“C’è una massa di denaro destinata all’accoglienza dei migranti che attira gli interessi delle organizzazioni mafiose e dico questo sulla base di alcune risultanze investigative”. Lo ha dichiarato il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, in audizione alla Commissione Antimafia, sottolineando comunque come “sia sbagliato ritenere che la mafia operi dovunque, perché così rischiamo di aumentare l’aurea di onnipotenza”.
Sarà, per me l’unica certezza è quella dei numeri. Dal primo gennaio a oggi, i migranti sbarcati sulle coste italiane sono già 43.245. Si tratta del 38,54% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando a sbarcare furono in 31.214.
E, attenzione, da qui alla fine dell’anno il ministero dell’Interno teme che si possa tranquillamente arrivare ad ALMENO 200mila arrivi. E qual è la risposta di contrasto? Il Viminale ha messo a punto un nuovo piano che, stando alle anticipazioni di “Repubblica”, dovrebbe chiamare in causa tutte le Regioni: “Ciascuno dovrà fare la propria parte”.
Vediamo qualche altro numero. In Italia, lo scorso anno sono arrivate oltre 180mila persone e le strutture temporanee e i centri governativi ne ospitano già 179mila: se il pronostico di altri 200mila sbarchi nel 2017 dovesse rivelarsi reale, si rischia il collasso. Totale. Ma non basta. Stando al “Corriere della Sera”, il Viminale avrebbe già individuato undici nuove strutture, le quali nelle intenzioni dovrebbero garantire altri 1.100 posti.
“In Lombardia è stata indicata la Caserma di Montichiari, in Friuli Venezia Giulia si rimetterà a nuovo il centro di Gradisca d’Isonzo, in Piemonte sarà ristrutturato il vecchio Cie, nel Lazio si userà quello già esistente di Ponte Galeria, a Roma, in Campania gli irregolari saranno portati nella Caserma Andolfato di Santa Maria Capua Vetere, per la Basilicata si è scelto Palazzo San Gervaso, in Sardegna si è optato per il carcere dismesso di Iglesias, in Sicilia sarà rimesso a posto il Cie di Caltanissetta, in Emilia-Romagna si è deciso di utilizzare il Cie di Modena, in Puglia nel Cie di Bari Palese, in Calabria gli stranieri saranno portati invece nella struttura Mormanno”. Cazzo, un’efficienza giapponese o svizzera, oserei dire. I terremotati che ancora vivono nelle tende, ne saranno deliziati.
Ora, avete ancora dubbi – stante il timing dell’allarmato piano del Viminale e della rapidità con cui sono state identificate le nuove strutture – su quale sia stato l’argomento dell’incontro tra Paolo Gentiloni e George Soros la scorsa settimana a Palazzo Chigi? Tutte coincidenze? Se lo credete, preparatevi, perché ce ne sono altre. Nel frattempo, gli sbarchi proseguono. Ieri, al porto di Catania è attraccata la nave “Sirio” della Marina militare italiana con a bordo 541 migranti soccorsi nelle scorse ore nel Mediterraneo centrale, mentre nel porto di Vibo Valentia Marina è arrivata la nave “Vos Hestia” con a bordo 548 migranti soccorsi al largo delle coste libiche. Stamattina, invece, sono stati 991 i migranti sbarcati al molo Manfredi di Salerno, trasportati dalla nave norvegese Sie Pilot, di cui 701 uomini, 118 donne (alcune al nono mese di gravidanza) e 172 minori. Ed ecco il dramma ad orologeria, caso Aylan all’italiana destinato a rendere madide di lacrime le copertine dei giornali e dei tg: tra questi vi è anche il cadavere di un bambino di meno di tre anni, di cui ancora non si conosce la provenienza. E, viene sottolineato dall’ANSA, “è la prima volta, in diciassette sbarchi sulle coste salernitane, che arriva anche il cadavere di un bambino”. Guarda caso, in piena bufera ONG.
