Il disegno politico di creare una finta agenzia regionale per la protezione ambientale è arrivato a compimento: l’Arpab non ha più i soldi per pagare i fornitori ed i suoi laboratori hanno terminato reagenti, attrezzature e copertura di spesa per la manutenzione: praticamente l’Arpab è diventata la prova evidente di come il Pd lucano e la sua guerra di potere interna siano superiore ad ogni altro interesse, inclusi i diritti costituzionali di tutela della salute.
Dall’acqua potabilizzabile agli alimenti, l’Arpab non può più farvi fronte. L’Arpab già da luglio di quest’anno avrebbe man mano iniziato a perdere le già lacunose capacità di monitoraggio: infatti sembrerebbe che l’agenzia abbia ufficialmente comunicato alle aziende sanitarie ed ai Nas la propria incapacità temporanea. E mentre il Centro Oli di Viggiano continua con le sue fiammate come documentato dalla Ola, mentre la Sogin va avanti col cantiere dell’ICPF in Trisaia, l’Eni prosegue al Pergola 1 i lavori e le bonifiche stanno ferme al palo la Basilicata non ha i mezzi tecnici per vigilare sulle prescrizioni Aia in essere, o sulla potabilità delle acque, o sulla salubrità degli alimenti, tant’è vero che non avrebbe neanche i mezzi per fare le analisi cationiche delle acque.
Quindi se nelle prossime settimane o mesi si verificasse un impatto ambientale nuovo ed ulteriore tra le attività di Eni,Total, Fenice, Itrec, Semataf, Bng Ecobas, Tecnoparco e via discorrendo chi appurerebbe la verità, ancora i controllati? Votato l’assestamento di bilancio senza approvare i bilanci, ormai la permanenza di Schiassi è solo una forzatura politica interna al Pd perché Pittella non vuole ammettere il fallimento. Come se nell’era De Filippo l’Arpab fosse stato un successo! Schiassi non è stato in grado di fare il direttore, lo dicono i bilanci, le dimissioni ed i malori-malumori interni all’agenzia, lo dicono le gaffes e le analisi fasulle di cui ormai si è perso il conto. Le uniche cose da ricordare dell’era Schiassi l'affidamento diretto all’Atr di Acerra le passerelle di Expo e le band musicali pagate mentre si era in esercizio provvisorio, mentre la diossina compariva in uova, latte materno ed il Centro Oli della Val d'Agri sfiammava come un pozzo nigeriano.
I fornitori non pagati da Arpab potrebbero rivalersi sul cadavere dell’agenzia. I fornitori non pagati da Arpab potrebbero un domani non tornare, allungando notevolmente i tempi di un’eventuale ripresa delle attività ma le ricadute sanitarie di tale paralisi potrebbero essere incalcolabili soprattutto con lo Sblocca Italia alle porte. A cosa è servito aspettare tutti questi mesi per continuare a non approvare il bilancio ma il solo assestamento? La Corte dei Conti perché non si pronuncia sulla vicenda con la stessa loquacità con cui negli ultimi anni ha parlato spesso di rimborsi, partecipate e costi della corruzione in Basilicata? I politici lucani saranno anche dei “borghesi piccoli piccoli” come disse il Procuratore Oricchio più di un anno fa. Il punto è capire se il morbo abbia contaminato anche i magistrati.
Primato lucano? La prima agenzia ambientale italiana senza bilancio per due anni. Adesso che c’è la piena inefficienza dell’agenzia, cosa converrebbe fare a chi inquina? Aprire le manopole più di prima, infatti anche se Arpab domani avesse le liquidità per ripartire le servirebbero mesi per riprendersi a pieno regime visto che tra i vari problemi i fornitori non pagati da oltre 9 mesi difficilmente tornerebbero a fornire l’agenzia. Fornitori tra l’altro di cui non si è mai avuto, come richiesto per legge, un albo che evitasse anche situazioni di conflitto d’interesse o di infiltrazione. Siamo dinanzi al primo caso in Italia di “fallimento controllato” di un’Arpa. Intanto Schiassi era diventato pochi mesi fa anche vicedirettore di AssoArpa, quindi dell’organo di rappresentanza di tutte le Arpa italiane. Quindi un ente pubblico senza bilanci per gli anni 2014-15. L’aborto modello del Pd lucano che ha sbandierato ad Expo e fuori un’agenzia che non esiste. Adesso Pittella cosa farà? Cancellare la vecchia Arpab per amnistiarne le responsabilità salvando alcuni “figliocci” della politica che lì lavorano oppure si rivolgerà davvero ad un’altra Arpa, lasciando fuori la politica dalla tematiche tecnico-ambientali? E la Corte dei Conti non ha nulla da dire sulla condotta di direttore e revisori contabili?
