Cattive notizie per l’Italia. I dati del Rapporto Annuale dell’Istat relativo al 2016 tratteggiano un quadro sociale tutt’altro che rassicurante per il nostro Paese. Tra le tendenze contenute nel rapporto, emerge anzitutto con chiarezza che la crisi è tutt’altro che superata. Anzi, continua a mordere soprattutto chi vive già una condizione di disagio.
Secondo l'istituto di statistica, infatti, sono tre milioni e 590mila le famiglie senza redditi da lavoro, i cosiddetti nuclei "jobless" dove si va avanti grazie a rendite diverse, affitti o aiuti sociali. In pratica, il 13,9% delle famiglie italiane, percentuale salita rispetto al 2008 quando queste famiglie rappresentavano il 13,2% del totale.
Il dato si aggiunge ad un'altra tendenza rilevata dal Rapporto secondo cui quasi sette giovani under 35 su 10 vivono ancora con la famiglia di origine, precisamente il 68,1% dei coetanei (circa 8,6 milioni di individui). Per di più, quelli tra i 25 e i 34 anni vive in famiglie di operai in pensione o di persone anziane sole, fenomeno che negli ultimi otto anni non ha conosciuto cali.
Se a tutto questo si aggiunge che le statistiche sulla disoccupazione sono tutt’altro che confortanti, in quanto siamo il quarto Paese con il più alto tasso di disoccupati dell’Eurozona, allora diventa sempre più evidente che la “crescita economica più solida” di cui parla spesso il ministro Padoan e i “risultati eccellenti” del Jobs Act che, secondo Renzi, “ha fatto ripartire l’occupazione”, si rivelano sempre più per quello che sono, ovvero slogan in pieno stile renziano.
E le dichiarazioni del presidente Istat Giorgio Alleva, in effetti, non lasciano scampo a dubbi: "La ripresa, a causa dell'intensità insufficiente della crescita economica, stenta ad avere gli stessi effetti positivi diffusi all'intera popolazione". Tradotto: manca una politica economica in grado di incentivare la crescita e innescare quei circoli virtuosi per far ripartire l’economia.
Alla luce di quanto detto, non stupisce dunque, come si legge nel Rapporto, che la classe operaia e la classe media, così come accaduto in Europa e in Usa, siano di fatto quasi implose, in virtù “della precarizzazione e frammentazione dei percorsi lavorativi” che ha portato al loro progressivo impoverimento.
Per cui, se stiamo all'Italia, e se questi sono i risultati delle politiche economiche dei governi Renzi e Gentiloni, non dovremmo meravigliarci se poi vincono o proliferano i cosiddetti “populismi”.
fonte: l'Occidentale
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