Prosegue l’agenzia di stampa: “Ancora non sono state divulgate le cause del decesso né se verrà effettuata l’autopsia. Una bara bianca è arrivata sul molo e il piccolo verrà anche vestito con un pantaloncino blu, una maglietta bianca e delle scarpette da ginnastica blu. Verrà sepolto nel cimitero di Salerno, se l’ambasciata di appartenenza non richiederà il corpo”. Insomma, la drammatizzazione perfetta da vendere all’opinione pubblica incazzata per intenerirla, visto che il Viminale ci ha appena avvisato che quest’anno ne arriveranno oltre 200mila (e mi pare una stima al ribasso, specie se Erdogan farà scherzi o se salteranno i Balcani). Di fatto, un numero impressionante se si tiene conto del fatto che è almeno dal 2014 che l’Italia non fa altro che accogliere.
Eppure, per il governo non basta, dato che – ad esempio – il nuovo piano del Viminale prevede che, entro la fine dell’anno, la Lombardia passi dagli attuali 25mila immigrati ospitati a oltre 28mila, mentre la Campania da 16mila a oltre 19mila. C’è da dire una cosa, quando George Soros si muove, non lo fa mai a vuoto. Tanto più che altre cifre parlano chiaro rispetto alla natura della dinamica in atto: nell’elenco delle nazionalità dichiarate al momento dell’approdo, la Nigeria (con 5.261 sbarcati) precede Bangladesh (4.645), Guinea (4.206), Costa d’Avorio (3.942), Gambia (2.852), Senegal (2.590), Marocco (2.429), Mali (1.880), Pakistan (1.114) ed Eritrea (1.044). Guerre in atto da cui fuggire? Zero. Numero di maschi sotto i 30 anni? Circa 80%.
In compenso, con timing straordinario, ecco che “L’Espresso” nel suo numero in edicola domenica scorsa, proponeva un documento choc, di cui questo video da conto:
"Stiamo morendo, a bordo ci sono dei bambini".
L’11 ottobre 2013, le autorità marittime di Italia e Malta si rimpallarono la responsabilità relativa a un barcone di migranti in difficoltà carico di bambini, il cui naufragio procurò una strage. Ora, al netto che il messaggio nemmeno troppo subliminale è chiarissimo – guarda che stronzi quelli della Guardia costiera e della Marina militare, non come quegli eroi delle ONG -, appare quantomeno sospetta la pubblicazione di un qualcosa risalente a quattro anni fa proprio adesso. A “L’Espresso” stanno facendo il trasloco e saltano fuori cosa da ogni dove? Domenica prossima ci sarà un video sull’assassino di Kennedy? Per Ferragosto numero speciale sui congiuranti contro Giulio Cesare? Pulendo un mobile è scivolato fuori il filmato, per caso? Oppure hanno estratto a sorte un numero durante la pausa pranzo, così per gioco e casualmente corrispondeva al file del naufragio? Tu guarda le combinazioni, ve lo dicevo prima che ne eravamo pieni oggi.
Caso strano, in perfetto favore di telecamera, sulla nave appena arrivata al porto di Catania, è salita di corsa, insieme a soccorritori e polizia, la fondatrice di MOAS, Regina Catrambone, insieme al marito Christopher, lo stesso che il giorno precedente aveva diffuso la tragica notizia. E cosa ha dichiarato, nel clamore generale, la Catrambone ai media, debitamente ripresa da SkyTg24, riferendosi al procuratore capo di Catania? “Credo che neanche lui conosca né me, né mio marito. Se bisogna fare un’indagine ben venga ma non gli stillicidi mediatici, facciamola nelle aule dei tribunali con le porte chiuse e con la segretezza. Abbiamo appena preso il corpo di un ragazzo che è morto per una stupidaggine, è morto per mano dei trafficanti veri, noi non siamo trafficanti”. La trama perfetta, roba da sceneggiatori di prima categoria, non vi pare? D’altronde, quale trafficante di uomini non ammazza a colpi di pistola un ragazzo per un cappello da baseball? Tutta pubblicità positiva, non vi pare?
