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lunedì 1 maggio 2017

In Francia tutto è ancora possibile


I sondaggi e le riviste patinate parigine mentono. I sovranisti hanno tutte le carte per vincere.

di Sebastiano Caputo


Tutti, o quasi, contro Marine Le Pen. Il “fronte repubblicano” – l’unione della destra e della sinistra contro il Front National – non è più unito come una volta. Rispetto al 2002 quando il padre Jean Marie arrivò al ballottaggio con Jacques Chirac gli slogan sono cambiati radicalmente tanto che la tradizionale retorica “antifascista” (in assenza di fascismo) non riesce a fare proseliti.



A parte le indicazioni di voto scontate di François Fillon (Les Républicains) e Benoit Hamon (Parti Socialiste) a sostegno di Emmanuel Macron gli altri candidati hanno ribaltato il gioco delle alleanze.
In un primo momento Jean Luc Mélenchon (Parti de Gauche) aveva preferito non esprimersi – “votate secondo coscienza” aveva detto ai suoi elettori – rifugiandosi successivamente in una consultazione in rete che dava come opzioni “astensione, bianco o Emmanuel Macron” ed escludendo a priori il partito sovranista. Per buona pace di Bernard Henri Levy che si è detto scandalizzato per questa scelta “irresponsabile”.
Tuttavia questo non significa che il suo elettorato – in particolare quello anti-borghese della “Francia periferica” – non prenderà in considerazione il voto lepenista in vista di un ballottaggio che vede i “patrioti” sfidare l’uomo dell’establishment: ex banchiere, ex ministro dell’Economia, ultra-liberale e filo-europeista. 

Macron è l’antitesi di Mélenchon il quale chiudendo il sottile cerchio ideologico-programmatico è molto più vicino al Front National di quanto si pensi. Marine Le Pen lo sa perfettamente tanto da aver lanciato un appello a sostenitori e simpatizzanti del Parti de Gauche presentandosi come la candidata anti-capitalista e della pace fra i popoli. Un episodio inimmaginabile fino a qualche anno fa. In politica siamo finalmente entrati in una nuova epoca.
A differenza di quanto ripetono tutti i sondaggi e le riviste patinate parigine la partita è più che aperta. Le dichiarazioni del leader del partito Debout La France (5 per cento dei voti al primo turno) hanno spaccato gli schemi tradizionali proposti dal “Fronte Repubblicano”. Nicolas Dupont Aignan è la prima personalità della storia ad aver annunciato apertamente – in una Francia che lo vieta – di votare Marine Le Pen al ballottaggio e di fare campagna elettorale con lei la quale ha ricambiato il sostegno garantendogli un posto da premier in caso di vittoria. Sul piano della virilità e del coraggio in politica Dupont Aignan ha dato una lezione a Mélenchon che a sua volta l’aveva data a François Fillon all’indomani dei risultati. Questa entrata a gamba a tesa potrebbe essere decisiva nel campo conservatore tanto da convincere l’elettorato dei Républicains a non seguire l’indicazione di voto del loro candidato e schierarsi con i nuovi e sinceri proscecutori del gollismo.

Con Marine Le Pen il disertore del vecchio centro-destra francese condivide una linea dura contro la finanziarizzazione dell’economia e l’immigrazione incontrollata oltre a rivendicare un ritorno della sovranità dello Stato francese di fronte alle ingerenze dell’Unione Europea nella politica interna. Per chi non lo sapesse Dupont Aignan, patriota convinto, ha abbandonato l’UMP di Sarkozy quando nel 2007 fu ratificato dall’Assemblée Nationale il Trattato di Lisbona dopo che il popolo francese lo aveva bocciato via referendum due anni prima. Il patto congiunto tra i due impone un temporeggiamento sull’uscita dall’euro che in realtà, più di un tradimento, sembra una strategia per rassicurare la Francia benpensante e dei pensionati protetti dalla globalizzazione selvaggia. Nessun accantonamento dunque ma un semplice calcolo elettorale nella microscopica conta dei voti.

La percentuale di astenuti influirà molto sulla possibile vittoria di Marine Le Pen che dopo un finale di campagna elettorale a rilento si è velocemente ripresa. La visita alla Whirlpool di Amiens che ha fischiato Macron incoronandola “candidata operaia”, il viaggio in barca con i pescatori, il corteggiamento al mondo ambientalista con l’attacco alla fabbrica di alluminio Alteo accusata da 50 anni di riversare “fanghi rossi” inquinanti nel Mediterraneo, l’iper-esposizione mediatica della nipote Marion, icona pop dei conservatori, e l’imminente duello televisivo con il suo avversario stanno aprendo scenari contrastanti con la narrativa di “boboland” che da Parigi vede già Macron all’Eliseo. Tutto è ancora possibile. Il 7 maggio ne vedremo delle belle.

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