Dunque, prima di tutto alcuni aggiornamenti che immagino vi faranno piacere. Primo, delle 52 persone portate in Questura dopo il blitz alla Stazione Centrale di Milano, 26 sono in stato di fermo per deciderne il destino: forse – e dico forse – verranno addirittura espulse, il loro destino è nella mani del Giudice di pace. In compenso, 5 dei 52 hanno scoperto, immagino con immenso piacere, che la loro domanda d’asilo era stata accolta!
Quindi, ora potranno bighellonare o fare altro in assoluta legalità, visto che per lo Stato italiano meritano protezione.
Secondo, con rapidità degna di miglior causa, la Questura milanese ha già identificato 70 persone tra i partecipanti al raduno tenutosi sabato scorso al Campo X del cimitero di Musocco, tutti rei di apologia di fascismo per aver fatto il saluto romano in ricordo dei caduti della RSI. Per 12 di loro, la Procura milanese starebbe già valutando il rinvio a giudizio per violazione della legge Scelba. Tra questi anche il leader di CasaPound Italia, Gianluca Iannone.
Ora, al netto che identificare la mole e la barbona bianca di Iannone appare attività abbastanza semplice anche all’Ikea il sabato pomeriggio, preme sottolineare la rapidità di intervento delle istituzioni rispetto a questo reato gravissimo, capace di turbare il sonno dei cittadini e la loro stabilità. In compenso, se decidete di devastare mezza città come fatto alla manifestazione del 1 maggio che coincise con l’apertura di EXPO, nessun problema: a processo magari ci andate ma, alla fine, si risolve tutto con un buffetto. Non sarà che tutto questo attivismo poliziesco, tanto estemporaneo quanto inutile, serva ad altro? Magari a non far parlare del fatto che spendiamo 200mila euro al giorno per cercare “Igor il russo” da oltre un mese con droni, cani molecolari, squadre speciali e sensitivi (dev’essere lo stesso che Prodi fornì per il caso Moro) e questi, quasi certamente, sarà già da tempo chissà dove a ridere dell’Italia? O magari serve un po’ di cortina fumogena “law and order” rispetto all’immigrazione, tanto per depotenziare le tesi sgradite e riempire le pagine dei giornali con il placebo rassicurante dello Stato che c’è e mostra il pugno di ferro?
Eh già, perché poco fa alla Commissione Difesa del Senato si è tenuta l’audizione del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, il quale non solo non ha fatto marcia indietro rispetto ai suoi sospetti legati alle attività delle ONG nel salvataggio dei migranti ma a messo il carico da novanta. “Bisogna individuare i trafficanti che speculano sulle esigenze degli immigrati, questa è una battaglia non vana. Noi abbiamo constatato come il fenomeno dei migranti stia provocando un numero immenso di vittime e ci sono organizzazioni criminali che su questo traffico creano il loro impero e le loro ricchezze”, ha spiegato Zuccaro, a detta del quale ora la figura dello scafista non è più quella classica: i trafficanti, infatti, sceglierebbero “tra gli stessi migranti” le persone che devono condurre l’imbarcazione.
Non mi paiono le parole di un fanatico xenofobo o di un pm che cerca notorietà: ma cosa risponderà la politica alle sue richieste, visto che prima di lui in Commissione Difesa hanno parlato anche i vertici della Marina Militare e della Guardia Costiera, quest’ultima nella persona del Contrammiraglio Nicola Carlone, dipingendo le ONG praticamente come dei santi laici, il cui lavoro “non ci intralcia” ma anzi aiuta a salvare delle vite? Per forza, giocate nella stessa squadra. Sapete, poi, che io adoro le coincidenze e guardate questa:
Il problema è che qui non si tratta solo di assets economici e produttivi, Soros ha chiesto una profilazione politica e sociale dell’Italia, probabilmente per vedere come sta avanzando il suo piano di invasione tramite ONG e quinte colonne nelle nostre istituzioni )anche ad alti livelli). E che il “filantropo” abbia un piano lo dimostrano il livello dei sodali euro-burocrati di cui si circonda quando opera in Europa e anche questo,
Secondo, con rapidità degna di miglior causa, la Questura milanese ha già identificato 70 persone tra i partecipanti al raduno tenutosi sabato scorso al Campo X del cimitero di Musocco, tutti rei di apologia di fascismo per aver fatto il saluto romano in ricordo dei caduti della RSI. Per 12 di loro, la Procura milanese starebbe già valutando il rinvio a giudizio per violazione della legge Scelba. Tra questi anche il leader di CasaPound Italia, Gianluca Iannone.