E’ un sistema, mettiamocelo in testa e quando si comincia a scomodare con accuse generiche la mafia, come fatto dal procuratore di Catania, si rischia di porre la pietra tombale sulle indagini riguardanti l’attività delle ONG, visto che quel nome da solo è in grado di soppiantare tutto e tutti per peso specifico nella coscienza e nella percezione collettiva. Insomma, ormai le carte sono in tavola, solo chi è in malafede (o necessita delle cure di uno bravo davvero) non lo capisce: è in atto un piano premeditato di sbarchi di massa, oltretutto con le nostre autorità che si muovono unicamente in una direzione, quella dell’accoglienza su tutta la linea. Ma il famoso accordo con il governo libico, tanto sbandierato da Minniti e Gentiloni? Carta igienica, come al solito. Un intervento di quelli seri in Europa, arrivando all’aut aut? Non se ne parla, per carità, c’è la manovrina da farsi approvare.
E poi George Soros deve essere stato davvero convincente con Paolo Gentiloni, durante il loro colloquio. Se, magicamente, salterà fuori a breve un cavaliere bianco per Alitalia, avremo anche la ricevuta autografa dell’ennesimo tradimento alla nostra (residua) sovranità da parte di chi ci governa. Per conto terzi. Nel frattempo, una Reuters di oggi pomeriggio alle 16.44 potrebbe spiegare il perché di questo afflusso continuo di migranti nigeriani: “Eni prevede di costruire una raffineria di greggio in Nigeria attraverso la controllata Agip, secondo quanto ha reso noto il ministro del Petrolio del Paese africano. “Un accordo è stato raggiunto e un memorandum d’intenti è stato preparato”, ha dichiarato ai giornalisti Emmanuel Ibe Kachikwu, dopo un incontro con i rappresentanti della major petrolifera italiana”. Tutte coincidenze, ovviamente.
Ora, avete ancora dubbi – stante il timing dell’allarmato piano del Viminale e della rapidità con cui sono state identificate le nuove strutture – su quale sia stato l’argomento dell’incontro tra Paolo Gentiloni e George Soros la scorsa settimana a Palazzo Chigi? Tutte coincidenze? Se lo credete, preparatevi, perché ce ne sono altre. Nel frattempo, gli sbarchi proseguono. Ieri, al porto di Catania è attraccata la nave “Sirio” della Marina militare italiana con a bordo 541 migranti soccorsi nelle scorse ore nel Mediterraneo centrale, mentre nel porto di Vibo Valentia Marina è arrivata la nave “Vos Hestia” con a bordo 548 migranti soccorsi al largo delle coste libiche. Stamattina, invece, sono stati 991 i migranti sbarcati al molo Manfredi di Salerno, trasportati dalla nave norvegese Sie Pilot, di cui 701 uomini, 118 donne (alcune al nono mese di gravidanza) e 172 minori. Ed ecco il dramma ad orologeria, caso Aylan all’italiana destinato a rendere madide di lacrime le copertine dei giornali e dei tg: tra questi vi è anche il cadavere di un bambino di meno di tre anni, di cui ancora non si conosce la provenienza. E, viene sottolineato dall’ANSA, “è la prima volta, in diciassette sbarchi sulle coste salernitane, che arriva anche il cadavere di un bambino”. Guarda caso, in piena bufera ONG.
