Su The Telegraph, il mai tenero Ambrose Evans-Pritchard ha scritto un violento articolo che in meno di un giorno ha già oltre mille commenti in calce. In effetti ciò che è successo in Portogallo, almeno in Europa ed in questo millennio, non ha precedenti: il Presidente della repubblica portoghese ha rifiutato esplicitamente di incaricare il leader del partito socialista, che aveva vinto le elezioni ed è in grado di formare un governo con la maggioranza parlamentare, ed in sua vece ha incaricato il leader dello sconfitto partito di destra uscente (Fonte).
Si profila una minacciosa crisi costituzionale, dopo che alla Sinistra anti-austerità è stata negata la prerogativa parlamentare di formare un governo di maggioranza. Bruxelles ha veramente creato un mostro.
Il Portogallo è entrato in acque politiche molto pericolose. Per la prima volta dalla creazione dell'Unione Monetaria Europea uno Stato membro ha esplicitamente vietato ai partiti euroscettici di formare un governo, accampando motivi d’interesse nazionale.
Anibal Cavaco Silva, Presidente costituzionale del Portogallo, si è rifiutato di nominare un ‘governo di coalizione’ di sinistra, anche se questa aveva la maggioranza assoluta nel parlamento portoghese, dopo aver vinto le elezioni con una campagna elettorale basata sulla distruzione del regime di austerità lasciato in eredità dalla ‘troika’ Ue-Fmi.
Egli ha ritenuto troppo rischioso lasciare che il ‘Blocco di Sinistra’ e i comunisti si avvicinino al potere, sostenendo che i ‘conservatori’ debbano continuare a governare, anche se in minoranza, per soddisfare Bruxelles e placare i mercati finanziari esteri.
La democrazia deve restare in secondo piano e lasciare il passo all’imperativo più alto, costituito dalle regole europee e dall'adesione all’euro.
“In 40 anni di democrazia nessun governo in Portogallo si è mai basato sul sostegno delle forze anti-europee, di quelle forze che vogliono abrogare il ‘Trattato di Lisbona’, il ‘Fiscal Compact’, il ‘Patto di Crescita e Stabilità’, oltre che smontare l'Unione Monetaria, portare il Portogallo fuori dall'euro e sciogliere la NATO”, ha dichiarato il Presidente Cavaco Silva.
E ha aggiunto che: “Questo è il momento peggiore per un cambiamento radicale dei fondamenti della nostra democrazia. Dopo aver aderito ad un oneroso programma di assistenza finanziaria, che comporta dei pesanti sacrifici, è mio dovere fare tutto il possibile, nell’ambito dei miei poteri costituzionali, per evitare che dei falsi segnali vengano inviati alle istituzioni finanziarie, agli investitori ed ai mercati”.
Il Sig. Cavaco Silva ha anche affermato che la grande maggioranza del popolo portoghese non ha votato per i partiti che vogliono un ritorno all’’escudo’, o che desiderano una traumatica prova di forza con Bruxelles.
Questo è vero, ma è saltato ben al di sopra dell'altro forte messaggio pervenuto dalle elezioni che si sono tenute tre settimane fa: la fine dei tagli salariali e dell’austerità imposta dalla ‘troika’. I partiti di sinistra hanno vinto con il 50,7% e sono guidati dai socialisti, che controllano l’’Assembleia’.
Il premier conservatore Pedro Passos Coelho è stato ricevuto per primo ed è stato incaricato di effettuare il primo tentativo per formare il governo, ma la sua ‘coalizione di destra’ ha solo il 38,5p%. Ha perso 28 seggi [http://www.telegraph.co.uk/finance/economics/11912333/Portuguese-political-stalemate-threatens-to-derail-eurozones-model-pupil.html].
Il leader socialista Antonio Costa ha reagito in modo rabbioso condannando l'azione del Presidente, considerata un ‘grave errore’ che minaccia di precipitare il paese in una tempesta politica: “E’ inaccettabile usurpare una competenza che spetta esclusivamente al parlamento. I socialisti non prendono lezioni dal ‘professore’ Cavaco Silva riguardo la difesa della nostra democrazia”.
Il Sig. Costa ha promesso di portare avanti il suo piano volto alla formazione di una ‘coalizione di sinistra’, avvertendo che il superstite governo di destra dovrà affrontare in parlamento un’immediata votazione di sfiducia.
Secondo la Costituzione del Portogallo non ci possono essere nuove elezioni fino alla seconda metà del prossimo anno. Si rischia una paralisi lunga quasi un anno, che porterebbe il paese in rotta di collisione con Bruxelles e che potrebbe riaccendere la ‘crisi del debito’ del paese.
Il mercato obbligazionario ha reagito con calma agli eventi di Lisbona, ma questo non è più un indicatore sensibile, visto che la Banca Centrale Europea rastrella il debito portoghese attraverso il suo ‘Quantitative Easing’.
