Una informativa della Richard Murphy FCA Consulting per il gruppo Verde/Ale del Parlamento Europeo, a cui ha avuto accesso “Publico”, rivela che, giganti come Deutsche Bank, la Royal Bank of Scotland o l’ olandese Rabobank Group ed altre mega banche europee, dichiarano buona parte dei loro utili a Malta, in Finlandia o a Curacao per sottrarsi alle imposte da pagare nel loro paese d’origine.
Le stesse grandi banche europee, quelle per intenderci a cui la Grecia deve pagare gli interessi sul debito, visto che la Troika proibisce di tagliare il debito pubblico, si dedicano a trasferire centinaia di milioni di euro dei loro utili nei paradisi fiscali per evadere le imposte corrispondenti alle Finanze dei rispettivi paesi.
Le cinque prime banche della lista di questa gigantesca elusione fiscale (Royal Bank of Scotland, Deutsche Bank, Rabobank Group, Standard Chartered e Barclays) sono fra le maggiori beneficiarie dell’enorme livello di spread che si è applicato allo Stato greco durante la crisi finanziaria globale, in cui alcune di quelle banche hanno dovuto essere riscattate con decine di migliaia di milioni delle stesse casse pubbliche che adesso stanno defraudando.
Queste sono le conclusioni dell’informativa affidata alla Richard Murphy FCA Consulting dal gruppo dei Verdi/Ale dopo un lunga ricerca effettuata dal Comitato Speciale sulle Imposte del Parlamento Europeo (TAXE Committee), al cui contenuto abbiamo avuto accesso.
Le manovre della Grande Coalizione per affossare il controllo sulla Banca Europea
I primi indizi su queste pratiche fraudolente che sottraggono dalle casse pubbliche di ogni stato membro della UE quantità gigantesche di imposte non pagate, erano sorti dallo scandalo LuxLeaks, notizie filtrate per cui erano venuti alla luce che il Governo del Lussemburgo- di cui Jean C. Junker era il presidente- aveva chiuso accordi segreti con con più di 300 grandi multinazionali per ottenere che queste scegliessero il Lussemburgo come sede della capogruppo in cambio di benefici sulle imposte che venivano ridotte all’1% contro le imposte societarie regolari corrispondenti al 30% circa che avrebbero dovuto pagare nei paesi europei di provenienza.
In ragione di questo scandalo. i gruppi di sinistra ed ecologisti, oltre alla Lega ed il Fronti National francese, hanno cercato di impedire la nomina di Junker come presidente della CE Commissione Europea) e di creare un Comitato di Indagine sulle imposte per sviscerare queste manovre occulte di ingegneria fiscale in Lussemburgo, Olanda e Irlanda che squilibrano le finanze pubbliche del resto dei paesi. Tuttavia la Grande Coalizione (dei popolari, socialisti e liberali ) ha imposto Junker come presidente della CE ed ha solo permesso di creare una commissione speciale, che ha molti meno compiti che non un comitato di indagine, ricorda Ernest Urtasun, un eurodeputato della ICV ed uno dei 45 parlamentari di tutti i paesi che lavorano adesso in questo comitato.
In realtà hanno dovuto accettare che venisse creato un comitato speciale perchè era accaduto qualche cosa di simile a quanto avvenuto per il TTIP, il trattato di libero commercio fra gli UE-USA, spiega Urtasun. “Ci sono stati molti socialisti che si sono sottratti agli ordini della cupola dei loro partiti, hanno firmato la proposta ed alla fine si è ottenuto di formare il comitato.
Tuttavia adesso abbiamo chiesto gli atti del gruppo di lavoro sulle informazioni fiscali, in cui gli Stati membri si interscambiano le informazioni a porta chiusa, ma non hanno voluto darcele”.
Di Fatto,molti paesi non stanno collaborando con il comitato, come ad esempio la stessa Spagna e l’Italia , sottolinea Urtasun: “Gli Stati che ci hanno passato le informazioni sono la Finlandia, i Lussemburgo, il Regno unito, la Slovacchia…e non tutti i documenti. Altri Stati come Spagna e Italia hanno frapposto ostacoli. Se continueranno a farlo per ottenere le informazioni, ci riserviamo di presentare al Parlamento Europeo una richiesta di un comitato di indagine, con l’autorità per reclamare il materiale ad ogni Governo, e questa volta la pressione politica sarà molto forte”.
