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lunedì 17 agosto 2015

L'Italia non ha bisogno di Re Sòla che nascondano la realtà

di Alessandra Daniele

La Lega è stata al governo con Berlusconi per più di dieci anni. Ha avuto una decina di ministri chiave, fra cui quelli dell'Interno, del Bilancio, dell'Industria, del Lavoro, dell'Agricoltura, dei Trasporti, della Giustizia, della Salute, e delle Riforme. Ha avuto centinaia fra sottosegretari, sindaci, assessori, governatori, e boiardi. La Lega è ancora al governo in molte zone del Nord.

Eppure Matteo Salvini riesce regolarmente a spacciarsi per un outsider rivoluzionario. Realizzando ogni giorno il suo compito di dirottare l'incazzatura degli italiani sugli immigrati, convincendo gli elettori che la principale causa delle loro sofferenze non sia la parassitaria classe dirigente della quale lui fa parte da sempre, ma i profughi appena arrivati che hanno il torto di non essere annegati tutti durante il tragitto.




Esattamente come Renzi, Salvini è un politico di professione. Dal 1993, quando fu eletto consigliere comunale di Milano. Esattamente come Renzi, Salvini è un cazzaro. Ed è proprio per questo che ha successo. Gli italiani ne hanno bisogno. Il Sóla delle Alpi è oggi il più vicino a sostituire nei loro cuori il fiorentino al tramonto. Perché gli italiani non sopportano la verità.

La luce del giorno in realtà nasconde più di quanto non riveli: ci impedisce di vedere il cielo stellato, e capire com'è fatto davvero l'universo. Nel capolavoro di Isaac Asimov "Nightfall" gli abitanti d'un pianeta illuminato da sei soli hanno soltanto una notte ogni due millenni per scoprire di non essere il centro del cosmo, e in quella notte lo shock culturale ogni volta provoca il crollo della loro civiltà.

L'Italia ha bisogno di Re Sòla che nascondano la realtà. Come sul pianeta asimoviano, ai tempi della Prima Repubblica erano più d'uno, ogni fazione aveva i propri, e si davano il cambio nell'accecare gli italiani. Poi è tornato il tempo dell'Uomo Sòla al Comando, e quindi degli interregni di crepuscolare smarrimento, e dolorosa, parziale, forzata consapevolezza. L'Italia non è "un paese meraviglioso". Non è nemmeno un paese decente.

È una provincia arretrata e morente, dove i lavoratori sono carne da macello per un padronato arrogante e cialtrone, i diritti civili sono ostaggio delle paturnie sessuofobe delle gerarchie religiose, l'informazione è un coro quasi unanime di leccaculo ridicoli, e la percentuale di criminali presenti in parlamento supera probabilmente di gran lunga quella del Cocoricò.

È una provincia corrotta e disperante, dove in realtà neanche i profughi vorrebbero restare, ma solo transitare verso paesi più civili. Leonardo e Michelangelo sono morti. Da secoli. E tutto quello che ci hanno lasciato di buono quei secoli marcisce nel degrado, mentre il consiglio d'amministrazione della cosiddetta "azienda culturale più importante del paese" è stato appena rilottizzato con la Cenciarri (Cencelli-Gasparri): tre renziani, tre berlusconiani, e uno competente per chiedergli cosa andrebbe fatto, e quindi fare esattamente il contrario.

Rendere la Rai ancora più servile però non salverà Renzi. Nel crepuscolo italiano i sòla bruciano e si spengono sempre più in fretta. La notte s'avvicina.


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