Ora, al netto che identificare la mole e la barbona bianca di Iannone appare attività abbastanza semplice anche all’Ikea il sabato pomeriggio, preme sottolineare la rapidità di intervento delle istituzioni rispetto a questo reato gravissimo, capace di turbare il sonno dei cittadini e la loro stabilità. In compenso, se decidete di devastare mezza città come fatto alla manifestazione del 1 maggio che coincise con l’apertura di EXPO, nessun problema: a processo magari ci andate ma, alla fine, si risolve tutto con un buffetto. Non sarà che tutto questo attivismo poliziesco, tanto estemporaneo quanto inutile, serva ad altro? Magari a non far parlare del fatto che spendiamo 200mila euro al giorno per cercare “Igor il russo” da oltre un mese con droni, cani molecolari, squadre speciali e sensitivi (dev’essere lo stesso che Prodi fornì per il caso Moro) e questi, quasi certamente, sarà già da tempo chissà dove a ridere dell’Italia? O magari serve un po’ di cortina fumogena “law and order” rispetto all’immigrazione, tanto per depotenziare le tesi sgradite e riempire le pagine dei giornali con il placebo rassicurante dello Stato che c’è e mostra il pugno di ferro?
Eh già, perché poco fa alla Commissione Difesa del Senato si è tenuta l’audizione del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, il quale non solo non ha fatto marcia indietro rispetto ai suoi sospetti legati alle attività delle ONG nel salvataggio dei migranti ma a messo il carico da novanta. “Bisogna individuare i trafficanti che speculano sulle esigenze degli immigrati, questa è una battaglia non vana. Noi abbiamo constatato come il fenomeno dei migranti stia provocando un numero immenso di vittime e ci sono organizzazioni criminali che su questo traffico creano il loro impero e le loro ricchezze”, ha spiegato Zuccaro, a detta del quale ora la figura dello scafista non è più quella classica: i trafficanti, infatti, sceglierebbero “tra gli stessi migranti” le persone che devono condurre l’imbarcazione.
E cosa ha chiesto il procuratore alla politica? “Richiedo strumenti essenziali per poter meglio lavorare e riprendere quelle azioni investigative che stavano producendo effetti. Uno strumento interessante potrebbero essere le intercettazioni satellitari: dall’esame del traffico telefonico dei natanti in mare potrebbero emergere alcuni collegamenti importanti e altri dati utili per l’individuazione dei trafficanti”. Stando al magistrato, infatti, “gli scafisti ricevono indicazione di gettare gli apparecchi telefonici in mare se ci sono militari durante il soccorso, mentre se sopraggiungono imbarcazioni private i cellulari vengono trovati sul natante”.
Per questo per i trafficanti il ruolo delle ONG è fondamentale: “Da settembre-ottobre 2016 si è registrata una forte presenza di navi delle ONG in acque territoriali più avanzate. Questo ha fatto in modo che i trafficanti abbiamo potuto utilizzare barche in condizioni peggiori, utilizzando alla guida alcuni degli stessi immigrati per garantirsi l’impunità”. E, tanto per concludere in diplomazia, Zuccaro ha fatto notare che “tra le ONG, del resto, ci sono persone che hanno profili di dubbia rilevanza, non collimanti con quelli dei filantropi. Sarebbe utile fornire all’autorità giudiziaria strumenti utili alla ricerca e alla individuazione delle fonti di finanziamento delle ONG di più recente costituzione che operano con mezzi economici assai ingenti: da dove proviene il denaro delle ONG che hanno a bordo strumentazioni avanzate?”.
Non mi paiono le parole di un fanatico xenofobo o di un pm che cerca notorietà: ma cosa risponderà la politica alle sue richieste, visto che prima di lui in Commissione Difesa hanno parlato anche i vertici della Marina Militare e della Guardia Costiera, quest’ultima nella persona del Contrammiraglio Nicola Carlone, dipingendo le ONG praticamente come dei santi laici, il cui lavoro “non ci intralcia” ma anzi aiuta a salvare delle vite? Per forza, giocate nella stessa squadra. Sapete, poi, che io adoro le coincidenze e guardate questa:
è il profilo twitter del TgLa7 di Enrico Mentana, il quale – salvo modalità pesce d’aprile ritardato, visto che non ho trovato riscontro altrove – ci dice che questa mattina George Soros era a Palazzo Chigi. Guarda caso, in pieno casino ONG e nel giorno dell’audizione del procuratore Zuccaro. Cosa è andato a fare il “filantropo” ungherese da Paolo Gentiloni? Un caffè in amicizia? E’ andato a chiedere notizie relative ai preparativi del G7? Passava di lì per caso durante lo shopping in centro? No. E ce lo dice “MilanoFinanza”, quotidiano che proprio oggi raccontava come “il finanziere stia valutando opzioni di investimento a medio e lungo termine nel nostro Paese”. Di più, “il miliardario di origini ungheresi, 29mo uomo più ricco al mondo per Forbes con un patrimonio di 25,2 miliardi di dollari, ha chiesto allo staff del suo gruppo d’investimento, e in particolare a Shanin Vallée, uno studio approfondito sull’Italia, non solo dal punto di vista finanziario, economico e industriale ma anche politico. Lo scopo? Valutare eventuali investimenti, diretti o indiretti, a medio-lungo termine, sul mercato locale”.