Prosegue l’agenzia di stampa: “Ancora non sono state divulgate le cause del decesso né se verrà effettuata l’autopsia. Una bara bianca è arrivata sul molo e il piccolo verrà anche vestito con un pantaloncino blu, una maglietta bianca e delle scarpette da ginnastica blu. Verrà sepolto nel cimitero di Salerno, se l’ambasciata di appartenenza non richiederà il corpo”. Insomma, la drammatizzazione perfetta da vendere all’opinione pubblica incazzata per intenerirla, visto che il Viminale ci ha appena avvisato che quest’anno ne arriveranno oltre 200mila (e mi pare una stima al ribasso, specie se Erdogan farà scherzi o se salteranno i Balcani). Di fatto, un numero impressionante se si tiene conto del fatto che è almeno dal 2014 che l’Italia non fa altro che accogliere.
Eppure, per il governo non basta, dato che – ad esempio – il nuovo piano del Viminale prevede che, entro la fine dell’anno, la Lombardia passi dagli attuali 25mila immigrati ospitati a oltre 28mila, mentre la Campania da 16mila a oltre 19mila. C’è da dire una cosa, quando George Soros si muove, non lo fa mai a vuoto. Tanto più che altre cifre parlano chiaro rispetto alla natura della dinamica in atto: nell’elenco delle nazionalità dichiarate al momento dell’approdo, la Nigeria (con 5.261 sbarcati) precede Bangladesh (4.645), Guinea (4.206), Costa d’Avorio (3.942), Gambia (2.852), Senegal (2.590), Marocco (2.429), Mali (1.880), Pakistan (1.114) ed Eritrea (1.044). Guerre in atto da cui fuggire? Zero. Numero di maschi sotto i 30 anni? Circa 80%.
In compenso, con timing straordinario, ecco che “L’Espresso” nel suo numero in edicola domenica scorsa, proponeva un documento choc, di cui questo video da conto:
"Stiamo morendo, a bordo ci sono dei bambini".
L’11 ottobre 2013, le autorità marittime di Italia e Malta si rimpallarono la responsabilità relativa a un barcone di migranti in difficoltà carico di bambini, il cui naufragio procurò una strage. Ora, al netto che il messaggio nemmeno troppo subliminale è chiarissimo – guarda che stronzi quelli della Guardia costiera e della Marina militare, non come quegli eroi delle ONG -, appare quantomeno sospetta la pubblicazione di un qualcosa risalente a quattro anni fa proprio adesso. A “L’Espresso” stanno facendo il trasloco e saltano fuori cosa da ogni dove? Domenica prossima ci sarà un video sull’assassino di Kennedy? Per Ferragosto numero speciale sui congiuranti contro Giulio Cesare? Pulendo un mobile è scivolato fuori il filmato, per caso? Oppure hanno estratto a sorte un numero durante la pausa pranzo, così per gioco e casualmente corrispondeva al file del naufragio? Tu guarda le combinazioni, ve lo dicevo prima che ne eravamo pieni oggi.
Ma non basta, perché ad alimentare di dramma stile Barbara D’Urso la campagna mediatica a difesa delle ONG, praticamente sposata in questi giorni dal 90% dei mezzi d’informazione, ecco che nel fine settimana emerge la storia strappalacrime e sgancia-bonifico: un ragazzo della Sierra Leone di 21 anni sarebbe stato ucciso da uno scafista a colpi di pistola, perché si sarebbe rifiutato di consegnargli il suo cappellino da baseball. Ora, al di là che una stronzata simile può bersela solo Corrado Formigli (lanciando immediatamente dopo una crociata contro il baseball, sport da bianchi xenofobi), sapete di chi era la nave su cui sarebbe accaduto il fattaccio? Della MOAS di Malta, la stessa finita nel mirino degli inquirenti e della Commissione Difesa per la sua attività un po’ troppo zelante nei pressi della coste libiche e per le sue disponibilità economiche. Ma, fermi tutti, la dinamica la scagiona: il fatto di sangue sarebbe accaduto su un barcone, dove il corpo del ragazzo sarebbe stato vegliato dal fratello e poi portato a bordo della nave umanitaria per trasportarlo a riva.
