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giovedì 15 ottobre 2015

Lo stupro della Costituzione

di don Paolo Farinella

Per punire l’Italia dei peccati reiterati di corruzione sistematica contro un popolo esausto e sempre più impoverito e disoccupato, un Dio malvagio rese il Pd «duro di cervice», fece nominare presidente del consiglio un ignorante istituzionale, risuscitò dal regno dei morti Verdini, simbolo di corruttela infernale, inviò in parlamento la procace Boschi nella funzione di distrazione di massa e infine fece il suo capolavoro, rendendo possibile l’impossibilità mostruosa in natura:

«Il maligno creò Renzi a immagine di Berlusconi;
a immagine di costui creò l’omino di Rignano: 
e l’incesto produsse il monstrumdei caproni». 

La ri-creazione è finita. Mentre gioca a fare finta di essere contrario, Berlusconi può morire in pace perché ha raggiunto l’obiettivo della sua vita: stuprare la Costituzione, abolendola. Non gli è stato possibile in vita, gli è riuscito ora, nella sua consona realtà di pregiudicato condannato, cavaliere decaduto per indegnità e indagato in altri tre processi: un padre della Patria adeguato alla bisogna del nuovo Senato e dei lanzichenecchi che avanzano e che manda in soccorso, facendo finta di essere indignato.

Il 13 ottobre 2015 è un giorno di lutto per la Democrazia perché si pèrpetra più di un delitto nella più grande indifferenza generale. Si fa presto a scandalizzarsi del ladrocinio in cui in Italia è precipitata la casta usurpatrice al potere e con Pirandello nel Fu Mattia Pascal «Mi piacerebbe sapere com’egli li ragionasse con la sua propria coscienza i furti che di continuo perpetrava a nostro danno».




Se Pirandello aveva un dubbio, noi abbiamo la certezza del furto e del ragionamento che avviene non dentro la coscienza, ma dietro la volontà delinquenziale di esautorare il Parlamento di ogni forza, specialmente della sua funzione legislativa autonoma, in concorrenza, ma autonomamente dal governo.

Con la contro-riforma, approvata il giorno 13 ottobre 2015 dal Senato, sullo sfondo della legge elettorale esistente, scientemente voluto, si hanno questi risultati (sintetizzo in modo semplice):

1.    Questa controriforma non è per il «bene comune» della Nazione, ma pensata e voluta in funzione dell’interesse del governo, oggi al potere, per perpetuare il proprio dominio anche in caso andasse in minoranza.

2.    Il Parlamento è un passacarte del governo. Non rappresenta più il Paese, né reale né virtuale, ma solo il segretario del partito vincente anche con pochi voti (minoritario) e i partititni coreografici, appendici di colore.

3.    Il Parlamento sarà un ammasso di nominati, con buona pace dell’art. 1 della Costituzione del 1948: «il potere appartiene al popolo». Questo popolo è liquidato.

4.    Il Senato è nelle mani delle Regioni, luoghi di delinquenza perché nel momento in cui sono innalzate alla dignità del Senato, sono tutte inquisite per malversazione, appropriazione indebita e sperpero di denaro pubblico. I consiglieri regionali, che si sono dimostrati peggiori di tutti, eleggeranno se stessi come rappresentanti al Senato, avvalendosi dell’immunità che li metterà al sicuro da ogni sopresa e possibilità di carcere.

5.    La Camera sarà nominata dai segretari di partito e quindi i nominati potranno agevolmente essere ricattati: nessuno ardirà più contestare il capo, che ora ha il potere di sequestrare la maggioranza, pur non avendola ottenuta nelle finte elezioni. Il premio di maggioranza criminoso, previsto dalla legge elettorale, mette, infatti, nelle mani di una minoranza, il destino del Paese, con conseguenze inaccettabili: la nomina della Corte Costituzionale, la nomina del Csm, con la conseguenza grave di eliminare la democrazia; infatti:

6.    Non esistono più i tre poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario, ma resta solo l’esecutivo che domina e ricatta gli altri due, riducendoli a comparse. L’uomo solo al comando non avrà contrappesi, non avrà contestazioni, ma, di fatto e di diritto, è un dittatore.