Intanto la gara d’appalto per i contratti assicurativi è stata condotta illegalmente. Chi è stato il Rup nell’affidamento dei contratti assicurativi in Arpab? L’avvocato Claudio Dresda, rinviato a giudizio nell’inchiesta su Fenice in quanto la magistratura lo definiva il “passacarte” di Sigillito che "grazie a lui sarebbe stato informato illecitamente sullo stato d’avanzamento giudiziario delle indagini a suo carico". Purtroppo l’amara conferma è racchiusa nella delibera 155 dell’1 giugno scorso in cui viene espletata la gara d’affidamento dei servizi assicurativi, per oltre 40mila euro iniziali, senza rispettare le norme stabilite dall’AVCPASS, ( l’Autorità di Vigilanza Contratti Pubblici ) quindi espletando una gara a cui hanno partecipato operatori senza i requisiti previsti dalla delibera 111/2012 dell’AVCPASS, quest’ultima citata nella lettera d’invito ai partecipanti ma non rispettata nella gara, ignorando altresì il soccorso istruttorio nell’invito stesso.
Muore l’Arpab ma il Dipartimento Ambiente della Regione non si tocca? L’Arpab è stata offerta sull’altare sacrificale della cupola lucana, da sempre controllata dalla politica nel pensiero e nel portafoglio ( il Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata è stato da sempre la valvola d’alimentazione “controllata” finanziaria dell’agenzia ) ed addirittura anche in quei progetti in cui i fondi erano europei, come i monitoraggi della fauna ittica del Pertusillo avviati con l’Istituto Zooprofilattico come da DGR 2013/2010 , non hanno mai visto la luce e quando avviati anche solo parzialmente, i dati sono stati tenuti chiusi nell’armadio, come nel caso delle microcistine nei pesci dell’invaso rilevate già nel 2010. Se l’Arpab aveva un suo bilancio, solo sulla carta, perché lo stesso veniva liquidato in tranches dal Dipartimento Ambiente? Un ente tecnico può essere libero di lavorare se non dispone del suo portafoglio?
Su Arpab decidono di non decidere: chi risponderà dei danni che ne potrebbero derivare? La vicenda Arpab è riuscita addirittura a risvegliare la Cgil che mentre negli ultimi anni ha aperto le gambe, più che le porte, a petrolio e monnezzari vari, a luglio di quest’anno tuonava contro Pittella per esprimere stupore per l’abbondanza di Posizioni organizzative e di dirigenti all’interno della pianta organica agenziale: come se fosse quello il problema cardine dell’agenzia. Ma ancora più vergognoso è stata l’ennesima abdicazione del Consiglio Regionale che sul bilancio Arpab non ha raggiunto il numero legale nell’ultima seduta del 10 agosto. Il Consiglio decidendo di non decidere lascia la salute dei lucani e dei consumatori di prodotti lucani in balia della bontà degli inquinatori. E non solo, una recente sentenza del Tar Lazio potrebbe esporre l’agenzia a pesanti sanzioni legali se i diritti dei fornitori, non pagati in alcuni casi da oltre 9 mesi, venissero riconosciuti come lesi. Perché il collegio dei revisori Arpab è stato al suo “posto” per anni nonostante le reiterate inadempienze e gaffes contabili? Quando i revisori scrivevano le loro relazioni ignoravano la legge di bilancio regionale che riduceva il contributo all’agenzia di ulteriori 200mila euro? Perché i revisori di Arpab si pronunciavano favorevolmente il 9 dicembre 2014 all’assestamento di bilancio mentre la Regione non lo approvava senza neanche comunicarlo all’Arpab stessa? Il Presidente dei revisori ex-Arpab, Ielpo, è stato recentemente trasferito al Consorzio Industriale di Matera perché in Basilicata chi sbaglia non paga né viene sospeso, viene pagato per essere spostato. Tra maggio 2014 e dicembre cosa è successo in quegli uffici? Quale Arpa italiana ha fatto più cronaca che analisi? A Pittella la risposta.
Fonte: http://basilicata.basilicata24.it/
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