Caso strano, in perfetto favore di telecamera, sulla nave appena arrivata al porto di Catania, è salita di corsa, insieme a soccorritori e polizia, la fondatrice di MOAS, Regina Catrambone, insieme al marito Christopher, lo stesso che il giorno precedente aveva diffuso la tragica notizia. E cosa ha dichiarato, nel clamore generale, la Catrambone ai media, debitamente ripresa da SkyTg24, riferendosi al procuratore capo di Catania? “Credo che neanche lui conosca né me, né mio marito. Se bisogna fare un’indagine ben venga ma non gli stillicidi mediatici, facciamola nelle aule dei tribunali con le porte chiuse e con la segretezza. Abbiamo appena preso il corpo di un ragazzo che è morto per una stupidaggine, è morto per mano dei trafficanti veri, noi non siamo trafficanti”. La trama perfetta, roba da sceneggiatori di prima categoria, non vi pare? D’altronde, quale trafficante di uomini non ammazza a colpi di pistola un ragazzo per un cappello da baseball? Tutta pubblicità positiva, non vi pare?
Inoltre, con la miseria che guadagna scaricando migranti ogni giorno, farà fatica a comprarsi un cappellino, c’è da capirlo. Eppure, il giochino è perfetto: chi di noi può negare la narrativa ufficiale, siamo nel mondo delle fake news. E poi, se per un falso attacco chimico, il presidente USA ha sparato 60 Tomahawk, vuoi non poter usare un po’ di episodi strappalacrime, di cui non vi è alcuna prova sulla dinamica reale, per ripulire il curriculum delle ONG e di chi le sostiene? Avete notate l’epidemia di allarmi naufragio nel Mediterraneo di questi giorni, mai seguita però da conferme reali dell’accaduto? Per l’UNHCR ci sarebbero stati 245 morti solo nelle ultime 48 ore: riscontri? Zero, impossibili. Ma se aumenta la percezione di bimbi che annegano, sciama il sentimento negativo verso le ONG: e le donazione tornano a ingrassare le casse e i bilanci.
E’ un sistema, mettiamocelo in testa e quando si comincia a scomodare con accuse generiche la mafia, come fatto dal procuratore di Catania, si rischia di porre la pietra tombale sulle indagini riguardanti l’attività delle ONG, visto che quel nome da solo è in grado di soppiantare tutto e tutti per peso specifico nella coscienza e nella percezione collettiva. Insomma, ormai le carte sono in tavola, solo chi è in malafede (o necessita delle cure di uno bravo davvero) non lo capisce: è in atto un piano premeditato di sbarchi di massa, oltretutto con le nostre autorità che si muovono unicamente in una direzione, quella dell’accoglienza su tutta la linea. Ma il famoso accordo con il governo libico, tanto sbandierato da Minniti e Gentiloni? Carta igienica, come al solito. Un intervento di quelli seri in Europa, arrivando all’aut aut? Non se ne parla, per carità, c’è la manovrina da farsi approvare.
E poi George Soros deve essere stato davvero convincente con Paolo Gentiloni, durante il loro colloquio. Se, magicamente, salterà fuori a breve un cavaliere bianco per Alitalia, avremo anche la ricevuta autografa dell’ennesimo tradimento alla nostra (residua) sovranità da parte di chi ci governa. Per conto terzi. Nel frattempo, una Reuters di oggi pomeriggio alle 16.44 potrebbe spiegare il perché di questo afflusso continuo di migranti nigeriani: “Eni prevede di costruire una raffineria di greggio in Nigeria attraverso la controllata Agip, secondo quanto ha reso noto il ministro del Petrolio del Paese africano. “Un accordo è stato raggiunto e un memorandum d’intenti è stato preparato”, ha dichiarato ai giornalisti Emmanuel Ibe Kachikwu, dopo un incontro con i rappresentanti della major petrolifera italiana”. Tutte coincidenze, ovviamente.
Fonte: Rischio Calcolato
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