Accade così che quel rivolo di petrolio che inizialmente si pensava fosse misteriosamente fuoriuscito dal Centro Oli di Viggiano (COVA), oggi sarebbe diventato un impetuoso fiume in piena che non si è ancora riuscito a prosciugare o, almeno, a contenere. Accade così che siamo ancora a discutere del nulla cosmico: nessuno ha ancora avuto il coraggio di chiarire la quantità di greggio sversato, quanti terreni attorno al COVA risulterebbero essere contaminati, in quale situazione si trovano le falde acquifere.
Solo vaghe ammissioni di probabili contaminazioni da idrocarburi in alcuni affluenti dell’Agri. E’ fresca la notizia di un secondo serbatoio responsabile della contaminazione in atto: a riprova di una situazione che apparirebbe fuori controllo e molto più grave di quanto temuto e rispetto alla quale gran parte della verità deve essere ancora portata alla luce.
Accade così che è palpabile la paura di pronunciare chiaramente e ad alta voce le parole che ormai sussurrate e sulla bocca di tutti: siamo o meno di fronte ad un disastro ambientale, Presidente? A differenza di chi, in segno di aprioristica approvazione e servile accondiscendenza, ha esaltato la sospensione delle attività del COVA (dopo che però la frittata petrolifera era stata ampiamente fatta), noi siamo qui a chiederle conferma dei potenziali danni ambientali che la sua politica, tra ritardi e mancanze di dipartimenti regionali ed Arpab, rischiano di provocare in Val d’Agri. Ogni azione intrapresa è stata tardiva e, probabilmente, poco utile, soprattutto alla luce del fatto che probabilmente il peggio sarebbe già avvenuto. Peccato che le stesse azioni e la stessa risolutezza mostrata negli ultimi giorni dalla Giunta Pittella nei confronti di ENI, non si sia vista per tre lunghi anni: nonostante inquietanti segnali avvertivano che la situazione stesse rapidamente precipitando. Lo conferma l’impressionante mole di documenti che abbiamo analizzato negli ultimi giorni. Una quantità tale di informazioni che rischia di far perdere l’orientamento anche agli addetti ai lavori: lo stesso Assessore all’Ambiente, Pietrantuono si è mostrato sorpreso quando, in aula, abbiamo evidenziato che le analisi prodotte da un laboratorio privato e commissionate da ENI (datate 19 aprile 2017) relative alle operazioni di Mise (Messa In Sicurezza di Emergenza) non risultano accreditate nella parte riguardante gli idrocarburi. Che affidabilità, a cosa servono quelle analisi? Ai creduloni che si soffermano al logo di “Accredia” riportato in alto a destra dei fogli? Corre l’obbligo di ribadire ancora una volta la nostra posizione a quel Presidente Pittella assente durante una così importante discussione in aula (forse ancora impegnato nella conta dei votanti alle primarie PD): occorre bonificare subito e pianificare l’exit strategy dal petrolio. E’ palmare ed evidente a tutti i lucani il fallimento del nefasto esperimento delle estrazioni petrolifere in Basilicata. Quanto durerà ancora il COVA? E poi i costi della bonifica chi li sosterrà, Presidente? Già adesso stiamo pagando un prezzo altissimo: inquinamento, desertificazione e progressivo e inesorabile spopolamento! Liberiamoci gradualmente e senza timori dal petrolio, innescando la definitiva transizione verso le fonti rinnovabili: perché, Presidente, l’ora più buia è quella subito prima dell’alba.
fonte: Basilicata 24
Nessun commento:
Posta un commento