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martedì 9 maggio 2017

Soros, il Gentiloni errante e il PD alla deriva


Recente l' incontro tra il premier Gentiloni e il controverso miliardario George Soros. Solo una coincidenza la concomitanza con l'inchiesta del PM Zuccaro?

di Lorenzo Sarri

In tempi come quelli odierni, studiare il greco antico è notoriamente considerato inutile quando non dannoso. Chiunque abbia però un po’ sudato sulle versioni di eccellenti autori quali Erodoto, o Tucidide, potrebbe ricordare che il tumulo ove erano sepolti i caduti della battaglia di Maratona – e che ancora si può vedere, alla periferia di Atene, era detto (con la maiuscola) ὁ Σορός. La parola greca σορός significava tuttavia, come nome comune, urna cineraria.





Dunque un termine che rimandava univocamente a qualcosa di privo di vita e destrutturato, come le ceneri dei defunti arsi sulla pira, secondo l’antico rituale funebre pagano.
Probabilmente, tuttavia, è solo frutto di una coincidenza se tale termine – pur con l’accento tonico spostato sulla prima sillaba – fu adottato dalla famiglia dell’ebreo ungherese György Schwartz al momento di cambiare il loro cognome per renderlo più ungherese, nel corso degli anni ’30. Trasferitosi negli Stati Uniti, e intrapresa la professione – particolarmente idonea al suo patrimonio genetico, se si guarda alla storia – di finanziere, se Soros non ha direttamente scatenato una guerra mondiale definitiva onorando così il suo funesto cognome, ha però tenuto nel corso degli ultimi decenni un ruolo piuttosto ambiguo in varie controverse vicende, dalla speculazione sulla lira negli anni ’90 in Italia alla recente crisi in Ucraina, come è noto all’opinione pubblica più complottarda.

Ebbene, la scorsa settimana il noto filantropo statunitense, reduce dalla recente sconfitta di Hillary Clinton alle elezioni presidenziali, che Soros ha apertamente sostenuto anche finanziariamente, si è incontrato con il Presidente del Consiglio Gentiloni, ufficialmente per parlare di possibili investimenti sul suolo italiano. 




Certo, visti gli ultimi precedenti non vi sarebbe comunque granché da stare allegri, considerando che gli investimenti esteri spesso si traducono in imprese italiane fagocitate da multinazionali estere e susseguenti tagli di personale superfluo. La vera questione verte però sulla circostanza particolare in cui la visita viene resa. Infatti – sia o meno una coincidenza non è dato saperlo – essa è concomitante con l’inchiesta che starebbe per essere aperta dal PM di Catania Zuccaro sulle varie ONG che si occupano di salvare i profughi, spesso provenienti da paesi africani ove però non vi è alcuna guerra in corso e il PIL cresce – in proporzione – più di quello italiano, che ormai quasi quotidianamente attraversano il Canale di Sicilia. Infatti, oggetto delle indagini del dottor Zuccaro potrebbero diventare, oltre le sospette connivenze tra scafisti e flottiglie della solidarietà, anche il concreto flusso di danaro che arriva incessantemente a tali ONG. Una di esse, la maltese Moas, sarebbe collegata strettamente al gigante statunitense della solidarietà Avaaz, che a sua volta riceve continui finanziamenti da MoveOn, gruppo di pressione che riceve regolarmente ingenti somme da Soros, che sembra essere il vertice di questa particolarissima holding solidale. Che però potrebbe nascondere, se le ipotesi della procura catanese fossero suffragate da prove tangibili, un vero e proprio traffico di uomini, con conseguenze destabilizzanti – visti i numeri degli sbarchi e le modalità di impiego cui gli immigrati sono sottoposti una volta in Italia – sull’intera economia del nostro Paese.

Le esternazioni del dottor Zuccaro, che auspica tra l’altro che le imbarcazioni delle ONG ospitino a bordo militari della Guardia Costiera onde monitorare i luoghi e le modalità dei contatti tra queste ultime e gli scafisti, senza contare la circostanza che sarebbe impossibile per l’Italia ospitare tutti i migranti economici che quotidianamente lasciano l’Africa, hanno destato un forte scalpore, tanto da far convocare il magistrato dinanzi alla Commissione Difesa del Senato. Seppure il magistrato sia stato difeso dal CSM e dall’autorevole Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, e persino la Guardia Costiera libica abbia sostanzialmente confermato le sue ipotesi, è pure stato fatto oggetto di numerose critiche, specie da sinistra, contestandogli di non avere sufficienti prove per sostenere in giudizio il suo castello accusatorio; ciò sebbene Zuccaro abbia più volte precisato di essere in una fase ancora preistruttoria. Del resto tale garantismo eccessivamente prognostico – che puzza un po’, per i malfidati, di excusatio non petita, accusatio manifesta – non sembra affatto che negli ambienti politici allora del PDS, oggi di PD e SEL, fosse molto popolare ai tempi dell’inchiesta Mani Pulite. Semmai tutto il contrario. Peraltro, tra i più decisi critici delle ipotesi di lavoro della procura siciliana si è distinta Emma Bonino, attivista radicale che ha più volte rischiato di divenire Presidenta della Repubblica. Ella, in un comizio a Parma, dove si trovava per esternare l’appoggio dei Radicali al sindaco uscente – e grillino pentito – Pizzarotti alle prossime elezioni amministrative della città emiliana, ha ricordato come le ONG di cui sopra sono evidentemente composte di soli buoni samaritani che salvano persone in mare in ossequio al più consolidato ius gentium.