Nonostante il Portogallo non sia più sotto il regime della ‘troika’ e non debba affrontare un’immediata crisi dei finanziamenti, avendo riserve di liquidità superiori a 8 miliardi di euro, il Fmi sostiene che il paese resta ‘altamente vulnerabile’ nel caso di una nuova scossa, o se non riuscisse a portare avanti le riforme, attualmente considerate in ‘fase di stallo’.
Il debito pubblico è al 127% del Pil mentre il debito totale è al 370%, peggiore di quello greco. Le passività nette sull'estero, inoltre, sono a più del 220% del Pil.
Il Fmi ha avvertito che il ‘miracolo delle esportazioni’ portoghese non ha una base solida, perché è portatore di uno scarso valore aggiunto: “Non c’è stato un durevole riequilibrio dell'economia”.
“Il Presidente ha creato una crisi costituzionale”, ha sostenuto Rui Tavares, un eurodeputato verde-radicale. “Sta dicendo che non permetterà mai la formazione di un governo di sinistra che comprenda i comunisti. Le persone sono stupite da quanto è successo”.
Il Sig. Tavares ha aggiunto che il Presidente, invocando lo spettro dei comunisti e del ‘Blocco di Sinistra’, ha agito da ‘uomo di paglia’ [della Commissione Europea] per evitare che la sinistra vada al potere. Egli sapeva benissimo che quei partiti, con un accordo di compromesso, avevano convenuto di abbandonare le richieste di uscita dall’euro, di ritiro dalla Nato e di nazionalizzazione delle leve fondamentali dell'economia.
Il Presidente Cavaco Silva potrebbe comunque aver ragione nel sostenere che un governo socialista, alleato dei comunisti, finirebbe con il causare un grande scontro con i ‘mandarini dell’austerità’ dell'UE. Il ‘grande piano’ del Sig. Costa per una reflazione in stile keynesiano – guidata dalla spesa per l'istruzione e per la sanità – è del tutto incompatibile con il ‘Fiscal Compact’ dell'UE.
Questa legge assolutamente folle obbliga il Portogallo a tagliare il suo debito fino al 60pc del Pil nei prossimi 20 anni – facendolo precipitare in una permanente ‘trappola dell’austerità’ – analogamente a quanto sta facendo il resto dell'Europa meridionale, in un contesto mondiale che vede all’opera delle potenti forze deflazionistiche.
La strategia di ridurre l’enorme debito del paese stringendo permanentemente la cinghia è in gran parte autolesionistica perché l'effetto denominatore, in un Pil nominale stagnante, aggrava la dinamica del debito.
[Oltre che autolesionistica] è anche inutile. Il Portogallo chiederà senz’altro la cancellazione dei debiti quando la prossima recessione globale colpirà sul serio. Non vi è possibilità di sorta che la Germania possa essere d'accordo per un’’unione fiscale’ che arrivi in tempo per poterla evitare.
La conseguenza principale della protrazione dell'agonia è la profonda isteresi [1] che affliggerà il futuro sia del mercato del lavoro che dei cronicamente bassi livelli d’investimento.
Il Sig. Cavaco Silva sta effettivamente usando la sua funzione per imporre un'agenda ideologica reazionaria, nell'interesse dei creditori e dell'Unione Monetaria, definendola insolentemente come una ‘difesa della democrazia’.
I socialisti e i comunisti portoghesi hanno ‘seppellito l'ascia di guerra’ sulle loro aspre divisioni [con i comunisti che hanno fatto passi avanti verso i socialisti] per la prima volta dai tempi della ‘rivoluzione dei garofani’ e del rovesciamento della dittatura di Salazar, nel 1970. Ma, nonostante questo, viene loro negata la prerogativa parlamentare di formare un governo di maggioranza.
Questa è un un'iniziativa pericolosa. I conservatori portoghesi ed i loro alleati nei media si comportano come se la Sinistra non avesse il legittimo diritto di andare al potere e che, anzi, debba essere tenuta sotto controllo con qualsiasi mezzo.
Questi riflessi sono familiari ed agghiaccianti per chiunque conosca la storia iberica del XX° secolo, o quella dell’America Latina. Il fatto che tutto questo sia stato fatto in nome dell'euro, comunque, era del tutto prevedibile.
In Grecia il movimento Syriza, primo governo di Sinistra radicale ad insediarsi in Europa dopo la 2a Guerra Mondiale, è stato schiacciato per aver osato confrontarsi con l'ideologia dell’Eurozona. Ora, per la sinistra portoghese, si è dato il via ad una variante dello stesso tritacarne.
Ora i socialisti europei devono fronteggiare un dilemma. Si sono finalmente resi conto della sgradevole verità – ovvero che l'Unione Monetaria è un autoritaria ‘impresa di destra’ che ha infilato la democrazia in un guinzaglio – ma, se agiscono di conseguenza, rischiano che venga loro impedito, in tutti i modi, di andare al potere.
Bruxelles ha veramente creato un mostro.
Ambrose Evans-Pritchard
Fonte: www.telegraph.co.uk
Nessun commento:
Posta un commento