Per vent’anni mi sono opposto a Berlusconi con tutte le mie forze, ho ripudiato questo Pd, causa prima dello sfacelo dello Stato di Diritto, sono andato in piazza molte e molte volte, trovando con me persone e combattenti. Oggi, assisto attonito e smarrito ad un trapasso di civiltà nella più totale indifferenza, con l’eccezione di pochi pensanti che si rendono conto della posta in gioco.
    
Siamo in pericolo, abbiamo attraversato la linea del non ritorno, il precipizio è davanti a noi ed è ora di RESISTENZA, RESISTENZA, RESISTENZA. Ciò che abbiamo contestato a Berlusconi, oggi è stato concesso al Nano di Rignano che si crede un gigante, mentre è solo una piccola scimmia che sa fare solo smorfie. Sono certo che sarà sconfitto, perché la forza della Dignità prevarrà contro ogni interesse di parte e ogni sopruso.
    
Questo è tempo di vigilanza e di discernimento. Come Ulisse, dobbiamo restare legati con forti corde all’albero maestro della Costituzione dle 1948 e d alì non smuoverci al canto delle sirene ingannatrici che vogliono la nostra vita con la nostra adesione. Potranno prendersi la vita, ma non avranno mai la mia adesione consapevole, perché combatterò con ogni forza questo scempio e questa stupro con violenza delle fondamenta della Democrazia.
    
Il sedicente Parlamento esistente, dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale, non era titolato a varare una riforma di questa portata e per giunta su proposta e attivismo del governo che ha esautorato lo stesso Parlamento che teoricqamente avrebbe dovuto avere la titolarità della riforma. Il pasticcio Renzi/Boschi/Napolitano/Finocchiaro è illegittimo e pertanto non vincola perché – vivaiddio – a tutt’oggi è ancora valida l’obiezione di coscienza. 

Bisogna mobilitarsi per il REFERENDUM POPOLARE e ripetere l’orgogliosa avventura di quello dell’Acqua che superò il 95% dei NO. Oggi è in gioco più dell’acqua perché la Costituzione è l’aria stessa che respiriamo. Voltarsi dall’altra parte o rassegnarsi è una colpa che non può essere perdona da nessun Giubileo né in cielo né in terra.

Quando un popolo vota contro il suo stesso Parlamento, è segno che la degenerazione ha raggiunto livelli di morte e di non ritorno. Ora è il tempo, questa è l’occasione per un rigurgito di coscienza e di dignità popolare. 

TORNIAMO IDEALMENTE SUI MONTI,
IMBRACCIANDO LE ARMI DELLA DIGNITÀ CONCULCATA, 
DELLA MEMORIA DI COLORO CHE SONO MORTI 
PERCHÉ NON SI RIPETESSE PIÙ IL SOPRUSO DI POCHI 
SUL DIRITTO DEI MOLTI. 
NON PERMETTIAMO CHE FASCISTI E CONCUSSORI E CORROTTI 
ABBIANO IL SOPRAVVENTO, 
LIBERIAMO LA REPUBBLICA DAGLI INDEGNI E DAI VENDUTI, 
DAI RICATTATI E DAI RICATTATORI 
E TORNIAMO ALLA FATICA DELLA DEMOCRAZIA, 
VIGILANDO CHE CHI GOVERNA 
SIA SOLO SERVO DEL PROPRIO POPOLO.

Sant’Agostino, dal lontano secolo IV-V ci avverte: «Togli il Diritto e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti? Se non è rispettata la Giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri?» (De civitate Dei IV, 4, 1). 
È lo specchio di questo parlamentino, vera «aula sorda e grigia» di mussoliniana memoria, che senz'averne diritto si arroga il sopruso di manomettere le fondamenta della Giustizia che è il cuore della Democrazia. Non più il Piave, ma oggi, anche il nostro cuore grida con determinazione: «Non passeranno!». REFERENDUM!

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