché bravi che comunque avrebbero fatto carriera? Chiaramente a tale quesito non esiste risposta definitiva, solo congetture che voglio evitare. O meglio, porrei l’accento nel caso in esame sulla carriera sfolgorante della Maggioni in RAI, partita da un livello di diciamo apprendista è rapidamente salita nei ranghi fino alla Presidenza. Oggi in un bell’articolo sul Corriere della Sera viene ricordata la critica della Clerici* in relazione alla carriera fulminea della Maggioni in RAI, certamente malelingue dico io. Certo è che la Maggioni ha portamento, sa come muoversi, ha il physique du role. Ed è anche una bella donna, in gamba, il che certo non guasta nel paese della grande bellezza. Il punto forse da approfondire è se la carriera della Maggioni in RAI sia stata così rapida e sfolgorante perché era ed è veramente brava o perché invece l’apprendistato l’ha resa una predestinata anche grazie a frequentazioni di convivio importanti: quanti predestinati in azienda si sono visti… O meglio, le frequentazioni che contano ed aiutano si sviluppano perché sei bravo o viceversa diventi bravo perché frequenti il convivio? Questo è il punto. La regola dice che un paese può andare avanti con mille ed un boiardo ma ci deve sempre essere un METODO,ossia bisogna sempre avere qualcuno che crea valore per sostenere il sistema, per una persona che percepisce un reddito che non produce ce ne deve essere un’altra – o nel caso di un eventuale Presidente RAI, decine o centinaia di altri – che produce un reddito che non percepisce.
Forse per definire il merito partirei propri da qui, la generazione di valore e la relativa remunerazione in seno alla struttura che la ospita. Infatti oggi, in un momento storico in cui è difficile credere nell’Italia non solo per i propri vizi ma anche per la negazione delle proprie virtù – leggasi anche, il tentativo di parte dello Stato di instillare atteggiamenti persecutori verso chi cerca di fare qualcosa, chiamasi agenzia delle entrate con gli imprenditori o la magistratura con la custodia cautelare in carcere troppo spesso sospettata di essere strumento per tentare di “ottenere” informazioni prima del processo anche solo di primo grado come nel caso Scaglia e Rossetti -, magari in presenza di un sistema di controllo dei media che obiettivamente fa paura – vedasi il caso Hacking Team, non ci hanno ancora detto quante decine di migliaia di persone sono e sono state controllate con il software pseudopirata dell’azienda milanese –, la scelta quasi obbligata degli italiani bravi e con voglia di fare (anche per non farsi ammazzare dalle tasse, ndr) è fuggire o nel migliore dei casi essere passivi, non fare nulla.
Appunto, questo significa negare il merito da parte di un Paese, men che meno remunerarlo. Diciamolo chiaramente, il sistema italico non riconosce se non molto raramente il merito – soprattutto a livello pubblico – e men che meno lo remunera. Ed anzi costringe il singolo alla nullità o alla fuga, soprattutto oggi con la disoccupazione così alta. Siamo coscienti delle conseguenze? Se tutti si fermeranno o se ne andranno il sistema imploderà. E questo si tradurrà in un solo termine: svolta autoritaria, controllo violento delle masse, implosione del sistema, fascismo fiscale finalizzato al pagamento del debito (o anche, finalizzato al mantenimento dei privilegi dei poteri forti oggi cooptati al perseguimento del fine voluto da chi governa il potere globale).
Alla fine un paese che non da spazio al merito è destinato a morire.
Conseguente al quadro dipinto sopra domandiamoci ora, chi va al club internazionale Bilderberg deve essere necessariamente bravo? No di certo, direi che deve essere utile. E allineato. E nemmeno agli interessi nazionali ma piuttosto a quelli di un non meglio precisato interesse globale che a maggior ragione oggi non corrisponde con quello dell’Italia [che, ricordiamolo, subisce l’euro, abbiamo certamente più svantaggi che vantaggi al contrario di Berlino che ha praticamente solo enormi vantaggi, ndr]. Questa è la triste conclusione, sarei felicissimo di essere smentito.
Posso citare un aneddoto che, preciso, non ha nulla a che vedere con il caso Maggioni: quando lavoravo per una grande multinazionale europea (EU) mi imbattei in una persona straniera in posizione chiave, bel CV, università altisonante, bella persona. Il problema era che semplicemente non capiva dove era girata. Dovendo risolvere problemi feci in modo di renderla inoffensiva solo per rendermi conto più avanti che le persone come la sopra citata erano comuni e strategicamente ripetute nell’organizzazione: la ratio era che non sapendo bene cosa fare erano prone a prendere la posizione suggerita dalla gerarchia riconosciuta, soprattutto quella centrale o del referente locale. E questo, ripeto, in una azienda multinazionale straniera rinomatissima, mica la Canistracci Oil. Questa riflessione mi porta a concludere che esiste certamente il rischio che – a maggior ragione – anche da noi questo accada, vedremo la Maggioni come interpreterà il suo ruolo in RAI.
In tutto questo resta il dubbio se la sfolgorante carriera della Maggioni sia dovuta al merito o alle aderenze, magari con la mente alle tesi complottiste suggerite indirettamente della Clerici* e fatte trapelare oggi sul Corriere della Sera. Ma alla fine non importa nemmeno questo, il valore si crea con le azioni e se le decisioni del nuovo Presidente RAI saranno improntate ad asservire interessi non italiani – magari nascondendo la realtà ed i veri problemi del Paese [l’euro austero?] – sarà solo questione di tempo prima che si facciacrack: l’esempio che ne scaturirebbe, per l’importanza del ruolo ricoperto dal protagonista, rappresenterebbe certamente un saggio sulla velocità di implosione di un sistema paese portato alla rovina in pochi anni da interessi stranieri. Anni fa qualcuno parlava di pluto qualcosa….
Buone vacanze
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