E ancora, tanto per stare tranquilli: “Ovviamente, Soros non sta operando in prima persona in questa analisi del sistema-Paese. Ha dato l’incarico, come già accennato, a Shanin Vallée, dal maggio 2015 senior economist per il Soros Fund e in precedenza consigliere economico del ministero dell’Economia francese ma soprattutto, dal giugno del 2012, advisor economico dell’ex presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy. Vallée, che sta studiando per un Ph. D. all’Istituto europeo della London School of Economics, è stato anche ricercatore per Bruegel, il comitato di analisi delle politiche economiche nato a Bruxelles nel 2005 e presieduto all’inizio dall’ex premier italiano, Mario Monti. Il fidato consulente di Soros, basato a Roma, sarebbe sul punto di completare il suo articolato report sul mercato italiano dopo averne fatto uno sul sistema bancario (con focus su Unicredit , Mps e le banche venete) dopo aver avuto contatti diretti con parte del governo Gentiloni”. Che dite, siamo alla riedizione 2.0 della svendita del Britannia? O qualcosa di peggio?
Il problema è che qui non si tratta solo di assets economici e produttivi, Soros ha chiesto una profilazione politica e sociale dell’Italia, probabilmente per vedere come sta avanzando il suo piano di invasione tramite ONG e quinte colonne nelle nostre istituzioni )anche ad alti livelli). E che il “filantropo” abbia un piano lo dimostrano il livello dei sodali euro-burocrati di cui si circonda quando opera in Europa e anche questo,
ovvero il risultato di un sondaggio commissionato e sponsorizzato dall’UE in 35 Paesi e intitolato “Generation What?”. Sul totale, oltre la metà degli appartenenti alla fascia di età 18-34 anni ha detto di essere pronto a unirsi a una rivolta contro il potere, se questa avvenisse nei prossimi giorni o settimane. In cima alla lista, Grecia e Italia. I giovani ellenici, inoltre, hanno giudizi durissimi verso i propri politici, percepiti come tutti corrotti e hanno anche una pessima valutazione del settore finanziario: non stupisce alla luce dei recenti accadimenti e dell’ennesimo accordo lacrime e sangue sul debito raggiunto l’altro giorno. Ma quel 65% dell’Italia, ritenete che abbia un riscontro nella realtà dei giovani d’oggi? Certo, come ci sono i leoni da tastiera, ci sono anche i Che Guevara da sondaggio ma quando le istituzioni europee cominciano a fare certe domande, in un momento di enorme fragilità dell’intero impianto UE (vedi la Brexit, non a caso con un inasprimento dei toni molto netto in questi giorni, tanto che Theresa May ha detto chiaramente che Bruxelles intende influenzare il voto politico britannico dell’8 giugno), forse occorre tenere aperti anche un paio di occhi supplementari.
Anche perché quando Soros si muove, non lo fa a caso. Sapete dove era nato un coordinamento dal nome “Stop Operation Soros” lo scorso 19 gennaio, il cui intento era appunto bloccare le iniziative di destabilizzazione messe in campo dal finanziere attraverso le sue ONG? In Macedonia. E cosa è successo la scorsa settimana al Parlamento di Skopje? Quale status quo vogliono abbattere quei ragazzi interpellati dall’UE, in realtà? Il cosiddetto establishment (politica-banche-media) o forse il residuo concetto di sovranità popolare, ovvero ciò che già oggi viene criminalizzato con il bollo d’infamia del populismo e del nazionalismo? Ci penserà Soros, come per le primavere arabe o quelle colorate, a fornire loro mezzi e organizzazione?
Un primo riscontro di cosa ci attende, d’altronde, è alle porte. Mancano ormai solo quattro giorni al voto per il ballottaggio alle presidenziali francesi e gli ultimi sondaggi parlano di Emmanuel Macron al 59% e Marine Le Pen al 41%: se così fosse davvero, possiamo stare tranquilli. Ma se il dato reale fosse altro e, soprattutto, se ci fosse la percezione reale di un tasso di astensionismo in grado di offrire una chance a Marine Le Pen, allora – state sereni – ce ne accorgeremmo subito. Casualmente, si farà vivo l’Isis. L’altra faccia della destabilizzazione.
fonte: Rischio Calcolato
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