E’ appena uscita l’edizione 2016 del Rapporto annuale Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, uno centri studio della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), come ci si poteva aspettare cresce ed aumenta per “velocità di fuga” il numero di cittadini italiani che hanno deciso di prendere una residenza all’estero, soprattutto nella fascia di età maggiormente produttiva fra i 18 e i 34 anni, ne da conto il Fatto Quotidiano in articolo che sintetizzo:
Sono 107.529 gli italiani espatriati nel 2015. Rispetto all’anno precedente a iscriversi all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) sono state 6.232 persone in più: un incremento del 6,2%. A lasciare il Paese soprattutto i giovani: i connazionali tra i 18 e i 49 anni che negli ultimi 12 mesi hanno fatto le valigie sono stati 39.410, il 36,7% del totale. Lo rileva il rapporto “Italiani nel mondo 2016” presentato oggi a Roma dallaFondazione Migrantes….
…..Le destinazioni predilette – Dallo studio emerge che la meta preferita è stata laGermania, dove sono approdati 16.568 italiani. Subito dopo, con un minimo scarto, il RegnoUnito, che ha accolto 16.503 italiani nel 2015.
Più distaccate, la Svizzera (11.441) e la Francia (10.728). Relativamente basso, nel complesso, il numero di chi abbandona il Vecchio Continente: il 69,2% di coloro che hanno fatto le valige (quasi 75 mila persone) si è trasferito in un Paese europeo. In calo le partenze per l’America meridionale (-14,9% in un anno), mentre rimangono stabili quelle per l’America centro-settentrionale; 352 connazionali hanno scelto le altre aree continentali.
Vanno via soprattutto i giovani – La fascia tra i 18 e i 34 anni, quella dei Millennianls, è la più rappresentata tra gli espatriati (36,7%). I giovani hanno unamobilità “in itinere” che – osserva il rapporto – “può modificarsi continuamente perché non si basa su un progetto migratorio già determinato ma su continue e sempre nuove opportunità incontrate”. Seguono i 35-49enni, che rappresentano il 25,8% del totale. I minori sono il 20,7%, di cui 13.807 mila hanno meno di 10 anni, mentre il 6,2% ha più di 65 anni (di questi 637 hanno più di 85 anni e 1.999 sono tra i 75 e gli 84 anni). Quest’ultima è l’unica categoria che vede diminuire, tra il 2014 e il 2015, il numero degli espatriati (da 7.205 a 6.572); tutte le classi di età hanno registrato un aumento delle partenze. A lasciare l’Italia soprattutto uomini e persone non sposate: i maschi partiti sono oltre 60 mila (56,1%), i celibi e le nubili il 60,2%.
La crescita sul lungo periodo – Nel complesso, gli italiani residenti all’estero al primo gennaio 2016 sono più di 4,8 milioni (4.811.163), con una crescita del 3,7%rispetto l’anno precedente (+174.516 unità). Dal 2006 al 2016 la mobilità italiana è aumentata del 54,9%: dieci anni fa i connazionali residenti in terra straniera erano poco più di 3 milioni. Il Paese europeo che ha fatto registrare, nello stesso periodo….
Il dato veramente saliente e complessivo è l’ultimo evidenziato in rosso:
Nel 2016, complessivamente i cittadini italiani che risiedono all’estero sale di 174.516 unità (circa lo 0.3% dei cittadini italiani in un solo anno), un numero enorme specie perchè insiste sulla fascia di età in cui uomini e donne sono più produttivi (per le donne mi permetto di aggiungere anche “fertili”, il che implica un danno demografico di entità maggiore)
I dati dal 2006 al 2016 disegnano una ovvia traiettoria di accelerazione del fenomeno.
Nulla di nuovo sotto il sole, la tendenza all’emigrazione di uomini e donne in età produttiva (e anche fertile per le donne) è il benchmark complessivamente più significativo per descrivere il momento storico in cui si trova l’Italia. Se aggiungiamo una tendenza all’importazione di ” nuove risorse umane ” di bassissima qualità dall’Africa e un tasso di fertilità interno fra i peggiori del mondo il quadro è completo. Si tratta solo di vedere se il processo di disgregazione dell’Italia avverrà in maniera progressiva o se alfine raggiungerà presto un Melting Point (io comincio a non sperarci più).
fonte: Rischio Calcolato
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