Nonostante questi ostacoli, il comitato ha già ottenuto di riunire sufficiente materiale documentale per incaricare dell’informativa la European Bank’s Country-by-Country Reporting de Richard Murphy FCA Tax Research LLP Report, che dimostra come le grandi banche europee “hanno provveduto a sopravalutare i loro utili nelle giurisdizioni sottoposte a basso livello di imposte o in luoghi identificati come paradisi fiscali, nel momento in cui sottovalutavano tali rendite dove dispongono dei loro maggiori centri operativi”.
Fino ad ora l’indagine ha identificato un movimento di evasione di imposte superiore ai 100 milioni di euro, quantità che sembra piccola soltanto perchè la maggior parte delle banche non informano circa le transazioni all’interno del proprio gruppo bancario, in modo che occultano questa fuga di capitali verso luoghi dove hanno propri sedi operative private.
Secondo le conclusioni preliminari del Tax Research LLP Report, le 26 maggiori banche dell’Unione Europea fanno transitare le loro rendite attraverso almeno 30 giurisdizioni nazionali per travasare i loro utili verso paradisi fiscali come Singapore, Hong Kong, Emirati, Jersey, Malta, Curacao, Mauritius e Isola di Man. Tuttavia risulta che portano anche in stati della UE che in realtà funzionano come “coperchi”, visto che hanno regimi fiscali speciali con tassazione societaria minima, come l’Irlanda, l’Olanda, il Belgio o lo stesso Lussemburgo. (…………………………………….).
Ad esempio il colosso finanziario tedesco Deutsche Bank, con entrate annuali di 33.000 milioni di euro, invia il conto dei suoi utili all’isola di Malta-un conosciuto paradiso fiscale delle multinazionali tedesche- e l’informativa calcola che potrebbe aver evaso in questo modo circa il 18% dei suoi guadagni, che si aggirano sui mille milioni di euro all’anno. Questo gigante Bancario, con sede a Frankfurt (come la BCE) ed operazioni in 70 paesi, ha dovuto saldare l’anno scorso multe per un valore di 2.500 milioni di euro, per imposte alle autorità degli USA e del Regno Unito per aver manipolato i tassi di interesse di riferimento.
Come in questo caso ci sono altre situazioni simili che riguardano la Royal Bank of Scotland (RBS), i cui utili prima delle imposte si sono duplicati fino a superare i 3.7000 milioni di euro solo nei primi sei mesi di quest’anno e che, secondo l’informativa, ridistribuisce i suoi guadagni in paesi inaspettati come ad esempio la Finlandia, per evadere le imposte.
Sorprende pertanto che gli stessi governi ,che si dimostrano implacabili con la restituzione dei debiti pubblici di paesi come la Grecia, si dedicano poi ad ostacolare le indagini sulle fortune che queste grandi entità finanziarie, beneficiate da detta politica economica, stanno di fatto defraudando le finanze dei loro stati di appartenenza. Sembra che i governanti delle potenze economiche della UE non vogliano difendere gli interessi dei propri cittadini e dei loro Stati, ma piuttosto quelli delle grandi banche in sfavore delle casse pubbliche ( salvo poi ad esigere politiche di austerità e di tagli sociali).
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Nota: In Italia le autorità di governo ed il PD in particolare, il partito che difende gli interessi della grande finanza ed è totalmente succube alle direttive di Bruxelles, sostengono che molti dei problemi dell’economia italiana potrebbero essere risolti individuando l’evasione fiscale che, secondo loro, è essenzialmente dovuta ai ristoratori, ai tappezzieri, agli idraulici, agli artigiani, ecc. mai però prendono in esame l’evasione e l’elusione dei grandi gruppi bancari e finanziari che sono spesso i loro stessi sponsor.
Fonte: Publico.es http://www.controinformazione.info/
Traduzione e nota: Luciano Lago
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