La netta presa di posizione della Bonino, se non stupisce in quanto sostanzialmente conforme a quella che sempre è stata la sua impostazione ideologica, significativamente si situa quasi contemporaneamente alla visita in Italia del magnate israel-ungher-americano. Naturalmente, delle idee filantropiche di Soros l’esponente radicale si è sempre fatta entusiasta sostenitrice, tanto da figurare nell’organigramma del sorosiano Open Society Global Board, ente che dirige la Open Society Foundations, che quando lo ritiene opportuno apre i cordoni della borsa per finanziarie attività che vanno dal finanziamento della campagna elettorale di Obama prima e della Clinton poi, al (probabile) coinvolgimento nelle varie rivoluzioni colorate o primavere arabe che dir si voglia, passando per l’ipotetico sostegno alle ONG che – sempre secondo alcune ricostruzioni – favorirebbero l’attuale problema dell’emigrazione clandestina in Italia e in Europa, accordandosi con elementi criminali libici per traghettare esseri umani (in gran parte destinati a mansioni poco più che da schiavi sul suolo italiano) prelevandoli a poche miglia nautiche dalle coste africane. Tutto ciò in nome della c.d. Società Aperta. Si tratta in effetti di un modello di società teorizzato dai due filosofi di origine israelita Henry Bergson e Karl Popper (quest’ultimo considerato da Soros quale proprio mentore). Partendo dal presupposto che non esistano verità assolute, l’essere umano dovrebbe avere massima libertà di espressione. Ne deriverebbe una società antiautoritaria, ma anche una capacità, per il singolo, di distinguere tra obblighi naturali – pochissimi, non esistendo verità di per sé ma solo approssimazioni – e leggi create dall’uomo.

Il ragionamento è però piuttosto rischioso, almeno sul piano pratico. L’assenza di riferimenti di diritto naturale può portare l’uomo a fare troppo affidamento sul diritto positivo, con eccessive derive formalistiche: tutto ciò che la legge positiva statuisce è giusto, fin tanto che la norma è valida (leggi: approvata con procedimento democratico, a maggioranza, se ci si trova in una società a perta). Ma tutto ciò che una società democratica approva è sempre giusto? O non si ricadrà ancora nel dilemma di Antigone, cui è impedito dalla legge del re Creonte di Tebe (positiva) di seppellire il fratello morto, come vorrebbe la legge eterna? Senza contare che, se la si deve giudicare dai frutti, la open society non ha dato gran prova di sé, specie in punto di diritto internazionale.



Non volevano forse esportare la democrazia – e dunque fondare una società più aperta – gli Stati Uniti quando hanno invaso l’Iraq? Non si fa forse vanto Israele di essere l’unica democrazia del Medio Oriente – dunque l’unica società aperta dell’area – per giustificare i continui bombardamenti su Gaza o la cancerosa espansione degli insediamenti nei territori palestinesi? Del resto l’unico Gay Pride del Medio Oriente si tiene a Tel Aviv, e indubbiamente i cc. dd. Diritti LGBTQ stanno molto a cuore a Soros e alle sue fondazioni. Tutto ciò la Bonino lo sa perfettamente, lo ha dimostrato con i fatti appoggiando Israele e gli Stati Uniti ogniqualvolta ve ne sia stato politicamente il bisogno, e forse – se uno volesse malignare – ciò potrebbe non essere estraneo al fatto che, pur se esponente di un partito dal più che esiguo consenso popolare, abbia sfiorato il Colle più alto.



Insomma, vi è un’indubbia sincronia tra indignazioni aprioristiche contro l’operato di Zuccaro, le filippiche della Bonino contro quest’ultimo, e il pronto arrivo di Soros in Italia, che ha ammesso per bocca del portavoce della sua fondazione per l’Europa di aver collaborato con alcune ONG che salvano i siriani che scappano dalla guerra (o dal troppo poco islamico regime di Assad?) verso la Grecia, Paese notoriamente stabile e con enormi risorse economiche e finanziarie che può certo permettersi di ospitarli a tempo indeterminato sul proprio territorio. E sugli scopi di tale incontro (a dispetto della trasparenza dell’agire politico così importante in una società aperta) la Presidenza del Consiglio non ha ritenuto di rilasciare comunicato alcuno. Tanto che il M5S, che già aveva mostrato pieno sostegno a Zuccaro, ha lanciato una mobilitazione sul Blog di Beppe Grillo, e l’Onorevole Elvira Savino di Forza Italia ha promosso un’interrogazione parlamentare onde avere risposte in proposito dal Governo. Ma secondo l’Huff Post, nota rivista on line con sede oltreoceano, nulla c’entrerebbero né l’emigrazione né Zuccaro. Il noto magnate non sarebbe venuto a Roma per dettare la linea al governo circa la vicenda di Catania, quanto per esplorare la possibilità di investire nel nostro Paese.

Piuttosto curioso che Gentiloni si rivolga, tra i tanti investitori possibili, proprio a Soros, autore agli inizi degli anni ’90, di una colossale speculazione sulla lira – come da egli stesso rivendicato e come è forse costretto ad ammettere lo stesso Huff Post- che fu causa diretta della più grossa manovra finanziaria della storia repubblicana, e del prelievo forzoso notturno effettuato dal governo Amato sul 6 per mille dei conti correnti degli italiani. Ancor più grave che un partito che raccoglie un’eredità di sinistra come afferma di essere il PD, si renda nonostante tutto complice di simili personaggi, e fautore di una società aperta di cui si vedono (come si accennava) tutti i giorni i frutti. Evidentemente è molto più semplice che dare la giusta dignità al lavoro degli italiani.

fonte: l'Intellettuale Dissidente

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